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Autore: dramy96123    05/02/2016    2 recensioni
- Senti… -
- Dimmi! Vuoi regalarmi davvero [uno zombie]? Dovrei organizzarmi, in realtà, condivido l’appartamento con altre due persone, ma sotto il letto forse… -
- Ehi, ragazzo strano, ascolta… -
- Se avessi un ragazzino zombie sarebbe diverso? Avrebbe più bisogno di cure? Insomma, non avrei cuore di toglierti Jules Albert, per quanto sia un esemplare meraviglioso… nonché l’unico che abbia visto, certo… -
- Will. –
- Oh? – Will ammutolì, sorridendo ancora di più. Era seduto vicino a lui. Sembravano molto più intimi, di quanto dovrebbero invece essere due ragazzi che si conoscono da un paio di giorni.
- Se stai zitto per cinque minuti ti faccio conoscere un fantasma. –
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“… e così per farlo innamorare di me gli ho fatto vedere il mio piccolo zombie. No, non è un doppiosenso.”
 
Will Solace, studente di medicina dai voti discutibili, era conosciuto tutti come “quello strano con la fissa per gli alieni”. Certo, all’apparenza non sembrava una persona particolarmente inquietante, o da evitare. Aveva un sorriso simpatico e pelle abbronzata, praticamente il contrario di qualunque studente universitario.
Così i primi tempi accadeva che qualche ragazza si avvicinasse ammiccante. Un sorriso, un battito di ciglia, e il bel Will aveva già riempito le braccia della fortunata di volantini e appunti volanti sulle civiltà antiche e i cerchi nel grano, mentre lui prendeva in prestito il suo quaderno per disegnarci sopra un simbolo per evocare una divinità celtica.
Insomma, in poco tempo il numero di ragazze disposte a provarci era diminuito drasticamente, e a lui era stato affibbiato il soprannome.
Soprannome che a Will Solace dava anche piuttosto fastidio. Lui non aveva certo solo la fissa per gli alieni! Lui era interessato a tutto ciò che avesse a che fare col sovrannaturale: alieni, fantasmi, demoni, lupi mannari, zombie, divinità pagane, poltergeist…
Aveva una cultura pressoché infinita per quanto riguardava le storie che si trovavano su internet, tutti i film dell’orrore sugli esorcismi esistenti, e nella sua camera campeggiava un enorme cartellone su uno schema di sopravvivenza base in caso di apocalisse zombie.
E così capitava di vederlo in giro per la facoltà, con in mano una pila di volantini dal carattere spaventosamente simile a quello usato nella copertina della raccolta “Piccoli Brividi”, che fermava persone a caso chiedendo loro se avessero mai interagito con presenze oscure.
I suoi voti erano un altro punto curioso. Sembrava incredibilmente interessato all’anatomia, al punto di aver preso il massimo punteggio, ma con la maggior parte degli altri corsi (con rare eccezioni) si comportava come se semplicemente non esistessero.
Ora, sarebbe addirittura sembrato un tipo inquietante, alle volte, come quando parlava da solo distribuendo tutti i suoi fogli e appunti sul pavimento davanti alle macchinette del caffè, ma rimaneva il fatto che fosse effettivamente molto carino, dal sorriso così spontaneo ed entusiasta che erano pochi a non sorridere di rimando. Alcuni ragazzi della facoltà, addirittura, una volta o due si fermavano con lui per discutere con lui del nuovo argomento di conversazione della settimana.
 
 
Il sogno di Will era uno: riuscire finalmente ad avere un’esperienza sovrannaturale, con delle prove vere e accertate. Voleva un incontro a quattr’occhi con un fantasma, voleva discutere di metodi di nutrimento accettabili nella società moderna con un vampiro, e osservare con i suoi occhi la velocità di decomposizione di uno zombie appena uscito da una bara. Era il suo sogno e, per tutti gli Dèi pagani, non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo!
E così si era messo a fare volantini.
La scritta recitava più o meno così
Hai avuto un’esperienza fuori dal comune? Credi di essere posseduto da un’entità non di questo mondo? Vieni a parlarne con me! Will Solace – 39X XXX XXX
Andava molto fiero di quei volantini, e quando finì di distribuirli si mise a guardare il cellulare con impazienza.
Attese una chiamata speranzoso per tutte le prime ventiquattro ore.
Poi finalmente cominciarono le chiamate.
 
