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Autore: Maricuz_M    13/02/2016    2 recensioni
Un leggero senso di panico iniziò a diffondersi in me. Feci leva sulle braccia per sedermi stando attento a non fare troppo rumore. Distolsi l’attenzione dai due per qualche secondo e mi resi conto di un piccolo particolare che ancora non avevo registrato. Eravamo su una nave.
Bene.
Annuii.
Panico.
Mi riscossi quando sentii un “arrrgh” in lontananza. Ma dove diavolo ero finito?

[Fanfiction partecipante al contest “Nothing’s only words”]
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: Mika, Galavant, Re Richard, Original Character
Coppia: Nessuna
Prompt: Crossover (Mika + Galavant)
Genere: Comico
Rating: Verde

 

La seguente one-shot si basa sui fatti accaduti nella prima stagione del telefilm "Galavant" ed inizia al termine dell'ultimo episodio. Ho cercato di renderla il più comprensibile possibile anche per chi non conosce il telefilm, ma immagino la storia possa essere più apprezzabile successivamente alla visione (che in ogni caso, vi consiglio).
 
 

 Way back in days of old
 

“No, Richard. Non te la canterò di nuovo.”
“E dai, Gal! Lo sai che mi rilassa.”
Un sospiro e un borbottio, poi l’inizio di un motivetto.
Way back in days of old, there was a legend told about a hero known as Galavant...
Aprii a fatica gli occhi e tentai di mettere a fuoco l’ambiente circostante. Ero steso per terra e la testa, poggiata su degli indumenti a caso, faceva male. Tastai la nuca e sì, in effetti c’era un bernoccolo di dimensioni piuttosto importanti.
Spostai gli occhi alla ricerca della voce che cantava e notai all’istante due figure, pian piano sempre più nitide. Erano due uomini, entrambi mi davano le spalle e sembravano presi dalla canzone. Il cantante, il più giovane, era anche piuttosto bravo. L’altro sembrava apprezzare, ogni tanto si dondolava a ritmo o lo accompagnava per qualche verso. Armonizzavano bene. Era piacevole.
Certo, sapere chi fossero e come diamine mi fosse spuntato quel bernoccolo magari avrebbe cambiato il tutto in meglio.
Un leggero senso di panico iniziò a diffondersi in me. Feci leva sulle braccia per sedermi stando attento a non fare troppo rumore. Distolsi l’attenzione dai due per qualche secondo e mi resi conto di un piccolo particolare che ancora non avevo registrato. Eravamo su una nave.
Bene.
Annuii.
Panico.
Mi riscossi quando sentii un “arrrgh” in lontananza. Ma dove diavolo ero finito?
“Oh, Galavant! Guarda!”
In un attimo mi ritrovai i due uomini a un metro, il più giovane –Galavant? - accovacciato e l’altro seduto a gambe incrociate.
“Tutto apposto?” mi chiese uno.
“Michael, finalmente! Hai dormito un sacco, forse più di un giorno! Siamo partiti ieri. Gareth deve averti colpito proprio forte. Ah, quell’uomo. Così virile.” mi assalì l’altro, ridacchiando tra sé e sé.
“Ehm,” mi schiarii la voce “io… sì? Tutto apposto.”
“Sei sicuro? Mi sembri un po’ scombussolato.”
“L’hanno colpito alla testa, Richard. Ovvio che è scombussolato.”
“Ma ci sta guardando in modo strano.”
Deglutii. Conoscevano il mio nome e io non conoscevo loro, li guardavo in modo strano per forza. Boccheggiai per qualche secondo davanti ai loro volti perplessi.
“Va bene, cosa c’è che non va?”
“Non…” presi un respiro profondo “Chi siete?”
Nessuna reazione. Continuavano a fissarmi, ma senza rispondere. Intanto il panico non faceva che aumentare. L'uomo coi capelli lunghi fu il primo a dire qualcosa, anche se non mi risolse nessun problema.
“Questo non me l’aspettavo.”
Dopo un attimo l’altro tornò in piedi “Ottimo. Perfetto. In effetti essere cacciati da Valencia e costretti ad andarcene su una nave con dei pirati mentre tutti i nostri cari sono potenzialmente in pericolo non era sufficiente.” Continuavo ad essere molto, molto confuso e inquieto, ma perlomeno il mistero dell’arrrgh era stato svelato. Pirati. Sempre meglio.
“Oh, andiamo, Galavant! Stai calmo. Non vedi che lo spaventi?”
“Scusami tanto se questa situazione mi snerva.”
“La stai guardando dalla prospettiva sbagliata.” adesso entrambi erano in piedi e io continuavo a non capirci niente.
“No.” Galavant smise di andare avanti e indietro e si fermò di fronte a Richard “Sei tu a guardarla dalla prospettiva sbagliata. Come al solito.”
“Scusatemi,” intervenni “nessuno di voi mi sta rispondendo.”
“Giusto.”
“Ci penso io. Sarò felice di farti il riassunto di tutte le meravigliose vicende che abbiamo recentemente vissuto.” sorrise, non nascondendo per niente il sarcasmo “Io sono Galavant, lui è Richard.”
“Il tuo re. E datore di lavoro.”
“Stai zitto. Il tuo re, qui presente, è un idiota. Prima ha rapito la mia ex per sposarla, poi ha invaso Valencia, costringendo la principessa Isabella a trovarmi e attirarmi lì per farmi fuori. La minacciava di uccidere i suoi genitori, re e regina del regno. Peccato che non ha saputo tenere a bada Madalena, la mia ex, quella che aveva sposato, che nel frattempo si è trasformata nella regina cattiva e ha contattato il fratello maggiore di Richard per cacciare Mr. Re-e-Datore-di-Lavoro.” indicò Richard “Poi, visto che ha scelto di assumersi le proprie responsabilità nella situazione più sbagliata possibile, Gareth ha giustamente pensato che sarebbe stata una buona idea stordirci e metterci su una nave per salvare il fondoschiena a lui e farlo tornare al suo regno, così che non avrebbe dovuto affrontare lo stesso Gareth a duello e morire.”
“Gareth è il mio braccio destro. Lo chiamo amico.” gongolò Richard.
“Sì, molto bello, non ci interessa.”
“Va bene.” sfiorai con delicatezza la mia nuca “Più o meno. E io cosa c’entro in tutto questo?”
“Quello che c’entro io.”
“Cioè?”
“Assolutamente niente.”
“Questo non è vero!” si drizzò Richard “Tu c’entri perché sei un cavaliere, mi devi proteggere! E Michael perché così qualcuno può cantarmi tutte le canzoni che voglio senza che si lamenti come te.”
“È lui il tuo cavolo di menestrello, non io!”
Menestrello. Certo, ovvio, aveva senso! Cantare e comporre mi era sempre piaciuto, fin da bambino. C’erano giorni in cui la mia famiglia mi avrebbe volentieri tappato la bocca pur di avere un paio di minuti di silenzio, e ricordavo bene i pomeriggi passati in piazza o per le strade con la mia migliore amica a ballare sulle note delle nostre canzoncine.
Smisi del tutto di ascoltare Galavant e Richard, che continuavano a discutere. Mi persi in quel che rimaneva della mia memoria e al contempo sperai che la perdita subita fosse solo temporanea. Maledizione, eravamo tutti e tre in una situazione a dir poco scomoda e io non avevo idea di cosa era stata la mia vita nell’ultimo periodo –e per fortuna solo l’ultimo-. Avrei recuperato ciò che avevo perso? Se sì, in quanto tempo? E se no?
Non potevo nemmeno pensarci senza sentire gli occhi pizzicare.
Ripresi a guardarmi intorno domandandomi cosa avrei dovuto fare da lì in poi. Riflettei qualche attimo, infine sospirai. Per capire avrei dovuto sapere cosa avevano intenzione di fare gli altri due.
“Non sono uno sterminatore di famiglie e popoli! Diglielo tu, Michael!”
“Non se lo ricorda! Dio.” Galavant ringhiò e alzò il viso verso il cielo.
“E ora?” domandai.
“E ora cosa?”
“Che facciamo?”
“Non lo so. So quello che farò io.” Galavant cominciò a guardare l’orizzonte “Salverò la mia Isabella.”
“Meraviglioso! Come ti aiuto?”
“Non lo farai.”
“Ma Gal!”
“Smettila di chiamarmi Gal. Non mi aiuterai. Ogni volta che provi a fare qualcosa si trasforma in un disastro.”
“Ancora con questa storia?”
Richard voleva seguire Galavant. Avrei dovuto farlo anche io? Aiutare una principessa riportandole il suo grande amore non poteva essere una cosa negativa, e così facendo avrei supportato indirettamente anche il mio re. Sì, avrei fatto così. Nella mia situazione sembrava la soluzione più logica.
“Ti aiuterò, Galavant.”
Il cavaliere smise di inveire contro l’altro e mi scrutò per qualche secondo, poi mi porse la mano e mi aiutò ad alzarmi “Andiamo a prenderti qualcosa da mangiare.”
 
