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Autore: space_oddity    21/03/2009    10 recensioni
Questa è una one-shot ambientata una decina d'anni dopo l'effettiva fine del libro.
Adoro Jane Austen e in particolare "Orgoglio e Pregiudizio", e questa storia non ha nessuna pretesa, ma è stata scritta per divertirmi e ammazzare un po' il tempo:) Buona lettura!
Genere: Generale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è ambientata una decina d'anni dopo l'effettiva fine del libro.
Julianne e James sono personaggi inventati e sono i figli di Elizabeth e del signor Darcy,la frase in corsivo che c'è verso la fine è una citazione dal libro..Beh, non c'è molto altro da dire.Leggete e recensite!:)






"Oh,cari! Non potete immaginare la mia gioia nel vedervi! Erano più di tre mesi che non passavate a farmi visita, lo sapete? La responsabilità è di Lizzie posso supporre! Oh, dove ha la testa quella ragazza?"-esordì drammaticamente la signora Bennett non appena i nipoti misero piede nell'ingresso.
"Buongiorno signora Bennett"-replicò Fitz-William Darcy in tono cortese e, al contempo, leggermente irritato.
La signora Bennett, senza cogliere la nota di rimprovero nella sua voce, rispose giuliva:"Oh, caro signor Darcy! Quale gioia! La mia piccola Lizzie è con voi oppure è rimasta a casa?".
"Come vedete, non è qui. Ha un po' di disagi con la gravidanza ed ha preferito riposare qualche ora in più questa mattina.".
"Oh, capisco, capisco. Oh, se la capisco! Lizzie, Jane, Mary, Kittie e Lydia mi hanno fatto passare le pene dell'inferno a quei tempi! E' da lì che i miei nervi sono divenuti fragili come cristallo! I nervi, i nervi! E voi come state?"-esclamò deliziata. Poi, senza aspettar risposta, soggiunse:"La signora Long mi ha fatto visita giusto l'altro giorno. Ha detto di aver visto Jodie, la figlia dei Lancaster, la nuova famiglia trasferitasi a Netherfield Park, mentre amoreggiava spudoratamente in un viottolo neanche troppo nascosto! Ridicolo, no? Si può essere scostumate nella vita privata mantenendo comunque una certa discrezione, non trovate?"-concluse, in tono frenetico. Fece una breve pausa educata per permettere al signor Darcy di esprimere la propria opinione.
Questi, non avendo idea di come poter rispondere ad un'arringa del genere, si limitò a replicare:"Assolutamente."-in tono serio, ma con un'espressione divertita che tradiva il suo conflitto interiore: scoppiare a ridere o schiaffeggiarla? No, non poteva proprio sopportare le chiacchiere maligne. Non poteva non rammentare quando, un tempo, quegli stessi pettegolezzi imbevuti di pregiudizi avevano messo in crisi il suo rapporto con Elizabeth.
Ma, d'altro canto, aveva imparato da tempo a sopportare la madre di lei come una calamità di lieve entità: sgradevole, ma non pericolosa.
Detto ciò, la signora Bennett si sentì pienamente in diritto di ricominciare a sparlare.
"E lo sapete, lo sapete qual è il vero scandalo? Ho detto che la giovane Jodie Lancaster è stata vista amoreggiare in modo piuttosto irruente. Con un giovanotto, si potrebbe immaginare, giusto? E invece no! Era con un'altra ragazza! Due fanciulle, si rende conto?"-sbraitò la signora Bennett, molto vicina al famoso esaurimento nervoso di cui preannunciava sempre la venuta.
Il signor Darcy non rispose, occupato com'era a tenere tutte e quattro le orecchie dei propri figli ben tappate. Non voleva costringerli a dover ascoltare gli sproloqui di quella donna. Tanto più quando cominciavano a diventare piuttosto spinti.
".. Una sgualdrinella, ve lo dico io! Nient'altro che una sporcacciona in calore! Non lo trovate vergognoso?!".
"Francamente, non trovo l'amore saffico così scandaloso, cara."-rispose serafico il signor Bennett, entrando d'improvviso nell'ingresso. -"Esiste da secoli, addirittura dai tempi degli antichi greci. Suppongo che dopo tutto questo tempo ci si debba davvero fare l'abitudine. Trovo che la cosa veramente scandalosa sia il fatto che i nostri ospiti siano in piedi nell'ingresso da più di un quarto d'ora. E suppongo anche che sia opportuno che queste due creature si allontanino di qui, così potrai finire di erudire il signor Darcy su queste questioni così importanti.". Finì la frase con il luccichio nello sguardo tipico di quando riusciva ad utilizzare un'ironia particolarmente sottile.
Fitz-William Darcy, guardandolo come avrebbe guardato un angelo salvatore di Iddio, gli sorrise affabilmente e spinse i figli verso il rassicurante panciotto verde scuro del suocero.
"Nonno!"-esclamarono in un duetto di vocine acute e concitate.
"O mio dio, Julianne! Luce dei miei occhi! E James! Piccolo brigante! Queste creature crescono troppo in fretta Darcy!"-esclamò il signor Bennett, con la voce un po' rotta dall'emozione sincera che provava per quei due adorati nipoti.
Julianne e James erano gemelli ed erano molto simili nell'aspetto, nei limiti che presentava il fatto di appartenere a due diversi sessi.
Avevano gli occhi dolci e intensi della madre ed il viso bello e fiero del padre, il tutto unito ad una dolcezza nei lineamenti paffuti che era dovuta alla loro tenerissima età di cinque anni.
Avevano entrambi capelli neri e lisci, ma le somiglianze si esaurivano qui.
Quelli di Julianne sfioravano le spalle ed erano tenuti ordinatamente raccolti con un nastro colorato, mentre quelli di James erano piuttosto corti e sempre un po' spettinati , come se avesse appena finito di azzuffarsi.
Julianne indossava un vestito azzurro nontiscordardimè ed un cappottino bianco e James portava dei vecchi calzoni in lana grezza, grigio scuri, una camicia bianca con i lembi rigorosamente tenuti fuori dai pantaloni, ed una fionda di legno gli spuntava dalla tasca posteriore. Aveva in tutto e per tutto l'aria di un monello di strada, mentre la sorella sembrava una contessina pronta per un ballo.
I due bambini, nonostante le molte differenze, andavano molto d'accordo, e, come i genitori, adoravano il signor Bennet e non tolleravano molto a lungo la signora.
Così, seguirono di buon grado il nonno verso la grande biblioteca della casa.
