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Autore: _Margh8_    05/02/2016    4 recensioni
[..] -Non credo di aver afferrato il suo nome signorina.- provò a cambiare discorso.
-Solo perché non l’ho detto.- rispose sorridendo.
-E’ difficile parlare con lei, ma deve sapere una cosa..io adoro le sfide.- [..]
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Reflections

 

Seduta al bancone del bar, Emma, si rigirava tra le mani quello che avrebbe decretato, forse, la fine della sua vita da eterna solitaria. Un anello.

Walsh le aveva chiesto di sposarlo.

Ne era rimasta talmente stupita da non saper cosa fare o anche solo cosa dire e, per questo,  si era presa del tempo per pensarci.

Gli voleva bene si, ma stavano insieme da soli otto mesi. Otto mesi fantastici okay, ma erano pur sempre troppo pochi per fare un passo così importante..

..e poi lei non si sentiva pronta ad affrontare tutto questo adesso.

Se consideriamo poi che ogni sua decisione è sempre stata ben ponderata..

..mai un passo più lungo della gamba, mai correre rischi inutili, mai far avvicinare più del dovuto le persone, mai fidarsi troppo.

Doveva sempre rimanere nell’ombra, qualsiasi cosa essa comportasse.

Ma una cosa era sicura di poterla dire..non è stato sempre così. Ovviamente no. Ma come si dice: ogni azione comporta una reazione e per lei le cose non erano diverse.

L’Emma di adesso è nata solo grazie ad una persona, o meglio diciamo che questa persona ha contribuito in maniera esponenziale nella sua trasformazione.

Il suo nome era Neal.

Esatto, quel Neal. Proprio lui.

Si erano conosciuti per puro caso; che poi per caso si intende che tutti e due avevano deciso di rubare la medesima macchina.
Ad ogni modo lui fu la sua ancora di salvezza quando, appena maggiorenne, l’orfanotrofio l’aveva lasciata “libera” di vivere la sua vita, buttandola in mezzo alla strada.

 Le loro vite erano così simili, nessuna famiglia, nessun aiuto, soli contro il mondo. In maniera diversa, certo, ma il succo del discorso era quello. Cavarsela da soli era il loro motto.

Con il tempo aveva imparato a fidarsi di quel ragazzo dagli occhi gentili e dal sorriso rassicurante.
Vivevano alla giornata, si divertivano, commettevano piccoli furti per andare avanti.

Poi qualcosa cambiò.

Arrivò il giorno in cui lui lasciò da sola a prendersi la colpa per quel maledettissimo furto di orologi.

Doveva essere una cosa semplice, diceva.

Rivenderli per crearsi un futuro, la sua scusa.

E fu così che si ritrovò dietro le sbarre per undici lunghi mesi, da sola. Senza nessuno che potesse aiutarla. Senza nessuno che le facesse visita.

Completamente sola, di nuovo.

 Quella fu l’ultima volta che vide Neal e fu anche l’ultima volta che si fidò di qualcuno, finché, tanti anni dopo non arrivò Walsh.

Si conobbero nel suo negozio di mobili. Era gentile e cercava di attirare la sua attenzione con ogni mezzo e un giorno - finalmente - dopo mesi di corteggiamento, cedette dandogli la possibilità di portarla a cena fuori.

Da quella cena erano passati ben otto mesi, per certi versi un tempo adeguato per conoscere una persona a fondo, ma per altri troppo pochi per azzardare un passo così importante come il matrimonio.

Questo pensava mentre continuava a contemplare quel piccolo oggetto, tanto piccolo quanto pieno di significato.

Walsh era un ragazzo simpatico, alla mano e cosa non meno importante l’amava, lo sapeva, non mancava occasione per dimostrarle tutto il proprio affetto. Ma lei non era sicura di provare quel sentimento così profondo come l’amore. Stava bene con lui ma non era sicura fosse quel genere di amore con la A maiuscola. Quel genere di amore che ti faceva tremare le gambe e battere forte il cuore alla vista del proprio uomo. Era qualcos’altro e forse amore non era la parola giusta per definirlo.

Per questo aveva chiesto tempo, doveva capire cosa era Walsh per lei. Doveva esserne certa. Ma già il fatto che dovesse pensarci non era un buon segno.

