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Autore: JustAHeartBeat    08/02/2016    3 recensioni
Ancora aspettavo. Quanto ancora? Ovviamente un altro minuto.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve salvino!
Dunque, come introdurre questa storia? C'è poco da dire.. anzi, direi quasi nulla: è stata scritta mesi fa, come 'sequel' di un altro testo che avevo scritto per una persona specialosa (con la quale tra l'altro vorrei scusarmi ancora per la gaffe di poco fa), solamente perchè mi aveva preso parecchio, quella Flash. E, nulla ahah,  sempliecemente vorrei dedicare quest'altra Flash a Eleonora, come regalo mooolto in ritardo per il suo compleanno, dicendole che non basterebbero mille testi come questo per comparare il sostegno e l'affetto che mi da lei, quindi grazie Ele, ed auguri ancora, in ritardo.
Bacionissimi(?)
JustAHeartBeat

Un minuto ancora

Il vento urlava, si dimenava, spingeva, urtava, correva e tornava a suo piacimento, da nessuna parte e tutte, contro il cielo e contro l’acqua, libero come lo è solo nelle tempeste. Nulla di più rumoroso, nulla di più delicatamente violento. Quasi estenuante da guardare. Quasi.
Non v’era nessuno, la pioggia batteva forte, troppo fitta. Le lacrimuccia piene di sé, pesanti come un macigno. Non un’anima viva a correre per la strada principale, ne’ lungo i marciapiedi o sulla spiaggia. Sembrava che le abitazioni marittime si stessero proteggendo assieme ai proprietari.
E li c’ero io, seduta sul muretto di pietra che da’ al nulla, però al tutto, il blu selvaggio sotto le mie gambe penzoloni, il corpo fasciato da un impermeabile nero, tra le labbra v’era schiacciato il filtro di una sigaretta quasi finita. L’avevo aspettato. Un minuto, un altro ancora. Non era arrivato. Non lo sarebbe mai. Aspirai il fumo. Ero davvero stata così stupida da crederci? A quanto pareva si. L’avrei rifatto se avessi potuto? Si. Stupida. Un’altra boccata. La pioggia si era intensificata. I miei bronchi bruciavano. Facevano male. “Un minuto ancora”, mi ero detta. Quel minuto era durato un paio di ore, inizialmente, poi si era trasformato in un paio di mesi. E quel giorno erano diventati due anni. Ancora aspettavo. Quanto ancora? Ovviamente un altro minuto. E poi? Poi ne avrei aspettato un altro.
   
 
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