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Autore: jjk    10/02/2016    0 recensioni
Michael Holbrook Penniman Jr. era sempre stato un nome troppo altisonante per un ragazzo che non proveniva da una famiglia ricca e il proprietario di quel nome decisamente troppo lungo lo aveva sempre saputo.
Non che la sua famiglia fosse proprio povera, ma, come non esitavano a ricordargli ogni santo giorno i ragazzi del villaggio vicino a dove abitava, lui non era certo un lord.
Michael Holbrook Penniman Jr. però era fortunato, molto più di quei ragazzi che avevano un nome ed un cognome adatti al loro status sociale, perché Michael Holbrook Penniman Jr. almeno in una tenuta signorile ci viveva davvero.
Fanfiction parteciante al contest "Nothing's only words"
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: Andreas Dermanis, Mika
Coppia: Mika/Andy
Prompt:One shot Crossover
Crossover: Mika+Orgoglio e pregiudizio
Genere: Storico/Romantico
Rating: Verde

 
Michael Holbrook Penniman Jr. era sempre stato un nome troppo altisonante per un ragazzo che non proveniva da una famiglia ricca e il proprietario di quel nome decisamente troppo lungo lo aveva sempre saputo.
Non che la sua famiglia fosse proprio povera, ma, come non esitavano a ricordargli ogni santo giorno i ragazzi del villaggio vicino a dove abitava, lui non era certo un lord.
Michael Holbrook Penniman Jr. però era fortunato, molto più di quei ragazzi che avevano un nome ed un cognome adatti al loro status sociale, perché Michael Holbrook Penniman Jr. almeno in una tenuta signorile ci viveva davvero.
Era stato un caso, o forse un colpo di fortuna, ma, da qualche anno, suo padre era stato assunto dal padrone della tenuta di Pemberley per dargli una mano con la contabilità e altre faccende burocratiche che un ragazzo come lui non poteva capire pienamente.
Suo padre aveva provato ad insegnargli qualcosa, ma lui ed in numeri non erano mai andati d'accordo così alla fine anche l'uomo aveva rinunciato, non prima di avergli ricordato che, se non voleva ereditare il suo posto, avrebbe dovuto imparare in fretta in mestiere perché quando non ci sarebbe più sarebbe stato lui a dover supportare economicamente la famiglia in qualità di figlio maggiore.
Non che lui fosse il più grande della famiglia, ma, escludendo suo fratello minore, che ancora era nell'età in cui poteva correre spensierato nei prati, era l'unico maschio e suo padre, come tutti in paese, continuavano a ripetere che le donne non sono in grado di gestire una famiglia da sole.
Lui non era mai stato d'accordo.
Forse perché quando era più piccolo e non stavano passando un bel periodo economicamente parlando, aveva visto sua madre rattoppare i loro vestiti così bene da non far nemmeno notare che erano vecchi e consumati, così come aveva visto le sue sorelle maggiori imparare a leggere e a scrivere di nascosto la sera tardi, perché nella scuola del paese le ragazze non erano ammesse, mentre il giorno lavoravano duramente per questa o quell'altra signora, mentre lui giocava ad acchiapparella con gli altri ragazzi.
No, lui era sempre stato convinto che le donne sapessero gestire una famiglia molto meglio di qualsiasi uomo e Mr.Darcy, il proprietario della tenuta sembrava pensarla un po' più come lui.
Quando aveva visto per la prima volta quel signore aveva pensato che rappresentasse perfettamente il tipo di uomo che lui non aveva mai avuto difficoltà ad odiare e che squadrava tutti dall'alto in basso, ma non aveva detto nulla a nessuno perché era grazie a lui che la sua famiglia aveva una casa ed una rendita stabile e i suoi fratelli minori potevano ricevere una qualche specie di educazione.
Poi lo aveva visto insieme alla moglie e aveva capito che l'idea che si era fatto di quel l'uomo era completamente sbagliata.
Guardava Mrs.Darcy come se lei fosse il suo intero universo e non gli importava se gli altri se ne accorgevano.
Ascoltava sempre le sue opinioni e spesso chiedeva il suo consiglio per prendere decisioni importanti.
Non la reputava inferiore a lui solo perché donna.
Michael aveva sentito le storie che si raccontavano su di loro, su come Mr.Darcy avesse voluto sposarla anche se era una ragazza proveniente da una famiglia non molto ricca e la sorella di lei fosse sposata con un uomo che aveva reso la vita di Mr.Darcy un inferno.
Si vociferava, anzi, che fosse stato lui ad organizzare il matrimonio dopo che i due erano scappati insieme, rimettendoci anche chissà quanti soldi; così come si vociferava che si fosse proposto alla moglie un'altra volta, ma che lei lo avesse rifiutato e che lui, invece di offendersi mortalmente e cercare di non rivederla mai più, non aveva desistito e aveva fatto di tutto per dimostrarle di essere un uomo degno di lei.
Questo perché Fitzwilliam Darcy amava veramente Elizabeth.
Ed Elizabeth era una donna intelligente e comprensiva.
Era stata la prima a decidere di non usare il suo nome intero, che lui odiava, quanto piuttosto quello con cui lo aveva sempre chiamato la sua famiglia, Mika.
