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Autore: Relie Diadamat    07/02/2016    5 recensioni
Non ci era mai stata di sua spontanea volontà e a maggior ragione non aveva mai, neanche lontanamente, pensato di andarci da sola.
[Ispirato alla 3x08 // Dolorosamente Addek]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Addison Montgomery Sheperd, Derek Sheperd
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Nda: Buon salve!
No, non ci credo nemmeno io: sono riuscita a ritornare a pubblicare qualcosa in questo fandom senza parlare di morte! *-* Credo di meritare un premio solo per questo... ma anche no.
Dunque, questa è la mia primissima Addek, dunque sono un po' emozionata. Derek e Addison mi sono sempre piaciuti tantissimo insieme, anche se non disprezzo la coppia Meredith/Derek... ma non so, questi due mi fanno una tristezza!
Ammetto che l'ispirazione mi è venuta ascoltando la bellissima canzone che vi ho linkato all'inizio della shot; ascoltatela, perché per me è stata scritta proprio per loro due!
E... niente: credo si capisca, la scena è ambientata nell'ottavo episodio della terza stagione quando Addie lancia le fedi dal ferry boat. 
Prima di eclissarmi, vorrei segnarlarvi:
- la mia pagina fb, dove potrete aggiornarvi su mie eventuali fanfiction o aggiornamenti (o chiedere spoiler) --> click
- la mia nuova fanfiction- crossover (Merlin/Grey's Anatomy) che viene letta come "sequel alternativo" dell'undicesima stagione ---> We've upset the prophecy.
E questo è tutto. Spero solo di non aver scritto assurdità!
Buona, spero, lettura.
 