I giorni passarono lenti, e nessuno di questi fu risparmiato dai battibecchi tra Galavant e Richard. Intanto, per mia grande fortuna, la memoria tornava. Pian piano cominciai a ricordare i due anni precedenti, la mia vita da menestrello, il viaggio verso Valencia… Ricordavo persino la parte sterminatrice di famiglie e popoli del mio re. Lavorare per lui era come vivere nell’ansia, non si poteva mai sapere quando si sarebbe svegliato male e avrebbe condannato a morte qualcuno. Non che questo fosse un problema mio: lo chef ed io gli stavamo simpatici. Pensandoci bene, anche il giullare. Si era fatto la sua regina –Madalena, grande stronza- e gli aveva chiesto come conquistarla, invece di ucciderlo.
Lo sterminatore più ingenuo esistente, insomma.
Avevo già visto anche Galavant. Il giorno del matrimonio di Richard e Madalena era riuscito a raggiungerli proprio durante la cerimonia, e dopo tutto il viaggio intrapreso per liberarla era anche stato rifiutato. Che batosta.
Chissà come sarebbe andata con la principessa Isabella.
Qualche pirata mi aveva detto che già si sbavavano dietro quando li avevano conosciuti, quindi il loro amore non era decantato solo dal cavaliere, e questo ci consolava. L’avventura che ci aspettava si mostrava meno inutile.
Quando arrivò il momento di salutare la ciurma per incamminarci verso il castello quasi mi dispiaceva. Da un momento all’altro ci ritrovammo in tre, con ben poco cibo e senza oggetti di particolare valore per ottenerlo. Il piano era quello di raggiungere il prima possibile un villaggio e sopravvivere, con la speranza che la gente riconoscesse Richard e decidesse di non sfruttare la sua momentanea fragilità per fargliela pagare.
Forse era meglio che nessuno riconoscesse Richard. Sapendo com’era fatto ne sarebbe stato felice, ma era meglio proseguire il nostro viaggio senza morire.
Camminammo per più di due giorni e la situazione relazionale tra di noi non era difficile da immaginare.
“Oh, oh! Michael, ricordi invece quella canzone che mi cantasti una volta che faceva più o meno we are not what you think we are, we a-
“Per Dio, fai silenzio.”
Sopportarli non era per niente semplice, anche perché il nervosismo era alle stelle. Cercavo comunque di appigliarmi alle cose positive, come la determinazione che Galavant dedicava alla ricerca di Isabella e la certezza che il loro amore fosse abbastanza forte da sconfiggere lontananza e avversità –pareva si fossero scambiati solo un bacio, in realtà-, o come il forse esagerato ottimismo di Richard, che sembrava considerare il tutto una gita di piacere.
Riuscimmo a rilassarci quando iniziammo a scorgere un villaggio. Sorrisi.
“È il mio. La mia famiglia è lì.” indicai le abitazioni in lontananza “Potrebbero darci una mano.”
“Dove abitano?”
“Dalla parte opposta, quella più vicina al castello, ma sono pochi minuti.”
“Allora è lì che andremo.” così dicendo, Galavant riprese il cammino.
Incrociammo i primi cittadini e non passammo inosservati. Chiunque ci vedesse cominciava a parlottare insieme a qualcun altro in maniera eccitata. Che avessero riconosciuto Richard? Continuai a far da guida per raggiungere i miei familiari, finché non fummo costretti a fermarci.
“Signore!” un bambino si era affiancato a noi.
“Parli con me?” chiese Richard, sorridendo.
“Mh… No. Con lui.” indicò Galavant “Sei Galavant? Il cavaliere? Papà mi parla sempre di Galavant il cavaliere, perché devo diventare forte e bravo come lui!”
“Oh.” Galavant mi lanciò un’occhiata veloce, poi fece la stessa cosa con chiunque fosse lì intorno “Sì, sono io.”
Il bambino spalancò la piccola bocca e poi sorrise, ma non ebbe il tempo di dire nient’altro perché donne e uomini di tutte le età circondarono Galavant per fargli domande di ogni genere ed acclamarlo. Trattenni una risata, giusto perché Richard stava ancora borbottando tra sé e sé “Ma io sono il re…” e non volevo mancargli di rispetto.
“Va bene, grazie, ottimo, sì, l’ho fatto…” era difficile distinguere la voce di Galavant da tutte le altre, ma quando sentimmo una flebile richiesta d’aiuto, sia io che Richard ci allungammo per afferrarlo. Era il momento di correre ai ripari, forse.
Girammo al maggior numero di angoli possibili, scansammo a malapena altre persone e poi ci fermammo. Risi.
“Cosa?!”
“È stato buffo.”
“Assolutamente no.” dissero all’unisono.
“Ma sì, dai. Tutti a osannare il cavaliere che sei, che aspirano a diventare valorosi come te…” una melodia cominciò ad aleggiare “Voglio dire…” mi misi di fronte a Galavant col sorriso sulle labbra, mentre lui spalancava gli occhi terrorizzato “Everybody wanna hold your hand, everybody wanna shine that bright!
