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Autore: Stellacalimon    04/02/2016    0 recensioni
Storia molto liberamente ispirata al capolavoro cinematografico "Titanic" del 1997.
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Yuumika; fem!mika
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Il momento in cui, quel giorno lontano, Yuu si rese conto di star finalmente attraversando l'oceano e di essere riuscito ad imbarcarsi sulla nave più famosa e grande di tutti i tempi, fu lo stesso in cui scorse il paio d'occhi cerulei più bello di sempre.
Una ragazza, poco lontano da lui, guardava i flutti con una malinconia che gli fece dolere il cuore.
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"Sono Yuu"
Malgrado tutto, Yuu avvertì la ragazza sorridere lievemente.
"Mikaela" sussurrò al suo orecchio, come se quello fosse stato il segreto più geloso che avesse. Yuu non poté trattenere le sue labbra, che si distesero a formare un grande sorriso.
"Un po' troppo lungo" commentò, non preoccupandosi di sembrare villano e sentendosi davvero troppo contento per essere riuscito a dare un nome al volto che lo perseguitava dalla prima volta in cui si era accorto di quella ragazza.
"Ti chiamerò Mika, d'ora in poi" decise, e lei annuì, con gli occhi lontani e le mani nuovamente sulle sue spalle.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mikaela Hyakuya, Yūichirō Hyakuya
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Yuu e Mika parlarono a lungo, senza rendersi conto dei minuti che trascorrevano, o, perlomeno, non badandovi troppo. Disquisirono del più, del meno, risero e scherzarono come due vecchi amici, come se si conoscessero da una vita, fino a che non si trovarono faccia a faccia, a poca distanza dal parapetto, in mezzo ad una fiumana elegantemente vestita di signorotti e ragazzini fastidiosi. 
Yuu dovette mettercela tutta per non imbambolarsi. 
Non poteva farci nulla: Mika -contro luce, con alle spalle l'oceano, con i capelli sparsi al vento- era un immagine da mozzare il fiato. Per questo, prima di sbattere anche solo le palpebre, Yuu si assicurò di aver preservato quel momento nei suoi ricordi, così da poterlo riportare su carta quando fosse tornato in cabina. 
Le si avvicinò piano, mentre nel petto si diffondeva nuovamente un calore piacevole, lo stesso tepore che lo aveva cullato per tutta la notte, durante la quale non aveva potuto evitare di sognare quella ragazza appena conosciuta. 
Diamine, non c'era nemmeno bisogno che qualcuno gli dicesse quanto tutto ciò fosse strano. Solitamente, lui legava molto difficilmente con le persone, e non era mai arrivato a provare qualcosa di simile a ciò che sentiva per Mika. 
Si conoscevano solo da poche ore, ma Yuu avvertiva il cuore sballare le pulsazioni anche solo quando si ritrovava ad osservare i suoi gentili occhi azzurri.
Diavolo, era da malati...
Non- non doveva considerarsi un maniaco... vero?
Si avvicinò a Mika incespicando, quasi impattando contro una donna tutta agghindata -munita di un cappello tanto piumato da sembrare lei stessa una faraona- ed inciampando nei suoi stessi piedi, preso com'era dalla foga del momento. 
 
Non seppe neanche dire, a quel punto, come si fosse ritrovato tra le braccia di Mika. 
Con la testa di nuovo sul suo petto. 
Con il sorriso ancora sulle labbra. 
Nonostante fosse già trascorso qualche attimo, le dita di Mika non avevano cessato di artigliargli la camicia: lo stava ancora sorreggendo, come se la caduta non fosse stata già scampata, e Yuu poteva avvertire gli sguardi dei presenti penetrargli la schiena come coltelli. 
Si rimise in piedi, goffamente, buttando fuori qualche scusa impacciata. 
"Oh, Yuu-chan è tutto rosso" scherzò benevolmente Mika, tuttavia affrettandosi a stringergli teneramente una spalla "ad essere sincera, quella imarazzata dovrei essere io, visto che mi sono già abituata ad avere il tuo viso sul cuore..." 
Gli fece un occhiolino ed una linguaccia scherzosa, senza lasciare la presa sui suoi abiti. 
"Mika..."
