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Autore: Elissa_Bane    10/02/2016    5 recensioni
Magnus ama Alec, e questo lo sanno anche i muri.
Alec ama Magnus, e questo lo sanno anche i muri. Peccato che il Sommo Stregone di Brooklin sia, appunto, uno stregone e non un muro.
E' per questo che a volte una sensazione strana lo prende e gli tortura il cuore un po', prima che Alec lo cancelli con la sua presenza, ma questa sera Alexander è tornato da una caccia e non ha nemmeno guardato il suo stregone.
Di piccole gelosie, di sorrisi e occhi che dovrebbero essere dichiarati "armi di distruzione di massa", per citare le parole di Magnus.
Perchè l'Amore urla per essere ascoltato, nel silenzio di una notte come tante altre.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nda: Hola chicos! Back from Hell! Sono tornata, sì, con una Malec, perchè erano eoni che non scrivevo di questa bellissima coppia.
Lo spunto nasce dalla visione della serie tv Shadowhunters, che mi ha fatto pensare... quindi sì, c'è un riferimento alla serie tv, che preferirei evitare di spoilerarvi dato che si capisce benissimo uguale, e vi dico solo che Valak è un demone.
Un altro piccolo riferimento è al Perù, quindi alle Cronache di Magnus Bane.
Baci
-Dan
 
Lost for You
 
Per la mia Magnus, che è una persona bellissima e che io amo come una sorella
 
Non c’era spazio per respirare e tempo per pensare, no, non quando le braccia di Alec lo stringevano tanto forte da fargli temere un pochino, ma solo un pochino, per la salute delle sue costole, ma c’erano quando Alec si allontanava anche solo di un passo da lui. C’era quel desiderio che lo tormentava sempre, ogni volta che lo guardava o lo scopriva addormentato sul divano, ogni volta che lo vedeva ridere e la sua risata cancellava secoli al suo cuore, facendolo tornare quasi umano, c’era questo pizzicore, come una ferita non propro rimargnata, che prudeva sul petto ogni volta che Alec gli sorrideva, il dolore del ricordo di un viso scomparso in una nuvola nera, nel vortice di Valak, la sera che si erano conosciuti.
Perchè a volte Magnus si sentiva quasi un rimpiazzo. Non capitava spesso, e Alec si accorgeva del cambiamento d’umore e lo vezzeggiava con piccoli baci pregni di quella dolcezza che fra le lenzuola non si concedevano quasi mai. Eppure, a volte capitava che Magnus ricordasse quanto poco ci fosse voluto da parte sua a innamorarsi di Alec, pur contrastandosi con forza, almeno all’inizio, perchè non voleva pù soffrire come in Perù, e ripensava a quella sera, in cui la persona che Alec amava di più al mondo era Jace. Non avrebbe dovuto fare così male, se ci pensava razionalmente, ma adesso che lo aveva accettato, che lo amava, Magnus non desiderava altro che anche Alec lo amasse nello stesso modo, anche nei momenti passati.
 
«Sei sveglio» mormorò la voce assonnata del cacciatore, mentre questi apriva gli occhi fissandoli su di lui. Magnus restituì lo sguardo annuendo piano e aspettando che l’altro attraversasse il deserto di lenzuola che li separavano. «Come mai sei sveglio?»
«Potrei farti la stessa domanda» rispose, vagamente conscio che la distanza che Alec non accennava ad accorciare in quel momento non fosse solo fisica. Ma a quella, l’eternità che li separava, poteva ovviare. Mise una mano sul fianco di Alec, stranamente coperto da un paio di suoi pantaloni del pigiama (neri, notò con un’occhiata distratta), avvicinandosi a lui. Il braccio coperto di rune che si posò sulla sua spalla, con la mano pallida a coprirgli la spalla, lo scaldò come una tazza di caffè caldo.
«A cosa stai pensando?» domandò il ragazzo, muovendosi pigramente in modo da trovarsi a fissarlo negli occhi. E Magnus dovette farsi violenza per non dire ad Alec che stava pensando a lui e Jace e che la cosa lo stava facendo impazzire come nemmeno il pensiero di Camille era riuscito a fare in un tempo ormai lontano. La mano del ragazzo emanava un calore piacevole, e la pelle odorava di sapone; non si erano addormentati insieme, quella sera. No, Alec era andato a caccia con Jace ed era tornato alle tre del mattino e Magnus lo aveva aspettato sveglio nel letto, ma Alec non se ne era accorto, ancora troppo teso sulla caccia. Su Jace.
«A nulla» rispose giochicchiando distrattamente con una ciocca di capelli corvini. Gli occhi blu del cacciatore lo scrutarono in silenzio, e Magnus seppe che aveva capito.
Piccolo, dolce, ingenuo Alec, che non aveva saputo vedere quanto Magnus lo amasse davvero, che non aveva capito che la forza con cui lo baciava, quando tornava a casa dopo una caccia, non era solo passione, ma anche desiderio di ricordargli che esisteva anche lui, e non solo Jace.
E povero, stupido e cieco Magnus, che non aveva saputo vedere che Alec alla fine tornava sempre da lui, sempre illeso e con lo sguardo limpido e puro come acqua di monte. Magnus, che non aveva saputo vedere che Alec aveva scelto lui in ogni istante da quando lo aveva conosciuto, che lo aveva amato con paura, avendo paura inconsciamente di quella creatura per cui gli anni non valevano nulla, ma fidandosi ciecamente di lui.
 