Così come era stata la prima, al di fuori di sua madre, a notare qualcosa di speciale in lui.
Ricordava ancora il giorno in cui lei lo aveva sorpreso a cantare mentre ripuliva la stanza dove era da poco stato servito il pranzo.
Era rimasta ferma sulla porta per un po' e poi, quando la canzone era finita, lo aveva applaudito.
"Sei bravo, chi ti ha insegnato a cantare così?"
"Nessuno Ma'am"
"Non ci credo. Un conto è avere una bella voce, ma tu hai anche la tecnica, dove l'hai aquisita?"
"Ascolto  i consigli del direttore del coro della parrocchia. Ogni tanto mi nascondo in chiesa per sentirli provare.
Mi piace la musica" aveva ammesso e ricordava che lei non si era arrabbiata, ma aveva sorriso.
"Non c'è bisogno di vergognarsi e di nascondersi. Scommetto che il direttore sarebbe contento di avere una voce come la tua nel suo coro e poi la passione per la musica è una cosa meravigliosa"
Lui aveva annuito poco convinto e poi aveva fatto per andarsene, ma lei lo aveva fermato.
"Mika, ti chiami così vero?"
"Si Ma'am"
"Sai suonare?"
"No Ma'am" aveva risposto scuotendo il capo ed irrigidendosi quando aveva visto che lei gli si stava avvicinando, ma la donna aveva sorriso e gli aveva posato una mano sulla spalla.
"Rilassati, non voglio farti del male" gli aveva detto ridendo.
"Piuttosto, quando avrai finito con i tuoi compiti, vieni nel salottino, senza fare domande"
Quando lui ci era andato aveva trovato Mrs.Darcy e Georgiana, la sorella del padrone, sedute vicino ad un grande pianoforte nero così bello da lasciarlo senza fiato.
"Georgiana t'insegnerà a suonare.
Io non sono molto brava, ma lei si e ha detto che ti darà volentieri qualche lezione così poi potrai allietare tu i nostri pomeriggi quando pioverà e saremo costretti a rimanere in casa"
Lui era rimasto stupito da quel regalo inatteso, ma non si era fatto pregare e si era subito seduto accanto alla ragazza che aveva cominciato a spiegargli le basi.
All'epoca Mika era poco più che un bambino, ma aveva capito l'importanza ed il significato di quel gesto e non lo aveva mai dimenticato, nemmeno ora che, alle soglie dell'età adulta, quando avrebbe dovuto capire cosa fare della sua vita, rimaneva lì, ad allietare i pomeriggi piovosi della sua signora e a far giocare i piccoli Darcy sulle sue ginocchia insegnandogli quel poco che poteva di musica.
Quello della balia, se così si poteva chiamare, era un ruolo prettamente femminile, ma se ai Darcy andava bene che fosse lui ad occuparsi dei figli, allora andava bene anche a lui.
Forse il suo destino era rimanere in quella tenuta a servire quella famiglia per sempre.
Ci aveva pensato molto a questo, specialmente negli ultimi tempi, in cui sentiva il suo compleanno avvicinarsi sempre di più anche quando in realtà mancavano ancora dei mesi, e nulla sembrava smuoverlo dalla convinzione che servire i Darcy fosse il suo compito, ma molte cose erano destinate a cambiare.
Era tutto iniziato con un viaggio dei padroni di casa che avevano deciso di partire per girare l'Europa, un po' per affari ed un po' per puro piacere personale.
I bambini, ancora troppo piccoli per affrontare un viaggio così lungo, erano rimasti a casa e Mika, che era incaricato di occuparsi di loro insieme alla sorella Paloma, aveva ricevuto l'autorizzazione ad usare il pianoforte quando voleva.
"A patto che, prima o poi, insegni ai miei figli a cantare come te" gli aveva detto Mr.Darcy, lanciando un'occhiata complice alla moglie, prima di salire sulla carrozza che li avrebbe portati a Londra.
Lui aveva annuito.
Mr.Darcy oramai non gli faceva più paura come quando era ragazzino, ma aveva ancora problemi a formulare frasi adatte all'etichetta in sua presenza, così, quando poteva, evitava di parlare se lui era nei paraggi.
Non voleva certo dare l'impressione di essere stupido.
I proprietari della tenuta erano stati via qualche mese ed i bambini, che non erano abituati ad un’assenza così prolungata dei genitori, cominciavano a non credergli più quando lui cercava di convincerli che presto sarebbero tornati.
Proprio quando aveva rinunciato a convincerli, i signori tornarono davvero e tutti quanti alla tenuta erano così presi dal “festeggiare” il ritorno dei padroni che a mala pena si accorsero che questi ultimi avevano portato qualcuno con loro.
Era un ragazzo, forse qualche anno più giovane di Mika che, come lui, sembrava non essere a suo agio tra la folla che si era creata davanti al palazzo.
Se ne stava quindi in disparte in un angolo, sperando di non essere notato da nessuno, ma Mika aveva occhio per individuare tutto ciò che risultava per lui fuori dall’ordinario e quel ragazzo dai capelli biondi e gli occhi color del mare non rientrava nella sua immagine mentale di Pemberley.