"No, no... Non si illude una signora per poi lasciarla" continuò, con aria sbarazzina, le guance colorite come pesche mature e gli occhi brillanti come lapislazzuli. 
Yuu scosse fortemente la testa, dimentico della propria voce. 
Non avrebbe potuto illuderla... Non avrebbe potuto lasciarla...
Non avrebbe...
"Sto solo scherzando, Yuu-chan" asserì la giovane, ampliando il suo sorriso, socchiudendo gli occhi, esponendo le lunghe ciglia bionde e ricurve all'attenzione di Yuu, che non riuscì a fare a meno di allungare una mano ad arruffarle i capelli. 
Chissà se erano morbidi come sembravano...
Non si sarebbe stupito se Mika si fosse ritratta, non l'avrebbe biasimata se lo avesse accusato di essere villano, e quindi non poté non restare di sasso quando la vide rilassarsi nel suo tocco, spingendosi più contro il suo palmo.
Era la cosa più calda e tenera che avesse mai avuto la fortuna di vedersi comparire davanti, e, Yuu non riuscì a non carezzarle la guancia con il pollice.
"Aha, capito" fece allegro, dopo un tempo abbastanza lungo speso ad ammirare il suo viso, lottando per allontanare il tatto da quelle mosse ciocche setose. Quando vi riuscì, le afferrò velocemente un polso e la tirò a sé, cominciando a guidarla lontano. Lontano da quella folla, lontano da quei personaggi che non avevano nulla a che fare con loro.
Non conosceva la meta, ma non gli importava: ogni luogo sarebbe stato meraviglioso, se solo Mika fosse rimasta al suo fianco. 
 
Percorsero velocemente tutto il ponte, lasciando che il vento li spettinasse e che gli schizzi d'acqua salata li bagnassero in viso, che le loro mani si stringessero e le dita si intrecciassero.
Il sole era perfetto. Caldo, alto e splendente, illuminava l'oceano d'oro e tingeva gli occhi di Mika di una innumerevole gamma di sfumature.
Corsero fino a perdere il fiato, fino ad arrestarsi nel punto opposto a quello da cui erano partiti, e Mika fece fatica ad avvertire se stessa così felice.
Avevano percorso l'intero perimetro della nave, e le gambe iniziavano a dolere per via dei tacchi, ma tutto quello che lei riusciva a fare era gioire come un'idiota e stringere ancora di più le dita di Yuu. 
Del cappello non sapeva proprio che farsene: se solo non fosse costato un occhio della testa, le sarebbe piaciuto mollare la presa e lasciarlo andare via col vento. Vederlo librarsi verso i flutti, e stringere la mano del ragazzo moro anche con la propria impegnata.
Gettò un'occhiata di sottecchi al bruno, solo per osservare di nuovo il suo sorriso, quel sorriso tanto bello, capace di scaldare il cuore, anche uno come il suo, che fino ad allora aveva prolungato i propri battiti senza un motivo, che fino ad allora era stato un ammasso di ghiaccio gelido.
Quando ripresero il loro tragitto, poco dopo, si mossero con calma, ritornando a passeggiare.
Yuu camminava con disinvoltura. La mano libera in tasca, i polsini della camicia arrotolati, gli straccali ben tirati e le scarpe vecchie lucidate fino alla noia. 
Quando giunsero in corrispondenza della prora, tuttavia, il viso di Yuu si scuri e lui si arrestò. 
Mika lasciò le sue dita e non si azzardò a raggiungerlo; rimase discostata, qualche passo più indietro, le mani nelle mani, il cappello stretto tra le dita ed un gran freddo improvviso alla schiena, esposta al vento di ponente. 
Le labbra ormai definitivamente adagiate in una serica linea piatta.
Si morse fortemente il labbro inferiore, solo per imporsi il silenzio: avrebbe voluto chiedere a Yuu-chan se tutto fosse a posto, se tutto andasse bene, del perché -tutto d'un tratto- la sua voce sicura e forte si fosse persa nel rumore delle onde, ma non poteva arrischiarsi a farlo.
 
Cosa c'è di così interessante nell'oceano, quando potresti stare in compagnia di una persona disposta a raccogliere i tuoi pensieri come se fossero stelle cadenti?
