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Autore: darkrin    08/02/2016    1 recensioni
Pensa che non voleva più essere suo marito, che non è giusto. Che la odia perché l’ha abbandonato di nuovo, l’ha lasciato solo in un mondo distrutto per affrontare una guerra in cui non poteva seguirla. Pensa che non dovrebbe toccare a lui.
(April/Jackson - zombie!au)
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: April Kepner, Jackson Avery
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Note: - Qualche tempo fa su lj scrivevo: "Ho scritto questa storia una cosa come mesi fa e l'ho poi abbandonata da qualche parte e mi sono dimenticata della sua esistenza fino a quando oggi non ci sono inciampata per sbaglio e ho deciso di ficcarla qui in attesa che a) mi venga la voglia di sistemarla meglio lol, no, non accadrà mai; b) io non decida che in fondo merita di più."
Da allora non mi è tornata la voglia di sistemarla, quindi ve la beccate com'era quando l'ho postata su lj. 

- * è una citazione di "La verità è che non gli piaci abbastanza" perché non mi ricordo che citazione ci avrei voluto mettere all'inizio e gli atteggiamenti di Gigi sono abbastanza imbarazzanti da giustificare che April arrossisca

 


Finché morte non ci separi



Durante i lunghi anni di studio, Jackson aveva imparato che c’erano cose che non potevano accadere al di fuori di uno schermo o della buia sala di un cinema. Non importa quanto da ragazzo avesse desiderato diventare l’eroe di una di quelle storie e salvare il mondo, certe cose, non esistevano. 
Gli eventi che si erano susseguiti nei lunghi anni che aveva passato al Seattle Grey – ora Grey Sloan Memorial –avevano sfidato qualsiasi legge della probabilità, ma Jackson sapeva che le indagini statistiche ed epidemiologiche perdono qualsiasi valore se applicata al singolo caso e certe certezze erano rimaste. 
Ora guarda negli occhi della donna che ha sposato e che l’ha costretto ad abbandonare la sua casa, l’ha costretto ad odiarla e pensa che è stato un idiota e pensa che non è giusto, che ha chiesto il divorzio e che non è giusto che ora tocchi a lui. Pensa che non dovrebbe farlo e che April era contraria all’eutanasia. E all’aborto, almeno fino all’arrivo di Samuel. E ora forse anche l’eutanasia…
Pensa che non voleva più essere suo marito, che non è giusto. Che la odia perché l’ha abbandonato di nuovo, l’ha lasciato solo in un mondo distrutto per affrontare una guerra in cui non poteva seguirla. Pensa che non dovrebbe toccare a lui.
Ma quella cosa che non è più April, perché April è uscita, incurante dell’allerta, incurante del fatto che il governo avesse dato l’ordine di non lasciare le case o il posto di lavoro, di barricarsi nei luoghi chiusi. April è uscita, affermando che c’erano ancora persone fuori, che era il loro lavoro aiutarle, metterle in salvo. 
Jackson le aveva gridato che non c’era nulla che loro potessero fare, che non c’era nulla da curare e lei si era voltata a guardarlo, solo per un istante, con occhi tristissimi e gli aveva risposto che non poteva saperlo, non finché non tentava. Le aveva urlato che era il suo superiore e le ordinava di non fare un altro passo, ma April aveva finto di non sentirlo. 
E Dio, perché aveva sposato una donna così stupida e così cocciuta? Una donna che non aveva mai tempo per i suoi bisogni. Una donna egoista, una donna che ora lo guarda, con occhi vuoti e la pelle grigia costellata di morsi e abrasioni. Lo guarda e non lo riconosce.
La cosa che non è April esala un verso gutturale, mentre avanza verso di lui, con passi incerti. Jackson indietreggia, lentamente, mentre stringe con più forza le dita intorno al calcio della pistola e si chiede, distrattamente, come abbia fatto ad entrare nel seminterrato dell’ospedale – era andato a cercare delle garze per quelli che erano vivi e degli strumenti da usare come armi contro quelli che non lo erano più e invece aveva trovato lei - e gli viene quasi da ridere al pensiero che, anche da morta, April non riesca a smettere di dargli il tormento, a pretendere cose che lui non può più darle, non vuole più darle perché lei l’ha distrutto, l’ha dilaniato, l’ha –
E lo fa ancora. Vuole farlo ancora. 
La cosa sussulta, al suono della risata che gli sfugge dalle labbra e Jackson deve farsi forza per non piegarsi su sé stesso, scosso dai singhiozzi e dal divertimento. Deve farsi forza, per non lasciarle quell’apertura. Per non –
Ma l’ha fatto per mesi, l’ha fatto da quando è tornata ed ora è così facile. Si raddrizza e indietreggia ancora, se solo riuscisse ad arrivare alla porta, alla… Improvvisamente le mani di April gli sono addosso e… Lo sparo parte prima che Jackson abbia finito di chiedersi quando è diventata così rapida. 
Quando.
La cosa non è April, ma ha i suoi capelli, il suo volto; è il suo fiato che le lascia le labbra in un singulto; sono i suoi vestiti quelli che indossa ed è il suo odore, quello che gli pare di percepire, sotto il tanfo della morte; è il peso di April, il suo corpo, quello che gli cade addosso, quando la cosa muore. Come è morta April, come - 



Hanno visto un film, una volta, rannicchiati sotto una trapunta natalizia, sul divano della loro casa, così vicini che la pelle sembrava continuare in quella dell’altro, che ogni respiro era carico del profumo dello shampoo di April.
Ne hanno visti tanti, ma quello gli torna alla mente, mentre si porta la pistola alla tempia e pensa: sia maledetta, se le permette di lasciarlo indietro di nuovo tra quelle macerie
Era una commedia per ragazzi, ma questo non aveva impedito ad April di arrossire e di ridacchiare nervosamente, in certi punti, e di nascondere il volto contro il suo braccio ed esalare un verso estasiato, al momento della dichiarazione. 
Il fatto è questo: Hai ragione. Mi sono talmente abituato a tenermi a distanza di sicurezza da tutte le donne, ad avere un potere, che non sapevo più cosa si prova quando veramente t'innamori di una di loro.*
Jackson pensa che non è giusto, che si erano promessi una vita intera insieme e che avrebbe voluto una vita intera di momenti come quello, in cui April gli si stringeva addosso e lo guardava con le guance rosse e gli occhi carichi di qualcosa, in cui si chinava a baciarle il collo e nasconderle il volto tra i capelli, in cui la prendeva in giro e le faceva il solletico e April si dimenava per sfuggirgli e rideva contro il suo orecchio. Una vita intera in cui erano felici. 
Pensa che avrebbe voluto poterla stringere almeno un’ultima volta tra le braccia; avere il tempo di perdonarla. Che avrebbe voluto una vi - 
Pensa. 
Poi spara.
   
 
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