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Autore: _Sam12    09/02/2016    0 recensioni
Non sapeva dire cosa l'avesse colpita di lei, forse una parola o il modo in cui piegava di lato la testa quando sorrideva. Rimase tra i suoi pensieri tornando quando meno se lo aspettava.
Si incontrarono per caso ad una gita, e si ritrovarono per caso anche in seguito, come a chiedersi cos'è a questo punto che può avere davvero senso.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 9


Raschia cadendo

pareti che non esistono

bramosa angoscia

di atterrare

e il nulla

che accolga senza dolore

asciughi la lacrima

forse intrappolata

una bugia

mare

sciaborda ridendo

ecco

e lo schianto?


“E' suonata la sveglia.” al sentire quella voce sobbalzai svegliandomi.

Il viso di Valeria era sul cuscino accanto a me: “Non l'hai sentita.” mi spiegò.

“Dovevo avere particolarmente sonno.” risposi sbadigliando.

“Dovresti vedere i tuoi capelli, sei mostruosa.” bisbigliò.

“Insomma!” sbottai io tirandole un calcio per farla cadere dal letto.

Lei rise, mi scoccò un bacio sulla guancia e se ne andò in bagno.

Arrossii per l'ennesima volta in quei due giorni.

Ad un tratto il suo telefonino cominciò a squillare.

“Se è Naomi rispondi pure!” la voce di Valeria mi raggiunse dal bagno.

Non era Naomi, così stavo per rimettere il cellulare al suo posto, ma per sbaglio schiacciai l'icona delle immagini: non volevo farmi gli affari suoi, ma mi apparvero alcune immagini di lei e Giorgio che facevano smorfie all'obiettivo e non trovai niente di male nello scorrere un attimo anche le altre.

Ad un tratto notai alcune immagini di Valeria e Naomi assieme che sorridevano, e me ne stupii poiché avevo sempre pensato che non si sopportassero, poi ecco un'ultima foto, come dimenticata, di loro due che si baciavano.

Il mio stomaco si strinse in una morsa, era come aver scoperto l'ultima tessera che faceva andare tutto al suo posto e i vari avvenimenti cominciarono a prendere senso.

L'acqua in bagno si spense.

Rimisi in fretta il telefono sul suo comodino prima che Valeria uscisse.

Finimmo entrambe di preparare gli zaini in silenzio: non trovavo nulla da dire e avevo paura che parlando la mia voce avrebbe tremato.

Era un atteggiamento stupido, lo sapevo, ma sapere che Valeria fosse stata con Naomi, ed avere così la conferma che le piacessero la ragazze, mi destabilizzava.

Mi sentivo un po' come se qualcuno avesse dato un calcio a tutte le mie barriere etichettandole come insulse ed inutili.

“Tutto bene?” mi chiese.

“Sì, sì.” risposi fingendo di mettere le ultime cose nello zaino.

Valeria si legò i capelli e riprese in mano il telefono; la vidi sbiancare.

Mi irrigidii trattenendo il respiro.

“Hai guardato tra le mie foto. C'era l'icona ancora aperta.”

“Io...non l'ho fatto apposta...” tentai di spiegare.

“Sì, come no.”

“Mi dispiace!”

“Su, di qualcosa. So che hai qualcosa da dire.” sbottò irritata.

Scossi la testa frastornata.

“Tu non conosci né me , né Naomi, né tanto meno come è andata realmente; non puoi giudicare nessuno.”

“Non volevo giudicarti...”

A questo punto la porta si aprì di scatto e Naomi entrò per recuperare il suo zaino.

“Hai lasciato in bagno la piastra.” le fece notare Valeria.

“Lo so, grazie.” rispose irritata lei “Stavate litigando?” aggiunse tagliente.

“Non mi sembrano affari tuoi.” replicai io.

“Oh...allora vi lascerò da sole, a quanto pare la tua nuova fidanzatina non mi vuole tra i piedi.” disse a Valeria.

“Io non...” dissi sbiancando.

“Tu cosa? Non sei la sua ragazza, stai dicendo? O non sei lesbica? Non so a quale credere meno.” replicò Naomi assottigliando gli occhi.

Mi mancò il fiato e non seppi cosa dire, troppo sangue al cervello e incapace di mantenere una discussione con chiunque, non riuscivo a formulare alcuna risposta.