 
Passò molto tempo; minuti in cui Mika si interrogò incessantemente sul da farsi. Avrebbe potuto andar via -d'altronde, i suoi dovevano essersi già riuniti nella sala da pranzo, e Ferid non le avrebbe di certo fatto passare liscia un'eventuale assenza- ma il pensiero di lasciare Yuu era davvero insopportabile per lei, quindi lo scansò velocemente, scuotendo la testa. 
"Ehi, Mika" 
Quando finalmente il ragazzo parlò, la sua voce suonò roca, diversa. Mika si trovò ad avanzare verso di lui senza sapere come comportarsi in seguito. 
Avrebbe dovuto sorridere? Aggiustarsi il vestito? 
Raddrizzare la schiena per sembrare carina? 
Si portò una mano alla fronte, tentando disperatamente di aggiustarsi i capelli -in quel momento un ammasso biondo e davvero disastrato- ma non ottenendo altro risultato di arruffarli ancora di più.
"Dimmi, Yuu-chan" sussurrò, composta, non appena gli fu giunta accanto. 
Tentò di non far cadere gli occhi sul vuoto, cercò di mantenere sopite le reminiscenze del suo passato prossimo. Chiuse gli occhi, mentre le lacrime premevano per uscire. 
Perché Yuu l'aveva condotta proprio in quel punto? Perché, tra tanti posti su quella nave, aveva arrestato il suo tragitto proprio nel luogo in cui la disperazione si era impadronita della sua mente, solo la sera precedente? 
"Cosa ti ha spinto a cercare la morte, Mika?" 
La voce di Yuu era seria; i suoi occhi, quando la guardarono, erano tetramente gravi. 
Il suo viso, pallido. 
Mika non riusciva proprio a far mente locale su cosa avrebbe dovuto rispondere. 
Si portò una mano al petto, e sospirò, mentre il vento le soffiava in faccia i capelli e gli schizzi di acqua marina. 
Perché aveva pianificato di scavalcare il parapetto e lasciarsi cadere nell'oceano? Perché aveva creduto che la morte fosse l'unico rimedio possibile? 
"Non credo che tu debba giudicarmi. Non penso nemmeno che tu sia in grado di capire" disse, indurendo lo sguardo, tentando disperatamente di tenere assieme il suo cuore scheggiato dalle troppe sofferenze. 
Fin da bambina, la sola cosa che avesse mai desiderato era rendere felici le persone che aveva intorno; era stata così disperata, da fare qualunque cosa per far star bene la sua famiglia, eppure, tutto quello non era bastato: i suoi veri genitori l'avevano abbandonata tanto tempo prima, come un giocattolo vecchio, e la sua nuova madre l'aveva usata come un pedone in una partita a scacchi. 
Perché si sarebbe buttata? 
Nessuno sembra accorgersi di quello che sento. A nessuno sembra importare di quello che provo: poteva essere forse questa la risposta corretta?
Non era la prima volta che Ferid le metteva le mani addosso, e in quelle precedenti non era stata capace di opporglisi. Si era limitata a chiudere gli occhi, pregando che terminasse presto di fare quello che voleva e che se ne andasse.    
La prima volta che era successo era davvero molto giovane, e le lacrime erano scivolate dai suoi occhi senza che lei se ne rendesse propriamente conto. 
Poi, a quel l'episodio era seguito un altro ed uno nuovo ancora, e Mika aveva smesso di piangere. 
Dunque, perché aveva attentato alla propria vita?
Le labbra si arricciarono in un sorriso amaro, le mani vennero strette. 
Yuu aveva smesso di fissare l'oceano, ed aveva preso a squadrare lei, con le spalle alle acque e le mani strette sul parapetto, le nocche quasi bianche, lo sguardo triste. 
"Non ti sto giudicando, ma prova almeno a spiegare"
"Non credo di poterlo fare"
 
Yuu non poté fare a meno di ritrarsi dalla voce che aveva proferito quelle parole. A muoversi erano certamente state le labbra di Mika, ma quella ragazza che gli era davanti, che stringeva convulsamente il cappello, che tentava di mascherare il dolore con finta indifferenza, non era Mikaela. Decisamente no. 
Una mano si diresse spontaneamente verso di lei -immobile, con gli occhi ovunque, tranne che su di lui- e le strinse una spalla. 