“No, non anche tu, per favore.”
Everybody wanna say they can, everybody wanna live your life!” una decina di persone si posizionò alle mie spalle e cominciò a ballare, mentre io continuavo a cantare e Galavant si schiaffava una mano sulla fronte. Presi Richard per un braccio e lo portai vicino a me, così che potesse aiutarmi. Lo fece.
Everybody wanna talk like you, only wanna do the things you do, 'cause they always gonna turn out right, everybody wanna live your life!
Quando la canzone terminò, eravamo io, Richard e il corpo di ballo in posa di fronte al cavaliere.
Sospirò.
“Avete finito?”
“Ora sì.” mi raddrizzai.
“È stato divertente!” commentò Richard contento, spolverandosi i pantaloni.
“Mika?”
Mi immobilizzai sentendo quel soprannome. E quella voce? Non la sentivo da tantissimo tempo. Mi voltai.
“Emily.”
Mi ritrovai stretto nell’abbraccio della ragazza in men che non si dica. Ricambiai il gesto all’istante, sperando di riuscire ad esprimere tutto l’affetto e la felicità che provavo in quel momento per averla rivista.
“Mio Dio, non puoi capire che spavento…” mormorava la ragazza sul mio petto “Non sapevamo cosa ti fosse successo!”
“Ehm, Michael? Voglio sapere anche io!”
Mi separai da Emily –lasciandole però un braccio sulle spalle- e la presentai “Galavant, Richard… Lei è Emily. La mia migliore amica.”
La ragazza si voltò di scatto verso di me “Cos- Galavant e Richard? Il cavaliere ed il re?! Sapevo che eri al castello, ma…”
“Aw, che carina!” la interruppe Richard “Mi ha riconosciuto!”
Emily sembrava più confusa di prima. Le raccontammo tutto quello che era successo, o meglio: ciò di cui eravamo a conoscenza, e lei ascoltava senza commentare, finché non arrivammo al punto che stavamo vivendo e al nostro voler incontrare la mia famiglia per avere un supporto in più.
“Oh, Mika… La tua famiglia non abita più qui.”
“Come?!”
“Dopo qualche settimana dall’invasione di Valencia ti ha seguito, si è spostata per starti più vicino! Pensavo lo sapessi. Forse non avevano ancora avuto modo di metterti al corrente…”
Mi portai le mani alla testa e sospirai. Quindi adesso erano nel regno governato da Madalena e il fratello di Richard. Perfetto. Il regno dei sogni. La faccenda peggiorava sempre di più.
“Madalena e Kingsley?” domandò Galavant, allarmato.
“Madalena è sempre la regina. Kingsley… è morto.”
“Cosa?! Come?!”
“Io… Non lo so, sire. Mi dispiace.”
“Con solo Madalena al trono è una tragedia…” commentò Galavant.
“Oh, no. Non è sola.” lo corresse Emily “C’è re Gareth.”
Nessuno disse niente, con molta probabilità per metabolizzare. Del fatto che il fratello di Richard fosse morto non importava molto, ma di Gareth? Non sembrava neanche vero. Fino a poco tempo prima era la fedele guardia del corpo di Richard, possibile che fosse disposto a prendere il posto del suo re e suo amico? Spostai gli occhi proprio su di lui, che aveva abbassato lo sguardo e aggrottato la fronte.
Non sapevamo cosa dire per interrompere il tutto, l’unica scappatoia era cambiare argomento. Guardai Galavant e Galavant guardò me. Alzai un sopracciglio e lo vidi illuminarsi.
“Sai niente dei prigionieri?”
Emily scosse la testa dispiaciuta.
“Forse…” Richard si schiarì la voce “Forse al castello sanno qualcosa. Non tutte le guardie sono andate a Valencia, qualcuna è rimasta. Le notizie saranno arrivate anche qui.”
“Non possiamo andare al castello. Madalena avrà sicuramente dato l’ordine di arrestarci.”
“Ma dobbiamo sapere se Isabella e gli altri sono lì, se sono ancora vivi op-”
“Certo che sono ancora vivi.” mi interruppe Galavant.
“Mio fratello è una guardia.” intervenne Emily “Potrei andare io e farmi dare delle informazioni!”
“Lo faresti?” le chiese Galavant, sorpreso.
“Certo.”
“Ma è pericoloso…” protestai io.
“È mio fratello, Mika. Non mi farà mai niente di male. Lo conosci.”
Feci finta di essere convinto. Ci accordammo di incontrarci tre ore dopo davanti alla vecchia abitazione della mia famiglia e ci salutammo. Ci riposammo e mangiammo quello che un po’ di persone avevano donato a Galavant, il tutto in rigoroso silenzio. Ognuno di noi aveva i propri pensieri con cui avere a che fare.
Quando vidi Emily tornare in lontananza, il sole stava tramontando. Si avvicinò passo dopo passo, graziosa come me la ricordavo, come quando ballava insieme a me da piccola. Col sorriso sulle labbra ci raggiunse e ci aggiornò.
