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Autore: lente1    09/02/2016    1 recensioni
Fanfiction ambientata dopo la 2x16, dopo il tradimento di Lexa, come lo affronterà Clarke? Riuscirà a perdonarla?
NB non tengo conto della terza stagione
PS Clexa in ogni riga :)
Dal testo:"Ma questo non cambia il fatto che ti detesto, che probabilmente lo farò sempre, e che non abbia alcuna voglia di rivederti, perchè, se dovessi farlo, sono sicura che ti pianterei un coltello in gola senza pensarci due volte"
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Clarke
Tre mesi. Sono passati tre dannatissimi mesi da quel momento. E non sono ancora riuscita a dimenticare. Non sono riuscita a dimenticare tutto il dolore che ho causato, tutto il male che ho fatto, solo per salvare i miei amici. Certo, non capita a tutti di uccidere più di cinquecento persone innocenti e due o tre colpevoli, di togliere la vita a qualcuno per salvare qualcun altro, quindi non so se qualcuno potrà mai giustificarmi per le mie azioni, soprattutto se neanche io riesco a perdonarmi, tanto è stato brutale il mio gesto.

Se ripenso adesso a quel che ho fatto mi convinco sempre di più che ci sarebbe stato un altro modo, ce ne sarebbero stati altri mille, magari, ma la pressione di quel momento mi ha impedito di essere mentalmente lucida, e Bellamy non mi ha fermata, mi sono fidata anche di lui, e ho permesso che una Clarke che non mi assomigliava affatto prendesse il sopravvento su di me.

Vedere la delusione sul volto di Jasper mi fece sentire una stretta al cuore che ancora oggi riesco a percepire quando ci ripenso, il poveretto stringeva tra le mani la sua amata, Maya, che non ce l'aveva fatta. Ero stata io ad ucciderla, come avevo ucciso senza pietà tutto il resto degli uomini, donne e bambini di Mount Weather. Avevo sterminato una popolazione.

Da tre mesi vivevo nei boschi, avevo imparato a cacciare per nutrirmi, a difendermi dalle bestie selvagge, utilizzando lance e frecce, al posto della mia solita pistola. Avevo scavato il tronco di un albero e dentro vi avevo riposto le “cose di Clarke”, tutta una serie di oggetti che rappresentavano la persona che ero e che non volevo più essere; c'erano una pistola, un binocolo, la mappa di Mount Weather, il regalo di Finn, la mia giacca nera e blu, il mio blocco da disegno con qualche matita e altri ricordi. Avevo deciso di nascondere “il mio passato” nel tronco il giorno stesso in cui mi allontanai da Camp Jaha, un luogo divenuto teatro di tante avventure, e di altrettante disavventure. Volevo cancellare quei ricordi; da quando ero atterrata sulla Terra con quelli che sarebbero diventati i miei amici, non ero più stata la solita Clarke, quella pacifica e tranquilla, ero diventata autoritaria, aggressiva e triste, ero un'assassina in balia delle proprie preoccupazioni.

Bene, decisi pertanto di rendere ufficiale la cosa: non ero e non sarei mai più stata Clarke, da quel momento sarei stata Wanheda, il comandante della morte.

Mi ero persino tinta i capelli, con del sangue animale, in modo da non riconoscermi più quando mi specchiavo nella torbida acqua terrestre. Non avevo più intenzione di riallacciarmi al passato, di riconoscere in me la Clarke di un tempo, lei ormai non esisteva più. Adesso ero una persona nuova, non posso dire migliore, ma diversa; quella storia doveva finire.

Nench'io alla fine sapevo chi fossi veramente.

Ho perso la mia strada, sono sola e non riesco a provare più niente.

E tu lo sai, Lexa, che non sto parlando da sola, tu mi ascolti, ne sono sicura. Sai, a volte sento dei fruscii dietro gli alberi, vedo foglie che si muovono e rami che si spezzano e no, non si tratta del vento. So benissimo che mi segui, che mi controlli e che mi guardi la notte mentre dormo, vegliando su di me, ogni singolo giorno, in ogni singolo momento.