Incuriosito scivolò tra le persone accorse a salutare i Darcy e gli si avvicinò.
-Tu sei nuovo-gli disse poi senza preamboli, facendolo sobbalzare.
-Co-cosa?-
-Tu. Sei nuovo. Non ti ho mai visto qui-
-N-No, io…….
I signori Darcy mi hanno invitato a stare qui per un po’. Vogliono che insegni alle figlie a dipingere-
-Sei un pittore-
-No-Non mi definirei così-
-E allora perché sei qui?-
-Te-Te l’ho detto. I signori Darcy…..-
-Si, si quello l’ho capito, ma perché avrebbero dovuto chiedere qualcosa del genere ad un ragazzo che non sa dipingere?-
-Non ho detto questo-
-Hai detto che non sei un pittore-
-Ho detto che non mi definirei così. Io sono un pastore, ma so dipingere-
-Un pastore?-
Mika lo guardò con sguardo perplesso.
Perché un pastore doveva insegnare ai piccoli Darcy a dipingere?
Perché non un vero professionista?
Quel ragazzo lo incuriosiva sempre di più.
Era misterioso, quasi strano, come strano era il suo accento, e, a volte, sembrava fare davvero fatica a formulare anche le frasi più semplici e qualcosa gli diceva che l’imbarazzo non c’entrava veramente niente.
-Mika! Dove diavolo si sarà cacciato quel ragazzo!-
La voce di sua madre lo richiamò alla realtà.
-Devo andare. Suppongo ci vedremo in giro- disse velocemente prima di scomparire nuovamente tra la gente, lasciando il biondo sempre più confuso.
-Mi dica madre-
-Mrs. Darcy ti cercava. Farai meglio a sbrigarti ad andare da lei-
-Certo madre!-
Trovare la donna tra la marea di persone radunatesi lì fu un’impresa che il riccio riuscì a compiere solo dopo una quantità di improperi detti a mezza bocca che avrebbero fatto arrossire sua madre e le sue sorelle se lo avessero sentito.
-Mika! È un piacere rivederti! Come si sono comportati i ragazzi in questi mesi?-
Avrebbe dovuto immaginarselo che Mrs.Darcy avrebbe voluto essere aggiornata sui suoi figli non appena fosse tornata.
Era una buona madre oltre che un’ottima padrona.
-Sono stati degli angeli. Paloma è di sopra con loro adesso. Vuole che li vada a chiamare?-
-Forse più tardi. Ora vorrei che mi seguissi, c’è qualcuno che vorrei farti conoscere-
Il giovane la seguì senza dire una parola fino al salottino con il grande pianoforte nero che lui tanto amava.
Nel passargli accanto Mika non poté trattenersi dallo sfiorare lo strumento con una mano, come per accarezzarlo, gesto che non sfuggì a Mrs.Darcy e che la fece sorridere.
-Perché non suoni qualcosa ragazzo? Georgiana ha detto che sei davvero bravo-
-Vostra sorella è un’ottima insegnante-
-Dice che siete più bravo di lei-
-Non-Non credo sia la verità sir-
-Lascia che sia io a giudicare. È da tempo che sento decantare le tue doti musicali, ma ancora non ho mai avuto il piacere di ascoltarti suonare-
Mika inspirò profondamente e cercò di mandare giù il groppo che gli si era formato in gola.
Era sempre più convinto che non avrebbe mai smesso di tremare come una foglia in presenza del signor Darcy.
Era così nervoso che nemmeno si era accorto che Mrs.Darcy era uscita dalla stanza per rientrare proprio mentre le prime note cominciavano ad invadere la stanza, ma non da sola.
Non ricordava bene quale sinfonia stesse suonando, forse una di quelle che aveva composto di nascosto e che aveva tenuto chiuse in un cassetto per mesi, se non anni.
Lasciò che fossero le sue dita, che in quel momento si muovevano così sicure su quei tasti da fargli pensare che fossero completamente staccate dal resto del suo corpo su cui lui sembrava non avere mai controllo, a guidarlo, trasportandolo in un mondo in cui nessun altro poteva entrare.
In quel momento era soli, lui e la sua musica e nessuno si sarebbe mai potuto inserire in quella relazione così totalizzante da renderlo dubbioso sulla sua salubrità.
Suo padre glielo diceva spesso “Figliolo, dovresti lasciare perdere tutta questa musica. Con l’arte non si mangia”.
Eppure lui sapeva che, finché avrebbe avuto accesso a quello splendido pianoforte, finché avrebbe avuto fiato per cantare, non sarebbe mai stato in grado di rinunciare a quelle dolci melodie che lo riappacificavano con il mondo.
-Non credo di aver mai sentito questa canzone- mormorò Mr.Darcy quando le dita del riccio si allontanarono dallo strumento.
-L’hai composta tu, non è vero Mika?-chiese invece la moglie, riconoscendo in qualche modo in quelle note l’anima del giovane che si limitò ad annuire.
-Vedi, era di questo che le parlavo Mr.Darcy- disse quindi la donna sorridendo al marito che la guardò quasi con la stessa ammirazione che aveva riservato al giovane musicista.