“Sono ad Hortensia. La principessa Isabella e i suoi genitori ed altri… Tutti ad Hortensia.”
“Il regno del principe Harry, il cugino di Isabella.” spiegò Galavant, visibilmente più rilassato.
“Inoltre, gira voce che re Kingsley sia stato ucciso dalla regina, ed è in quel momento che è subentrato Gareth.”
“Non pensavo sarebbe arrivata a tanto…” mormorò Richard.
“Nemmeno io, ma allo stesso tempo non mi sorprende. Comunque,” Galavant si portò mani sui fianchi “Procedendo verso sud, seguendo la costa, raggiungeremo Hortensia. Da lì Valencia è distante poche ore a cavallo.”
“Ma per arrivare a Hortensia a piedi ci metteremo settimane!”
“A volte aiuto all’allevamento di cavalli del villaggio.” Emily si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio “Posso aiutarvi a prenderne due, tre se riesco. Saprei come fare…”
“Stai scherzando? Vuoi farti ammazzare in ogni modo possibile! Se ti scoprono sarai piena di guai.” mi animai. Da quando era diventata così tanto incurante del pericolo?
“Mika, ascolta… Vivere qui, adesso che non c’è nessun re presente, non è un granché. Ci sono sempre più furti e reati di vario genere… Non credo che sarei la prima sospettata. Che me ne faccio di tre cavalli? E dove li nasconderei?”
“Ti hanno vista con noi oggi…” mi aiutò Galavant.
“Non mi interessa.” Emily fece spallucce “Ormai ho deciso.”
“Che fanciulla coraggiosa. Vorrei essere coraggioso come te.” ragionò Richard, fissando la ragazza.
“Ehm, grazie.”
Galavant sospirò “Se sei convinta, allora… Riposiamoci un po’, aspettiamo la notte e poi partiamo.”
Io ed Emily non ci riposammo, in realtà. Le raccontai quello che avevo tralasciato nel riassunto fattole il pomeriggio, le dissi come era essere il menestrello del re e vivere senza i propri cari intorno. Mi fece tantissime domande, magari tutte quelle che le erano sorte negli ultimi due anni e non aveva mai avuto modo di pormi. Quando finii di parlare e lei terminò gli interrogativi, sorrisi guardandola.
“E tu?”
“Io cosa?”
“Balli ancora?”
Fece una risatina abbassando lo sguardo “Se capita l’occasione.”
“Neanche durante le feste del villaggio?”
“Sì, un po’, ma poi mio padre mi porta a casa. Non vuole che attiri troppo l’attenzione…”
“Ma non fai niente di male…”
“Nemmeno tu facevi niente di male, eppure non voleva ci frequentassimo. Lo sai com’è.”
Sospirai. In effetti non era mai stato molto carino nei miei confronti. Dare del “peccatore ad un ragazzino, senza prove tra l’altro, non è esattamente ai primi posti nella lista delle gentilezze.
“Mi dispiace… Non è giusto.”
“Lo so.”
Cambiammo argomento. Proseguire con quello non pareva la soluzione più adatta. Intanto le ore passavano e il momento di agire si avvicinava. Quando Galavant tirò un pugno sulla spalla a Richard per svegliarlo, capii che era davvero giunto.
Finito di sistemarci, seguimmo Emily. In men che non si dica avevamo un cavallo per uno ed eravamo pronti per sparire nella foresta più vicina. Guardai la mia migliore amica e vidi i suoi occhi diventare lucidi.
“Vieni con noi.”
“Mika…” abbassò e scosse la testa.
“No, niente Mika. Guardami negli occhi e dimmi che ti piace vivere così.” le presi il mento e le alzai il volto, ma lei chiuse le palpebre.
Sospirai, e di nuovo delle note si diffusero intorno a noi. Cominciai ad indietreggiare “Emily, it's your life and you can't live it twice.
Lei roteò gli occhi, e incrociò le braccia.
One day you'll understand,” montai a cavallo e le porsi una mano “Emily, take my hand.”
La guardò, dubbiosa. Sapevo che potevo convincerla, dovevo solo continuare “Emily, I love you, and I know you do too” cantai, facendole sbuffare una risata.
You never make no sense, screaming at me in French.
A quel punto anche Galavant e Richard, già a cavallo, mi aiutarono “Pourquoi tu gâches ta vie? Pourquoi tu gâches ta vie?
“Mika…”
Mossi la mano per riportare l’attenzione su di essa “Shut up, listen to me, dance with me Emily.”
Mi fissò per una manciata di secondi. Mi stava odiando, lo sapevo, così come sapevo che la tentazione di fuggire insieme a noi era tanta. Perché doveva iniziare ad usare il buon senso proprio in quel momento? Dopo un furto di cavalli, poi.
“Emily,” Galavant portò il cavallo di fianco al mio “tu ci hai aiutato. Lasciaci aiutare te.”
“E poi mi stai simpatica!”
“Molto utile, Richard.”
“Forza, monta.” sorrisi “Un’avventura vera, come quelle che inventavamo da bambini.”
“Ma vera.”
“Richard.”
“Scusa.”
“Ti odio.” sbottò Emily, afferrando la mia mano per issarsi dietro di me “Da morire.”
 