 
Ora, rimaneva un problema.
- Quello che mi chiedo io è perché mio padre mi ha fatto così attraente! – borbottò un paio di giorni dopo Wil, passandosi una mano fra i capelli, imbronciato.
Era davvero infastidito dalla cosa.
Era uscito fuori che tutte le persone che avevano chiamato (cinque, escludendo quella in cui avevano attaccato non appena aveva risposto al telefono) erano ragazze che avevano provato ad incastrarlo per un appuntamento.
La prima aveva dichiarato di essere posseduta da un demone.
- Davvero? Ma è meraviglioso! Cioè, non lo è per te, ovviamente, ma rimane una scoperta speciale! E dimmi, hai stretto un patto con questo demone? Gli hai venduto la tua anima? I tuoi occhi cambiano colore quando lui ti possiede? E’ un uomo o una donna? Se è un uomo si sente a disagio nel tuo corpo? E perché ti stai avvicinando così tanto? –
Will era indietreggiato con un sorriso piuttosto nervoso sbattendo contro la scrivania del professore. L’aula era casualmente deserta. La ragazza, bassina, dagli occhi verdi e il sorriso malizioso, si era avvicinata ulteriormente.
- Non sono io, è il demone che mi controlla! – cinguettò. Non sembrava le dispiacesse poi troppo.
- Sai, ehm… credo che dovrò fare degli studi supplementari sulla tua situazione, assolutamente! – Il ragazzo era riuscito a guadagnare la porta grazie ad un non ben precisato miracolo, e si era fiondato fuori, quasi strozzandosi con la tracolla.
La seconda aveva annunciato che l’albero di fronte la sua camera era chiaramente infestato, e per liberarsi dal maleficio c’era evidentemente bisogno che la ragazza ci sbattesse contro Will. Anche quella volta era riuscito a fuggire, con non poche difficoltà.
La terza aveva annunciato che una chiromante le aveva lanciato una maledizione, che sarebbe stata infranta solo ed esclusivamente se Will l’avesse invitata a cena fuori.
La quarta si era finta un vampiro e aveva provato a lasciargli un succhiotto sul collo.
La quinta… Will non parlava della quinta.
Fatto sta che stava lentamente perdendo tutto il suo entusiasmo riguardo l’intera situazione.
- ­­­Non posso crederci! – Si lamentò al telefono con il fratello. – Tutte le ragazze hanno finto solo per baciarmi o per mettere le mani in posti… beh, non convenzionali! E ora hanno il mio numero! -
- Scommetto che se ci avesse provato un ragazzo saresti ugualmente indignato. – l’ironia nella voce del fratello indispettì ulteriormente Will.
- Certo che sì. Qui si parla di cose importanti. Cose serie! –
- Anche se si fosse trattato di un ragazzo carino? –
- … Non è questo il punto, sto dicendo che… –
- Carino e con gli occhi scuri, proprio come piacciono  a te! –
- MA INSOMMA! – Will era decisamente arrossito. Riattaccò, troncando a metà la risata divertita all’altro capo della cornetta, per poi cominciare a raccogliere tutti i fogli sparsi sulla scrivania.
- Cosa ne sa lui. – borbottava intanto. – Io qui provo a realizzare il mio sogno di ricercatore del mistero e lui pensa a procurarmi un appuntamento con un tizio qualunque. CHI SE NE IMPORTA SE E’ CARINO CON GLI OCCHI SCURI, DANNAZIONE! – e si girò, solo per ritrovarsi di fronte ad un ragazzo dal sopracciglio inarcato, dai grandi occhi scuri.
E dannatamente carino.
Will fece cadere la borsa. Tutti i fogli accumulati si sparpagliarono sul pavimento.
- … Potrebbe sembrarti poco credibile, ma giuro che è una coincidenza. – disse Will, affrettandosi a raccogliere tutto. Il ragazzo lo seguì, nascondendo senza troppo successo un ghigno.
- Certo. –
- Solitamente non urlo ad alta voce i connotati delle persone. –
- Ti credo. -
- Non è che a me non importi, comunque, stavo parlando da solo… di cose… e poi è successo che  -
- Tu sei quello strano che ha la fissa per gli alieni? –
Will arricciò le labbra, rimettendosi la borsa a tracolla.
- Non solo gli alieni. Tutto ciò che è fuori dal normale. E’ incluso tutto. –
- Anche la morte? Roba come i fantasmi e gli zombie? – chiese l’altro, inclinando un poco la testa. A Will si illuminarono gli occhi.
- Certo! Ovviamente! –
- Ti stavo cercando. Ho pensato di fare una buona azione e realizzare il tuo sogno. Tanto nessuno ci crederebbe. – un altro ghigno da parte del ragazzo.
- Crederebbe a cosa? –
- Che io, Nico di Angelo, ho un autista zombie. –
 