Gli immensi scaffali di legno scuro, i vecchi libroni polverosi, le antiche poltroncine di raso, il vago odore di muffa che si respirava, tutto quanto in quella stanza li affascinava irrimediabilmente, come quando andavano a giocare nella vecchia soffitta della loro grande casa a Pemberley.
Mentre si allontanavano potevano ancora sentire le polemiche della signora Bennett:"..Insomma, non trovate anche voi che sia riprovevole il modo in cui la signora Lucas ha organizzato il ballo della settimana scorsa? Non un banchetto, vi erano più dame che accompagnatori, cosicchè ogni povera donna dovesse starsene seduta per almeno tre balli di fila! E non vi ho ancora detto..".
Il nonno sorrise. "Vogliate perdonare la mia sposa. Purtroppo, come vi avrà già accennato insistentemente, i suoi nervi la fanno impazzire. E questo sembra peggiorare quando si avvicina la stagione dei balli. Ogni anno. "-soggiunse divertito.
I due bambini ridacchiarono.
Poi, non appena il nonno richiuse la pesante porta in ebano dietro di sè, i bambini si accomodarono immediatamente ai loro posti abituali. Julianne stava seduta sulla poltroncina che era più vicina alla libreria, e di tanto in tanto, andava a scorrere, con gli occhi e con l'indice, i titoli dei libri, James era seduto a gambe incrociate sul morbido tappeto persiano e il signor Bennett leggeva loro delle storie. Era un'abitudine irrinunciabile nelle loro visite alla casa dei nonni. Però quel giorno Julianne, stanca di dover sempre ascoltare vicende di pirati e guerrieri per compiacere il fratello e desiderosa di di novelle romantiche, chiese con aria innocente:"Nonno, come si sono conosciuti i nostri genitori?".
James, voltatosi verso di lei, la osservò allibito.
Julianne, di rimando, rimase imperturbabile, dedicando tutta la sua attenzione al nonno.
Quest'ultimo scosse la testa, divertito.
"Volete davvero che vi racconti il loro primo incontro?".
"Certo che sì!"-esclamò Julianne, entusiasta.
"Certo che no!"-sbraitò James, arrabbiato.
I due gemelli si lanciarono uno sguardo di fuoco, cosa che fece divertire ancora di più il signor Bennet.
"Credo che sia opportuno trovare un compromesso fra le vostre richieste. Dopotutto James, tua sorella accetta sempre di ascoltare le storie che non le piacciono per farti un favore. Sii gentile, su!".
"..Solo per questa volta.."-concesse il bambino, riluttante.
"Bene. Sarò breve, lo prometto. Dunque, i vostri genitori si sono incontrati ad un ballo, in seguito al quale vostra madre non staccò più gli occhi di dosso ad un altro giovanotto, che rispondeva al nome di Wickham.".
"Lo zio Wickham?!"-esclamarono contemporaneamente i due nipoti, increduli.
"Già."-confermò il signor Bennet.-"E sembrava che anche a lui non dispiacesse la sua compagnia."-soggiunse, lo sguardo perso in ricordi lontani.
"E papà? Cos'ha fatto? Era geloso dello zio?"- domandò Julianne, incuriosita.
"Lui? Lui rifiutò di ballare con vostra madre, che era in attesa di un cavaliere libero, poichè non la riteneva abbastanza bella.".
Prima che potessero rispondergli, indignati, il signor Bennet riprese:"In compenso, in seguito, lei lo rifiutò, giudicandolo presuntuoso e crudele, basandosi su nient'altro che delle male lingue che il signor Wickham aveva provveduto a spargere su di lui.E, sì, c'entrava qualcosa anche il suo orgoglio ferito per la storia del rifiuto al ballo, chiaramente."-concluse, soffocando una risata.
"Alla fine, vostro padre rinunciò, almeno temporaneamente, al proprio orgoglio e scrisse una lettera in cui spiegava, con il cuore in mano, la falsità dei pettegolezzi riferiti a lui e le raccontò la verità sul signor Wickham, il quale era l'unica persona veramente crudele e gretta in tutta la vicenda. Poi..".
"Quale vicenda?"-lo interruppe Julianne.
Il signor Bennett, vedendo l'espressione esasperata di James, rispose sogghignando:"Sarà meglio tralasciare questa parte della storia, altrimenti dovrò violare la mia promessa sull'essere breve.".
La bambina annuì, rassegnata, ed il nonno riprese la storia.
"Dunque, la reazione di vostra madre, dopo la prima lettura della lettera, fu di rifiuto. Non dubitò neanche per un istante che quello che vostro padre gli scrisse fosse un'insieme mal costruito di menzogne. Poi la rilesse una seconda volta. E una terza. Ancora e ancora. E, a quel punto, fu lei a dover rinunciare ai propri ciechi pregiudizi e ad ammettere che aveva sbagliato.".
Sentirono aprirsi la porta del salotto ed il nonno riprese, tagliando corto:"Sento vostro padre che esce. Credo che si stia preparando a tornare a casa. Mi raccomando, salutatemi la vostra mamma ed il nuovo fratellino. Ditele che la penso sempre.".Gli occhi del signor Bennett per un istante si appannarono di amore e di ricordi. Elizabeth era sempre stata la figlia che adorava di più, per la sua intelligenza e la sua sensibilità, per la sua capacità di non piegarsi all'opinione comune, al contrario di sua madre.
I bambini lo osservarono, impazienti, in attesa della morale il nonno faceva sempre seguire ad una storia.
Il signor Bennett si riscosse e disse, citando inconsapevolmente le parole che aveva detto molto tempo prima la figlia Mary al riguardo :"Oh, giusto. Bambini miei, ricordatevi sempre questo: l'orgoglio è un difetto molto comune a cui la natura umana è inclinata in modo particolare.Si riferisce all'opinione che abbiamo di noi stessi1, e solo quando si riesce a metterlo in disparte, si riesce rispettare quello degli altri.Il che è indispensabile per aprirsi ai rapporti davvero importanti. Bambini miei,ripettate l'orgoglio degli altri e il vostro non verrà mai infangato.".
A queste parole seguì un silenzio pensieroso.
"So che adesso queste parole vi potranno sembrare incomprensibili, ma vi serviranno. Ricordatevi di questo e fatene buon uso quando servirà. Perchè l'orgoglio personale non equivale al disprezzo del prossimo. L'orgoglio.. ".
"L'orgoglio non lava i panni sporchi, signor Bennett!Volete venire ad aiutarmi oppure volete vedermi crollare a terra per la fatica?Ah, i nervi!".
Il signor Bennett sorrise rassegnato.
"Un'altra cosa molto importante, figlioli: non sposatevi mai con una persona che al primo appuntamento vi informa dei problemi di nervi affiorati precedentemente nella sua famiglia. Mai.".