I giorni seguenti non furono per niente facili. Riuscivamo a procurarci del cibo cacciando, ma non sempre eravamo così fortunati da prenderne abbastanza da saziarci –anzi, il più delle volte non lo eravamo-. Durante la prima parte del tragitto Emily sembrava ancora non del tutto convinta della scelta fatta, ma pian piano sembrava acquistare sempre più sicurezza, finché non riprese a ridere apertamente come faceva in passato, a canticchiare insieme a me e a ballare al contempo.
Richard la adorava. Anche a Galavant piaceva, ma lo dava meno a vedere. La maggior parte delle volte stava in silenzio, con lo sguardo fisso davanti a sé, con ogni probabilità pensando ad Isabella. Pensandoci, era proprio una bella cosa da vedere. Ogni tanto Emily mi affiancava e mi diceva che se mai un giorno un uomo agisse per lei come Galavant agiva per Isabella, sarebbe la ragazza più felice del mondo. Che romanticona.
Ormai eravamo quasi arrivati. Quella mattina ci svegliammo di buon umore, consapevoli che entro la sera saremmo arrivati al castello di Hortensia. Richard saltellava di qua e di là e accarezzava i cavalli, spesso dicendo loro che era contento e soddisfatto.
“Smettila e sali a cavallo, Richard.”
“E dai, Gal! Arriveremo prima di domani, non preoccuparti!”
“Non certo grazie a te. E non chiamarmi Gal.”
“Non capisco.” Richard si imbronciò e salì a cavallo “Perché mi rispondi sempre male? Cosa ti ho fatto?”
“Non puoi chiedermi davvero una cosa del genere…”
Dentro di me concordai con Galavant.
“Va bene, okay, ho rubato la tua ragazza una volta e ho costretto l’altra a complottare contro di te, capisco che non siamo partiti con il piede giusto, ma-”
Ma niente, Richard. Se siamo in questa situazione, è solo per colpa tua.”
Emily, dietro di me, mi strinse un po’ i fianchi. Lo intesi come un modo per chiedermi se anche io ero a disagio. Annuii appena, senza distogliere l’attenzione dall’ennesima discussione.
“Sto cercando di redimermi in tutti i modi!”
“Richard, sto sentendo delle note. Perché sento delle note?” Galavant si guardò intorno con palese terrore “Per favore, non metterti a cantare...”
I could be brown, I could be blue, I could be violet sky!
Il cavallo di Richard prese a girare intorno a quello di Galavant, mentre quest’ultimo stringeva i denti e alzava gli occhi verso il cielo.
I could be hurtful, I could be purple, I could be anything you like!” Richard muoveva le braccia in una pseudo-danza che fece ridacchiare Emily.
Gotta be green, gotta be mean, gotta be everything more!
“Senti, non mi interessa quello che-“
Why don't you like me? Why don't you like me? Why don't you walk out the door!
“Non c’è nessuna porta.” Galavant scandì bene ogni parola “Siamo circondati da sabbia, rocce e sassi! E non devi fare assolutamente niente. Il miglior contributo possibile lo dai solo da fermo. E zitto.”
“Ti ho anche portato il pranzo, ieri…” tentò Richard, abbassando il capo.
“Erano tre funghi velenosi.”
“Ma non lo sapevo.”
“Comunque velenosi. Senti,” Galavant sospirò “non ci pensiamo, okay? Raggiungiamo il castello.”
Sì, in fondo eravamo di buon umore. Il litigio poteva andare per le lunghe, e invece –per il buon umore di Galavant- si era concluso dopo una canzone e un paio di commenti cattivi. Lanciai un’occhiata a Richard, che teneva le redini con un’espressione così triste che mi strinse il cuore.
Galavant aveva un po’ accelerato, così ne approfittai per parlare con il re. Mi rivolsi a lui nel modo che apprezzava di più.
“Sire.”
“Oh, Michael…” abbozzò un sorriso “Ha ragione su tutto. Sono un buono a nulla che aveva il potere e l’abitudine di condannare a morte chiunque. Ero un re pessimo e sono una persona inutile. Non so quanto convenga al regno il mio ritorno al trono. Forse dovrei raggiungere Hortensia, stabilirmi lì, trovare un lavoretto, coltivare torte… Qualunque idiota potrebbe coltivare torte, no?”
“Ma cosa stai dicendo?” sentii Emily drizzare la schiena “È vero, hai commesso i tuoi errori in passato e… persone sono morte. Ma” alzò il tono della voce “tutti sbagliano! Anche Galavant ha sbagliato. Certo, non mi viene in mente niente adesso, ma ha sicuramente sbagliato pure lui!”
Annuii “E poi, credi davvero che al regno convenga esser governato da Gareth e Madalena?”
“Un traditore e la stronza per eccellenza?” rincarò la dose Emily.
“Hai anche avuto l’opportunità di fermarti a pensare.” scrollai le spalle “Puoi essere migliore.”
Ragionò qualche secondo su ciò che gli avevamo appena detto e, alla fine, affermò che forse avevamo ragione e che doveva cercare di trarre insegnamento da quell’esperienza. Aveva come minimo il doppio dei miei anni, eppure mi sentivo un po’ come un padre fiero del proprio figlio. Sorrisi e gli detti una pacca sulla spalla.
“Forza, allora. We are golden.”
“Ricordi, quindi!”
“Certo, è mia.”
“Meraviglioso.”
 