Come moltissime altre volte in cui era stato in presenza di entrambi i padroni, Mika si perse a godersi quel momento silenzioso tra i due che, con un solo sguardo, sembravano dirsi tutto ciò che lui non sarebbe riuscito ad esprimere nemmeno con milioni di parole, facendolo sentire quasi fuori luogo, come se stesse spiando qualcosa a cui lui non avrebbe dovuto avere accesso.
Desiderava davvero poter avere un giorno la possibilità di vivere un amore come il loro, ma non era così stupido da sperarci davvero.
L’amore vero non era certo qualcosa all’ordine del giorno, pochissimi lo avevano incontrato davvero e lui non aveva la fortuna di avere abbastanza soldi da poter scegliere liberamente la sua futura moglie.
Magari sarebbe stato abbastanza fortunato da incontrare una donna che, con il tempo, sarebbe riuscito ad amare. Non sarebbe stato vero amore, ma era sempre meglio di niente.
-Per quanto io ami sentirti suonare Mika, non è per questo che ti ho chiesto di venire qui.
C’è qualcuno che volevo presentarti-
Solo allora il riccio notò che, accanto alla donna c’era lo stesso strano ragazzo con cui aveva parlato poco prima.
-Lui è Andreas, viene dalla Grecia ed è qui per insegnare alle ragazze a disegnare.
Dato che vi vedrete spesso ho pensato fosse giusto farvi incontrare.-
Adesso si spiegava il perché dell’accento strano, ma ancora non capiva perché, ai tanti maestri eccellenti che avrebbero potuto scegliere per le figlie, avevano preferito un giovane pastore greco.
-Come te Andreas ha molto talento, ma non abbastanza mezzi, così abbiamo pensato di portarlo in Inghilterra con noi. Lui potrà dedicarsi alla pittura che tanto ama e noi avremo un ottimo insegnante sempre a disposizione- continuò la donna, rispondendo ad ogni sua domanda.
Ogni tanto Mika si chiedeva se sapesse leggergli nel pensiero.
-A tal proposito Michael, Mrs.Darcy aveva una proposta per te. Io non ero molto convinto, ma dopo averti sentito suonare non posso che dare ragione a mia moglie ancora una volta-disse poi Mr.Darcy incuriosendo il ragazzo.
-Crediamo che sia giunto il momento che i ragazzi imparino a suonare e vorremo che fossi tu a insegnarglielo-
Mika rimase a bocca aperta.
Non era assolutamente convinto di essere in grado di insegnare nulla a nessuno, ma non poteva certo dire di no.
-Insegnerai loro a suonare il pianoforte ed a cantare. Confidiamo in te-disse sorridendo, osservando lo sguardo terrorizzato che si era dipinto sul volto del ragazzo.
-Ora se non vi dispiace vorrei poter rivedere i miei figli- concluse poi.
-Vuole che li vada a chiamare sir?-
-No, grazie. Ci penso io. Perché invece non mostri ad Andreas la tenuta?-
-E mi raccomando, non parlargli troppo velocemente. È intelligente, ma sta ancora imparando l’inglese-aggiunse la donna congedando i due ragazzi che non esitarono nemmeno un istante ad abbandonare la stanza.
Mika conosceva Pemberley come le sue tasche.
Spesso, quando il mondo gli sembrava troppo opprimente, si perdeva a passeggiare per i numerosi sentieri della tenuta, scoprendo sempre qualche luogo nuovo che non doveva mai condividere con nessuno perché nessuno andava mai con lui.
Ciò rendeva ancora più imbarazzante il camminare fianco a fianco con quello che per lui era ancora un perfetto sconosciuto nel boschetto a cui lui era sempre stato estremamente affezionato e che aveva sempre reputato il suo piccolo angolo di paradiso.
Suo e di nessun altro.
Lui non era un tipo possessivo, ma quel boschetto, e la piccola radura che nascondeva, erano l’unica cosa che si era sempre rifiutato di condividere. Eppure i suoi piedi si erano diretti automaticamente proprio lì, portando il greco a scoprire qualcosa che il riccio aveva tenuto nascosto a tutti gli altri.
Di certo il biondo non conosceva l’importanza di quel luogo per il ragazzo accanto a lui, così superò con disinvoltura la radura in cui Mika si sarebbe volentieri fermato e continuò a camminare in silenzio finché non incontrarono un piccolo ruscelletto che sembrò attirare la sua attenzione.
Solo allora il biondo si fermò, sedendosi proprio sulla piccola riva ed immergendo i piedi nell’acqua gelata, rabbrividendo.
-Così vieni dalla Grecia- disse Mika, cercando di ignorare lo sguardo di dolore che campeggiava sul volto dell’altro.
Era un frase veramente stupida, ma in qualche modo doveva iniziare una conversazione dato che Andreas non sembrava intenzionato a farlo.
Quello però si limitò ad annuire, facendolo sbuffare esasperato.
Che senso aveva sforzarsi di intavolare una conversazione se lui rispondeva a gesti?
-La signora ti ha chiamato Mika, ma Mr.Darcy ti ha chiamato Michael.
Qual è il tuo vero nome?-domandò il biondo quando finalmente riuscì ad abituarsi alla temperatura dell’acqua.