E io te lo lascio fare, perchè finchè non vieni a parlarmi so che andrà tutto bene, che non lascerai che mi accada qualcosa di brutto, perchè ci tieni a me. Ma questo non cambia il fatto che ti detesto, che probabilmente lo farò sempre, e che non abbia alcuna voglia di rivederti, perchè, se dovessi farlo, sono sicura che ti pianterei un coltello in gola senza pensarci due volte.

L'unica cosa che voglio da te, Lexa, è sapere PERCHE'. Perchè diavolo hai fatto quello che hai fatto. Perchè mi hai illusa? Perchè mi hai fatto capire che provavi qualcosa per me, per poi tradirmi, abbandonandomi senza pietà? Mi hai lasciata inerme a guidare il mio popolo, a cercare disperatamente di salvare i miei amici, con la consapevolezza che, se tu non avessi fatto questa gran cavolata, non avrei dovuto uccidere tanti innocenti.

Non mi dimenticherò mai quello che ho provato nel momento in cui ho capito che avevi tradito l'alleanza, avevi tradito me. Mi hai spezzato il cuore, Lexa, e per colpa tua, adesso porterò sempre con me delle ferite impossibili da risanare, un peso che mi accompagnerà per tutta la vita, tormentandomi continuamente. Non è vero che il tempo cancella qualsiasi cosa, non sta funzionando con Mount Weather, e quel che è peggio è che non sta funzionando con te. Quel che è peggio è che sono ancora innamorata di te, Lexa, follemente. Quel che è peggio è che tu hai rovinato tutto, hai rovinato quella che poteva essere una seconda chance per entrambe, che avrebbe potuto aiutare te a superare la morte di Costia, e me quella di Finn.

Hai rovinato quello che sarebbe potuto essere un bel finale, hai rovinato tutto. Quello che vorrei solo sapere è perchè. Ho fatto qualcosa che non andava? Se avevo sbagliato, potevi dirmelo, io ti dicevo sempre quando sbagliavi, ricordi? Amavo il tuo lato timido, riservato, amavo la tua paura di aprirti con me, amavo tutto di te. Perchè?!

 

Lexa

Tre mesi. Sono passati tre mesi da quando è successo. Non l'ho dimenticato, Clarke, non ho dimenticato quello che ho fatto. Ci penso ogni singolo giorno, pentita. Non avrei mai dovuto commettere un simile errore, ma ho avuto le mie ragioni, e spero, un giorno, di potertele spiegare. Non capisci quanto sia doloroso starti lontana, e non capisci quanto sia stato doloroso mettere davanti a te l'esigenza del mio popolo, tradendoti senza pietà, ma a volte bisogna ragionare con la testa, anche se ciò porta ad un'inevitabile sofferenza del cuore.

Sei cambiata, tanto. Ora hai i capelli rossi, ti vesti con pelli animali e combatti con lance e archi. Ricordi quando ti dissi che correvi in modo scomposto e rischiavi di inciampare continuamente nei boschi? Beh, sei diventata bravissima, Clarke, ti muovi come una vera guerriera e ti scagli contro la tua preda con coraggio, atterrandola senza pietà; ti ho vista la prima volta, tre mesi fa, avere paura, mentre cercavi di procurarti da mangiare affrontando una pantera, era feroce, ma tu lo eri di più e, dopo qualche istante di esitazione, sei salita su un albero e ti sei buttata su di lei, ero fiera di te, e lo sono anche adesso.

Ma c'è qualcosa in te che non mi piace, sei cambiata anche interiormente. Tre mesi fa ho deciso che ti avrei sorvegliata sempre, proteggerti era il minimo che potessi fare, dopo quello che avevo combinato, e da tre mesi non ho visto un solo sorriso. Perchè sei infelice, Clarke? Che fine ha fatto la ragazza solare e forte di cui mi sono innamorata? Ho bisogno di tornare a viaggiare con te, per mete sconosciute, verso posti lontani, perchè ho bisogno di rivedere il tuo sorriso, di stare con te, di sentire la tua mano che si poggia sulla mia spalla per darmi conforto.