Sebbene con immenso sforzo, Yuu dipinse un nuovo, grande sorriso sul suo volto, e strizzò le palpebre, per recitar meglio la parte di chi non aveva notato nulla, dello spensierato bamboccio che molti credevano fosse, ma che in realtà non era. 
"Senti, Mika, io sono cresciuto tra povera gente, e non ci siamo mai fatti troppi    problemi a parlare di noi stessi... Non ho avuto un passato facile, puoi credermi, ma nei tuoi occhi vedo più sofferenza di quanta ne abbia mai scorta altrove" 
Mika volse il viso di scatto, sobbalzando come se fosse stata punta. Come se si fosse sentita scoperta e, probabilmente, ciò era vero: la ragazza non sembrava un tipo di persona che facilmente metteva a nudo il proprio animo; per la prima volta, Yuu scorse spavento, sul suo viso, nei suoi occhi, e questo gli fece accartocciare le budella. 
Si chiese cosa avrebbe dovuto fare per rimettere a posto tutto. Non vendevano una macchina del tempo, lì nei paraggi, vero?
Quando si affrettò a pronunciare nuovamente il suo nome, lei non dette nemmeno un cenno, e Yuu si complimentò sarcasticamente con se stesso per aver rovinato tutto. 
Probabilmente, a quell'ora, la ragazza si stava chiedendo perché un poveraccio come lui stesse ficcando il naso nei suoi affari; forse stava rimpiangendo perfino di averlo invitato a cena, quella stessa sera.
A Yuu vennero i brividi istantaneamente, e non era di certo colpa del vento freddo che lambiva la sua camicia leggera. Non voleva che Mika se ne andasse, che fuggisse da lui, che preservasse di lui un brutto ricordo.
Non voleva che gli unici occhi di cui non aveva potuto più fare a meno, fin dal primo momento, scomparissero, perciò, quando vide la ragazza voltargli le spalle, fu abbastanza pronto per acciuffarle un polso e tirarla di nuovo verso di sè, senza calcolare neanche il peso delle conseguenze; 
Anche se la ragazza gli avesse mollato un ceffone, non gli sarebbe importato. Non a quel punto. Non quando voleva che rimanesse con ogni piccolo frammento della propria volontà.
"Ascolta, Mika..."
L'unica cosa che ottenne furono due iridi spente. Gelide.
Yuu dovette ricordarsi di respirare.
"Mika..." riprese, incespicante.
"Mikaela, per te" 
Oh, diavolo.
Yuu scosse la testa, senza abbandonare gli occhi di lei, senza lasciarle il braccio, inerte nella sua salda presa. 
Avrebbe voluto dire tante cose, e dischiuse le labbra per parlare, ma quando fu il momento, la voce non uscì. Rimase li, immobile, con la bocca pronta e gli occhi che pizzicavano a fissare due gemme azzurre che non brillavano più. 
Avrebbe voluto dirle che gli dispiaceva; che era stato uno stupido, che non avrebbe più indagato su affari che non avrebbero dovuto interessarlo, tuttavia, proprio in quel momento, il nobile Ferid si affiancò alla giovane, sbucando dal nulla, passandole una mano intorno alle spalle e tirandosela contro. 
A Yuu non passò inosservato lo sguardo compiaciuto che l'uomo gli gettò in quel momento. 
Il nobile strinse Mikaela a sè, e la presa che Yuu aveva ottenuto sul suo polso si sciolse. 
Tutto quello era davvero troppo sbagliato, e al ragazzo salì la nausea. 
Che fosse stato l'uomo la causa del dolore negli occhi di Mika?
Non voleva nemmeno pensarci. Non voleva credere che il suo promesso sposo le avesse potuto far del male, ma il pensiero ritornò più volte a pizzicargli la coscienza, come un chiodo fisso, impossibile da rimuovere. 
Stette ad osservare Mikaela per qualche attimo, solo per vederla stretta maggiormente tra le braccia dell'uomo, solo per osservare i suoi occhi tristi volgersi prima verso il nobile e poi verso di lui, in un palese intento di spiegare. 
Yuu non era stupido. Comprese a pieno ed i pugni si serrarono sulla stoffa dei pantaloni. 
Mika era lì, a pochi passi. Lui non poteva nemmeno toccarla. L'uomo che avrebbe dovuto amarla e proteggerla come un fiore le aveva fatto del male. 
