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Autore: VirginMonkey    08/02/2016    0 recensioni
"Fino a quel momento era andato tutto bene.
- Chi è il tuo preferito fra di noi? –
Appunto."
Piccola fic a due puntate. Enjoy ;)
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: G-Dragon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hi everyone! Come state?
 
Ho cominciato a scrivere questa storia ancora a metà 2014 e...l’ho finita solo pochi giorni fa ^^’
Si, ci ho messo tanto, tantissimo se consideriamo che non è affatto lunga. Ma mi sono davvero impegnata, perché dopo tanti anni che scribacchio è la prima volta che pubblico qualcosa e ci tenevo riuscisse bene, o abbastanza bene XD
 
Non voglio dilungarmi troppo, perché sono due capitoli parecchio lunghi, soprattutto il primo.
Non riuscivo proprio a suddividere il racconto diversamente. Prendetela un po’ come se foste al cinema a guardare un film con l’intervallo, ecco ^^
E beh, se aveste voglia di lasciarmi due paroline a fine lettura ne sarei lusingata! Ci terrei tantissimo a sapere come è andata questa mia prima volta e ricevere i vostri pareri sarebbe ottimo per migliorarmi :)
 
Con ciò, ci vediamo nelle note a fine storia. A tutti, una buona lettura :*
 
VirginMonkey
 
NB. La storia non è stata scritta a fini di lucro e i personaggi reali presenti non mi appartengono
 
 

 
Caleidoscopico
 
Prima Parte
 

La stava facendo impazzire.
Sul serio.
- Emiiiiiiii! Andiamo?!? –
Ora l’avrebbe ammazzata.
- Jessica piantala –
Non l’avrebbe fatto. Purtroppo la sorellina non si faceva più spaventare facilmente dai modi duri della maggiore.
- Ma faremo tardi! – disse imperterrita l’altra andandole incontro.
- Dio…non faremo tardi! Abbiamo i posti numerati! Chi vuoi che ce li freghi, dannazione!! –
Ormai era esasperata.
- Si ma-
Occhiata glaciale.
Non finì la frase. Grazie a Dio, era riuscita a bloccarla.
- Ok…- mugugnò infine a testa china e spalle ricurve, facendo dietro front per uscire dalla camera.
Emi sospirò, quell’immagine l’aveva smossa quel tantino che bastava per pronunciare una rassicurazione
– Partiremo tra un’ora esatta, né prima né dopo ok? –
Jessica si girò di scatto verso di lei – Siiiiiiiii!!! – trillò con un sorrisone  trentadue denti, l’aura sconsolata sparita in un nanosecondo.
Emi si lasciò scappare un sorriso, poi riprese a studiare, almeno finché poté.
 
*
 
In macchina, la musica era a tutto volume.
Sua sorella si dimenava come una deficiente nel sedile del passeggero.
Ad Emi, invece, veniva da ridere. Vederla così le fece venire in mente quando era una teenager impazzita pure lei. Le mancavano quei tempi.
Fanculo il self-control.
Si fece trascinare dall’euforia della pazza che le era di fianco e iniziò anche lei a cantare, anche se non conosceva le parole esatte, senza però staccare gli occhi dalla strada e le mani dal volante - o almeno una.
- Sei contenta? – le chiese.
- Siiiiii! Non hai idea quanto! Si sta realizzando il mio sogno! – le rispose una Jessica emozionatissima.
La capiva perfettamente. Al suo primo concerto anche lei era così. Aveva 14 anni e quella volta fu il suo di sogno a realizzarsi: andare al suo primo concerto dei Muse. L’aveva accompagnata la madre, che a quanto pare era rimasta affascinata dal cantante. (Matt Bellamy, n.d.a.)
Lei l’aveva capito fin dalla prima loro canzone che aveva ascoltato che i Muse erano la sua band. E a 24 anni ne era ancora una fan sfegatata.
Ma quel giorno la protagonista era Jessica, che sarebbe andata per la prima volta al concerto del suo gruppo preferito che, finalmente, avevano scelto l’Italia come tappa per una data del loro tour worldwide.
Di chi stiamo parlando?
Ma dei Green Day!

……
Ha-ha-ha-ha.
No ok, dei Big Bang.
La diciasettenne ascoltava K-pop.
Musicalmente parlando, avevano gusti diversi. Ma Emi sapeva apprezzare i generi più disparati, quindi un po’ alla volta si era lasciata influenzare anche da quelli della minore.
Non lo avrebbe mai ammesso di fronte a lei, ne andava della sua reputazione, ma nel pc si era scaricata qualche canzone di quei cinque esseri che sembravano usciti da un manga. Ultimamente poi si era guardata anche qualche video su Youtube dei loro live.
Si insomma, doveva pur sapere a cosa sarebbe andata incontro quel giorno no? Doveva ammettere che dal vivo erano bravetti, anche qualcosa di più. Sapevano sicuramente intrattenere il pubblico.
NATURALMENTE, per lei non erano a livello dei Muse.
Nonostante ciò, aveva deciso di regalare alla sorella due biglietti per la data italiana del loro tour.
Era un regalo anticipato per il suo diciottesimo compleanno.
Diciamo pure parecchio anticipato, visto che li avrebbe compiuti dopo tre mesi.
Ma dettagli.
Quel concerto ci sarebbe stato solo una volta e nessuno sapeva quando sarebbero tornati.
 
*
 
Meta.
Erano finalmente arrivate a Milano dopo tre ore di viaggio.
Avevano già fatto tappa a casa di Selena, un’amica di università di Emi che si era resa disponibile per ospitarle quella notte. Abitava abbastanza vicino allo stadio, quindi le due ragazze si sarebbero dirette a San Siro a piedi.
Sapevano che anche il terzo anello era sold out, quindi ci sarebbe stata una marea di gente.
Durante la strada le due sorelle notarono dei nuvoloni scuri all’orizzonte che minacciavano di avvicinarsi. Ma non sarebbe certo stata un po’ di pioggia a fermare il loro entusiasmo!
Emi controllò di nuovo che dentro la tasca più nascosta della tracolla ci fossero i biglietti. Li vide là, spiccare belli gialli sulla fodera nera. Ma non c’erano solo quelli.
A fare loro compagnia c’era un altro tipo di biglietti, anzi, dei pass per essere precisi. Perché si ragazzi, quando Emi faceva una cosa poteva metterci anche il doppio del tempo normale, ma intendeva farla sempre bene e lei voleva che il regalo per la sua sorellina riuscisse coi controfiocchi.
Per questo era riuscita a conquistare due pass per il backstage! Yeah, babeh!
Quando Jessica li vide per la prima volta era quasi svenuta, dopo aver tirato qualche urlo isterico di troppo per la gioia dell’udito della sorella e dei genitori.
Arrivarono finalmente alla loro entrata e trovarono giustamente la fila, che più che una fila sembrava un ammasso di corpi compresso in uno spazio troppo piccolo. Meno male che gli ingressi erano aperti già da un po’, così non ci volle poi molto perché la gente fluisse dentro lo stadio e le due ragazze arrivassero ai loro posti.
La minore rimase con gli occhi a palla un po’ di tempo per lo stupore. Non era mai stata lì e San Siro le appariva un posto immenso. La cosa la elettrizzava ancora di più!
Mentre attendevano l’inizio del concerto, le due si misero ad osservare la gente che stava loro attorno. No, siamo precisi, le ragazze.
Iniziarono a guardare in lungo e in largo.
Resesi conto della quasi uniformità di genere in quel posto, decisero di giocare a chi trovava più fauna maschile, anche per passare un po’ il tempo.
- Guarda che sfigato quello! –
- Eddai Je, non si ride delle disgrazie altrui –
- E tu? Gli hai appena dato del disgraziato! –
La sorellina era sveglia.
- Dettagli. Guarda quel figo lì in terza fila, ha la maglietta con la foto di uno dei Big Bang. Dici che sia stato costretto o che la porti di propria volontà? -
Jessica lo osservò bene – Mah, a guardarlo si direbbe sprizzi gioia da tutti i pori per essere qui. Secondo me è un fan! -
Emi lo riguardò e dovette dare ragione alla sorella - Per quanto figo possa essere, io non mi metterei mai con uno che ascolta i Big Bang –
- Io siiiiiiiiiiiiiiii! –
Vabbè.
Vinse Emi per due esemplari.
 