Mi manchi, mi manchi troppo, mi manca guardarti dritta negli occhi e vedere che ti giri, perchè non ce la fai a fare lo stesso, mi mancano i tuoi sorrisi rassicuranti, mi manca l'essere protetta da te con la scusa che era per salvare l'alleanza, mi manca litigare con te, da morire.

Ho deciso di venire a parlarti, perchè senza di te non ce la posso fare.

 

Clarke

Buongiorno, Lexa. Oggi è un giorno come tutti gli altri, un giorno di solitudine. Mi mancano i miei amici, ma non posso rivederli. Mi sto facendo del male da sola? Forse, ma qualcuno deve pagare, e non lascerò che siano i miei amici a farlo, voglio loro troppo bene per lasciare che accada. Forse è così che doveva andare, mi sono rassegnata.

Per stamattina ho abbozzato una colazione...si, anche oggi mangio i resti della cena di ieri. Sento i soliti fruscii, lo so che mi guardi, ma non riesco mai a vederti, magari tu non sei mai stata con me in questi mesi e questa è tutta un'illusione che ho creato per nascondere la verità: sono sola. Ma non ho intenzione di venire a capo della faccenda, perchè questo significherebbe doverti rivedere, e io con te ho chiuso, Lexa.

Ho ancora fame, ho capito, vado a cacciare ancora, faccio solo questo da tre mesi...

Mi addentro nella foresta, lasciando le mie cose nel mio piccolo ed isolato accampamento, e vado alla ricerca di una preda. Sento un urlo, un animale molto grosso sta correndo velocemente verso di me, lo riesco a percepire dall'impatto che hanno le sue zampe sul terreno, mi preparo a combattere, sfilo la lancia dalla mia rudimentale elsa e mi piego sulle ginocchia. L'animale esce dalla radura e si ferma davanti a me. Lo riconosco, non ho la forza di muovermi, il gorilla è l'unico animale della Terra che, ora come ora, ha la meglio su di me, forse per quello che mi ricorda.

Trovo la forza per scappare e inizio a correre, più velocemente che posso, lo semino, mi arrampico su un albero e mi metto in salvo. Non lo vedo, sembra che se ne sia andato. Mi volto e me lo ritrovo dietro, istintivamente mi scappa un urlo, mi dà una zampata e mi fa cadere dall'albero, non riesco a sentire le gambe, le braccia, niente. Penso di avere tutte le ossa rotte. Mi salta addosso e penso che sia finita. “Yu gonplei ste odon” dico a me stessa, avevo perso la mia battaglia, non avevo più le forze per tornare a combattere, per tornare a vivere; forse è così che doveva finire, dovevo morire da sola, e il gorilla poteva mettere fine alle mie sofferenze, “Uccidimi” gli sussurro con un filo di voce, poi chiudo gli occhi. L'ultima cosa che vedo è un coltello che gli trafigge la zampa. Tutto nero.

Apro gli occhi, lentamente. Sono ancora viva. Lo so perchè soffro ancora, lo so perchè adesso sento il mio corpo dolorante, a pezzi. Mi sto muovendo, ma non capisco come. Accumulo qualche energia per roteare il collo e la vedo.

Vedo una ragazza, una donna, con il volto dipinto e un'espressione preoccupata. Non ho bisogno di cercare di capire di quale terrestre si tratta, Lexa, io ti riconosco sempre, già solo dal calore corporeo della tua pelle a contatto con la mia. Sono sulle tue spalle, senza sapere dove siamo dirette, osservo i tuoi lineamenti, sei sempre bella come ti ricordavo, ma tanta dolcezza mi fa solo ripensare a come ti sei comportata nei miei confronti, e nei confronti del mio popolo.

Riesco finalmente ad acquistare un po' di forza e ti do una testata, istintivamente tu mi fai cadere dalle spalle, ti massaggi la testa e ti volti.