 
Per quanto  Will Solace fosse una persona fondamentalmente entusiasta della vita, e generalmente propenso a credere a tutti, non era stupido. E aveva avuto una lunga giornata, costellata di ragazze ammiccanti e una figuraccia che avrebbe volentieri evitato.
Quindi il sorriso si spense, e lo guardò diffidente, chiudendo le fibbie alla borsa.
- Quanto vinci, con questa scommessa? –
Il ragazzo di nome Nico sembrò stupito.
- Come, prego? –
- Già ci hanno provato. Una volta mi hanno quasi convinto che il fantasma di Maria Antonietta era nel bagno del secondo piano. Ci sono abituato, senza rancore, eh. Ma un autista zombie è troppo anche per me. – e fece per andarsene, passandosi una mano fra i capelli.
- Ehi, no, aspetta, guarda che è vero! – la voce piccata di Nico lo raggiunse nel momento in cui si sentì bloccare il braccio. – Non solo, posso farti parlare con dei fantasmi. Ma devi pagare tu. –
Will si girò, adesso completamente confuso. Pagare cosa?
- Okay, ragazzo strano… -
- Will. Will Solace. –
- Okay, ragazzo strano, facciamo così. Tu vieni con me e conosci Jules Albert. Poi potrai farmi una domanda. Una sola. Ovviamente mi crederai.  E immagino mi pagherai il caffè che prenderemo dopo alla macchinetta.- 
Will lo guardò, poi sorrise, scrollando le spalle. Molto più economico di una cena fuori, almeno.
 
