Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: miriel67    21/03/2009    3 recensioni
L'aeroporto di Venezia non è molto grande... Ha il nome di un grande viaggiatore, Marco Polo.Cosa ci faccio qui? Sto aspettando la mia Pen Pal dal Giappone: si chiama Kagome Higurashi e ha la mia età,16 anni. Io? Io mi chiamo Ginevra, faccio la prima liceo e ho sedici anni anche io... Abito a Venezia, vicino alla Prefettura, Palazzo Corner...Avete presente?!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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gg La sala del palazzo era illuminata da piccoli bracieri posati a terra e da lampioncini in carta di riso delicatamente dipinti.
La luce era calda e soffusa e la stanza accogliente, se non fosse stato per quella tensione latente che Ginevra percepiva.
Kaede aveva insistito perché indossasse un sontuoso kimono in una morbida tonalità verde pastello.
I ricami rappresentavano ciliegi fioriti e l’alto obi rosa richiamava il colore dei boccioli.
Ginevra era stata irremovibile solo sui capelli.
-    Kaede ti prego, niente pettinini e altre cianfrusaglie in testa!-
Alla fine si era un po’ arresa, si era fatta una specie di chignon e ci aveva infilato una peonia.
Naraku la osservò bene con finta indifferenza, mentre si intratteneva con gli altri ospiti.
Ginevra sentiva i suoi occhi addosso, come qualcosa di appiccicoso di cui non riusciva a liberarsi. Eppure il fascino di quel ragazzo era innegabile. Lo osservava, mentre parlava, cortese e gentile.
Ma il tono della voce aveva qualcosa che metteva i brividi.
I servitori fecero accomodare Kaede e Ginevra. La cena fu ottima, ma lei non riusciva a rilassarsi e continuava ad osservare il giovane Daymio, senza dare nell’occhio.
La vecchia Kaede aveva nascosto nelle ampie tasche degli hakama moltissimi fuda. Ginevra non le aveva chiesto perché. Aveva paura della risposta.
§

Naraku percepiva il nervosismo della ragazza e ne era deliziato: non sentiva però paura o altro. Solo una sensazione di vigile attesa e l’enorme potere della Sfera, amplificato dal potere della tennyo.

§

Sesshomaru alzò gli occhi al cielo. Sospeso a mezz’aria osservava le grosse nuvole nere che stavano offuscando il cielo.
Inuyasha uscì sotto il portico. Le nubi scurissime correvano controvento. Sentì anche l’odore di suo fratello. Tessaiga era al suo fianco. Basta, non avrebbe aspettato un minuto di più.
§
-    Che ci fai qui?-
In quattro salti aveva raggiunto il Principe dell’Ovest che imperturbabile osservava il temporale artificiale che si ingrossava sempre di più.
-    La Tennyo è in pericolo-
-    Lo so, quello lì è tutto fuorché un umano, Sesshomaru-
-    Ha con se la spada che le ho dato?-
Inuyasha guardò Sesshomaru, quella spada era completamente diversa dalla sua e da quelle che pendevano dal fianco di suo fratello.
La lama era più corta e più larga di quella di una normale katana e l’impugnatura completamente diversa. Assomigliava a quelle lame occidentali che Inuyasha aveva visto illustrate nei libri o pendere dalle pareti di alcune ricche case, doni di amici potenti e stranieri.
-    Da dove arriva quella lama? Non fa parte della collezione di spade di nostro padre.-.
Sesshomaru non rispose: quella era una spada antica e veniva da una terra lontana, lontanissima.
Un viaggio, fatto tanti anni prima. Ricordava il lago e la fanciulla vestita di bianco, con quella spada in mano. Era emersa dalle acque, impugnandola. Lo aveva guardato silenziosa e gli aveva offerto l’elsa della spada pronunciando solo una parola “Gwenhwyfar”, Ginevra.
Sesshomaru guardò Inuyasha. Il suo fratellastro era pronto a scattare al minimo segnale.
-    La Tennyo deve cavarsela da sola.- sentenziò.
Inuyasha lo guardò come se fosse impazzito.
-    Ma è solo una ragazza!-
Inuyasha trasalì vedendo quello che sembrava una specie di sorriso sul volto di Sesshomaru.

§

Ginevra si stava annoiando. Cominciava a sentire la stanchezza del viaggio e di quella interminabile e noiosissima cena. Sottovoce chiese a Kaede se non potevano andarsene a dormire, ma l’anziana donna le rispose che sarebbe stata una scortesia ed un affronto per il signore del palazzo. La ragazza sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
-    Vi annoiate, mia cara?-
Naraku si era alzato, e veniva verso di lei. A Ginevra sembrava che non toccasse il pavimento con i piedi. Veniva verso di lei sorridendo. Le vennero i brividi lungo la schiena. La sfera pulsò con enorme forza.
-    Spostati bambina!-
Fu tutto molto veloce, Kaede la scostò con violenza, gettando addosso al Daymio i fuda estratti dai pantaloni. Non fece in tempo a pronunciare le formule di rito che artigli lunghi come lame la colpirono in pieno petto.
-    Oh la sacerdotessa più saggia del mio feudo è forse un po’ troppo anziana e per nulla veloce.-.
Ginevra inorridì nel vedere la candida casacca di Kaede fiorire del suo sangue. La rabbia le diede alla testa. Si accorse allora che gli ospiti a tavola erano solo fantocci e che ognuno di loro non era altro che un demone.
Si inginocchiò vicino alla donna.
-    Ginevra…- sussurrò Kaede chiudendo gli occhi.
Gli occhi della ragazza diventarono viola e Ginevra sentì fluire in sé una forza inaudita. Guardò negli occhi il daymio, mentre si slacciava l’obi. Il kimono le scivolò via, lasciandola con una semplice casacca e gli hakama. La sfera pulsava e Ginevra mise la mano sull’elsa della spada che aveva nascosto sotto l’abito.
-    Chi sei, maledetto chi sei? –
La voce le tremava dalla rabbia, mentre sentiva che i suoi piedi si stavano staccando da terra.
-    Dammi quel grazioso gioiello che hai al collo e te lo dirò, Ginevra del Pozzo.-.
Naraku allungò con la sola forza del pensiero dei tentacoli dal suo corpo. Ma non appena cercavano di toccare Ginevra, la barriera che proteggeva la ragazza ergeva uno scudo di energia a difesa.
Ginevra allora impugnò la lama con due mani e si scagliò rabbiosa contro Naraku, gridando una parola a lei sconosciuta e che le era sgorgata spontanea dalle labbra
-    Caledfwylch!-*
 La lama brillò fra le mani della ragazza, mentre si abbatteva sul falso daymio. Ma Naraku era già scomparso, consapevole della propria debolezza. E che avrebbe ancora dovuto riflettere un po' su come impossessarsi della Shikon No Tama, e su come infrangere la barriera della fanciulla.
Ginevra si accorse poco dopo di aver colpito un fantoccio, mentre i demoni fuggivano richiamati dal loro padrone.
La ragazza si voltò, Kaede giaceva ancora riversa a terra, con gli occhi socchiusi.
-    Kaede, Kaede…-
L’anziana donna aprì gli occhi e sussurrò a mezzavoce “Onigumo”, prima di perdere nuovamente i sensi.

* è l'antico nome celtico di Excalibur






   
 
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