 

Lexa

E' una fortuna che io ti segua, Clarke, sei sempre la solita sfortunata. Tra tutti gli animali della foresta proprio il gorilla dovevi beccare? Proprio quel gorilla?! Ti vedo immobilizzata dal terrore, stai tremando, e io non sono da meno. Da dietro agli alberi osservo la scena e me la faccio sotto più di te che sei lì, davanti a lui, ti sento sussurrare “La mia battaglia è finita” nella mia lingua. Cosa vuoi fare, Clarke, sei forse impazzita? Ti sembra il modo e il momento di morire questo?! Mi faccio coraggio, conto fino a tre e salto fuori dai cespugli, conficcando la mia spada nella zampa della bestia, che urla dolorante e si ritira nei boschi.

Hai gli occhi chiusi, hai perso i sensi e la tua testa si trova in una pozza di sangue. Non devo perdere la calma, Clarke, devo riportarti da me; mi strappo la manica del vestito e te la stringo attorno alla testa, cercando ti frenare l'emorragia: sembra che stia funzionando. Ti carico sulle spalle, adesso tu verrai a Polis con me, il periodo delle giungle e della vita selvaggia è finito, hai rischiato anche troppo.

Durante il tragitto mi chiedo cosa ti avrei detto non appena ti fossi svegliata, non so cosa dirti, Clarke, ti voglio solo chiedere perdono per tutto il male che ti ho causato, voglio solo farti capire che sono pentita. Neanche ho il tempo di finire i miei pensieri che mi arriva una testata da dietro, non svengo, per fortuna, e istintivamente sorrido: ti eri svegliata. Mi volto e ti vedo.

 