I'LL NEVER BE HER 
Soundtrack: Click




Non ci era mai stata di sua spontanea volontà e a maggior ragione non aveva mai, neanche lontanamente, pensato di andarci da sola.
Il profumo pungente di salsedine le si insinuava nel cappotto, sotto i vestiti, attaccandosi alla sua pelle calda e tremante mentre il suo viso truccato veniva accarezzato dal freddo acuto che il vento portava con sé. Dopotutto, chi mai si sarebbe soffermato a guardare Seattle quando il mare e l’aria intensa della sera offrivano uno spettacolo così profondo e disarmante?
Forse, pensò Addison avvicinandosi a passi lenti alla ringhiera gelida del ferry boat, non ci aveva mai messo piede perché quello non era il suo posto, non era il suo rifugio sicuro: il traghetto apparteneva a Derek, quasi come se col passare degli anni la passione del neurochirurgo verso quella specie di barca lo avesse legato a quel posto.
Si appoggiò al ferro della ringhiera, Addison, ripensando a quando Derek le aveva parlato per la prima volta di quella sua strana passione-sbarra-ossessione per i ferry boat con quel suo sorriso da sognatore che gli allargava quelle labbra, che la Montgomery avrebbe sempre desiderato di prendere a morsi.
Se lo immaginò ancora lì, con la divisa chiara da specializzando poggiato alla balaustra ferrosa del terzo piano e i capelli d’ebano tirati all’indietro, che l’aspettava dopo un intervento di sette ore tenuto con la Dottoressa Morgan.
Sorrideva trionfante quando la vedeva andargli incontro con la cuffietta ancora allacciata sul capo, mentre Addison fingeva di non aver atteso quel momento sin dal principio, nascondendo tutta l’euforia che sentiva esploderle dentro con una fasulla smorfia enigmatica che solo Derek, col tempo, aveva imparato a comprendere.
Ed era ancora tutto perfettamente nitido, nella mente di Addison, anche adesso che osservava le fedi nuziali che brillavano nel palmo della sua mano dispiegata, perché come c’erano arrivati a quel punto, Addison davvero non riusciva a capacitarsene.
Un giorno erano loro, Addison e Derek, la coppia di cui tutti in ospedale parlavano e quella che tutti i loro amici invidiavano a morte, storpiando persino le canzoncine che il giovane Shepherd componeva all’insaputa della moglie, talvolta lasciandosi ispirare dalla meraviglia di un operazione al cervello, in altri casi sentendola smanettare in cucina o osservandola di nascosto nel cuore della notte, quando il suo cercapersone impazziva ma Addison era troppo sfinita per accorgersene.
Un giorno erano loro e poi d’improvviso Derek smise di prendere in mano la sua chitarra e aspettarla alla sera per cenare insieme. Smise di guardarla di nascosto, di accarezzarla come d’abitudine e, certi giorni, non la guardava neanche più negli occhi.
Tutta la magia del loro amore finì per tramutarsi in una lama affilata per Addison ed una sciarpa fin troppo stretta per Derek. Poi arrivarono gli errori: i silenzi, le parole taciute e represse nel palato, ingoiate a fatica. Le scappatoie, i tentativi di Addison di far notare a Derek la sua presenza... Mark.
Addison sperava di ritrovare nel giovane e attraente Sloan una traccia del suo amato Shepherd, riconoscendosi vittima quanto carnefice nel momento in cui si ritrovava nuda tra le braccia di Mark a pensare a suo marito, a quanto lo avrebbe ferito scoprirlo, a quanto lo avrebbe desiderato.
Ma non sarebbe stata la fine, si ripeteva, perché loro erano Addison e Derek e ce l’avrebbero fatta, superando ogni ostacolo come sempre, ritornando ad essere ciò che tutti sognavano di trovare.
E invece niente era andato come previsto: Derek era fuggito da New York lasciandola sola e spezzata, abbandonata e confusa. Con Mark. Con un bambino che non desiderava avere.
Così, dopo aver preso coraggio e aver detto addio al suo sogno di diventare madre, lasciandosi la Grande Mela e Mark alle spalle, Addison era tornata a Seattle da lui mettendo fine a quel silenzio senza senso, sbattendogli in faccia la verità, a lui e a quella biondina con cui si divertiva ogni sera: lei era sua moglie. Loro due erano sposati e Derek non poteva ignorarlo.
Ma ad ignorare la realtà dei fatti era stata lei, non di certo suo marito.
Derek non passava del tempo con Meredith solo per divertimento. Derek provava molto di più che una semplice attrazione fisica verso la sua specializzanda: non riusciva a non parlarle, a non cercarla con la coda degli occhi quando era nelle vicinanze, a non sorridere come un ragazzino innamorato da soli in ascensore per poi camuffare la sua espressione con aria seria e distaccata ogni volta che Addison li beccava.
«Le uniche persone che non sanno che Derek ama Meredith sono Derek e Meredith», aveva alla fine ammesso a Richard una sera, dopo l’incredibile scenata fatta al marito in ospedale.  «Non posso competere con questo», singhiozzò alla fine, consapevole del fatto che gli occhi caldi e compassionevoli del capo di chirurgia non potessero mai riportarle indietro ciò che più desiderava al mondo.
 «Perché io non sono Meredith Grey!», era stata la frase che le era uscita dalla bocca come una palla demolitrice pronta a picchiare con tutta la forza di cui era capace il bel viso di Derek, troppo occupato ad essere sincero e innamorato per capire come ci si potesse sentire ad essere l’altra donna. Quella invisibile, per la seconda volta.
Derek non riusciva più a guardarla; vedeva solo Meredith, qualunque cosa succedesse, qualsiasi cosa quella ragazzina gli dicesse o facesse: Derek aveva occhi e cuore solo per lei. Le apparteneva come si appartengono le anime gemelle, come Addison aveva creduto di appartenere a quello che un tempo riteneva l’amore della sua vita.
Tirò su col naso, trattenendo il respiro per smettere di pensare, gettando gli anelli nel mare aperto mentre il ferry boat continuava indisturbato il suo viaggio.
Chiunque l’avesse vista in quel momento si sarebbe accorto delle piccole sbavature di mascara attorno agli occhi, che Addison aveva tentato più volte di cancellare con la mano avvolta nel guanto di pelle. Chiunque lo avrebbe notato, ma non Derek Shepherd.
Non l’uomo che ormai apparteneva ad una donna che non era lei.
Ecco perché non ci avrebbe mai più rimesso piede su quel dannatissimo ferryboat: Addison non avrebbe mai sopportato di osservare passivamente qualcos’altro che potesse vantarsi di essere parte di Derek come lei non avrebbe mai più potuto esserlo. 
   
 
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