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Autore: Lady_Draconibus    18/03/2005    5 recensioni
Yeah! Mia prima fic pubblicata! (Grazie Elfy!) Di ke parla? Mmmm... beh, sapete ke Leggy non si è mai allontanato da Bosco Atro, vero? Vi siete mai chiesti perchè? E come mai, se non ha mai lasciato casetta sua, si è ritrovato a combattere la Guerra dell'Anello come membro della compagnia? Vi siete mai fatti questa domanda? Beh, io sì, ed ecco cos'è venuto fuori...
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Legolas, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le mie ali
 

 

 

 

 

 

 

 


CAP.1: Il principe prigioniero.

 

Come doveva sentirsi un uccello in gabbia? Forse non troppo diversamente del giovane principe.

Disteso sul letto, l’elfo continuava a fissare il soffitto, senza in realtà vederlo, immaginando di vederlo trasformarsi in un cielo aperto e sgombro, splendido e puro come le iridi dei suoi grandi occhi, allungati in una forma elegante sotto i sopraccigli che parevano disegnati a matita; sul quel suo volto eburneo e affilato, apparivano un naso dritto e regolare, e due labbra sottili e ugualmente affilate, che aspettavano tuttavia di aprirsi a mostrare il loro sorriso.

E sorrideva il principe, sognando.

Sognando un cielo senza nuvole, sferzato dal vento.

Un vento che avrebbe potuto accarezzargli il volto e muovergli i capelli, mentre correva, su un destriero bianco come la neve, su prati verdi, verso luoghi e avventure ancora sconosciute.

E invece era costretto lì, in quella reggia che per lui era una prigione.

Una prigione dorata, certo… ma pur sempre una prigione.

Come quel pensiero gli attraversò la mente, sempre vigile e mai completamente abbandonata al sonno, il principe si destò, ripiombando bruscamente nella realtà. La tristezza che poco prima l’aveva abbandonato, lasciandolo in grembo al sonno, tornò ora a farsi sentire prepotentemente, avvolgendolo come una rete o una coperta.

Da una delle due finestre sistemata in alto e diagonalmente, pioveva una luce dorata nella quale danzavano minuscoli granelli di polvere, quasi a volersi burlare di lui. L’altra era in ombra.

Gli occhi di Legolas si alzarono mestamente verso questa. Sospirò.

Perché? Perché non riusciva ad essere felice?

Che cosa cercava di così importante, il suo cuore, per fargli desiderare così ardentemente di lasciare la sua casa?

Cos’era quel desiderio di libertà che tanto spesso ormai si impossessava di lui? Un desiderio lacerante e impossibile, osteggiato dalla sua regalità, dal suo essere principe e legato a dei precisi doveri.

Da questo e da Thranduil, suo padre.

Suo padre, che tanto lo amava.

Suo padre che voleva proteggerlo, come un fiore sotto una campana di vetro.

Suo padre che non voleva perderlo, ma tenerlo presso di sé, per sempre, come un uccello in gabbia.

Perché era così che il principe si sentiva: un prigioniero in una cella dalle sbarre d’oro e le pareti di cristallo. Un uccello a cui vengono tagliate le penne e tolta la possibilità di volare.

E questo, per quanto incredibile, era frutto dell’amore di suo padre.

Un sentimento profondo, ma possessivo da togliere il fiato.

E il più delle volte, anche irrazionale.

Come dimenticare l’episodio di alcuni giorni fa?A ripensarci, si chiedeva come aveva potuto essere così ingenuo! Non aveva pensato a ciò che poteva accadere? Sì… in effetti, sapeva che cosa sarebbe potuto succedere… solo che aveva preferito, spinto dalla pietà, far finta di nulla.

Come poteva, del resto, non muoversi a compassione? Lui, Legolas, il cui cuore era così denso di tristezza e di negata libertà, come poteva tenere così prigioniera una creatura così disgraziata?

E così, Gollum era riuscito a scappare.