Note:
1- E' una citazione dal libro di una frase che dice Mary in una conversazione con Elizabeth.


Allora?Com'è?E' così orribile?
Ho avuto un po' di problemi con i dialoghi, ad usare il Voi,e non so se il linguaggio è abbastanza adatto all'ambientazione.. mi sono sforzata,però!:) chi mi conosce sa che di solito scrivo in modo molto differente..:)
E' che io adoro quel libro e Jane Austen in generale, e mi è venuta improvvisamente l'ispirazione per questa storia.. Spero che vi piaccia, grazie a chiunque abbia letto!

Che errore! Al ballo dove si sono conosciuti non c'era ancora Wicham! Scusate! Ho più o meno corretto l'errore.. sono geneticamente incapace di riscrivere, quindi non è una gran correzione.. Sbaglio mio:)




Grazie a:
-Tutti quelli che hanno letto
-l_s che ha recensito:) anche a me piace molto il personaggio del signor Bennett, specialmente quando discute con la moglie:)
- A Astarte92, che ha recensito:)
-A Isy_264 che ha recensito:) Sono contenta che ti sia piaciuta! Io il signor Bennet me lo sono sempre immaginato molto affettuoso e qui ho fatto esprimere il suo lato tenero.. o meglio, il mio:)
-Liletta e Laura, che hanno aggiunto la mia storia ai preferiti:)

  
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