Clarke

Ti vedo, ti guardo negli occhi dopo tre mesi, quegli occhi in cui ho imparato a perdermi, pensandoti continuamente, ogni giorno, quegli occhi verdi che mi hanno confessato il loro amore e che poi mi hanno tradita senza pietà. Non riesco a dirti nulla, vorrei scappare, ma non sento la forza nelle gambe, l'unica parte del corpo che sembra funzionare bene è il braccio destro. “Clarke” mi sussurri, e la tua voce mi riporta indietro nel tempo, mi fa sentire strana e mi fa emozionare, “Clarke” ripeti, “Lexa” ti dico fredda, “Sono passati-” “Tre mesi, lo so, Lexa” “Ho aspettato tanto il momento in cui ti avrei rivista” “Io invece non ho niente da dirti, Heda” “Clar-” “Vattene, non ti voglio vedere”, Lexa sembrava ferita, “Non conosco la vostra cultura, ma quando qualcuno ti salva la vita, da noi si dice 'grazie'”, se l'era ricordata, quella era una mia frase! Non ho potuto trattenere lo shock nel sentirla detta da lei, ma ho subito ricordato di essere infuriata “Allora avresti dovuto lasciarmi morire” “Clarke” “Non c'è nessuna Clarke” “Clarke” “Non mi hai sentita?! Clarke non esiste più, tu l'hai uccisa!” “Ok, Wanheda, se ti fa sentire meglio ti chiamerò così, anche se sappiamo benissimo entrambe che Clarke non se n'è mai andata, la tieni schiacciata sotto tutta questa copertura che ti sei costruita, ma non appena capirai che stai facendo una cavolata, lei ritornerà subito a galla, perchè tu sei quella, e noi siamo quel che siamo, non ci puoi fare nient-” “Zitta, non ho alcuna intenzione di sentire discorsi educativi dalla ragazza che mi ha rovinato la vita, che mi ha reso questo mostro che sono adesso!” “Non puoi accusarmi di cose che non ho fatto, Clarke, non ti ho trasformata io nel mostro che sei, sei stata tu, con le tue scelte, non ti ho costretta io ad andartene dal campo” “Non sei stata tu?!” dico furiosa, consapevole, però, del fatto che aveva ragione lei, “Hai idea di come mi sono sentita quando mi hai guardato negli occhi e mi hai tradita senza pietà? Ti è mai passato per la mente, anche solo per un secondo, che io a te ci tenessi? Che mi stavi a cuore, Lexa? Hai mai pensato, anche lontanamente, che avevo riposto tutta la mia fiducia in te? Che tu fossi un punto di riferimento come comandante e come persona?! Perchè io scommetto che niente di tutto ciò ti è passato per la testa quando mi hai abbandonata! Lì, sola, a cercare di salvare il mio popolo, senza avere la minima idea di cosa avrei dovuto fare...sapendo che avrei dovuto tenere la mente lucida per agire, ma che nello stesso tempo dovevo tenere a bada il mio cuore spezzato che chiedeva risposte e si frantumava ogni secondo che pensava a te...Hai idea di tutto quello che ho passato per riportare i miei amici sani e salvi?! Quante vite ho dovuto distruggere, solo perchè tu hai questa brutta abitudine di pensare con la testa, senza ascoltare il cuore?! Stavi cambiando, Lexa...”. Piangevo, piangevo a dirotto, con i lacrimoni che mi stavano uscendo mi sarei potuta dissetare per altri tre mesi, volevo fermarmi, ma non riuscivo a smettere. Mi ero liberata di un peso che avevo tenuto per tre mesi, mi ero liberata di tutta una serie di domande che mi tormentavano da quel momento, da troppo tempo, ormai. Anche tu piangevi, ma diversamente, con la compostezza di una donna che è stata istruita a diventare Heda per tutta la vita. Le lacrime ti rigavano il volto, avevi gli occhi lucidi e non sapevi che dire. “Clarke”, quel nome, pronunciato così, mi fece sentire un brivido, e mi fece piangere ancora di più, “Ti ho detto di chiamarmi Wanhed-” “Clarke, mi dispiace, non sai quanto io mi sia sentita in colpa dopo quel momento. Non sai per quanti giorni ho potuto piangere, non dormo bene da tre mesi, perchè so che ti ho ferita, nel profondo. Oggi ripenso a quel momento e mi chiedo: sarebbe potuta andare diversamente? Si, sarebbe potuto andare tutto bene, ma la foga della guerra mi ha offerto solo questa soluzione. Non conosci la mia storia, è molto triste e un giorno te la racconterò, ma per il momento voglio solo che tu sappia che da quel giorno sto provando ad essere diversa per te, per ripagarti di tutto quello che ti ho causato e per farmi perdonare anche da me stessa. Non mi aspetto che mi perdoni, no, affatto, solo un pazzo mi perdonerebbe dopo quello che ho fatto, ma volevo solo che ricevessi le mie scuse. So che le parole non ripareranno un cuore spezzato, ma se ti può fare sentire meglio, o meno sola, anche il mio lo è, per colpa mia. Mi dispiace, Clarke”. Eri sincera, lo sento, ti conosco e so che parlavi dal profondo del tuo cuore, anche se spezzato. Ti amo, Lexa, ma non posso perdonarti così facilmente, mi hai ferita troppo, e non so cosa potrà mai curare tutto il mio dolore, forse un miracolo.

“Vattene” ti dico fredda, e mi scendono altre lacrime, allontanarti è ancora più doloroso per me.

 

Lexa

Sapevo che non mi avresti perdonata, ed ero pronta a tutto, anche ad essere uccisa senza pietà, ma il tuo 'vattene' mi ha ferita ugualmente, perchè in fondo, molto in fondo, so anch'io che speravo che mi perdonassi. Lo speravo, perchè non posso farcela senza di te, Clarke, ho troppo bisogno di tornare a litigare e a sorridere con te. Mi rendo conto di essere stata troppo tempo in silenzio e ti guardo negli occhi un'ultima volta, poi mi volto, “Addio, Clarke” dico, e inizio a piangere silenziosamente, non voglio che tu mi veda così, non posso permetterlo, se mi mostrassi debole peggiorerei la situazione.

Un pensiero mi assale improvvisamente: “Dici che i sentimenti mi rendono debole, ma tu sei debole, perchè li respingi”, eri stata tu a dirmelo, e io non avevo imparato niente. Ero la solita stupida, che pensava con la testa e non con il cuore, era questo il momento di cambiare, una volta per tutte. Mi volto, non importa se mi vedi così, con il volto rovinato e con tutte le mie debolezze dipinte in faccia.