Mentre si dirigevano fuori dalla facoltà, Will non smise di guardare Nico neanche per un istante.
Era completamente vestito di scuro. I capelli erano piuttosto lunghi, non particolarmente curati, e sembrava portare un orecchino. Sembrava più giovane di lui, ma non poteva esserne del tutto sicuro, i vestiti larghi lo ringiovanivano visibilmente. Un’altra cosa che aveva notato subito erano le occhiaie che gli contornavano gli occhi. In generale passava abbastanza inosservato, ma per Will rimaneva dannatamente carino, con quegli occhi grandi e il viso affilato e i capelli arruffati. Senza contare che lo stava portando a conoscere un vero zombie. Insomma, poteva essere il potenziale amore della sua vita.
Will scosse la testa, rimproverandosi mentalmente. Aveva già fatto la figura dell’idiota con quello lì, doveva rimanere assolutamente calmo e padrone della situazione.
- Bene. -  esclamò Nico – Lui è il mio autista. Jules Albert, lui è un ragazzo strano che ho portato qui perché era curioso. –
Erano davanti ad una bella macchina, davanti al finestrino del guidatore. Nico aveva saggiamente deciso di non aprire la portiera. E quello che vide Will fu, a suo dire, meraviglioso.
Uno zombie – un vero morto vivente, per tutti gli Dèi! – era seduto lì e mugolava piano. Aveva evidenti segni di decomposizione e gli occhi vacui, ma le articolazioni funzionavano senza problemi di sorta, ed era chiaramente – beh – vivo. Si era girato al sentire la voce di Nico, e aveva portato la mano sinistra sulla maniglia della portiera, provando senza troppa convinzione ad aprirla.
Will guardò Nico, con gli occhi luccicanti d’emozione, e fece per aprire la bocca.
- Una sola. – lo fermò l’altro,  portando l’indice davanti alla faccia, come ammonimento.  Will richiuse la bocca. Fece per parlare, poi ci ripensò. Nico sorrise.
- Dieci, nove… -
- NO ASPETTA, NON SCHERZARE  –
- Sette, sei, cinque… -
- Non avevamo parlato di una cosa a tempo, non ne avevamo parlato! Non vale! -
- Tre, due… -
- POSSO AVERE UNO ZOMBIE ANCHE IO? –
Nico sbatté le palpebre, e fissò il ragazzo, che sembrava aver letteralmente sputato fuori la prima domanda che gli era venuta in mente, e scoppiò a ridere, scuotendo la testa.
- Solo se farai il bravo, ragazzo strano. –
- Potresti chiamarmi Will? –
- Siamo già a due domande, stai esagerando. -
 
 
I giorni  successivi al pomeriggio più bello della vita di Will furono letteralmente un inferno, per Nico.
Il ragazzo strano, lì, quel Will qualcosa – sì, certo che sapeva il cognome, sapeva tutto di Will Solace, ma voleva arrogarsi il diritto di fare l’indifferente anche nella sua testa, era vietato forse? – lo seguiva ovunque.
Ah, ma lui lo sapeva. Aveva detto “Una e una sola domanda”. Si ricordava di averlo scandito anche piuttosto lentamente. Ma evidentemente la cosa dell’ “Una e una sola domanda” valeva per la prima mezz’ora, e nessuno glielo aveva detto.
E così era cominciata.
- Ogni quanto gli dai da mangiare? Cosa gli dai da mangiare? E’ meglio per lui la roba congelata? E’ bravo come autista? E’ francese vero? Insomma, Jules Albert dev’essere un nome francese, potresti averlo adottato, ma non so! Fa tanto rumore quando ha fame? Ha dei sentimenti? Prova una sorta di affetto nei tuoi confronti, o è solo obbedienza? E’ un tuo ex? Guarda, io non giudico, sono gusti. Come va avanti la cosa della decomposizione? L’odore di cadavere non è fortissimo, come hai fatto? E come hai fatto esattamente ad avere tutto per te uno zombie? Ah, è uscito fuori dalla bara o è stato tramite contagio? –
- Oh, per tutti gli zombie… -
- Perché hai deciso di mostrarmelo? Hai bisogno di una mano? Deve essere addomesticato? Sono in un reale pericolo se mi avvicino troppo? Ah, è l’unico? Insomma, ce la possibilità di arrivare ad una vera e propria apocalisse? Per te quali sono le differenze principali tra uno zombie vero e uno dei film? Ma ti fidi davvero di lui come autista? –
- Ti preferivo quando stavi zitto. –
Lo aveva seguito anche in bagno, per mostrargli uno schema – piuttosto articolato – delle varie fasi di decomposizione di un corpo, per chiedergli quante ne aveva attraversate Jules Albert.
Solace non sembrava neanche aver davvero bisogno di risposte, si limitava a seguirlo con un blocco per gli appunti fra le braccia, trotterellandogli intorno con un sorriso assolutamente entusiasta.
Il terzo giorno Nico si abbandonò contro lo schienale della panchina del parco, stropicciandosi gli occhi. Era assolutamente esausto.
- Senti… -
- Dimmi! Vuoi regalarmelo davvero? Dovrei organizzarmi, in realtà, condivido l’appartamento con altre due persone, ma sotto il letto forse… -
- Ehi,  ragazzo strano, ascolta… -
- Se avessi un ragazzino zombie sarebbe diverso? Avrebbe più bisogno di cure? Insomma, non avrei cuore di toglierti Jules Albert, per quanto sia un esemplare meraviglioso… nonché l’unico che abbia visto, certo… -
- Will. –
- Oh? – Will ammutolì, sorridendo ancora di più. Era seduto vicino a lui. Sembravano molto più intimi, di quanto dovrebbero invece essere due  ragazzi che si conoscono da un paio di giorni.
- Se stai zitto per cinque minuti ti faccio conoscere un fantasma. –
- DAVVERO? Tu li hai già conosciuti? Sono trasparenti o fumosi? E… - Will venne trapassato da un’occhiata omicida dell’altro, e decise saggiamente di tacere.
Nico non era del tutto sicuro fosse una buona idea, ma a questo punto si sarebbe venduto anche l’anima perché le belle labbra di Solace fossero rimaste sigillate anche solo trenta secondi.
“Dalla tua bocca, di Angelo?”
Nico scosse la testa violentemente, nascondendo il rossore dallo sguardo del ragazzo con la fissa per gli alieni.
 