*
 
Buio e dai posti si levarono alte le grida delle fan. Tra queste ovviamente anche quelle di Jessica.
Emi era più contenuta, ma non ci volle poi molto perché anche lei si facesse prendere dall’emozione generale e cominciasse ad incitare l’uscita dei cinque coreani.
Partì la musica e tutto lo stadio si alzò in piedi ormai incapace di trattenere ancora l’euforia. Se possibile, il boato divenne ancora più forte.
E finalmente, eccoli.
Lo stadio tremava, i decibel volavano.
Le corde vocali delle fan vibravano più che mai per lo sforzo di trasmettere tutto il loro amore attraverso la voce.
Jessica iniziò a saltare a tempo di musica, prese la mano della sorella e la trascinò insieme a lei in quel turbinio di emozioni.
Emi era contentissima. Vedere la sorellina così impazzita di gioia le riempiva il cuore di soddisfazione. Ad un certo punto si sentì abbracciare forte proprio da lei che, con le lacrime agli occhi e il trucco un po’ sbavato, la ringraziava per quel meraviglioso regalo.
Ricambiò forte il gesto d’affetto – Ora goditeli! –
Jessica annuì mostrando un enorme sorriso di felicità e portò definitivamente l’attenzione ai suoi beniamini.
Non gli tolse più gli occhi di dosso per tutta la durata del concerto.
 
*
 
Dire che era stato strepitoso non era sufficiente.
Non trovava parole per descriverlo. Quel concerto era stato davvero qualcosa di fantastico e coinvolgente.
E loro erano attraenti, doveva ammetterlo.
Inoltre non era neanche venuta la pioggia! Qualcuno le aveva guardate da lassù.
Si girò verso Jessica, che ancora faticava a darsi una calmata a causa di tutta l’emozione che l’aveva pervasa e che ancora avrebbe continuato a pervaderla, visto ciò che a breve stava per succedere.
Si perché le due sorelle si stavano incamminando verso il backstage, precisamente ai camerini dei cinque fenomeni.
Erano scortate da alcuni energumeni della security, insieme ad altre sei persone, tutte provviste di pass: un gruppo di quattro ragazze, che a colpo d’occhio sembravano avere circa la sua età, e una mamma che a quanto pareva aveva accompagnato la figlia dodicenne al concerto dei suoi “amori”, o così le aveva raccontato lei. Mamma molto giovanile tra l’altro; era probabile che anche lei ammirasse qualcuno del gruppo, altrimenti non si spiegava quell’aura di gioiosa impazienza che la circondava.
Anche Emi era un po’ elettrizzata. Sapeva comunque che non avrebbe fatto nulla che andasse a compromettere la sua immagine da brava giovane donna che sapeva controllarsi. Non aveva dato di matto con Muse quando li aveva incontrati, figuriamoci se sarebbe successo per quegli esseri con i capelli dai look improponibili.
Tra l’altro, erano più grandi di lei o poco più. Questa cosa la sconvolgeva davvero!
Si ricordava ancora la prima volta che li vide, quasi due anni prima, attraverso lo schermo dell’i-Pad di sua sorella in un video di una loro intervista. Non avrebbe dato loro più di diciotto anni.
Magari da vicino e di persona sarebbero sembrati un po’ più maturi, chissà.
Ormai erano arrivate davanti ad una porta anti-incendio, che avrebbe portato ai retroscena. Le due sorelle si guardarono un’ultima volta per controllare se fossero presentabili.
Si erano date una sistematina prima di unirsi al gruppo di fortunate. Jessica si era portata dietro specchio, spazzola, elastici, salviette rinfrescanti, fondotinta, correttore, blush, matita, mascara e profumo.
Lo stretto necessario per una ritoccatina.
- Sono apposto? - chiese la più piccola, con una nota d’ansia.
- Sei bellissima – la rassicurò Emi con un sorriso – Io? Decente? -
- No. Da capogiro –
- Ok siamo fighe – asserì.
Ma ormai non c’era più tempo per certi pensieri.
La porta antincendio era stata aperta.
 
*
 
Eccoli lì, i Big Bang.
Chi stravaccato sul divano, chi alla postazione del make-up per cancellare la faticaccia del concerto e chi intento a parlare con lo staff.
Inutile dire che gli urletti mezzi trattenuti delle fan che avevano appena fatto ingresso nel loro camerino li avevano costretti a interrompere qualsiasi cosa stessero facendo per andare ad accoglierle, con i loro migliori sorrisi.
- Heeey! – le salutò uno di loro.
Nome? Boh.
È cominciato il fan service, pensò Emi.
La ragazzina delle medie, presa da un’improvvisa ondata di timidezza, si era per metà nascosta dietro la madre, che invece era concentrata a mangiarsi con gli occhi quello che in teoria si chiamava T.O.P.
Si spiegava la gioiosa impazienza di prima.
Il gruppo delle quattro sue coetanee era un mix di reazioni. Una saltellava, una era diventata uno stoccafisso, un’altra con le lacrime agli occhi sventolava le mani per farsi aria e l’ultima recitava il mantra dell’ “Oddio-i-Big Bang-oddio-dio-dio!”.
Emi allora guardò Jessica, che le stava praticamente sfracellando la mano a forza di stringerla, causa perdita di controllo del proprio corpo dopo la vista delle cinque personificazioni viventi dei manga.
Occhi luminosissimi, sorriso enorme e fiato mozzato. Decisamente, era felice.
Sorrise a quella vista, sopportò il dolore alla mano e tornò a guardare il motivo di tanta emozione, che nel frattempo si era radunato di fronte a loro.
A rompere il ghiaccio fu quello a torso nudo, con la cresta - il nome era particolare, non lo ricordava bene.
- Hi ladies! – disse in uno strano inglese swag.
Un coro di “ciao” uscì di rimando in un sospiro di beatitudine. Emi faticava a non ridere, così abbassò la testa e premette il pugno sulle labbra per trattenersi. Trovava tutte incredibilmente buffe, ma erano davvero carine.
Peccato che l’estasi generale venne frantumata all’improvviso.
Stoccafisso era svenuta.
 