Prima ancora che il sole tramontasse avevamo raggiunto il castello di Hortensia. Per fortuna lì non eravamo ricercati, e ci bastò dire il nome di Galavant per ricevere il permesso di entrare. Ci ritrovammo in un cortile quadrato contornato da colonne e con un portone per lato. Dopo poco, da quello principale di fronte a noi, uscì il principe Harry. Era accompagnato da due guardie e colui che un tempo era il giullare di Richard. Fece un cenno nella mia direzione, a mo’ di saluto.
“Benvenuti ad Hortensia!” esclamò il bambino “Siete arrivati giusto in tempo! Domani si celebrerà il matrimonio.”
“Che matrimonio?” vidi Galavant impallidire.
“Ma tra me e la mia Izzy, ovviamente!”
Già, mi era passato di mente questo piccolo particolare. La principessa Isabella era promessa a suo cugino. Non so se ritenevo più inquietante la parentela o l’età di lui, che aveva undici anni.
Tutti noi aspettammo la reazione di Galavant, che tardava ad arrivare. Dopo aver stretto i denti per una decina di secondi, prese un respiro profondo e parlò “Ottimo. Potrei vedere Isabella?”
“Certo, la faccio uscire dalla sua camera! Venite.”
Lo seguimmo in una delle entrate laterali. Richard mise una mano sulla spalla di Galavant, ma lui la scrollò via di scatto. Comprensibile. Anche Emily vide il gesto, mi abbassò e sussurrò “Ma non sapeva nulla?”
“In realtà sì… Ma non credo si aspettasse il matrimonio al suo arrivo. E poi la speranza è l’ultima a morire.”
“Quest’uomo è la sfortuna fatta cavaliere. Qualche nemico l’avrà maledetto.”
“Non lo escluderei.”
Una sala enorme si presentò a noi. Al centro una specie di costruzione con una porta. Harry la indicò “È lì. Steve,” chiamò il giullare “vieni a giocare a nascondino con me! Guardie, aprite la camera.”
Il principe e il giullare sparirono dietro un angolo, mentre uno degli uomini nella sala aprì la costruzione con una chiave. Si intravide una stanza in un cui il rosa era il colore predominante. Poco dopo, la testa della principessa spuntò fuori.
“Galavant?”
“Isabella!”
La giovane, con gli occhi lucidi, corse immediatamente tra le braccia del cavaliere “Pensavo non saresti mai arrivato!”
“Come avrei potuto non tornare da te?”
“Io… Non lo so! Non avevo la certezza che tu…” boccheggiò un secondo, prima di guardarlo negli occhi “Che tu ricambiassi i miei sentimenti.”
“Oh, Isabella…” Galavant sorrise e la melodia non tardò ad arrivare “Is this how it is after just one kiss? Did you really think that I invented this?
Isabella rise e una lacrima le scese lungo la guancia.
Was it you or me? Or the mess we made. Did we crash too hard? That's the risk we take.
Emily si avvicinò piano e cominciò a ballare intorno a loro e tutto, all’improvviso, sembrò più magico si quanto lo fosse già.
Did I run to you? Did you run to me? If we wait too long then we'll never see.” continuò Galavant, senza distogliere lo sguardo dal viso di Isabella e tenendole le mani.
Anche la principessa iniziò a cantare “We could walk away just like others would. Or we live our life like we know we should.
“Aw, che carini. Mi piacciono. Li voglio insieme.” bisbigliò Richard.
'Cos it feels like… 'Cos it feels like love. Yes, it feels like love… To me.” avevano entrambi voci bellissime, ma sentirle insieme fu come essere circondati da cuoricini, stelline luccicanti e sentimenti positivi. Inoltre, con Emily che danzava come se fosse la cosa più naturale del mondo, sembrava di esser stati trasportati in un’altra dimensione.
Al termine della canzone ero quasi confuso su dove fossimo. Emily tornò di fianco a me ghignando soddisfatta, sbloccando me e Richard.
“Sei brava!”
“Grazie, sire.” Emily accennò un inchino.
Nello stesso momento Galavant e Isabella si stavano baciando come non ci fosse un domani.
Galavant si staccò “Non posso lasciarti sposare Harry. Interromperò la cerimonia. O ti rapirò. Come preferisci.”
“Galavant… Non credo siano buone idee.”
“Sempre meglio che non far nulla. Dov’è Sid?”
“Gareth ha liberato tutti tranne lui.”
“Scusate se vi interrompo.” Richard fece qualche passo avanti “Potreste provare a parlare con il principe, no? È pur sempre un bambino. Se gli date un dolcetto è contento.”
Galavant scoppiò a ridere, poi si fermò all’improvviso “In effetti non abbiamo mai provato.”
“Ma come lo convinciamo? Ha già tutti i dolci che vuole, lo chef glieli prepara ogni giorno.”
“Oh, Vincenzo è qui?” domandai io, contento.
“Sì! C’è anche Gwynne.”
“Che carini.”
“Possiamo raggirarlo in altro modo.” il cavaliere riprese l’argomento principale “Possiamo cercare di dirgli che non gli conviene affatto sposarti.”
Isabella rise “Come?”
“Modesta.” sentii borbottare Emily.
“Non ti preoccupare, ce ne occuperemo noi.”
E lo facemmo. La sera stessa, prima che il principe andasse a nanna, richiedemmo di parlare con lui. Non fu troppo difficile, in realtà. Gli consigliammo di aspettare a sposarsi, e magari di farlo con una ragazza più vicina alla sua età. Isabella era bella in quegli anni, sì, ma sarebbe invecchiata presto e prima di lui.
“Non giocherebbe più con me?”
“No, principe. Non lo farebbe.”
Missione compiuta. Annullò tutto in un attimo e non fu nemmeno il momento più bello. Quando ci chiese come poteva sdebitarsi per ciò che avevamo fatto per lui non riuscivamo a crederci, ma ne approfittammo. Galavant lanciò un’occhiata a Richard.
“Potrebbe farci comodo un esercito.”
 