In Grecia era tutto più caldo.
-Il mio nome completo è Michael Holbrook Penniman Jr.-
-Un po’ altisonante per qualcuno che non è nobile-
-Lo so e lo odio. La mia famiglia e Mrs.Darcy mi chiamano Mika-
-Ti si addice di più, credo-
-Lo penso anch’io, ma Mr.Darcy, come tutti gli altri, continua a chiamarmi Michael-
-Sempre meglio di Andreas-
-A me piace-
-Io preferisco Andy-
-Posso chiamarti così. A patto che tu mi chiami Mika-
-Lo avrei fatto a prescindere, Michael è un nome troppo lungo-
-Potremmo andare davvero d’accordo io e te, sai?-
-Lo spero. Sembri un tipo simpatico e poi condividiamo l’amore per l’arte, anche se la mia è diversa dalla tua-
-Mi hai sentito suonare?-
Il biondo non rispose subito, ma si guardò un po’ intorno cercando di far entrare la bellezza di quel posto dentro di lui.
Dipingere quel luogo sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto una volta tornato in camera.
-Sei bravo-disse infine.
-Vorrei poter dire lo stesso di te, ma non ho mai visto un tuo quadro-
Il greco rise.
-Io non li chiamerei quadri. Ho sempre dipinto sui muri con colori fatti di terra e piante.
La prima volta che ho dipinto su una tela è stata su quella che mi ha regalato Mrs.Darcy dopo avermi sorpreso a rubare qualche dito di tempera ad un pittore che stava cercando di dipingere il Partenone-
Anche Mika scoppiò a ridere.
-Perché ti ha regalato una tela?-
-Mi ha visto usare la tempera su un vecchio foglio che ero riuscito a rimediare e ha detto che meritavo di provare a dipingere su una tela vera-
-Se Mrs.Darcy ha voluto investire su di te devi essere bravo-
-Un giorno ti farò vedere qualcosa e potrai giudicare da solo.
Ora però penso che dovremmo andare-
Solo allora il riccio si rese conto che il buio stava calando, segno che era giunta l’ora di tornare a casa.
Ripercorsero la strada fatta il pomeriggio, ogni tanto uno dei due raccontava qualche storia divertente ed entrambi scoppiavano a ridere come due bambini.
Mika non ricordava di essersi sentito così felice da molto tempo.
-Ci vediamo in giro credo-mormorò il greco stringendo la mano all’altro.
-Ci vediamo in giro-rispose quello prima che entrambi tornassero ai propri alloggi.
 
 
 
 
E si videro molto più spesso di quanto entrambi non avessero immaginato.
Non era raro che Mika assistesse ad una lezione di disegno del giovane o che quest'ultimo osservasse il riccio guidare le dita dei piccoli Darcy sui tasti bianchi e neri.
Sempre più frequentemente i due approfittavano del poco tempo libero che avevano per recarsi nel posto vicino al ruscello che avevano scoperto insieme il giorno in cui Andy era arrivato a Pemberley e lì parlavano per ore con i piedi immersi nell'acqua gelida che però non sembrava infastidirli.
Mika gli raccontava aneddoti divertenti sulla vita nella tenuta o sulla sua vita prima di conoscere i Darcy.
Il greco invece non parlava molto di se stesso e tanto meno della sua patria che sicuramente ancora gli mancava molto, il riccio poteva leggerglielo meglio occhi quando gli raccontava dei bellissimi paesaggi che aveva avuto la fortuna di poter dipingere sui muri sporchi del suo paese e che con la pioggia andavano irrimediabilmente perduti.
Mika aveva scoperto nel ragazzo un grandissimo esperto d'arte e non poteva evitare di domandarsi come avesse fatto un pastore greco ad acquisire una cultura del genere.
Andy avrebbe potuto raccontargli per ore le storie legate alle opere di Michelangelo e Caravaggio mentre, con lo sguardo perso nell'orizzonte ,dipingeva nella mente del suo nuovo amico quegli splendidi capolavori che probabilmente nessuno dei due avrebbe mai potuto vedere dal vivo.
E sempre più spesso in quei momenti Mika rimaneva a fissarlo, conscio di non essere visto, pensando che l'unica opera d'arte che lui avrebbe mai avuto l'opportunità di ammirare era proprio il biondino davanti a lui e questo gli bastava.
Sapeva che era sbagliato pensare ad un altro ragazzo in quel modo, ma in quel luogo che sembrava quasi fuori dal mondo non aveva importanza.
Nulla aveva importanza se non loro due.
Mika si era sentito sbagliato all'inizio, ma poi aveva deciso di smettere di  lottare contro i suoi sentimenti e li aveva semplicemente racchiusi dentro le note di una melodia che non aveva permesso a nessuno di ascoltare.
Perché Mika era innamorato di Andy, ma era quasi sicuro che il ragazzo non provasse gli stessi sentimenti.
Una cosa però era certa: Andy a lui ci teneva davvero, abbastanza da organizzare di nascosto la sua festa di compleanno, a cui parteciparono quasi tutti gli abitanti della tenuta, anche l'intera famiglia Darcy.
I bambini gli avevano dirittura regalato una buffa bambola che avevano fatto loro con l'aiuto di Paloma.
