Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: lapoetastra    08/02/2016    1 recensioni
Ed allora Sherlock piange un po’ più forte, lasciandosi sfuggire un singulto che viene subito rubato dalle labbra voraci dell’altro, quelle labbra che l’investigatore ha sempre bramato di sentire su di sé, ma che credeva ormai perse definitivamente.
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sherlock non credeva che gli sarebbe mai potuto mancare qualcuno, non così, non in quel modo.
Non lui.
Eppure ora non può fare a meno di piangere come un bambino, mentre posa gli occhi sulla figura dell’uomo che gli si staglia in controluce di fronte.
Per un secondo, fugace e terribile, teme di essersi ingannato,  confuso.
Guarda meglio.
È lui, non v’è dubbio.
Ed allora Sherlock piange un po’ più forte, lasciandosi sfuggire un singulto che viene subito rubato dalle labbra voraci dell’altro, quelle labbra che l’investigatore ha sempre bramato di sentire su di sé, ma che credeva ormai perse definitivamente.
Fino a quel momento, almeno.
È bella, la sensazione che divampa nel cuore di Holmes, adesso.
È bella e nuova, e lo fa tremare un poco.
Risponde al bacio dell’uomo che si muove come un’anguilla tra le sue braccia, e ne assapora il gusto dolce ed un po’ speziato che mai avrebbe sperato di poter assaggiare.
Geme leggermente, Sherlock, e sente l’altro sorridere, con le labbra umide ancora incollate a alle sue.
Se ne distacca solo un attimo, il tempo necessario ad entrambi per riprendere fiato, nonostante non fosse spiacevole, morire in un bacio.
< Siamo uguali, io e te. Lo siamo sempre stati. Ci completiamo a vicenda >, mormora l’uomo nell’ombra, e Sherlock non può che sorridere, come inebetito.
Non vuole pensare, non adesso.
Vuole solo il corpo dell’altro, vuole solo lui.
Riavvicina le loro teste, allora, che sono state separate troppo a lungo e troppo ingiustamente.
Quando lo fa, le sue dita lunghe ed affusolate affondano fino alle nocche in una sostanza gelatinosa, che cosparge il capo del suo amante.
< Siamo uguali, io e te, Sherlock >, lo sente ancora sussurrare.
Poi tutto ciò che ode è il proprio urlo disperato.
 
 
< Sherlock! Sherlock! >
Qualcuno lo scuoteva con una violenza austera che tradiva la preoccupazione.
Holmes aprì gli occhi, piano, rimanendo abbagliato dalla luce sfolgorante che gli ferì le pupille abituate al buio.
C’era John, di fronte a lui, con un’espressione terrorizzata sul volto smunto.
< Che c’è, Watson? >, chiese Sherlock, con voce fioca.
Il dottore gli tastò il polso. < Tu… io ti ho sentito urlare, prima. E quando sono arrivato, ti ho visto avvolto nel lenzuolo, come se non riuscissi a respirare. E continuavi a ripetere “Jim”, e “Jim”, ed ho pensato… >
< Non pensare, John. Non è da te >, lo interruppe Holmes, senza guardarlo.
John lo conosceva troppo bene, ormai, per offendersi delle sue frecciatine pungenti.
< Ti porto un bicchiere d’acqua, ti va? Credo che tu abbia la febbre >, esclamò dunque, come se niente fosse.
Sherlock sospirò, un sospiro stanco ed infastidito che non ammetteva repliche.
< Non ho niente, Watson >, rispose, freddamente. < Ho solo fatto un brutto sogno, conseguenza della mia mente iperattiva anche durante le ore notturne. Smettila di fare la mamma, e torna a dormire, io sto benissimo. >
Così dicendo, senza dargli la possibilità di dire nulla, si ridistese sotto le coperte.
John borbottò qualcosa che assomigliava tanto ad un “Fa’ come vuoi, tanto con te è tutto inutile”, e se ne andò, chiudendo piano la porta dietro di sé.
Siamo uguali, io e te, Sherlock.”
Le parole di Moriarty aleggiarono improvvisamente nell’aria, talmente chiare da poter risultare palpabili.
Ma Jim non c’era.
Non più, ormai.
Era morto, e lo aveva lasciato solo, solo con il suo genio straordinario che minacciava di distruggergli il cervello se non poteva condividerlo con qualcuno, quel qualcuno che non era mai stato altri che Jim Moriarty.
Siamo uguali, io e te.”
Sherlock lo aveva sempre negato, ma per un attimo ci sperò davvero.
Se fosse veramente stato così, allora anche Jim era riuscito a salvarsi da quella morte apparentemente inconfutabile agli occhi di tutti.
Forse era lì fuori, Moriarty, da qualche parte, pronto a tornare, pronto a giocare di nuovo con lui, come avrebbe sempre dovuto fare.
Ma non aveva senso illudersi.
Jim si era sparato in bocca, si era fatto esplodere il cervello. Lo aveva visto lui stesso, e lui non era certo uno che si lasciasse ingannare tanto facilmente.
Jim era lontano, ormai, perso per sempre.
Solo nei suoi sogni poteva vivere, e solo nei suoi sogni poteva essere suo.
Tanto valeva sognare, allora.
Sherlock chiuse gli occhi, sperando, pregando, di poter essere di nuovo il protagonista della visione onirica di poco prima, insieme al suo Moriarty.
Lo avrebbe di nuovo baciato, avrebbe di nuovo pianto di gioia, ci avrebbe di nuovo fatto l’amore.
Ma questa volta, questa volta non gli avrebbe toccato la testa, non avrebbe percepito sotto le dita la gelatinosità della sua materia cerebrale, distrutta dal colpo di pistola.
No, questa volta avrebbe fatto finta di nulla.
Così non avrebbe urlato.
E non si sarebbe svegliato.
E forse sarebbe vissuto per sempre in quel sogno, il migliore della sua vita.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: lapoetastra