*
 
- Mio Dio! Nicole! -
Varie manifestazioni di preoccupazione si levarono dai presenti e molti accorsero. Emi ed una delle amiche si ritrovarono da sole a sorreggere il corpo inerme della ragazza, ma vennero prontamente aiutate dal tizio con la cresta e da un altro della band. Appoggiarono Nicole a terra delicatamente.
Non seppe bene cosa le fece prendere in mano la situazione, sta di fatto che si rivolse a quella che le teneva la nuca – Serve qualcosa di morbido da metterle sotto la testa –
Vide una del suo gruppo andare a recuperare un cuscino dal divano vicino e sistemarlo premurosamente, facendo attenzione a non tirare i capelli dell’amica.
- Je, prendi qualcosa per farle aria – disse alla sorella, che si guardò subito attorno. Emi le indicò con la testa il tavolino pieno di fogli e giornali. Lei corse a prenderne uno e si inginocchiò vicino al viso della giovane, facendone svolazzare i fogli.
I coreani avevano preparato un bicchiere di acqua e zucchero e procurato qualche caramella.
Emi si impegnava intanto a tenere alte le gambe di Nicole. Doveva farle ritornare la corretta circolazione del sangue.
Su e giù, un movimento lento e fluido.
Mi stanno scendendo i sudori.
Andò avanti così per quasi un minuto.
Leggeva la preoccupazione nei visi pallidi delle amiche della ragazza, quindi decise di non pensare all’indolenzimento dei suoi arti.
Le si affiancò la madre della dodicenne – Serve qualcosa? –
Non le sembrava il caso di dare lavoro anche a lei - No stia tranquilla –
La donna annuì e si allontanò verso il divano dalla sua bambina che, un po’ pallida, forse non aveva mai assistito ad una perdita di coscienza.
Un po’ alla volta le varie persone attorno si allontanarono, capendo di non essere utili e tornando a quello che stavano facendo prima per lasciare aria a Nicole.
La ragazza stava intanto riprendendo un po’ i sensi.
Grazie a Dio.
Emi si rasserenò alla vista delle sue amiche che riacquistavano un po’ di colore.
- Vuoi che ti dia il cambio? –
Si girò verso l’inglese che aveva sentito e vide un Big Bang sorriderle. Era quello che si faceva chiamare G-Dragon, se non si sbagliava.
Presa com’era dall’assistere la ragazza, non aveva ben capito cosa le avesse detto, anche perché si era ulteriormente persa a guardare i denti perfetti dell’asiatico.
Oh! Emi!
- Scusa? Non stavo ascoltando, perdonami –
- Posso prendere il tuo posto, se ti va – ripeté gentilente lui, avvicinandosi e protendendo le braccia ai piedi che Emi stava reggendo.
- Oh – si illuminò. Era effettivamente stanca, le gambe dopo un po’ stavano diventando pesanti  – Si, grazie –
G-Dragon prese il suo posto e in quel momento nel camerino entrò un omino vestito d’arancione fosforescente che andò subito a prendersi cura di Nicole a terra.
Emi poteva finalmente andarsi a sedere.
Atterrò sul divano con un leggero tuffo, sbuffando per rilasciare la tensione accumulata. Non che fosse successo chissà che, ma in quel tipo di situazioni la preoccupazione prendeva il sopravvento su di lei.
La madre della teenager, che le era seduta di fronte intenta a coccolare la figlia, le rivolse la parola – Sei stata brava –
Un lieve imbarazzo si impossessò della giovane – Oh, beh. Uhm, non ho fatto niente di che. Mi ricordavo qualcosa del Primo Soccorso fatto a scuola – si giustificò, passandosi la mano su e giù lungo il braccio.
- Ah, ma io mi riferivo anche alla tua calma. Davvero, sei stata brava –
Arrossì un pochino, lusingata.
- Comunque piacere, io sono Michela, mentre lei è Laura – si presentò l’altra, indicando in un secondo momento la figlia.
- Emi, piacere mio –
Si allungò per stringere loro la mano.
- Non ti ho notata solo io, sai? –
Le si formò un punto di domanda sopra la testa.
- Per prima, ti osservavano – le spiegò Michela, indicando il punto in cui stavano i coreani.
- Ah… - “Bene” - Non era assolutamente mia intenzione, ho agito d’impulso! – si giustificò delle sue azioni, causando la risatina dell’altra.
Decisamente, Emi non amava era essere al centro dell’attenzione. Finché si trattava con pochi amici ok, ma se succedeva con più persone, per di più estranee, la cosa la metteva a disagio.
Ad un tratto sentì un peso caderle di fianco – Uff, mi fanno male le braccia! – si lamentò Jessica.
- Hai finito il tuo lavoro, ventilatore? –
La minore ridacchiò - Mi ha dato il cambio Daesung –  e le si imporporarono leggermente le guance, mentre volgeva lo sguardo al ragazzo che aveva preso il suo posto.
Ah, l’ossigenato si chiamava Daesung allora. Emi se lo sarebbe dimenticato dopo due secondi.
- Sei diventata rossa – le soffiò veloce all’orecchio, trattenendo le risate.
- Oh no! Davvero? – Jessica si mise le mani sulle guance – Oddio…-
In quel momento si avvicinarono due dei membri della band, T.O.P e G-Dragon, quest’ultimo sostituito da cuscini e borsoni per tenere alte le gambe di Nicole.
Si inchinarono entrambi a lei – Grazie per il tuo intervento – disse il secondo, appena tirato su di nuovo il busto.
Emi  rimase basita, non abituata a tanta formalità nei suoi confronti. Istintivamente si alzò da sedere – Davvero non preoccupatevi! È stato un piacere – disse sventolando le mani di fronte a lei – Non c’è bisogno che vi inchiniate –
G-Dragon sorrise scuotendo la testa e frenò il suo imbarazzo con un leggero segno della mano, ad indicare che per lui era giusto così.
Si scambiarono delle veloci presentazioni, durante le quali i nomi dei due coreani le entrarono per un orecchio e le uscirono subito dall’altro.
Cuòn John…Cioi Seyan…Boh.
- Sei stata brava, prima – le si rivolse il più basso dei due.
– Mmh beh, non ho fatto davvero nulla di che –
La ragazza iniziava a sentire caldo al viso. Si stava concentrando un sacco per parlare correttamente l’inglese e iniziavano a sudarle le mani al pensiero dei possibili errori fatti.
E se non si era fatta prendere dall’ansia prima, lo stava facendo adesso.
Inoltre non capiva tutti quegli elogi nei suoi confronti, i complimenti stavano contribuendo ad alimentare la sua tensione.
Era una tipa che si agitava facilmente, si.
Doveva spostare l’attenzione su Jessica – Ma anche la mia sorellina si è data da fare – disse, appoggiandole le mani sulle spalle e percependola sussultare. Immediatamente Jessica si rannicchiò nel petto della maggiore, avendo notato che i due coreani avevano spostato lo sguardo su di lei.
- Ah. Ehm, mi fa piacere di aver dato una mano – riuscì a dire infine. G-Dragon le scombinò affettuosamente i capelli, facendo si che il rossore sulle sue gote inevitabilmente si intensificasse.
- Vi assomigliate davvero molto, sapete? – si fece avanti l’altro coreano.
Emi sorrise – Si abbiamo gli stessi capelli e gli stessi occhi –
G-Dragon prese in mano un boccolo solitario di Jessica – Vorrei averli io così belli i capelli, gli effetti delle colorazioni si stanno facendo sentire – si lamentò, facendo ridacchiare tutti e perdere un battito alla proprietaria del boccolo.
Mancava solo facesse una pouty face.
Il dialogo andava avanti, tra curiosità e sciocchezze. Quegli asiatici non sembravano male, questa era almeno la prima impressione. Sapevano intrattenere la conversazione ed usare l’umorismo, facendo divertire i propri fan.
Emi si concentrò su T.O.P seduto sulla poltroncina.
Il suo modo di accavallare le gambe o di muovere le mani era davvero elegante ed aveva uno sguardo particolarmente intenso.
Era sexy, capiva benissimo perché Michela prima se lo stesse mangiando con gli occhi. Lo stava facendo anche adesso seduta sull’altro divano, mentre partecipava silenziosamente alla loro interazione.
Notando probabilmente che l’approccio stava procedendo bene, anche gli altri Big Bang e il gruppo delle quattro ragazze li raggiunsero.
Nicole si era finalmente quasi del tutto ripresa ed era accompagnata da una parte da una sua amica e dall’altra da uno dei ragazzi.
Mmh.
Seungri, se non ricordava male.
Ora ad Emi mancava solo un nome alla lista - Daesung miracolosamente se lo ricordava ancora.
– Je, come si chiama quello là con la cresta? – chiese a bassa voce alla minore.
- Taeyang –
Prese atto.
Teayang, Daesung, Seungri, T.O.P e G-Dragon. Yeah! Se li ricordava tutti.
Gongolò, concedendosi un piccolo momento di soddisfazione personale.
Con la coda dell’occhio però le sembrò che l’ultimo della lista, da come la stava guardando, avesse intuito la domanda posta alla sorella e anche il suo allenamento mnemonico.
Forse ho appena fatto una figura di merda.
Forse aveva capito che lei non era una vera fan dei Big Bang. Se la sarebbe presa? Avrebbe trovato ingiusto che il pass del backstage fosse andato a lei piuttosto che a qualcun’altro? Ma dopotutto c’era anche Michela che non era una loro fan sfegatata, dal momento che aveva accompagnato la figlia, o forse no…
Calmati cervello, non pensiamoci più. – Ehi come stai? – chiese a Nicole, che nel frattempo si era seduta sulla poltrona vicina.
- Meglio – sorrise - Le altre mi hanno detto che prima mi hai aiutato. Ti ringrazio –
Era una ragazza davvero timida, aveva detto il tutto con molto imbarazzo, stringendo i pugnetti sopra le gambe. Si scusò con tutti i presenti, ricevendo ovviamente risposte di rassicurazione  e di interesse sulle sue condizioni.
Da quel momento in poi, cominciare a chiacchierare venne quasi naturale.
 