-Si rende conto che se continua a fissare in quel modo l’anello, prima o poi lo ridurrà in polvere vero?-

Una voce la fece ridestare dai suoi pensieri. Con assoluta lentezza si voltò verso il suo interlocutore. Era seduto a tre sedie di distanza da lei e la fissava con uno sguardo divertito.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli del ragazzo il suo cuore smise di battere. Rimase li ferma a fissarlo inebetita. Si riscosse solo quando lo vide alzarsi per prender posto accanto a lei.

-Proposta?- chiese facendo un cenno a quel piccolo oggetto che aveva tra le mani.

-mh..emh si. Proposta.- balbettò.

-E?-

Emma lo guardò nuovamente, cercando di tenere testa a quegli occhi. Non aveva mai visto occhi di quel genere, di un blu così profondo da riuscire a svuotarti completamente; un colore talmente ipnotico da portesi perdere al suo interno.

-..e..- disse -..non credo siano affari suoi .-

Il ragazzo rise prendendo tra le mani il bicchiere che aveva portato con se.

-Non credo di aver afferrato il suo nome signorina.- provò a cambiare discorso.

-Solo perché non l’ho detto.- rispose sorridendo.

- E’ difficile parlare con lei, ma deve sapere una cosa..io adoro le sfide.- nel mentre le si avvicinò sempre di più, finché non furono a pochi centri menti di distanza l’uno dall’altra.

La scrutò a fondo perdendosi dentro ai suoi occhi.

-Killian Jones al suo servizio.-  le disse porgendole la mano.

Emma guardò la mano protesa verso di lei, poi rialzò il viso verso il suo interlocutore. Lo fissò a lungo cercando di capire le sue intenzioni. Era brava nel capire le persone ma lui era un’incognita. Era intrigante, malizioso, affascinante, ma allo stesso tempo pericoloso. Si pericoloso era la parola adatta.
Aveva il fascino del pirata, bello e misterioso e questo la destabilizzava non poco. Il suo approccio, doveva ammetterlo, era singolare, però qualcosa le diceva che lui era diverso dagli altri.

Così tese la propria mano verso di lui e la strinse saldamente. A quel tocco sentì una scarica elettrica trafiggerla da parte a parte. Sbarrò gli occhi per un secondo continuando a guardare le loro mani combaciare alla perfezione.

-S..Swan.. Emma Swan.- riuscì a pronunciare flebilmente.

-Direi che nessun nome fu più azzeccato come in questo caso.-

Emma abbassò la testa e sorrise accantonando per un attimo i pensieri che le affollavano la testa.

-Sentiamo signor Jones, fa così con tutte?-

Lui bevve un altro sorso dal suo bicchiere accennando un altro sorriso. Lo poggiò nel bancone e guardò nuovamente quella donna che l’aveva stregato nel preciso momento in cui aveva messo piede nel locale.
Occhi verdi, di un verde così ben definito e caldo. Gli ricordavano tanto le distese di verde del suo paese natio. Capelli color del grano, ondulati, che ricadevano soffici lungo la schiena. Aveva una gran voglia di toccarli e sentirne la morbidezza. Alcune ciocche ribelli le ricadevano lungo il viso fino al sinuoso collo, accarezzato da una semplicissima camicia color avorio.

 Aveva una sola parola per definirla: Bellissima.

-No, nella maniera più assoluta.- ripose facendole l’occhiolino.

Rimasero li fermi, scrutandosi l’un l’altro. Fu lui il primo a riprendere la parola, spezzando quel silenzio pieno di parole mai pronunciate.

 -Insomma..- disse - ..ha accettato la proposta?-

-Ha preso a cuore la mia situazione?-

- E’ sua abitudine rispondere ad una domanda con un'altra domanda?- domandò. -Per rispondere alla sua, pensavo solo che, nel caso in cui dovesse disgraziatamente dire no al suo fidanzato, mi farei avanti io.-

Risero entrambi tornando al proprio bicchiere.