Ed era stato per colpa sua. Sua soltanto, e se ne rendeva conto, come era pronto a pagarne tutte le conseguenze e ad assumersene tutte le responsabilità, come era giusto che fosse! Ma prima di darsi per vinto, l’aveva inseguito a lungo per il bosco, inoltrandosi sempre più nell’ombra di Bosco Atro, sempre più vicino a Dol Guldur, inseguendo la sua preda per giorni. Fino a che, non si era reso conto di aver osato troppo.

Si era spinto ormai troppo in là per poter ancora proseguire.

Aveva già palesemente disobbedito alle leggi del suo popolo inoltrandosi così a sud, sebbene fosse per inseguire un prigioniero fuggito. Non poteva avvicinarsi ulteriormente a Dol Guldur. Quella zona era proibita da innumerevoli secoli! Era stato addirittura suo nonno a impedirne l’accesso… e lui vi era entrato invece. Assurdo sperare di non ricevere una punizione esemplare!

Eppure, così era stato.

Rientrò alla reggia a capo chino, consapevole dei suoi errori e delle sue responsabilità, pronto ad accoglierle senza protestare.

Quando suo padre gli venne incontro, Legolas non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo. Eppure, la voce del re suonava più preoccupata che accusatoria, mentre esortava il figlio a parlare, immobile, sul trono.

La voce del principe era densa di vergogna.

-         Perdonatemi, padre. Gollum è riuscito a fuggire, e la colpa di questo è solo mia, ma sono pronto a prendermi ogni responsabilità riguardo a ciò che è successo, e ad accettare la punizione per ciò che ho fatto.

-         Ora calmati, Legolas, e spiegami tutto dall’inizio. –E il principe lo fece, senza omettere alcun

particolare. Spiegò di come avesse lasciato che Gollum avesse qualche ora di libertà, di come fossero stati attaccati dagli orchi e del suo inseguimento verso Dol Guldur.

Thranduil sospirò, scotendo il capo.

-         Legolas… che t’è saltato in mente di lasciarlo andare? Sapevi con chi avevi a che fare. –Sospirò il re, in tono di rimprovero. Legolas avrebbe voluto sprofondare, non riusciva neppure a guardare in

faccia il padre.  –E come se non bastasse, l’hai seguito fino a Dol Guldur, è un vero miracolo che non ti sia

successo niente! –Il principe continuava a tenere lo sguardo basso, fisso sulle pietre del

pavimento. –Per di più, non sei riuscito a raggiungerlo e a riprenderlo. Ti rendi conto di ciò che significa

questo? –Se lo sapeva? Certo che lo sapeva, maledizione!

-          Sono pronto a pagare le conseguenze di ciò che è successo a causa mia. –Mormorò il giovane

elfo, sentendosi le labbra improvvisamente secche. Thranduil fece un gesto come per accantonare la cosa.

-         Lascia perdere, Legolas, ora dobbiamo far sapere ad Elrond che Gollum  è riuscito a scappare.

-         Allora lasciate che sia io ad andare. –Fece il principe, alzando d’un tratto gli occhi. –Sarà l’occasione per farmi perdonare di ciò che è successo! –Nonché l’occasione di lasciare finalmente

la sua prigione dorata e vedere il mondo che si stendeva fuori dal bosco. Ma come il principe formulò quella proposta, vide, negli occhi del padre, passare un’ombra che si sarebbe detta di paura. Il re scosse il capo.

-         No. Manderemo qualcun altro, forse Ohtar (NdAutrice: Ringrazio Elfa x avermi trovato il nome.), ma vedremo. Tu resterai qui: ho bisogno di qualcuno di fidato che badi ai confini.

E così, sarebbe rimasto a palazzo.

L’essere rimasto impunito gli bruciava quasi più di qualsiasi punizione: gli sembrava una grande ingiustizia. Ma anche questo senso di colpa, non riusciva a far passare in secondo piano la delusione per essere costretto ancora a palazzo.

Ancora rinchiuso in quella gabbia d’oro da suo padre!

Sarebbe mai riuscito a liberarsi da quei lacci che il genitore sembrava volergli legare ai polsi?

O sarebbe stato per sempre prigioniero di quell’esistenza senza libertà, rinchiuso in quel mondo dorato, senza possibilità di evasione?

Quale sarebbe stato il suo destino?

  
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