Da menestrello a soldato. Sospirai e strinsi la spada. C’era un motivo per cui da piccolo ero definito quello strano. Mentre tutti imparavano ad usare le armi, io ero a cantare nella strada accanto. Eppure ero lì, affiancato da Steve il giullare e Vincenzo lo chef, pronto –più o meno- per una guerra con lo scopo di riportare Richard sul trono e restituire a Valencia la sua originaria famiglia reale.
Davanti a tutti, per guidarci, Galavant e lo stesso Richard.
Di fronte, invece, Gareth e il suo esercito. Anche lo scudiero di Galavant, Sid, era presente. Ci guardava come se quello fosse l’ultimo posto in cui voleva essere.
“Quindi, Gareth,” urlò Richard, per farsi sentire “eccoci qua. Tu re, io nessuno.”
“È la conseguenza delle tue azioni.”
“Ho fatto quello che mi avevi detto, ho provato a prendermi le mie responsabilità, e un attimo dopo mi hai tradito. How could you break my heart?
“Non mi sembra il momento di cantare.”
Already played my part. I kept my promise, man, show me the Promiseland!
“Huh, canzone accattivante.” commentò lo chef alla mia destra.
Don't occupy my throne, give me the crown I own. Lived like you told me how, look at me now!” Richard allargò le braccia “I've got no money in my pocket and the whole world's bringing me down.
“Mi dispiace, Richard, ma…”
Ma cosa?” fece qualche passo avanti “Non eravamo amici? Non ti ricordi più di Pearl che ci cantava la ninna nanna?”
“Certo che mi ricordo.” Gareth abbassò lo sguardo. Si sentiva in colpa e si vedeva anche da dove ero io.
“E allora come hai fatto a togliermi tutto? Non avevi nemmeno mai dimostrato di voler essere re…”
Ci furono degli attimi di silenzio. Entrambi gli eserciti erano come congelati e non volava una mosca. Gareth si passò una mano sul viso “Ed è ancora così.”
“…Sul serio?” Richard era perplesso.
“Sì. Ci sono troppe responsabilità, troppe questioni inutili da risolvere. Non mi interessa della quantità del raccolto dei contadini del regno, a me basta mangiare e fare a botte.”
“E non puoi farmi tornare re?!”
“Certo che posso. Sono il re.”
“Non ci posso credere. Non sta succedendo.” borbottò Galavant, dando le spalle alla scena che si stava verificando.
“Gareth, stavamo per iniziare una guerra.”
“Beh, ci siamo fermati, no?”
“Vero. E adesso?”
“Madalena, Richard.” sospirò Galavant.
“Oh, giusto. Dov’è Madalena?”
“È in cima al castello a guardare. Pensava sarebbe stato un bello spettacolo.”
“Perfetto. Esigo che sia arrestata per aver ucciso mio fratello.” Richard ridacchiò “Wow, è stato facile.”
Anche troppo, pensai, ma era meglio non lamentarsi. Dopo il viaggio con i pirati, la fame e la stanchezza, meritavamo un po’ di fortuna.
In ogni caso, tutto tornò alla normalità. Richard tornò ad essere il re del suo regno e Gareth la sua guardia personale; sia io che lo chef tornammo a lavorare nel suo castello. I genitori di Isabella ridiventarono re e regina di Valencia e lì la principessa e Galavant si sposarono: Sid fu il loro testimone. Steve, il giullare, rimase ad Hortensia poiché si era rivelato un amante dei bambini ed Emily, entrata nelle grazie del mio re, ebbe la possibilità di ballare tutte le volte che voleva durante le mie canzoni sotto l’occhio vigile del fratello. Madalena, intanto, era dietro le sbarre.
Non c’era niente che non andasse. Persino Richard governava in modo da rispettare la giustizia e non solo i suoi capricci, tanto che ottenne addirittura la stima di Galavant.
In più, facevo quel che più mi piaceva fare: cantare. Sapendo che la mia famiglia –che era tornata nel suo regno natale- stava bene e Emily poteva ballare senza ostacoli, farlo era più di quanto potessi mai desiderare, e sembrava che sarebbe durato per sempre.
Era il caso di dirlo.
Vivemmo tutti felici e contenti.
 