- Dovrai venire a casa mia. -
- Oh. –
- Ah, e dovrai pagare tu. –
- Pagare…? –
- Sì, ordina a portar via due menù grandi al MacDonalds, mentre sei di strada. –
- Ah, ehm… va bene, immagino. –
- Non è un invito a cena. Ne sto solo approfittando. –
- Certo. – Will annuì con fare convinto, ma non nascose un sorriso contento, mentre gli faceva ciao con la mano e spariva tra gli altri studenti.
 
 
La sera, una volta finita la strana evocazione, Will rimase a bocca aperta per diversi minuti.
Nico lo fissò per un po’, fiducioso nelle abilità di ripresa dell’altro, ma dopo il secondo minuto provò a scuoterlo. Sperava evidentemente in una qualche reazione, senza successo.
Così scelse la via della pazienza, e si appoggiò al muro.
 
La via della pazienza non durò molto.
- Will. Ehi, Solace, dì qualcosa, su. – chiamò, appoggiandogli una mano sulla spalla. Will girò di scatto la testa verso di lui e lo guardò col sorriso più luminoso (e al contempo più inquietante, ma Nico vide solo la parte bella di tutto ciò) che gli avesse visto fare.
- Questa è la serata più bella della mia vita ed è tutto grazie a te! –
Dai, Nico, la frase è giusta, il contesto un po’ così, ma possiamo migliorare.
- No, guarda, non è niente… -
- E dimmi, perché proprio le patatine fritte? E’ una tradizione? Li avevi già chiamati da solo? –
Eh, no eh.
Nico aveva tutte le motivazioni del mondo per evitare un’altra cascata di domande, in primis la sua sanità mentale. Così fece la prima cosa che gli venne in mente.
Mentre ancora Will parlava lo afferrò per il colletto e lo strattonò più vicino a sé, sino a che le loro labbra non si incontrarono. Dopo un attimo di stupore Will rispose al bacio, attirando Nico in un abbraccio più stretto.
A Nico scappò un sorriso.
Sempre detto, che lo preferisco quando sta zitto.
 
- Buongiorno, Nico! –
- Buongiorno, ragazzo strano. – Nico sorrise, guardando Will Solace che gli correva incontro con uno sguardo innamorato e felice. La sera prima si erano lasciati con un bacio fantastico, e sinceramente non vedeva l’ora di…
- Allora, spiegami questo. I fantasmi possono attualmente decidere di rimanere sulla terra, o è una cosa che prescinde da loro e rimane una questione di rimorsi? Inoltre, possono effettivamente comunicare con i vivi a prescindere dalle offerte che gli dai? E riguardo ieri, quando quella ragazza… -
Oh no.
 

Grazie mille a tutti per aver letto fino a qui!
Un bacio
dram
   
 
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