Magnus capì che Alec stava per rispondere con una di quelle sue frasi da bravo ragazzo, del genere “io amo te”, e seppe che non voleva sentirla. Le labbra di Alec erano morbide, quando si scontrarono con le sue, senza che lo stregone avesse fatto nulla. Il cacciatore si era stretto addosso a lui con una forza immensa, impossibile, e non sembrava avere intenzione di lasciarlo andare, non che Magnus avesse intenzione di allontanarsi da quella luce che brillava negli occhi di Alec.
Forse erano entrambi stupidi come diceva Izzy, si ritrovò a pensare nel mezzo di un bacio particolarmente dolce, al sapore di...cappuccino? Ripassò la lingua sul labbro inferiore del cacciatore, sentendo il sapore del suo burrocacao, che suggeriva sempre ad Alexander di usare e che puntualmente veniva lasciato sul mobiletto del bagno.
L’odore della pelle adesso aveva un altro signficato: era sandalo, il suo bagnoschiuma al sandalo che Alec usava solo se era Magnus a lavarlo, nelle occasioni in cui la doccia aveva il privilegio di ospitarli assieme. C’era anche quella vaga nota di...cioccolato? Davvero? La sua crema al cioccolato addosso al cacciatore? Magnus rise lievemente contro la curva del collo del ragazzo.
«Cosa dovrei dedurre da tutto questo, Alexander?» mormorò contro la sua gola, sentendolo tremare lievemente.
«Da questo cosa, Magnus?» si sentì rispondere mentre era parecchio impegnato a lasciare un piccolo segno violaceo proprio accanto a una runa recente sulla clavicola.
«Il mio burrocacao, il mio bagnoschiuma, la mia crema...» spiegò, guardandolo negli occhi. Santo cielo, avrebbero dovuto dichiararli arma di distruzione di massa, quegli occhi. C’era così tanto amore e una buona parte di rimprovero per i pensieri che Magnus aveva avuto in precedenza, che lo stregone pensò che sarebbe morto per il loro peso.
«Non volevo svegliarti» sussurrò Alexander, stringendosi ancora più addosso allo stregone, quasi a volergli entrare sotto la pelle, i muscoli e le ossa, a scavarsi un posto dentro di lui. Come se non ci fosse già, pensò quasi divertito, guardando le ciglia nere frullare lievi, prima di rendersi conto delle implicazioni di quella frase. Alec non aveva voluto svegliarlo, ma lo aveva voluto comunque con sè appena tornato a casa. A casa.
Si fermò impietrito, finalmente vedendo quanto fosse stato stupido e ingenuo. Alec era tornato a casa da lui, Alec era sempre da lui, con lui, tanto che più di una volta Izzy era dovuta andare a prenderlo di peso. Alexander aveva scelto lui.
«Stanotte... se stanotte Valak ti rubasse il ricordo della persona che ami di più, Alexander, di chi sarebbe il viso che apparirebbe nella nebbia?» domandò, quasi ruggendo sulle sue labbra, baciandolo ancora perchè ormai sapeva la risposta, aveva capito, aveva visto, ma aveva bisogno che fosse lui a dirlo. E Alec lo baciò ancora, accarezzandogli i capelli corti della nuca, tirandoselo contro ancora un po’, fino a perdere la percezione di dove finisse la pelle dell’uno e iniziasse quella dell’altro, e quando sentì la magia sfrigolare intorno a sè, come le rare volte in cui riusciva a far perdere allo stregone il controllo, mentre la sentiva entrargli dentro, quella luce celeste e invadergli un cuore che aveva il suo stesso proprietario, sorrise contro le sue labbra.
«Sarebbe il tuo, idiota».
  
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