Si alzò dalla panca di pietra e si avvicinò alle sbarre a testa alta e mantenendo la schiena dritta, come se quei mesi non l’avessero scalfita.
“Guardia.” disse, con voce ferma.
L’uomo si voltò verso di lei e attese.
“Avvicinati.”
La guardia eseguì l’ordine. Madalena gli fece cenno con le dita di diminuire ulteriormente la distanza, così si accostò al ferro.
“Comunica a Gareth che è giunto il momento di attuare il piano.”



 

Hello, guys!
Ecco qua. Ci ho provato. In realtà è il primo contest a cui partecipo, quindi c'ho un po' d'ansia. Ma sh.
Erano anni che non scrivevo qualcosa con Mika (più di un anno che non pubblicavo in generale), e quando ho letto le modalità del concorso mi sono fogata al solo pensiero di infilare il nostro caro amico nel mondo di Galavant, serie tv che adoro.
Ma adesso passo alle cose serie.
Le canzoni di Mika utilizzate in questa one-shot sono (in ordine di comparsa) Live your life, Emily, Grace Kelly, Feels Like Love, Promiseland. In più, c'è un riferimento a We are golden.
La prima canzone cantata da Galavant a Richard, proprio all'inizio, è questa.
La parte in cui Richard dice "[...] 
coltivare torte… Qualunque idiota potrebbe coltivare torte, no?" fa riferimento ad una vera battuta della seconda stagione di Richard, appunto.
Inoltre, Emily è un personaggio "originale".
È l'unico (oltre a Mika e famiglia) a non appartenere al mondo di Galavant.
Credo di aver detto tutto.
Ringrazio a questo punto chiunque mi abbia supportato ed aiutato per la realizzazione di questo cross-over. Non sono pienamente soddisfatta, ma immaginarlo è stato bello e mi son divertita.
Se avete domande, chiedete pure. Se avete commenti, sarò felice di leggerli!
Grazie a tutti voi che siete arrivati fino in fondo e anche a chi si è fermato a metà (che non saprà che ho ringraziato, vabè).
Alla prossima,
Maricuz
 
   
 
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