*
 
Le fan ormai stavano discorrendo con i loro idoli con scioltezza. Accadeva soltanto qualche gaffe in inglese, ma terminava puntualmente con delle risate divertite.
Emi pensava che un incontro nei backstage fosse tutt’altra cosa. Un “Ciao”, una foto, un autografo, qualche domanda e un “Tante buone cose”, il tutto condito ovviamente da rossori, balbettii, urletti emozionati e qualche lacrimuccia delle più emotive.
Invece vedere fan e celebrità parlare del più e del meno con serenità la sorprese piacevolmente.
Forse c’era da ringraziare in parte la perdita di sensi di Nicole. Per quanto poco gradita potesse essere stata, aveva in qualche modo rotto il ghiaccio.
Fino a quel momento era andato tutto bene.
- Chi è il tuo preferito fra di noi? –
Appunto.
Da due minuti si era nuovamente messa a parlare con G-Dragon, che aveva scoperto essere, grazie ad una rapida soffiata di sua sorella, il leader dei Big Bang. A lei e a Jessica aveva fatto le tipiche domande che si chiedono a chi non si conosce, tipo l’età, da dove venissero, cosa facessero nella vita.
Sembrava un bravo ragazzo, molto cordiale ed educato. E dalla risata facile.
Che nonostante avesse dei tratti molto - davvero molto - femminili, non era effemminato. Forse lo sarebbe stato un pochino se messo a confronto con un macho italiano, ma questo sarebbe valso probabilmente per la maggior parte degli idol coreani.
I suoi capelli da bad boy arancioni, leccati all’indietro con il gel, contrastavano con la persona gentile che si era rivelato essere.
Ora, tuttavia, quella persona gentile le aveva appena posto la domanda scomoda di cui sopra.
E sua sorella se ne era appena andata via con Seungri.
- Ah…ehm – si sentì molto Jessica venti minuti prima – Non ho un preferito, mi piacete tutti allo stesso modo – rispose cercando di essere convincente.
G-Dragon rise – Oh, c’mooon! – si lagnò come un bambino, prolungando a dismisura l’ultima parola – Scegli soltanto uno di noi – e accompagnò la richiesta con un ampio gesto della mano che andava a comprendere tutti e quattro gli altri suoi compagni. Insieme ad uno dei suoi migliori sorrisi.
Quei bellissimi denti.
Emi sbuffò, ma cercò di essere comunque cordiale – Davvero. Credo che ognuno di voi debba essere ammirato per qualcosa, non si può scegliere -
Tuttavia l’altro non cedeva - Tutte le altre, e anche tua sorella, hanno detto chi è il loro bias – Bias? – Perché tu no? -
Imperterrito il tipetto.
Ma anche scema lei, avrebbe potuto prepararsi a questa prevedibile domanda, no?
Perché era prevedibile vero?
- Lui –
Ne voleva uno? Bene. Ora sperava che non le rompesse più.
Il ragazzo si girò verso il punto che Emi gli aveva indicato con un cenno della testa e, quando individuò il prescelto, per un secondo fece un’espressione mista di consapevolezza e rassegnazione.
Immediatamente sostituita da un ghignetto furbo appena si rigirò verso di lei– Lo sapevo –
Emi corrugò la fronte – Perché? –
Lui sollevò un angolo della bocca, enigmatico.
Oddio, che cazzo sta pensando questo?
- Ho notato gli sguardi che gli lanciavi tutto questo tempo –
- Cos-…mi stavi osservando? –
Si stava domandando perché non fosse rimasta a parlare con Seungri. Lui si che la faceva ridere, soprattutto per il suo inglese mancato!
- Sorridevi ogni volta che ti ricambiava lo sguardo –
Touché.
Emi guardò da un’altra parte, palesemente imbarazzata.
G-Dragon stava rivelando ancora un’altra parte di sé. L’osservatore.
Dannazione, non poteva neanche guardarsi un tipo in santa pace che uno doveva per forza parlarne.
Era vero, aveva più volte lanciato qualche occhiata a T.O.P e quelle due volte che lui aveva incontrato i suoi occhi si erano scambiati un timido sorriso. Le aveva fatto piacere, non lo negava. E allora? Doveva essere messa sotto i riflettori per questo?
G-Dragon le toccò il braccio – Hey…
Alzò di nuovo gli occhi su di lui, vedendo il suo sguardo un po’ pentito.
- Non intendevo infastidirti, è solo-
- Lo so, non preoccuparti – lo interruppe, sorridendogli per rassicurarlo – È  solo che hai la curiosità di una donna – Sapeva che non stava facendo quei commenti con cattiveria, non le sembrava il tipo.
Risero e la tensione sparì.
- Se avessi detto il tuo nome saresti stato più contento, vero? – Eh, ma va Emi?
Lui ignorò la sua domanda - Emi – disse con tono più serio – Tu non sei una VIP, giusto? –
Ecco. Eccheppalle.
Emi non sapeva e non amava mentire. Tuttavia era brava a recitare, ma non era quello il caso.
Fortunatamente si ricordava cosa volesse dire VIP grazie a tutte le volte che l’aveva sentito nominare da sua sorella.
- No, mi dispiace –
Chissà cosa le avrebbe detto adesso. Si sarebbe arrabbiato?
– Sei arrabbiato? –
Lui fece una faccia stupita – No, perché? Dovrei? –
L’italiana si rasserenò un pochino – Come l’hai capito? – gli chiese.
Sembrò pensarci un po’ su - Beh dal tuo modo di fare direi, si. Le ragazze qui sono davvero emozionate, tu non proprio. Ah, e perché prima mi era sembrato che avessi chiesto a tua sorella chi fosse Taeyang, sbaglio? –
Caspita.
Emi rise di gusto. A quanto pare la cosa doveva essere molto palese, o forse era lui particolarmente attento.
- Una VIP non chiederebbe mai chi è Taeyang – sorrise G-Dragon, trattenendosi dal ridere pure lui.
- Già, vero!  – disse Emi, cercando di riprendersi – Senti, ma mi stai scrutando? – e gli lanciò un’occhiata alla quale il coreano non poteva scappare.
Lui sgranò gli occhi – Oh, no-no io… - cominciò con il giustificarsi, ma poi sospirò in rassegnazione - Un pochino, solo un pochino – confessò, mimando il “pochino” con l’indice e il pollice. Poi le sparò un sorrisone a trentadue denti, cercando probabilmente di salvarsi dalla gaffe.
Emi aggrottò le sopracciglia confusa. Aveva posto quella domanda per divertimento, non si aspettava di certo una risposta.
Per di più affermativa.
– Ma…perché? Mi sto comportando in modo strano? Mi sto comportando male? –
Ecco, era partita in quinta a farsi mille problemi che anche lei, se dava retta a quella misera parte razionale che le era rimasta, sapeva essere del tutto inutili. Non sapeva dare un freno alla propria ansia quando poteva esserci stato il rischio di non essersi comportata come si deve.
Tutte queste paranoie ovviamente ancora prima che il rapper le avesse dato una risposta di conferma o meno.
Il sopracitato, appunto, si mise a ridere alla reazione esagerata della ragazza, mandandola ancora più in crisi – No tranquilla, niente di tutto ciò –
