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Autore: Ciulla    06/02/2016    5 recensioni
Flashfic di 500 parole sui pensieri di Whis quando, dopo milioni di anni di convivenza, Beerus muore.
"E la consapevolezza che la sua presenza, da sola, riuscisse a riempire il vuoto che divagava per l’intero universo, mi ha avvolto e strabiliato in un modo che non credevo fosse possibile. La mia vita ha preso a girare intorno a lui, lui, caro al mio cuore come un figlio."
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lord Bills, Whis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Un maestro per sempre'
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VUOTO



Seduto sull’erba, osservo il vuoto che si diffonde infinito davanti a me, interrotto qua e là da qualche stella sperduta o da qualche pianeta solitario. Per miliardi di anni, dalla mia nascita fino ad un giorno ben preciso che mai, nelle ere che verranno, potrò dimenticare, questo vuoto mi è apparso come lo vedo adesso, privo di alcun significato, di alcuno scopo, di alcun interesse. Per miliardi di anni, ogni sera, mi son seduto qui, in questo preciso punto, in attesa che qualcosa, o forse qualcuno, arrivasse a riempire questo spazio miserabile che mi si staglia di fronte alla vista invadendomi la mente, atrofizzandomi il cuore. Perché in fondo, se l’universo che tutti i bambini sognano di esplorare non è che uno spazio quasi interamente vuoto, allora che senso hanno i nostri sogni, i nostri desideri, le nostre illusioni? Che significato ha il nostro amore?
Ma poi è arrivato lui, uno stupido gatto che richiedeva ogni mia piccola attenzione ed ogni briciola del mio tempo; ed allora non mi son più potuto sedere a contemplare, a lasciarmi soffocare dall’oppressione del nulla, non ne ho avuto la possibilità, né il bisogno. E anni dopo, quando ci ho provato di nuovo, un po’ speranzoso un po’ terrorizzato, non ho fatto in tempo a sentire nulla che non fosse l’affetto che mi ha invaso quando lui si è seduto accanto a me. E la consapevolezza che la sua presenza, da sola, riuscisse a riempire il vuoto che divagava per l’intero universo, mi ha avvolto e strabiliato in un modo che non credevo fosse possibile. La mia vita ha preso a girare intorno a lui, lui, caro al mio cuore come un figlio.
Non c’è dolore al mondo più grande, per un padre, che veder morire il proprio figlio. Non gli resta che raccoglierlo e piangere, piangere, piangere, sperando di buttare fuori, insieme alle lacrime, anche la propria linfa vitale.
Dopo 12 milioni di anni, un soffio incredibilmente rapido nella mia vita, io non so più come posso continuare a vivere in un universo in cui lui non c’é.
Ed il vuoto che prima temevo, non lo temo più. Lo anelo, lo desidero. Perché se non c’é lui, a riempirlo, allora non voglio che nessun altro lo faccia.
Non voglio un altro allievo, un altro capo, un altro dio. Voglio solo rimanere qui, in contemplazione, senza pensieri. Non voglio ricordare, perché il ricordo porta solo nostalgia e sofferenza. Non voglio piangere, perché il pianto porta solo dolorosa consapevolezza. Non voglio urlare, perché in questo vuoto un urlo riecheggerebbe per sempre, perseguitandomi in ogni istante. 
Voglio solo entrare a fare parte di questo nulla.
Seduto sull’erba, osservo il vuoto che un tempo ho odiato e che adesso è il mio unico conforto. Lo imploro di invadere la mia mente e atrofizzare ancora una volta il mio cuore, perché niente può sopprimere questo dolore acuto se non la capacità, il dono, di non provare più nulla.

Addio, Beerus.
   
 
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