Erano
le tre del mattino, o
meglio della notte. Stiles era appena entrato nella sua camera da
letto, dopo
un abbraccio allo sceriffo e un bacio sulla fronte di una ragazza dai
capelli
rossi.
Erano
le tre del mattino, o meglio della
notte. La ragazza dai capelli rossi tremava ancora, stringendo le
coperte del
suo letto fra le mani, ma sorrideva. Stiles aveva ripreso ad amarla,
forse non
aveva mai smesso.
Erano
le tre del mattino, o meglio della
notte. Malia si era appena chiusa la finestra della sua camera da letto
alle
spalle. Aveva freddo. Lei non sorrideva. Stiles non l’amava
più, forse non
l’aveva mai fatto.
Malia
aveva freddo, ma si spogliò ugualmente.
Gli stivali, le calze, i pantaloni, la giacca, lei puzzava di
disperazione.
Rimase lì, nuda al centro della stanza, i vestiti colmi di
dolore
pateticamente svenuti ai suoi piedi.
Malia
aveva freddo, e decise di coprirsi,
dopo aver lavato via la disperazione. Come tutte le sere, era ancora
lì;
l’odore nauseabondo delle urla e dei pianti impregnato nei
capelli, il corpo
nudo e freddo, gli occhi stanchi, cercando qualcosa con cui coprire
quel
disastro.
L’armadio
di Malia era pieno di vestiti
puliti. Puzzavano di disperazione anche quelli. Strinse forte i pugni e
poi
butto tutto all’aria. L’armadio ora era vuoto.
Puzzava ancora.
Malia
si voltò, chiuse gli occhi e annusò
forte l’aria. E lo sentì. Un odore diverso dalla
disperazione. Proveniva dalla
sua scrivania, aveva l’odore della speranza, della vita,
dell’amore.
Malia
si avvicinò lentamente al cassetto. Lo
aprì, la vide, strinse i denti e buttò
all’aria anche quella.
La
maglietta la osservava dalla cima della
pila di disperazione. Era fuori luogo, lo sapeva anche lei, ma
restò lì ed
osservò Malia. La ragazza si girò e
ricambiò il suo sguardo sarcastico. Il suo
odore le sussurrava il suo nome. Profumava di speranza, di vita, di
amore, di
Stiles.
Malia
pianse, e la maglietta continuò ad osservarla,
con i suoi bordi blu ed il suo bianco quasi accecante. Bianco come la
sua
pelle, come la sua anima, come il suo cuore.
Malia
le si avvicinò piano e la maglietta si
lasciò prendere con delicatezza. Si lasciò
stringere al suo seno e bagnare con
le sue lacrime, ma continuò a profumare. La disperazione non
aveva effetto su
di lei.
Malia
pianse e strinse la maglietta al suo
seno, come avrebbe fatto con lui. La maglietta continuò a
farsi abbracciare,
sapeva di rappresentare qualcosa che era finito e che faceva ancora
male, di
qualcosa che aveva fatto sentire la ragazza che puzzava di disperazione
felice.
Sapeva di essere importante, e pianse insieme a lei.
Erano
le nove del mattino, la campanella era
appena suonata. Stiles era immobile. Malia indossava la sua maglietta.
La sua
mano lasciò quella della ragazza dai capelli rossi. Il fiato
gli mancava nei
polmoni, le lacrime non mancavano ai suoi occhi.
Erano
le nove del mattino, la campanella era
appena suonata. La ragazza dai capelli rossi tremava di nuovo, fra le
mani non
stringeva niente, non sorrideva più. Stiles aveva
già smesso di amarla, forse
non l’avrebbe fatto mai più.
Erano
le nove del mattino, la campanella era
appena suonata. Malia non puzzava più di disperazione. Non
aveva più freddo.
Sorrideva. Stiles la guardava, forse l’avrebbe amata di nuovo.
Erano
le nove del mattino, la campanella era
appena suonata. La maglietta dai bordi blu stringeva il seno della
ragazza. Non
piangeva più. Adesso, sapeva di rappresentare qualcosa che
era appena rinato, e
che probabilmente non sarebbe finito mai più.
N.B.: questa one-shot è stata ispirata (seppur indirettamente) da Doomsday_ e Horror Vacui, che con i loro scleri sui social hanno ispirato più di qualcuno. Spero che leggerete questa storia e che vi piaccia. Io continuo a credere nei miei tesori.