Quello era totalmente ingiusto. 
 
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Una volta giunti sottocoperta, Ferid prese a trascinarla verso la camera come una furia. Teneva una mano stretta sui suoi capelli e non mancava di tirare le ciocche con forza, più per procurare dolore che a causa del semplice ritmo della corsa. 
Mikaela tentò più volte di liberarsi, ma la presa dell'uomo era ferrea e decisa. 
Non c'era modo di svincolarsi: anche lei avrebbe dovuto scendere a patti con quel dato di fatto. 
Onestamente, vedendo come tutta la situazione fosse degenerata vorticosamente, Mika non poteva fare a meno di preoccuparsi: gli occhi del nobile le gettavano continue occhiate straripanti di odio e rimorso e lei sapeva che la situazione non sarebbe di certo migliorata.
Mika non lo aveva mai visto in quello stato, e le spalle iniziarono a tremarle fortemente. Strinse i denti ed non poté evitare di imprecare tra sè: odiava farsi cogliere tanto sprovveduta ed inerme. 
Ferid la spinse dentro la camera e chiuse la porta con il chiavistello, lasciando fuori sia gli stuart che le cameriere. Sciolse la presa sulle ciocche bionde e si avviò verso il camino, verso i vasi ed i fiori che erano stati cambiati quella stessa mattina, come aveva ordinato lui stesso.
Dopo un momento ad osservare le rose scarlatte, si prese il viso tra le mani e ridacchiò istericamente qualcosa di incomprensibile, mentre con una mano stringeva fortemente il bordo del ripiano. 
"Cosa stavi facendo con quello sul ponte?" sibilò, terribilmente chiaro, scoprendosi il viso e volgendosi verso di lei, cominciando ad avvicinarlesi piano, come un predatore infuriato. I suoi occhi cremisi parevano scintillare ancora di più, in quel momento. I suoi capelli argentei raccolti oscillavano da ogni parte, frusciando come il più pregiato dei tessuti. 
In pochi attimi, le fu di fronte. 
In pochi attimi, le serrò la gola con una mano. 
"Sei solo una lurida sgualdrina" bofonchiò, spingendola con le spalle al muro e spiandola con soddisfazione "ed è per questo che non ti permetterò di ridicolizzarmi di fronte a tutti i più illustri personaggi" 
Mika indurì gli occhi. Strinse le labbra. Avvertì il gelo della parete sulla schiena, ma trattenne un brivido. 
"Non ti serve il mio aiuto, per essere ridicolo, lord Ferid" ribatté, infine, beffarda, nonostante fosse lei quella a cui mancava l'aria per anche solo respirare.
Per tutto quel tempo, desiderò che la stretta durasse abbastanza da sfinire il suo corpo, da farlo accasciare soffocato, senza vita. Per tutto quel tempo, auspicò a se stessa la fine di ogni sua sofferenza. 
Niente più baci forzati, Mikaela, si disse. Niente più mani addosso
Ecco, era per tutte quelle semplici motivazioni che la morte assumeva un sapore più dolce. Per quei motivi non le sarebbe dispiaciuto lasciare quel mondo.
 
Anche quando i suoi occhi persero luminosità, non si agitò; non pregò Ferid di lasciarla andare, non regalò falsi giuramenti. Che la uccidesse pure. 
Quella vita non era comunque degna di essere chiamata tale. 
Quando il nobile ansimò, stupito da quella sua calma, sorrise. 
Raggiunse il suo polso con la mano solo per stringerlo maggiormente e, anche quando i suoi piedi vennero sollevati da terra, non mollò la presa. Non la lasciò fino a che la mancanza d'aria non cominciò a farsi seria, fino a che la mente cominciò a divenire preda di labili pensieri. 
Quando i suoi occhi non riuscirono più a restare aperti, a sostituire il volto del nobile giunse il viso chiaro di Yuu. 
Oh, Yuu-chan... 
Avrebbe mai potuto perdonarla? Sarebbe mai venuto a conoscenza di come la sua morte fosse sopraggiunta?
L'ultimo pensiero che le attraversò la mente, fu un desiderio. 
Spero che tu possa essere sempre felice...volare come non ho potuto fare io...
 
  
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