Valeria abbassò lo sguardo limitandosi a fissare la punta delle scarpe.

“Sei la persona più orribile che abbia mai visto...” stavo infine dicendo a Naomi, ma Valeria mi fermò: “No, Emma, basta.”

“Perché??”

Naomi assunse un'espressione soddisfatta.

Valeria era pallida con le guance arrossate: “Perché qui l'unica stronza sono io, okay? E no, nessuna di voi due mi conosce affatto. E se non vi dispiace, ora, da stronza, me ne vado.” Detto questo, raccolse lo zaino da terra ed uscì.

Dopo pochi secondi Naomi sbuffò: “Chiudi tu la porta a chiave, e ricordati di portarla alla reception.” poi sparì a sua volta.

Rimasi sola, con il terribile bisogno di mettermi a piangere come una bambina.


* * *


Durante il seguito della giornata non ci parlammo: non ci potevo credere che fosse possibile arrivare così vicini a capire una persona e trovarvisi anni luce subito dopo.

Sulla corriera non ci sedemmo più vicine; infilai le cuffiette della musica e guardai fuori dal finestrino cercando di non pensare.

Ci fermammo in un autogrill e io ne approfittai per andare in bagno.

Mi accorsi che Valeria mi aveva seguito solo quando la sua voce alle mie spalle mi fece sobbalzare.

“Mi dispiace.” mi disse.

Mi colse talmente di sorpresa che balbettai un: “Anche a me.” da risultare assolutamente falso, benché non fosse mia intenzione.

Poi si avvicinò e disse: “Ti spiegherei tutto, ma sarebbe lungo e complicato.” si avvicinò e mi lasciò un bacio leggero sulle labbra “Peccato fossero solo due giorni.” aggiunse, poi uscì.

Sono quei momenti della vita in cui il protagonista dovrebbe agire, ma allora non ero affatto così.

Me ne tornai sulla corriera con i pensieri più aggrovigliati e confusi che mai e non feci nulla.

Nel giro di un'oretta arrivammo al parcheggio dove ci aspettavano i nostri genitori; mia madre mi accolse a braccia aperte e volle salutare personalmente le catechiste.

In fine salimmo in auto e lei mise in moto per uscire dal parcheggio.

“Guarda quella ragazza...ha già firmato il contratto per il cancro ai polmoni...ma poi guarda come è conciata...” disse ad un certo punto mia madre mentre manovrava indicandomi un muretto vicino a cui prima aveva sostato l'autobus.

Vi era seduta Valeria: le gambe a penzoloni e le scarpe di tela che dondolavano sfiorando l'asfalto.

“Tra tutti quelli che c'erano, spero solo che tu non abbia stretto amicizia proprio con lei.” borbottò poi preoccupata.

“No, no.” la rassicurai io, e mi morsi le labbra accorgendomi con quanta facilità, e senza pensarci due volte, le avessi appena mentito.

Come Valeria mi vide, inclinò la testa e mi sorrise, e io le sorrisi di rimando.

Era rimasta l'ultima: gli altri genitori avevano già ritirato i rispettivi ragazzi e lei doveva aver rassicurato i catechisti che sua madre sarebbe arrivata nel giro di due minuti, così quelli non si erano sentiti in obbligo di aspettarla.

Fumava una sigaretta del pacchetto appoggiato accanto a lei; aveva un'espressione sfrontata o di sfida a mascherare ogni altro sentimento, come nei confronti del parcheggio vuoto.

In quel momento preferii interpretare quel sorriso come una promessa di rivedersi, più che come un addio.




Chiedo perdono per il capitolo che è più corto degli altri ed inoltre in ritardo, ma abbiate pietà e non sommergetemi di pomodori, vi prego. Avrei voluto scriverlo meglio, e ammetto che non mi è venuto un gran ché; prometto cercherò di fare meglio nel prossimo :)

Inoltre vi anticipo che Valeria ed Emma ovviamente si rincontreranno tra forse neanche due capitoli, altrimenti avreste tutto il diritto di odiarmi.

Pensavo di scrivere i prossimi due capitoli concentrandomi di più sulla vita di Valeria e lasciare per un attimo da parte Emma, cosa ne pensate?

A presto :)

sam

  
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