-Sa Emma..- posso chiamarla Emma vero?- ..a parte gli scherzi, certe volte è più facile sfogarsi con uno sconosciuto piuttosto che con persone che conosciamo. In più c’è da dire che sono un grande ascoltatore. Perché non tagliamo la testa al toro e non mi racconta cosa la tormenta?-

Lo guardò ancora una volta meravigliata del fatto che quel ragazzo avesse colto nel segno. Era tormentata. Non era sicura nemmeno lei da cosa. C’erano tanti piccoli fatti che messi insieme formavano domande alle quali non riusciva a trovare risposta.

Certo, non era da lei parlare di se, ma come aveva appurato in precedenza lui era diverso e magari avrebbe potuto aiutarla a fare più chiarezza. Il suo istinto le diceva di buttarsi e per la prima volta dopo tanti anni si fidò.

-Sa Killian..- disse marcando appositamente il suo nome-..non è mia abitudine fare conversazione con gli sconosciuti.-

-Tecnicamente non siamo proprio sconosciuti. Le presentazioni le abbiamo fatte e poi, se avesse voluto mandarmi via, sono sicuro lo avrebbe già fatto. Quindi miss Swan..- fece una pausa scrutandola -..prima di cominciare proporrei un bel cicchetto, che ne dice?-

-Non è offrendomi da bere che entrerà nelle mie grazie.-

-Mi creda, per entrare nelle grazie di una donna non serve offrirle da bere.- ennesimo occhiolino.

Emma scoppiò a ridere. Killian era decisamente differente dalla tipologia di uomini a cui era abituata.

-Devo ammetterlo Jones, sa il fatto suo. Esprime il suo pensiero senza la minima preoccupazione.-

-Questo è vero, ma diciamocelo lei non è tanto diversa da me. In più come le ho detto prima mi affascinano le sfide. E lei in questo momento mi stuzzica molta curiosità. Ma la prego mi dia del tu. Non sono poi così vecchio.-

-D’accordo, ma preferirei che anche tu mi dessi del tu.-

Si sorrisero a vicenda. Emma era una ragazza difficile da avvicinare, ma per lui niente era impossibile. Come le aveva detto sapeva il fatto suo e lui non era da meno. L’aveva vista così assorta e persa nei suoi pensieri da farle tenerezza. Era pronto a scommettere ci fosse dell’altro sotto quella maschera ed era intenzionato a scoprirlo per aiutarla.

-Barista due shottini di Rum prego.- disse facendogli un cenno con la testa.

-Bene..- riprese lui una volta finito di bere -..adesso a noi. Forza raccontami la tua storia. Cosa ti preoccupa?-

-Beh.. è complicato. Io sono complicata, non saprei nemmeno da dove cominciare.-

-Che ne dici di partire dall’inizio?- propose quello.

-Sei più sveglio di quello che pensavo signor Jones.-

-Lo prendo come un complimento.-

-Oh lo è, lo è.-

Non seppe dire quando iniziarono a parlare seriamente, riguardo alla confusione che aveva in testa, in quel piccolo bar al centro di New York.
Emma, una volta passato l’imbarazzo iniziale, non riusciva a frenarsi. Pian piano tutte le sue paure vennero a galla. Raccontò di come conobbe Walsh, di come passavano le giornate insieme, del suo lavoro. Mentre raccontava di quella piccola parentesi della sua vita si rese conto che Killian l’ascoltava senza battere ciglio. Rideva con lei quando raccontava un aneddoto divertente, le poggiava una mano sulla spalla come sostegno quando raccontava qualcosa di meno piacevole. Lui stava li e ascoltava. Ascoltava veramente. Si chiese quante fossero le persone fermatesi con lei a parlare e ad ascoltare quello che aveva da dire. Non le venne in mente nessuno. Per l’appunto.

Pensandoci bene, si rese conto che nemmeno il suo fidanzato le aveva mai dato davvero attenzione..

..e forse..

..forse era proprio questo il problema..

 

__________________
Angolo dell'autrice.

Salveeeee a tutti, i’m back.
Che ve posso dì, questa piccola One Shot è venuta così, spontanea..
Ho lasciato apposta le cose in sospeso, un finale diciamo così aperto per dar sfogo alla fantasia di tutti e anche alla mia, nel caso volessi farci una Long. Che ne dite? X)
Ringrazio ognuno di voi per aver perso quella mezz’ora di tempo per aver letto la mia storia, sperando possa piacervi. Grazie mille.

Un abbraccio _Margh8_

  
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