Era un compleanno importante, suo padre continuava a ripeterglielo.
-Ragazzo, ora che hai 21 e hai raggiunto la maggiore età devi decidere cosa fare della tua vita-
Poteva leggere lo stesso pensiero negli occhi del suo padrone, che oramai lo conosceva da talmente tanto tempo da considerarlo quasi un figlio, ma almeno lui non disse nulla.
Non erano cose che lo riguardavano e Mr.Darcy aveva imparato a non intervenire negli affari degli altri a meno che non fosse strettamente indispensabile.
Forse fu per quello che, dopo che gran parte della gente era già tornata a casa sua, Andy trascinò Mika via da quegli sguardi troppo pressanti e lo condusse nel loro posto.
-Hanno ragione loro- mormoro il riccio lasciandosi cadere vicino al ruscello.
-Ho 21 e non so ancora cosa fare della mia esistenza.
Loro mi hanno protetto a lungo, forse anche troppo, ma adesso devo cominciare a cercare una moglie, mettere su famiglia......Cose del genere-
-È davvero quello che vuoi?-
-Pensi che importi davvero quello che voglio io?-
-A me importa-
Il riccio sospirò.
-Io vorrei poter rimanere così a vita-
-Così?-
-Così. Io e te sul bordo di questo ruscello, i piccoli Darcy che fabbricano una bambola per il mio compleanno come ringraziamento per avergli insegnato qualche semplice musichetta.
Ma soprattutto non voglio sposarmi con qualcuna che non amo e non amerò mai-
-Molti si innamorano della propria moglie dopo averla sposata-
-Non io-
-Come fai a dirlo?-
-Perché io sono già innamorato di qualcuno-
Il biondino rimase interdetto.
-E di chi? Insomma, so che non ci conosciamo da molto ma pensavo che mi avresti parlato di una cosa del genere-
Mika accennò una risata un po' amara.
-Pensavo fosse evidente-
-Cosa?-
-Questo-mormorò prima di sporgersi verso il ragazzo e poggiare le proprie labbra sulle sue.
Oramai non aveva più nulla da perdere, forse.
Per qualche istante Andy non reagì, poi Mika sentì una mano appoggiarsi sul suo petto e il biondo cominciò a ricambiare quel bacio, un secondo prima di spingerlo via con poca grazia.
-Ma cosa fai?!-esclamò indietreggiando.
-Non è evidente? Mi hai chiesto di chi fossi innamorato e io.... Dovevo provare, mi dispiace-
-Ti dispiace? È tutto quello che sai dire? Pensi di essere l'unico a provare certe cose? Beh, ti sbagli! Anche io...io..... Però ho resistito perché quello che siamo, quello che proviamo..... È un errore, è contro natura e ora tu mi hai reso un abominio!-
-Chi dice che è sbagliato?-
-La Bibbia? La gente?-
-Sai che c'è? Se la pensi così forse la felicità non fa per te ed è un peccato perché credevo di aver finalmente trovato qualcuno che mi capisse. Evidentemente sei solo un idiota come tutti gli altri. Stammi bene Andreas-
Non gli diede il tempo di rispondere, ma se ne andò.
Quello era passato dall'essere il miglior compleanno di sempre ad essere il giorno che più di tutti voleva cancellare dalla sua vita.
Il biondo era rimasto  seduto sulle rive del torrente, si era levato le scarpe ed aveva immerso i piedi nell'acqua ancora più gelida del solito a quel l'ora tarda, nella speranza che questo lo aiutasse a ragionare più lucidamente.
Non che non credesse in ogni singola parola che aveva detto, ma forse Mika aveva ragione.
Come poteva farsi influenzare in questo modo dall'opinione degli altri?
E poi non era lui quello che diceva sempre che la Bibbia era stata scritta dagli uomini e quindi era più presente lo zampino dell'essere umano che quello di Dio?
Se Dio era davvero amore, come gli era stato detto per tutta la sua vita, come  poteva un amore come quello che provava per Mika essere sbagliato?
Sarebbe dovuto correre dal riccio e chiedergli scusa, dirgli tutte queste cose, ma non lo fece.
Il suo orgoglio lo tenne inchiodato per terra con i piedi nell'acqua sempre più ghiacciata, e poi gli importa che così si sarebbe sicuramente ammalato, forse se gli fosse successo qualcosa Mika lo avrebbe perdonato più facilmente.
Forse se lui fosse stato male sarebbe stato proprio il riccio a correre da lui.
Ma non si ammalò e Mika fece in modo di non farsi mai trovare dal biondo, che dal canto suo non si sforzava troppo di cercarlo.
Anche Mika aveva sbagliato nel baciarlo senza nemmeno chiedersi se all'altro la cosa andasse bene.
Il riccio lo sapeva, così come sapeva che avrebbe dovuto chiedergli scusa, ma non era lui quello che si era comportato peggio, quindi non sarebbe stato lui ad andare alla ricerca del greco, perciò si limitò ad attendere pazientemente che quello bussasse alla sua porta.
 
Quello però non lo fece e passarono le settimane in cui ognuno dei due osservava l'altro attento a non farsi notare.