Poi  la guardò e qualcosa parve essere cambiato.
Uno strano scintillio si manifestò negli occhi castani del giovane, facendo diventare un po’ inquieta Emi che adesso non sapeva più cosa aspettarsi.
– È che…sei davvero bella -
Eh?
Scusate, cos’era quell’improvviso nuovo atteggiamento? Prima il Gentile, poi l’Osservatore e ora?
- Bella? – se aveva sperato in una risposta che potesse dare fine alle sue sofferenze interiori si era illusa allegramente, perché queste continuarono a tormentarla, con l’aggiunta di ulteriore confusione e di palpitazione accelerata.
E caldo.
Cazzo Emi, calmati Santiddio!
Perché sono così?! Manco lo conosco, porca miseria!
A breve le sarebbero sudate la mani.
Ah, no. Lo erano già.
MMMMMMH!!
Non capiva il perché di tutto quello.
Facendo un rapido punto di come era lei di solito sapeva che i complimenti, specie se fatti da ragazzi di un certo tipo, la imbarazzavano, ok. Ma oltre ad un sorriso timido e ad un leggero calore che passava in un minuto il trambusto interiore finiva là.
Allora perché il tizio qui di fronte le aveva causato quell’esagerata reazione fisiologica?! E vogliamo parlare del – fortunatamente fulmineo - blackout mentale, l’Eh??!
Cos’erano, i denti perfettamente bianchi a fare tutto ciò? Si per carità, un sorriso così spiazzava, ma non era sufficiente come motivo.
No no. Lei sapeva cos’era, ma aveva bisogno di analizzare tutto prima di essere certa della conclusione corretta, ovvero questa.
Signori, il qui presente Mr. G di fronte a lei, oltre a possedere tratti orientali che la attraevano abbastanza già di loro, nel farle quella constatazione aveva improvvisamente assunto un altro sguardo, un altro ghigno ed un’altra espressione tipici del flirting, mai mostrati fino a quel momento.
E se per tipo un secondo Emi si era sentita quasi lusingata da un possibile interesse anche solo estetico di lui nei suoi confronti, si era rinsavita subito perché - dedusse - quello era fan service.
Il ragazzo lo praticava da anni, era ormai un esperto in campo. Bastava guardare i migliaia di esemplari provvisti di vagina che cadevano ai suoi piedi quando lui entrava in quella modalità.
Probabilmente gli era sfuggito di farlo anche con lei, nonostante non fosse stato affatto richiesto.
Deformazione professionale.
Ovviamente, tutta questa elaborazione cerebrale in Emi durò solo due secondi.
Ritornò alla realtà prestando di nuovo attenzione all’attuale G-Dragon che aveva davanti, ovvero il Playboy.
- Si, lo sei. Sai com’è, se c’è una bella ragazza, ci si gira a guardarla – disse lui come se attingesse dalla sua saggezza, senza mai abbandonare il nuovo fare.
- …ah. - Emi non riusciva ancora ad articolare delle parole, solo abbassò un attimo lo sguardo, senza essere lasciata in pace dall’imbarazzo. Non sapeva proprio come comportarsi.
G-Dragon continuò convinto - E poi, prima non hai esitato un attimo ad aiutare Nicole. Forse non l’avrai fatto apposta, però hai attirato la mia attenzione – e poi sospirò – e non solo la mia –
Lo vide girarsi appena con uno sguardo rassegnato Ancora? dietro di lui.
Ecco!
Ora Emi aveva finalmente messo in ordine le tessere del puzzle. Stentava comunque a credere a ciò che stava succedendo.
Davvero, era la protagonista di una fanfiction? Perché in quel caso avrebbe potuto farsene una ragione.
Ma ad ogni modo.
T.O.P e G-Dragon, uno il bello e l’altro il leader dei Big Bang.
Era riuscita a farsi notare da entrambi, senza neanche averlo potuto pensare. Se già questo aveva dell’assurdo, lo era anche il fatto che tutto fosse successo nel giro di forse venti minuti, solo per il suo altruismo pacato e il suo aspetto, a quanto pareva, piacevole.
Per questo motivo che entrambi si erano avvicinati a lei con la scusa di ringraziarla? Che le avevano fatto quei complimenti? Che T.O.P le ricambiava gli sguardi con un sorriso? Che G-Dragon aveva passato del tempo a parlare con lei?
Per questo che, quando lei gli aveva detto che “il suo bias” non era lui ma l’altro rapper, si era impercettibilmente rabbuiato?
Se la stavano contendendo?!
Magari se la stavano giocando come premio. Era l’unica spiegazione insensata che era riuscita a darsi: due sex symbol, abituati ad avere orde di fanciulle che li miravano come dei, che in un momento di noia della loro vita da viziate celebrità avevano deciso di divertirsi a fare i predatori con la vittima di turno, abusando del loro fascino.
Io ho problemi seri.
No, in verità la situazione era molto più normale.
Meno male che la sua metà realista funzionava ancora abbastanza.
Semplicemente, aver visto una bella ragazza fare la Crocerossina, dando mostra della propria calma e della propria sicurezza, dovute anche dal potenziale istinto materno proprio del genere, doveva aver risvegliato in loro la produzione di testosterone e l’impulso primitivo maschile di avvicinarsi all’esemplare femmina che li aveva colpiti, anche solo per scambiare, questo nella civiltà attuale, quattro chiacchiere o fare brevemente colpo sulla suddetta, sebbene in tutti i casi il filmino mentale di concupirla selvaggiamente fosse sempre presente, più controllato o meno a seconda dell’individuo. Una sorta di voglia di mettersi in mostra, scaturita dal tipico atteggiamento di sfida che alimenta l’orgoglio maschile in parte regolatore delle relazioni fra uomini che, per l’appunto, agiscono in questi casi a causa di una spinta che arriva dal bassoventre.
Ad Emi sembrava tanto di far parte di un documentario della National Geographic sulla riproduzione animale, in cui la fregata femmina, cioè lei, era contesa dalle due fregate maschio, ovvero i due coreani, che tentavano di fare colpo gonfiando la grande sacca gulare rossa, aprendo le ali e alzando il becco verso il cielo. 
Devo andare a farmi vedere da uno bravo.
Nonostante il flusso di coscienza incontrollato, questa era la realtà dei fatti.
- Sei una bella ragazza e sembri intelligente, mi piace parlare con te –
Realtà dei fatti confermata. Gli uomini non resistono al richiamo della figa, che siano colti, saggi, bifolchi o ignoranti.
G-Dragon era comunque stato furbo. Aveva azzeccato i due complimenti preferiti di Emi, soprattutto il secondo, aggiungendo con l’ultimo commento quel pizzico di malizia proprio del suo nuovo atteggiamento, accompagnandoci un sorriso cortese.
A modo suo, stava gonfiando la sua grande sacca gulare rossa.
Uno psichiatra mi serve, si.
 