“Tu hai ricambiato”, il tuo volto si alza improvvisamente, ancora pieno di lacrime, riesci miracolosamente a metterti in piedi, non so con quale forza, “Di cosa diavolo stai parlando?!” “Hai ricambiato, io ti ho baciata e tu hai ricambiato”, mi guardi perplessa, “Potevi allontanarti subito dalle mie labbra, ma non l'hai fatto” “Ma cos-” “Mi hai baciata anche tu, poi hai pensato con la testa e hai capito che era sbagliato, ma prima...prima avevi pensato con il cuore, e non ti era sembrato male” “Cosa stai blaterando?” “Ti conosco, Clarke, non puoi mentirmi, voglio sapere perchè ti sei allontanata, cos'hai pensato, poi me ne andrò, promesso, ma se non potrò più rivederti, voglio almeno che tu esaudisca questo mio ultimo desiderio”, ti avvicini, mi sorridi teneramente e mi poggi una mano sulla guancia, riesco a sentire il tuo calore. “Mi sono allontanata...perchè avevo capito di essermi innamorata di te, l'avevo capito dopo che mi avevi detto 'Non tutti, non te' nella tenda; non per la frase, ma per il modo in cui mi avevi guardata mentre me lo dicevi, eri tremendamente sincera e io...io mi sono sentita così confusa, così inutile, così...non lo so, Lexa, non si può descrivere l'amore, e io ero pronta a tutto, dovevo solo metabolizzare il fatto, e ci stavo riuscendo, stava funzionando, poi tu mi hai tradita...eri l'ennesima persona che mi tradiva dopo avermi illusa, Lexa, io non ci potevo credere...è per questo che sono scappata, per scontare le mie colpe e per nascondermi dall'amore, perchè il mio cuore è forte, ma non ce l'ha fatta a sopportare tutti questi tradimenti uno dietro l'altro, mi sono sentita una ragazza finita”, mi aveva appena distrutta con questa frase.

 

Clarke

Il volto di Lexa è appena cambiato, prima era arrabbiata, adesso è diversa, è distrutta, lo so perchè siamo uguali, e anch'io lo sono. Ti amo, Lexa, troppo, ma non posso perdonarti così. “Hai avuto la tua risposta, adesso vattene”, non volevo spezzarti così il cuore, ma ci vorrà un miracolo per farmi cambiare idea, Lexa. Mi guardi e ricominci a piangere, “E tu...Clarke, che farai?” “Io me la caverò, sono sopravvissuta per tre mesi” “Probabilmente la vita non dovrebbe essere soltanto sopravvivenza, non credi che meritiamo di meglio?”, l'hai detta. L'hai detta tutta d'un fiato, mi commuovo, continui a fissarmi, a guardarmi negli occhi con tutto l'amore di questo mondo e io faccio lo stesso, ti sorrido, non posso farne a meno. “Probabilmente si”, mi hai dato la prova di cui non avevo bisogno, Lexa, ti rimetto la mano sulla guancia, ti sorrido e porto la tua testa in avanti, ti bacio. Ti bacio con amore, con dolcezza, con gioia. Un bacio ricco di emozioni, di pianto, di felicità. Riesco a sentire il tu amore, ci baciamo fino a che non ci sentiamo senza fiato, ci baciamo finchè non ci sentiamo soddisfatte.

Ci separiamo, ti guardo dritta negli occhi, “Clar-” “Non potevo” “Cosa?” “Non potevo lasciarti andare, Lexa, non ce l'ho fatta neanch'io a starti lontana”, mi sorridi, poi continuo “Ti amo, Lexa” “Anch'io ti amo, Clarke” “Sei perdonata, è tutto finito”.



Ciao a tutti, spero che questa piccola ff vi sia piaciuta, ringrazio tutti coloro che sono arrivati fino alla fine e tutti quelli che recensiranno. Ovviamente non potevo farla finire male, perchè le Clexa sono semplicemente meravigliose insieme, quindi ho voluto regalare loro una gioia ahahah
Ne scriverò sicuramente altre, grazie a tutti ;)

   
 
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