Mika continuava a suonare con rabbia, insistenza, ma soprattutto con un pizzico di amarezza, quella melodia dolce che aveva composto per Andy.
Il greco dal canto suo ritornava spesso al loro posto speciale con tela e pennelli nella speranza di un'ispirazione che, solo ora capiva, aveva gli occhi nocciola, i capelli ricci sempre scompigliati ed un sorriso fanciullesco.
Quando ormai quella storia sembrava essere stata semi sepolta dal tempo qualcuno bussò alla porta di casa Penniman, ma quando Mika andò ad aprire non riuscì a vedere nessuno.
C'era però un piccolo pacchetto con una lettera avvolta in una busta azzurra, dello stesso colore degli occhi di Andy, si ritrovò a pensare con una fitta al petto.
Ed infatti la lettera era proprio del greco.
"Caro Mika,
Ti chiamo caro perché, malgrado in questi ultimi tempi abbiamo entrambi cercato di evitarci, continuo a tenerci a te.
So che ti starai chiedendo come ciò sia possibile dopo quello che ti ho detto la sera del tuo compleanno, ma se non getterai questa lettera nel fuoco e continuerai a leggerla fede capirai, anche se non penso riuscirai mai a perdonarmi.
Quando sto con te mi sento come una di quelle eroine dei romanzo rosa che tanto piacciono alle signore e non pensavo potesse essere una sensazione così bella.
Ma le eroine amano sempre un uomo.
Io e te siamo due ragazzi.
Lo so che questo assomiglia tanto al discorso che ti ho fatto l'ultima volta, ma non lo è.
È vero, io ho paura del giudizio della gente, forse anche più di quello di Dio, ma queste settimane senza di te mi hanno fatto riflettere su come tu sei l'unica persona che riesce o riuscirà mai a farmi sentire in quel modo e allora cosa importa della gente?
Credo che in fondo, se Dio è amore non può aver creato un amore sbagliato, e io ti amo e questo non può essere sbagliato.
Mi dispiace solo di essermene accorto troppo tardi.
Mio padre sta male e io devo tornare in Grecia ad occuparmi della mia famiglia.
Non so se riuscirai mai a perdonarmi per quello che ti ho detto, spero solo che questo non sia un addio"
La lettera gli cadde dalle mani.
Andy se ne stava andando, per sempre, e lui non lo aveva ancora salutato, non gli aveva ancora detto che lo aveva perdonato tempo prima.
Corse a perdifiato fino al palazzo dei Darcy, dove alloggiava, giusto in tempo per vedere una carrozza con sopra una testoline bionda scomparire oltre i cancelli di Pemberley.
Tornò a casa abbattuto e notò che il pacchetto allegato alla lettera era ancora lì sulla porta, dove lui lo aveva lasciato.
Si recò in camera sua.
Lo scartò e vide che conteneva un acquerello del loro posto speciale e solo a quel punto si consentì di piangere.
La partenza di Andy era stata difficile da digerire, ma aveva smosso qualcosa in lui.
Mentre il biondo risiedeva a Pemberley Mika si era convinto che quello fosse il posto adatto per lui, ma adesso che il ragazzo era andato via il riccio sentiva che l'atmosfera paradisiaca di quel posto era terribilmente compromessa e così aveva ritirato fuori i suoi vecchi sogni nel cassetto.
Il suo più grande desiderio era sempre stato viaggiare, visitare il mondo, ma non ne aveva mai avuto la possibilità e, da quando il padre era stato assunto dai Darcy, non si era mai mosso da Pemberley.
Adesso che aveva bisogno di un nuovo inizio sentiva che era giunto il momento giusto per fare ciò che aveva sempre sognato.
Mrs.Darcy, che aveva sempre avuto un debole per lui, non esitò a mettersi all'opera non appena il giovane accennò a questo desiderio di vedere il mondo.
Dopotutto loro due non erano così dissimili infondo.
Presto Mika si ritrovò con suoi pochi averi chiusi in un capiente baule, pronto a seguire in giro per l'Europa il figlio di un ricco signore, amico di vecchia data della famiglia Darcy.
Aggiornava continuamente la sua famiglia e i suoi vecchi padroni sui posti che vedeva, sulle cose che faceva e sulla gente che incontrava.
Continuava però a respingere con delicatezza tutte le giovani dame che rimanevano incantate dalla magia che riusciva a creare con un pianoforte.
Tante cose nella sua vita erano cambiate, ma era ancora deciso a non sposare qualcuno che non amava, anche se sapeva che questo lo avrebbe condannato a rimanere da solo a vita perché, quando chiudeva gli occhi, vedeva ancora due zaffiri blu incorniciati dal più bel sorriso del mondo.
Aveva rinunciato a rivederlo, ciò non voleva dire che aveva smesso di amarlo.
Avrebbe solo voluto avere l'opportunità di dirgli che aveva capito perché si era comportato in quel modo quella sera e che per lui era davvero acqua passata.
A questo pensò quando lo invitarono a  suonare in quella che lui non aveva ben capito se fosse una mostra d'arte, una festa o che cosa.
Ogni volta che si trovava davanti ad un quadro dopotutto non poteva non pensare ad Andy.