*
 
SeungRi aveva interrotto i loro discorsi Grazie a Dio per invitarli a fare una foto di gruppo con tutte le fan e i Big Bang.
Emi finalmente poté scappare da quella frustrante situazione, dedicandosi a Jessica, che fino a quel momento era rimasta a chiacchierare amabilmente con chissà chi.
- Allora, ti stai divertendo? – chiese, accarezzandole le testa.
- Tantissimo! Emi non puoi capire, sono al settimo cielo! –
- E invece ti capisco benissimo. Ti ricordo che io ho provato le stesse emozioni con Bellamy&co.! – asserì incrociando le braccia da finta offesa.
- Ah! – Jessica sembrava aver avuto un’illuminazione – Lo sai che a Daesung piacciono i Muse? –
Daesung, quello platino  – Sul serio?! – non se lo aspettava proprio – Mi sta improvvisamente simpatico! – esultò battendo le mani.
- Gli ho detto che tu sei una loro fan e lui ha approvato dicendo che hai dei bei gusti musicali! –
Emi lo cercò con lo sguardo, individuandolo ridere con T.O.P.
Gli sembrava proprio una bella persona, sempre così sorridente e solare.
Prima di rigirarsi però, aveva incrociato per un attimo proprio gli occhi del rapper.
Pochi secondi e se lo ritrovò di fianco a rivolgerle entusiasta la parola – Dai, mettiamoci in posa  – e all’improvviso lo vide prepararsi di tre quarti, una mano sul fianco e l’indice dell’altra sulle labbra, in una parodia della seduzione.
L’espressione da modella da catalogo fu il colpo di grazia.
- Oh My God! – Emi scoppiò a ridere – Oddio, sei–
Non riuscì proprio a completare la frase.
Jessica si unì alla sorella, per poi contagiare anche il resto dei presenti, mentre T.O.P continuava a intrattenere variando tra il suo repertorio di pose “sexy”. Incredibile come quella persona fosse così diversa da come appariva.
Un idiota, altro che!
Un idiota piacevole, s’intende.
Emi smise di ridere e sentì il leader che ordinava ai suoi compagni di spargersi tra le fan e mettersi in posa, così si sistemò meglio anche lei, con Jessica davanti in ginocchio.
Fu così che di nuovo si ritrovò affiancata dalle due fregate maschio, G-Dragon a sinistra e T.O.P a destra.
Una strana sensazione si fece percepire a livello dello stomaco.
Questa peggiorò quando il moro le appoggiò delicatamente una mano sulla spalla, mentre con l’altra faceva il segno di vittoria.
La stessa andò a paralizzarle gli arti quando il bad boy alla sinistra le passò il braccio dietro la schiena, mentre faceva strane smorfie con la bocca. Ma è un bimbominkia adesso?
Emi cercò di non dare troppo peso alla morsa che aveva allo stomaco e si concentrò a sorridere molto carinamente all’obbiettivo.
Fatti i due scatti si liberò in fretta di quella posizione, cosicché il suo organo digerente potesse finalmente tornare ad uno stato normale.
- Emi – era Jessica – ti va se ci facciamo fare una foto da sole con loro? – le chiese con la digitale accesa già in mano – Ma stai bene? –
Sembrava proprio che il suo disagio fosse trapelato sul suo viso – Si-si tutto ok. Dai chiediamogli di fare la foto! –
Andarono da SeungRi, che subito radunò di nuovo i cinque Big Bang, solo per loro – Volete l’esclusiva ah? –
Chiesero a Michela se poteva scattargli la foto – Amore – chiamò lei la figlia – ne vuoi anche tu una da sola con loro dopo? – le propose con l’occhiolino. La ragazzina annuì vigorosamente in risposta, con gli occhi luminosi, per poi chiedere un silenzioso permesso ai Big Bang, i quali ovviamente le diedero conferma.
E infine anche le altre quattro ragazze, accortesi dell’opportunità nascente, stavano già preparando i propri dispositivi per avere quella che ormai non era più un’esclusiva.
Concentrata a guardare il nuovo concitamento, Emi trasalì quando percepì due “cose” che le passarono sotto entrambe le braccia. Erano due mani ingioiellante, che stavano facendo il segno a V.
Il viso di G-Dragon le spuntò successivamente sopra la sua spalla sinistra.
Decisamente troppo vicino, irrigidirsi fu inevitabile - Che ci fai qui? – chiese con aria sorpresa e finta divertita, cercando di non badare al buonissimo profumo di quel tipo strafottente.
Lui in tutta risposta si girò facendo mostra del suo migliore sorriso e della sua miglior espressione innocente – Mi metto in posa per la foto, ti do fastidio? –
Un bel cazzotto su quei dentini bianchi, ecco cosa!
- No no, ma posso una domanda? Sei sempre così immediatamente confidenziale con tutte le fan? – gli chiese con una cordiale e sfacciata nonchalance che non esisteva.
- No, di solito no. Ma tu non sei una fan, perciò… -
Lo guardò malissimo.
Lui ghignò, furbo – Con te posso fare qualsiasi cosa –
- Col cazzo – gli rispose Emi con un fintissimo sorrisone, seguito purtroppo da una reazione compiaciuta dell’altro.
Sorrisone che mantenne per la foto, nella quale Jessica era di nuovo chinata davanti a lei, ma sta volta con Daesung che le metteva un braccio attorno alle spalle.
Meno male che era lui, un pensiero in meno. Se fosse stato qualcun altro si sarebbe dovuto aspettare delle conseguenze poco tolleranti per aver osato tanto con la sua sorellina.
T.O.P invece questa volta non era vicino a lei. Peccato, forse stava cedendo nella lotta delle fregate.
Questo paragone doveva essere morto minuti fa, Emi.
La sua presenza comunque era sicuramente più piacevole di quella del Drago che tanto amava darle sui nervi e che ora aveva appoggiato comodamente il mento sulla sua spalla.
Spero che sto meeting finisca presto.
 
*
 
Finalmente per Emi, l’ora della dipartita era giunta.
Era stato proprio un bell’incontro in fin dei conti, tralasciando giusto qualcosa.
Tra loro vincitrici del backstage si erano già salutate, scambiandosi qualche numero e contatto.
Vide poi il gruppo di Nicole darsi strette di mano e abbracci con i cinque coreani, leggermente impacciati rispetto le italiane che davano mostra della loro calorosità mediterranea.
Emi ridacchiò sotto i baffi.
Mentre volavano saluti e ringraziamenti, però, percepì degli strani rimbombi sordi arrivare dall’esterno.
Sembrava tuttavia che nessun’altro ci facesse particolarmente caso, presi com’erano dal momento degli addii.
Intenta com’era a capire cosa davvero fossero, non s’accorse che anche Laura e Michela avevano già salutato ed ora stavano andando via.
- Emi, tocca a noi! –
- Si! –
Erano le ultime.
Andò con la sorella verso i ragazzi, che si erano disposti in fila vicino all’uscita.
- Ciao! – esclamò Jessica in italiano abbracciando forte Seungri, che ricambiò la stretta ormai a suo agio dopo tutte quelle che aveva ricevuto.
Il secondo era Daesung. Quando però toccò a lui, prima di stringerlo, Emi vide la sorellina imbarazzarsi per un attimo.
Si, era il suo bias.
Questi, da bravo, se la coccolò fra le braccia a mo’ di fratello maggiore, sempre con quell’enorme sorriso stampato sulle labbra, per poi lasciarla andare verso gli altri.
Anche Emi cominciò a salutare – Ciao Seungri – gli disse abbracciandolo piano – Migliora il tuo inglese –
Lui scoppiò a ridere – Lo prometto –
Daesung già l’aspettava a braccia aperte – Ciao fan dei Muse! –
Emi rimase un secondo interdetta, per poi sgranare gli occhi e stringerlo entusiasta – Jessica mi ha detto! Dobbiamo andare ad un concerto insieme! –

