Marceline era sicura che il rosa fosse un colore da sfigate.
Solo una melassa zuccherosa da carie sui denti di cui si ricoprivano le barbie, il tessuto sbralluccicoso dei vestiti da principessa che indossavano le bambine a carnevale, un atmosfera festosa di compleanni che aveva sempre visto solo nelle vetrine, nelle vecchie pubblicità di cui erano costellate le città ora scomparse.
Un colore che le ricordava troppo ciò che non aveva avuto, rimpiazzato da tinte di grigio, fumo, incubi che ancora la perseguitavano.