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Autore: Walking_Disaster    09/02/2016    1 recensioni
[Versailles]
Di vestiti da donna, bocche da baci e primi incontri tra Philippe e Lo Chevalier.
{MonChevy}
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sur la Lune




La prima volta che lo vide fu a Parigi, anni addietro. I riccioli neri, provenienti dal Tartaro, acconciati in boccoli gentili ad incorniciare quel viso di neve. Un medico avrebbe potuto tracciare l'esatto percorso delle vene bluastre, tanto la pelle era traslucida. La bocca di una rosa e gli occhi di un aconito, spaziava seriosamente per la sala con la dignità che solo un cervo poteva avere. Od un principe – dipendeva dal punto di vista.
Lo Chevalier si esibì in un profondo inchino, mentre i suoi occhi color delle tenere gemme in primavera riuscivano a stento a distogliersi dalla severità emanata dalla figura di Philippe I, duca d'Orleans. Il suo corpo, efebico, che cantava della Magna Grecia, era fasciato in un elaborato bustino color ocra, il viso da bambino adulto ora voltato verso la finestra. E suo malgrado, Lo Chevalier lasciò scivolare lo sguardo sulla mascella volitiva.
Colui che gli stava davanti, incurante delle risate di scherno degli altri nobili, un passo indietro rispetto al Re, era un celestiale connubio di perfetti contrasti. Veleno e voluttà raccontavano occhi e bocca, i tratti fanciulleschi induriti dall'espressione adulta e la mascella delineata, piattezza e spigolosità celati sotto le vesti tipicamente femminili. Lo Chevalier a lungo aveva pregato per essere accolto in Paradiso, ma ora ne aveva la prova: alcuni angeli cadevano davvero.



La gente ride di voi, ma voi restate imperturbabile.” Fu così che il biondo cavaliere esordì, giungendo alle spalle del fratello del re e scacciando con un gesto noncurante della mano un violinista che si era appartato con l'oggetto delle sue curiosità.
Philippe seguì il musicista e posò uno sguardo supponente su chi gli aveva appena rivolto parola. Gli venne offerto dello champagne, che lui accettò con un'occhiata vaga.
“Dovrebbe tangermi, Chevalier?” Lorraine si mise le mani dietro la schiena e si dondolò appena sui talloni, sorridendo furbescamente tra sé.
“Certo che no, Vostra Altezza. Chiedevo solo, poiché raramente ho visto incedere donne con tanta grazia. Insomma, senza offesa, ma l'ultima voce che girava sul vostro conto vi ritraeva come uomo.”
Philippe sfarfallò le ciglia un istante, drizzando il mento con fierezza. Poi sorrise in modo affettato e la lama che era nascosta tra quelle labbra d'Eros doveva poter tagliare l'aria.
“L'ultima volta che ho controllato ero uomo, difatti. Ed in ogni caso, se siete attento come volete far credere, dovreste anche sapere che mi vesto così fin da quand'ero bambino.”
E lo disse con tanta dignità e sicurezza che avrebbe potuto bruciare l'Olanda, mentre si bagnava appena le labbra con lo champagne che l'altro gli aveva offerto.
“Sono talmente attento d'aver notato che non dovreste stare qui, Philippe. Le possibilità dovrebbero essere due: o a dare il volto a qualche cherubino, o nel letto di qualcuno.”
Ed a Lo Chevalier non balenò neanche per la testa la possibilità d'aver esagerato. Le occhiate erano state fugaci, tante e promettenti. Dietro le iridi così generosamente colorate, c'erano letti sfatti ed un amore forse malato, che era tuttavia già scoccato.
Nessuno dei due credeva al colpo di fulmine. Eppure erano lì.
Il duca d'Orleans si voltò di scatto verso l'altro, il viso ora indurito in un'espressione arcigna. I bei tratti femminei ed efebici disfatti, sgretolati dietro il capriccio d'un principe.
“Avete idea di chi avete davanti, Chevalier?”
“Completamente, Principe.”



Ed ora le coperte erano davvero sgualcite, sudate e aggrovigliate tra le gambe disegnate di entrambi. Era un cubo di Rubik, quello dei loro corpi, inscindibili. Neanche loro avrebbero mai saputo dire dove finiva uno e dove iniziava l'altro.
Il primo a svegliarsi fu Philippe, con un mugugno di protesta che risolse nascondendo il proprio viso contro la spalla del cavaliere. I capelli erano filigrane d'oro e d'ebano, dai cui intrecci sarebbe stato possibile far nascere un regale arazzo.
Fu anche il turno di Lo Chevalier di aprire gli occhi, mentre si rigirava nell'abbraccio in cui il principe l'aveva chiuso e posava sul petto di lui un bacio bagnato.
“Perché vi vestite così?”
La voce del biondo era arrochita ed impastata dal sonno, mentre Philippe sussurrava un “mon Dieu” e respirava profondamente l'odore del suo amante.
“Perché vi interessa?”
E Lo Chevalier si allontanò un po' dal corpo d'alabastro dell'altro, duro come il cristallo e delicato come quello di un pettirosso che ancora non s'era macchiato di sangue.
“Perché non potrete più fare un passo senza di me, d'ora in avanti. Perché ogni giorno che sarò costretto a non toccarvi, sarà un giorno passato da morto.”
Seguirono delle occhiate cariche del mondo ammutolito. Cariche d'aridi deserti inondati da oceani, cieli rossi e amori concessi. E poi fu un bacio, così lento, caldo e bello che quasi gli uccelli si zittirono e la corte perse la sua ipocrisia. Coi loro baci, il mondo girava all'incontrario.
“Sei un adulatore.”
“Un uomo onesto!”
Fu questo il rapido scambio successivo a quel contatto e quelle carezze umide, mentre Lo Chevalier sorrideva di quel suo sorriso mellifluo dietro cui Philippe già vedeva Gioia e il principe stringeva le labbra e aggrottava le sopracciglia, rapito.
Trovare la propria dimensione in un letto non era cosa da poco.

E' perché non devo oscurare il Sole. Perché io sono nato pioggia e nuvole e mio fratello centro.”
Gli confessò Philippe, chiudendo pacificamente le palpebre sotto le carezze sornione del suo amante, ora concentrato sul movimento impercettibile che le labbra da bacio dell'altro compivano.
Lo Chevalier gonfiò il petto e sollevò gli occhi al cielo, mentre esalava un sospiro paziente.
“Magari sei nato nuvola, angelo o rana. Ma ti celi cos'è ovvio agli occhi di tutti, ma mignonette. Sai cos'è l'opposto del Sole, terribile, elegante e bellissima?”
Soffiò in un miagolio il biondo, mordendo giocosamente la guancia all'altro che aprì le palpebre, incuriosito come un gatto da un gioco nuovo.
“Cosa?”
Lo Chevalier gli sorrise e Philippe trovò in quella curva derisoria il senso di rabbia e felicità della sua vita.
“La Luna. Sei Luna, mon amour.”



Walking_Disaster's corner:
Chi l'avrebbe mai detto che sarei tornata a pubblicare su un fandom che ancora è classificabile come “sfiga-fandom”. A me le cose semplici proprio non piacciono, eh?
Btw, spero vi piaccia! E' un ritorno alla scrittura tiepido, non so neanch'io se mi piace o no, ma – su Philippe e Chevalier non potevo evitare di scrivere. Sarebbe stato fuori legge.
A breve questa FF (si spera che) verrà messa anche su AO3 e vi allegherò qui il link.
Lasciatemi due paroline,
merci beacoup-
WD

   
 
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