……
Mmh, beh…
Scoppiarono a ridere entrambi per l’assurdità della cosa. L’entusiasmo da fan l’aveva fatta parlare a vanvera.
Scivolò al successivo e si ritrovò davanti lui, T.O.P.
La guardava gentile e le porgeva la mano.
Le mani erano uno dei dettagli cruciali per Emi per farsi la prima impressione di una persona. Lui le aveva curate, eleganti e forti.
Aveva acquistato parecchi punti.
Lei gliela strinse, percependo un dolce calore diramarsi dal palmo, correre per tutto il braccio, per finire al petto. Mantenendo la presa si abbracciarono, stringendosi con delicatezza.
Percepì il respiro di T.O.P vicino al suo orecchio.
- Sei davvero carina –
A quel sussurro, istintivamente lei non poté che sorridere, grata e lusingata.
Quando sciolsero l’abbraccio lui aveva uno sguardo lievemente imbarazzato.
Non potendo dilungarsi troppo Emi lasciò andare piano la mano, spostandosi a salutare Taeyang.
Se fossero stati in un’altra occasione, o se fossero state due persone diverse, avrebbe tanto voluto conoscere T.O.P più a fondo. Era sicura fosse una persona con cui avrebbe potuto tranquillamente rilassarsi, passare un pomeriggio in un café a parlare l’uno dell’altra, in totale serenità.
E - siccome la sua mente amava fantasticare – magari col tempo si sarebbero avvicinati sempre di più, iniziando a provare qualcosa di più tenero. Sarebbero usciti sempre più spesso, si sarebbero guardati teneramente…
Finì questi pensieri che si ritrovò davanti l’ultimo dei Big Bang e l’unico che non le andava a genio, il quale l’aspettava con un sorrisetto che lei avrebbe tanto voluto strappargli dalla faccia.
Si limitò a guardarlo storto, alzando un sopracciglio.
- Avanti, non mi guardare così – disse lui divertito, allungandosi verso la ragazza per intrappolarla fra le sue braccia. Lei ricambiò il gesto senza entusiasmo.
- Dai, non ti sto simpatico? –
- Hmf… -
Sentì la testa del coreano appoggiarsi di più sulla sua e la stretta prolungarsi qualche secondo in più del previsto.
Non che vennero notati per questo. Gli altri si erano ormai allontanati, mentre Jessica era andata a recuperare le borse.
Ma quei due attimi in più in quella posizione, senza che nessuno dei due dicesse niente, avevano fatto si che Emi per un istante si lasciasse andare, adagiando il proprio capo sulla spalla dell’altro. A posteriori, non seppe spiegare neanche lei il perché, ma sentì che le venne spontaneo e che in fondo quel tipo non era poi così spiacevole.
Il tempo di un sospiro e si staccò da lui, che però prima di lasciarla del tutto mantenne il contatto facendo scivolare le mani fino ai suoi avambracci.
La guardò con occhi sorridenti, finalmente senza nessuna presa in giro celata – Un pochino si però –
Emi abbassò un attimo lo sguardo ridacchiando lieta e ammise senza problemi – Un pochino, solo un pochino– mimando il “pochino” con l’indice e il pollice.
 
*
 
- Bello –
L’acqua si schiantava al suolo con la violenza di un fulmine. Si distruggeva in mille parti senza pietà, facendo un fracasso infernale per la quantità incalcolabile di proiettili che picchiavano il cemento.
Il vento non era da meno, si impegnava anche lui a rendere quella scena il più maestosamente apocalittica possibile, gettando la pioggia sempre più trasversale.
Gli alberi, dal buio lontano, fungevano da perfetto sfondo in quel tenebroso paesaggio agitato dalla ferocia, scuotendo spietati le proprie chiome, vittime delle sferzate di aria gelide.
L’ira degli dei in tutta la loro potenza.
- Noè non era già passato? –
Il sarcasmo regnava sovrano in quei pochi commenti che le due sorelle riuscivano a scambiarsi nel frastuono, mentre la rassegnazione prendeva piede.
Il tempestone estivo aveva avuto proprio un tempismo perfetto.
La maggiore sospirò - Aspettiamo che passi, prima o poi sballerà –
Si girò con occhi da cucciolo indifeso verso l’omone della security che le aveva accompagnate all’uscita dei backstage, rimasto senza parole anche lui di fronte al finimondo di Madre Natura – Per favore, possiamo aspettare qui dieci minuti, giusto il tempo che si calmi un pochino? –
- Si, va bene – Beh, poteva rispondere altrimenti?
Passarono forse tre o quattro minuti, mentre i tre – si, anche l’omone, che doveva controllare le due fanciulle – se ne stavano sull’uscio aspettando che il maltempo si attenuasse un pochino.
- Hey
Emi, che si era pigramente appoggiata su di uno stipite, nel sentire quella voce e una mano sulla schiena, girò la testa di scatto: il viso di G-Dragon le si parò davanti.
- Ancora qui? –
La ragazza rispose rassegnata – Eh, si - disse rivolgendo un cenno al tempaccio che non dava segno di passare – Non abbiamo gli ombrelli, non so come ho potuto dimenticarli! –
Si diede una pacca sulla fronte, riprendendo se stessa.
- Beh, anche con gli ombrelli, io là fuori non ci andrei – Il ragazzo si fermò un attimo a contemplare la furia estiva - Avete molta strada da fare? –
- No, siamo abbastanza vicine. Venti minuti a piedi e siamo a casa. Però lungo la strada non ci sono…coperture dove ripararci – tentò di spiegare Emi, mimando le “coperture” con le mani a tetto sopra la testa per rendere l’idea, non essendo sicura di aver azzeccato l’inglese.
Lui annuì, prendendo atto della situazione. Poi richiamò di nuovo l’attenzione delle due italiane – Che ne dite se vi diamo un passaggio? –
Emi lo guardò, vedendo che la proposta era seria, poi si girò verso la sorella, per capire dai suoi occhi luminosi che Jessica era più che desiderosa di accettare.
Beh ovviamente, sono i suoi Big Bang.
Lei però non era tipa che amava chiedere favori alle persone, tendenzialmente si arrangiava. Però questa volta non c’era solo lei, doveva occuparsi anche della sua sorellina.
- Beeh…-
Sentì la mano del rapper accarezzarle la schiena con fare rassicurante, come per convincerla ad accettare.
Percepiva lo sguardo rammaricato di Jessica su di lei, tuttavia non riusciva proprio a dire subito di sì. L’aiuto le era stato offerto, ma anche così le sembrava comunque di approfittare della gentilezza altrui.
- Non è un disturbo? È tardi, non siete stanchi? –
- No tranquilla, nessun disturbo – le sorrise G-Dragon.
E sorrise anche lei – Va bene allora, accettiamo –
 
