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Autore: Giulia Bosetti    12/02/2016    1 recensioni
Storia saffica ambientata in Spagna, tra due ragazze italiane
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Appoggiandosi al davanzale, Carlotta dava le spalle alla cucina. Con il capo all'indietro si godeva l'assolata mattina spagnola, i suoi piedi scalzi accarezzavano l'erba tenera del giardino. Una staccionata in legno permetteva una discreta privacy, quanto bastava a Carlotta per sentirsi a suo agio. Sentiva il caldo sulla pelle bruna fin sotto la canottiera bianca annodata pigramente sopra l'ombelico, i capelli ricci raccolti in alto. Carlotta stava pensando ad una precisa schiena inarcata, ansimante. Pensava alle lenzuola bianche che avvolgevano discontinue i due corpi protagonisti della notte precedente: il suo e quello di Lucrezia. Ricordava quei momenti pregustando impaziente il pensiero di riviverli. La morbidezza della pelle, la dolcezza dei sospiri; quelle labbra rosse dalle quali aveva distolto lo sguardo solo una volta, forse due. I capelli spettinati, i graffi accidentali e quelli voluti, sulle schiene reciproche, non violenti. Lucrezia non fu un graffio, lieve, nel cuore di Carlotta. Lucrezia fu, ed è tuttora, una crepa, profonda, nel suo cuore di creta, pronto a solidificarsi appena i più elevati dei calori, passione ed amore, si fanno strada nel suo organismo.

Allo stesso tempo Lucrezia la osservava dalla cucina, quasi sicura che non si fosse accorta della sua presenza. Dal giardino la ragazza cominciò a canticchiare, mentre si accendeva una sigaretta. Da quel momento ebbe la certezza che la sua presenza fosse ignorata: Carlotta non fumava mai con lei nei dintorni. D'altronde, odiava quel suo vizio quanto amava la sua voce. Andò in camera a cambiarsi, volle andare a correre sul lungomare. Appena finito andò in giardino e disse: “Io torno fra un'ora, tu fai la brava”. Carlotta si stupì nel vederla a pochi passi da lei, dallo stadio euforico in cui i ricordi l'avevano cullata si sentì riportata alla realtà. Istintivamente cercò il posacenere , ma Lucrezia le prese il polso: “Un'ora. Non scappare, voglio portarti fuori a pranzo”. Non si aspettava una risposta, la baciò sulla guancia e si avviò per la strada. Carlotta seguì con lo sguardo la sua figura che si allontanava, finendo la sigaretta. Mentre un lieve sorriso addolciva i suoi tratti decise che l'avrebbe aspettata anche per due giorni interi. Rientrò in casa, si spogliò, aprì l'acqua della doccia. Sentiva ancora il sudore della notte su tutto il corpo.

Paragonava il suo rapporto con Lucrezia ad un sonno profondo, riposante. Il sollievo dopo una giornata difficile, faticosa, insopportabile. La temporanea cura alle angosce più comuni, oppure quelle più particolari, i capricci, le noie. Lucrezia la stimolava, la ispirava, tutti i giorni, tutte le notti. Fin da quando si erano conosciute sulle spiagge di Valencia due anni prima, entrambe in vacanza, entrambe spensierate. Carlotta che nuotava per ore nel mare, che si godeva l'acqua e Lucrezia che si godeva lei. Dalla spiaggia, dal chiosco poco distante, sapeva sempre dove era quella chioma riccioluta. Non era un'ossessione, era solo ammirazione. Che poi si trasformò in desiderio, poco dopo averla conosciuta. Arrivando ad essere amore.

   
 
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