Sapeva solo che doveva indossare i suoi vestiti migliori, sedersi al piano e riprodurre quelle melodie famosissime che oramai le sue dita conoscevano meglio di lui.
A lui l'arte piaceva, gli era sempre piaciuta, così decise di esaminare i quadri prima di mettersi seduto a pianoforte.
E per quanto fossero tutte opere splendide una sola catturò la sua attenzione.
La gente cominciava ad arrivare e lui avrebbe dovuto mettersi a fare il suo lavoro, ma invece continuava a osservare il ruscello e la radura rappresentante in quel dipinto.
Lui conosceva quel posto.
-È rimasto affascinato proprio dall'unico quadro da cui non sono disposto a separarmi. Per me ha un significato veramente speciale.
Se ci tiene tanto però posso farle una copia-
La sicurezza con cui gli si era rivolto era l'unica cosa nuova in quella voce e ringraziò che, essendo di spalle l'altro non potesse vedere come i suoi occhi erano diventati lucidi.
-Ne ho già una copia-riuscì a dire senza voltarsi, con la voce che tremava.
Il cuore di Andy perse un battito.
Era forse un sogno?
-Veramente tu hai l'originale. Questo dipinto lo avevo fatto per te, Mika-
-Ti ricordi ancora di me-
Non era certo se quella fosse un'affermazione o una domanda.
-Non dei facile da dimenticare-mormorò il biondino ricordando tutte le volte in cui era corso incontro a quelli che poi si erano rivelati perfetti sconosciuti solo perché nella sua mente somigliavano così tanto al riccio che ora gli stava davanti.
-Quindi questo quadro non è in vendita, perché?-
-Non sei cambiato di una virgola. Anche se con i capelli così lunghi e pettinati ed i vestiti eleganti quasi non ti riconoscevo-
-Anche tu vestito elegante sembri un'altra persona. Come sei arrivato fino a qui?-
-Fortuna credo. Forse un giorno ti racconterò-
-Già, forse un giorno.
Perché quest'opera non è in vendita?-
-Perché mi ricorda una delle persone più importanti della mia vita. Una che amavo più di me stesso ma che, a causa del mio orgoglio e delle mie convinzioni sbagliate, ho perso per sempre-
-Sembra una persona speciale-
-Lo era, lo è ancora. Tu invece cosa ci fai qui?-
-Suono girando il mondo, forse un giorno ti racconterò-
-Già, forse un giorno--Senti, io dovrei suonare, è il mio lavoro dopotutto-
-Posso rimanere a guardarti? Mi è mancato assistere a quella magia che riesci sempre a creare-
Il riccio non rispose ma s'incammino verso il pianoforte, lasciando che il biondo lo seguisse.
Probabilmente avrebbe dovuto suonare un qualche pezzo di Bach o Mozart, ma ora sapeva perfettamente che dal lucido strumento nero sarebbe uscita una melodia del tutti diversa che avrebbe dovuto far sentire al biondo anni prima.
Fu solo per lui che suonò, come se non ci fossero altre centinaia di persone in quella sala e Andy non staccò gli occhi da lui nemmeno un secondo.
Quando la canzone fu finita il greco si sedette accanto al musicista mentre quello attaccava con un altro brano.
-Non ho mai sentito quel pezzo, di chi è?-
-Lo scritto io, ma non è mio-
-Come si chiama?-
-Hidden creek. So che può sembrare stupido, ma ha un suo significato-
-Credo di aver capito quale e non è stupido-
Il riccio lo guardò senza smettere di suonare e per un istante Il biondo si sentì risucchiato da quelle iridi magnetiche, più mature delle ultime volte in cui i loro sguardi si erano incrociati.
Doveva aver sofferto molto.
A causa sua.
-Non sei....Non siamo un abominio-
-Lo so, l'ho sempre saputo-
-Ora lo so anch'io. Ci ho messo molto a capirlo, ma.....-
La musica si fermò insieme al fiume di parole che aveva cominciato ad uscire dalla bocca del greco.
-Non devi scusarti né giustificarti-mormorò Il riccio con una mano poggiata sul braccio dell'altro.
-Lo hai già fatto e comunque non ce n'è bisogno. Questa storia è acqua passata già da un po'-
-Vuoi dire che…..-
-Che possiamo e dobbiamo lasciarci quella sera alle spalle, non credi?-
-Mai stato più d’accordo. Quindi abbiamo una seconda possibilità?-
-Se la vuoi. Forse potremmo girare il mondo insieme, che ne dici?-
-Che adesso posso vendere quel quadro-
Mika scoppiò a ridere ed Andy lo seguì, non aveva bisogno di quel dipinto, se il riccio fosse davvero rimasto al suo fianco, dopotutto se era con lui ogni posto sarebbe stato speciale.
 

Note: Questo è il mio primo crossover in assoluto e sicuramente ho combinato un casino. Spero solo di non aver torturato quello che secondo me è uno dei più grandi capolavori della letteratura(Se non avete mai letto Orgoglio e Pregiudizio fatelo perchè,anche se la trama può sembrare banale a prima vista, vi assicuro che il libro merita davvero).
Detto ciò, Enjoy

 
  
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