*
 
Il leader dei Big Bang aveva informato gli altri suoi membri dello strappo che avrebbe dato alle due sorelle e di aspettarlo direttamente all’hotel.
Salirono nell’Audi nera, mentre il suo manager si metteva alla guida.
Fuori dallo stadio non c’era più nessuno. A causa del tempaccio, le fan avevano ben pensato di tornare a casa al caldo e all’asciutto, piuttosto che buscarsi una polmonite record per aver aspettato i cinque coreani sotto la pioggia battente per un tempo indefinito.
Meglio così, meno trambusto.
Tanto sarebbero quasi sicuramente tornate comunque all’attacco postandosi sotto il loro hotel il giorno dopo o in aeroporto per salutarli alla loro partenza; impossibile che nessuna di loro fosse venuta a conoscenza di certe informazioni.
Anche lei una volta aveva fatto la stalker con i Muse quando erano venuti in una delle loro tante date a Bologna, volta in cui era riuscita ad avere una foto con tutti e tre i componenti della band.
Un sogno divenuto realtà!
A tal ricordo, un sorriso si formò sulle labbra di Emi che se ne stava comodamente stravaccata sul sedile centrale posteriore della berlina.
Non capiva perché ci fosse finita lei lì in mezzo, quando tra le due la fan era sua sorella.
Eppure, lanciando un’occhiata a quest’ultima, la vedeva che tranquillamente seguiva il percorso delle gocce d’acqua che scivolavano sul finestrino. Forse neanche ci aveva pensato a questo dettaglio.
Alla sua sinistra, il coreano che aveva gentilmente offerto loro il passaggio era impegnato a scrivere sul suo iPhone chissà che cosa. Poi lo vide mettere via l’aggeggio e rivolgerle un sorriso di circostanza.
Lei ne approfittò – Ti ringrazio, sei davvero gentile a portarci a casa – disse, accompagnata da Jessica che annuì vigorosamente alla sua destra.
Il ragazzo ridacchiò – Davvero, nessuno disturbo. E poi basta, è la quarta volta che mi ringrazi penso –
Emi s’imbarazzò, sistemandosi i capelli dietro l’orecchio.
- Che cosa fate domani? – lo sentì chiedere per riempire il silenzio.
A rispondere per prima fu Jessica – Io devo tornare a casa. Ho scuola il giorno dopo, non posso saltare troppe ore –
G-Dragon la guardò inclinando la testa – Tu da sola? – chiese, per poi spostare lo sguardo da una sorella all’altra.
Emi prese parola – Si, torna in treno – poi s’indicò – Io resto qui due tre giorni dalla mia amica, quella che ci ospita. È da tanto che non ci vediamo e non mi sembrava carino stare qui solo per approfittare del letto gratis per stanotte –
Era davvero da tanto che non vedeva Selena, avevano davvero un sacco di cose da raccontarsi.
L’altro l’ascoltò annuendo – Quindi stai un po’ qui a Milano? – le chiese.
Gli diede risposta affermativa e poi ricambiò la domanda – Voi invece quando ripartite? –
- Abbiamo il volo venerdì sera –
Emi fecce due rapidi conti mentali. Dopodomani quindi.
La conversazione venne interrotta dal manager che aveva fermato l’auto – Siamo arrivati, è questa? – Guardarono alla propria destra la casa gialla a schiera con il civico 96.
- Si grazie, è questa – rispose Emi.
Il viaggio era stato breve, il momento dei saluti definitivi era arrivato.
- Beh… – Jessica cominciò a parlare – Grazie di tutto, è stato davvero bello conoscervi –
Le si leggeva in faccia tutta la gratitudine mista alla tristezza per dover dire addio al proprio idol.
G-Dragon protese un braccio verso di lei per stringerle la mano e l’altro a scompigliarle i capelli – Anche per me, Jessica –
Il modo in cui aveva pronunciato il nome di sua sorella era stato infinitamente dolce.
La diciasettenne se possibile divenne ancora più imbarazzata di quel che era già.
Emi sorrise alla scena. Ci sapeva proprio fare, il tipo.
I due si salutarono e Jessica scese dall’auto, correndo all’entrata della casa dove l’accolse Selena, avvertita dell’arrivo delle due ragazze.
Emi si girò verso il coreano – Grazie di tutto –
Lui la guardò divertito - E siamo a cinque –
Le ci volle un secondo, poi collegò. Scoppiarono a ridere entrambi.
Effettivamente al pensiero che non lo avrebbe mai più rivisto, dire “ciao” era diventato un po’ più difficile.
Le avrà fatto anche saltare i nervi, ma a posteriori doveva ammettere che quel manga vivente era stato una piacevole compagnia.
E poi lui ora si era fatto serio.
Perché mi guarda così?
Sembrava stesse decidendo se dirle qualcosa o meno - Tu e la tua amica avete già impegni per domani sera? – le chiese d’improvviso.
Emi lì su due piedi non riuscì a comprendere bene le 5W del momento, finendo così con l’impappinarsi – Io…non lo so…no, non credo, dovrei chiedere… -
Sembrò esitare a continuare il discorso, poi la riguardò – Posso avere il tuo cellulare? Solo un secondo –
Lei restò un attimo confusa, poi cercò il cellulare nella tasca della tracolla e glielo porse non molto convinta.
Lui glielo prese di mano - Grazie –
La ragazza osservò la schermata e intuì che stava digitando un numero.
No…
Poi G-Dragon premette l’icona della cornetta verde e inoltrò la chiamata.
Ma cosa…?
Una suoneria si diffuse all’interno dell’abitacolo dell’Audi, che si scoprì provenire dall’iPhone del rapper quando questo lo tirò fuori per rifiutare la chiamata come conferma che il procedimento era avvenuto correttamente.
Emi lo guardò incredula – Ma cosa stai facendo? –
Lui finalmente alzò gli occhi su di lei e, mentre le restituiva il cellulare, le sorrise – Ho scambiato i nostri numeri, così ci possiamo sentire per domani sera. C’è una festa, mi piacerebbe venissi anche tu. È invitata anche la tua amica –
Glielo disse con incredibile naturalezza, come se lei non avesse affatto dovuto restare basita come realmente era. Aveva mille domande che gli frullavano in testa.
Cosa dico a Je ora? Una era questa.
- Non dirlo a tua sorella –
Mi legge pure nel pensiero adesso?! – Perché? –
Il coreano abbassò per un attimo lo sguardo – Lo sai, non vorrei ci restasse male. E poi è minorenne giusto? – lei annuì in risposta – Non sarebbe comunque potuta venire, c’è alcool e altro e capisci… - lasciò la frase in sospeso, facendole comunque intendere ciò che voleva dire.
- Capisco si - Emi diede un’occhiata all’entrata della casa ancora aperta. Dentro la stavano aspettando.
Però lei davvero aveva mille domande da fargli. Tentò di parlare – Sen-
- Ci sentiamo via Whatsapp. Ce l’hai vero? –
Lasciò perdere – Si si, ce l’ho -
Lui rimise via il cellulare e le si rivolse di nuovo – Ci sentiamo allora – le sorrise speranzoso – Fammi sapere –
- Certamente – rispose Emi, mentre si avviava fuori dalla macchina.
Lo vide protendersi in avanti per continuare a mantenere il contatto visivo una volta che lei era in piedi fuori dall’auto - Ciao! – glielo disse in italiano, mentre mimava il saluto con la mano.
Trovò la sua pronuncia alquanto buffa.
Ricambiò il saluto e chiuse la portiera, per poi dirigersi di corsa verso la porta di casa prima di inzupparsi troppo.
Dentro vi trovò Jessica e Selena intente a parlare del concerto e del post, che s’interruppero vedendola
– Emi ci hai messo una vita, che vi siete detti? –
- Niente – Che le dico? – Che anche lui era stato davvero felice di passare il tempo con noi e ha detto che sei davvero una brava ragazza, Je – cercò di essere il più convincente possibile.
Vide gli occhi della sorellina illuminarsi, mentre smorzava un gridolino da fangirl.
Le altre due risero, poi anche Emi si sedette sul divano, unendosi al racconto sulla serata.
Con Selena avrebbe parlato dopo.
 
~Intervallo~
  
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