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Autore: imunfjxable    13/02/2016    1 recensioni
E se ognuno di noi a «come stai?» rispondesse la verità le strade sarebbero invase da fiumi di lacrime.
June, July, April e October; ragazze che stanno per diventare donne e che affrontano le difficoltà della vita a testa alta, perché loro sono ragazze grandi che (non) piangono.
A 5 SECONDS OF SUMMER FANFICTION.
©imunfjxable
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Big girls (don't) cry, boys do (sometimes)'
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XIV. 23 grammi

 

Ozzy Osbourne- life won't wait for you

Secondo gli scienziati quando si muore il corpo del dufunto persa 21 grammi in meno del corpo di un vivo. Dopo milioni di dibattiti si è giunti all'univoca conclusione che 21 grammi sia il peso dell'anima.
Eppure Michael è convinto che l'anima di April debba pesare almeno ventitré grammi, perché aveva un'anima così bella che non può pesare così poco.
ventitré, come gli anni che stava per compiere.
ventitré, come i grammi di marijuana che consumava.
ventitré, come i minuti che segnava l'orologio elettronico sul polso sinistro di Michael quando April si è spenta.
ventitré.
Si, l'anima di April sarebbe pesata sicuramente ventitré grammi.

È una bella giornata, il sole splende, nonostante faccia freddo e il vento soffi prepotentemente sulla faccia dei sette ragazzi, seduti davanti alla bara a testa bassa, vestiti in nero.
C'è un prete che parla. Nessuno lo ascolta.
Ci sono anche i genitori di April. Sono seduti in disparte. Li ha chiamati July, hanno parlato un po', è stato uno shock. La loro bambina, dopo Evan, era andata via anche lei.
C'è July, i cui occhi blu sono ormai rossi per il troppo pianto. Soffoca i singhiozzi nella maglietta nera di Calum, che ha il capo basso, e stringe July a sé.
C'è June, che si è tolta le bende da qualche giorno, e si gratta la cicatrice fresca. Vuole che sanguini ancora. Tutto questo dolore è incontenibile, e vuole che esca fuori di lei, vuole farlo passare. E Ashton la guarda ma non dice niente, perché adesso non ha la forza nemmeno di parlare; pensa solo a April e alla bara che contiene il corpo morto. Forse avrebbero potuto fare qualcosa.
C'è Michael, che non ha più lacrime da versare. Ha la testa sulla spalla di October che prova a consolarlo. Ma cosa può dire?
Cosa si può dire di una ventitreenne che muore?
Luke è accanto a lei. Fissa il pavimento come sempre. La chiesa è sporca, polverosa, evidentemente in questi tempi non ci va più nessuno in chiesa.
C'è un sacco di altra gente in chiesa.
Ci sono anche i suoi compagni di università, e i professori.

Il prete parla.
Sta dicendo solo una marea di stronzate.
Michael sta per scoppiare, stringe il polso di October così forte che ha paura che possa spezzarglielo. Chi è tutta questa gente? Che cosa vuole ora? Perché a tutti importa di te quando sei morto?
La gente è ipocrita, fa schifo. Siamo solo degli animali, ci distruggiamo a vicenda per trovare il capo del branco, ma alla fine tutto questo sangue non porta a nulla, e quando qualcuno muore, gli animali piangono con ancora i brandelli della carcassa nella bocca. E le le loro lacrime si mischiano al sangue che scorre sul loro mento.

Il rumore dell'organo risveglia Michael. Si alza, assieme agli altri. Vanno via. Tutti e sette. Hanno deciso univocamente di non vedere la bara mentre viene conficcata sotto terra. Torneranno il pomeriggio, dopo. Da soli.
Camminano e escono dalla chiesa, fa ancora abbastanza freddo.
Sono tutti vicini tra di loro.
I genitori di April si avvicinano.
I ragazzi si scostano lasciando le ragazze sole.
«July, June, October» la madre parla piano, pacata come sempre «grazie. Grazie per essere state con April. È stata fortunata ad avere amiche come voi»
«Siamo state fortunate noi ad avere lei» risponde October. Ha un forte dolore allo stomaco, la verità è che loro erano pessime amiche. October non se la ricorda nemmeno quando è stata l'ultima volta che ha chiesto ad April come stesse veramente, quando è stata l'ultima volta che hanno parlato dei suoi problemi- perché cazzo, se si drogava problemi doveva averne, e loro, non se ne erano mai accorte.
«Chi è Michael?» chiede il padre.
Il ragazzo si gira. Trema un po', ha paura. Il padre di April ha un aspetto autorevole. Non appena si avvicina e si trova davanti la sua figura, nota che ha gli stessi occhi della figlia. E Michael non ce la fa, e si lascia scappare qualche lacrima mormorando «scusatemi» e asciugandosi velocemente il viso.
«Non scusarti ragazzo» il padre di April gli mise una mano sulla spalla « sii forte. Lo sai, April mi ha parlato di te. Non vedeva l'ora che ci conoscessimo. Mi dispiace averti incontrato in questa occasione. Grazie per aver reso felice April. Sai cosa mi disse per telefono riguardo a te? Mi sento come Eco quando vide Narciso per la prima volta, papà. Era il»
«era il suo mito preferito» Michael lo interruppe «una notte me lo raccontò» sorrise tra sé e sé ricordando la figura magra di April, con uno chignon rosa, all'una di notte, seduta tra le sue gambe, mentre gli raccontava una storia; come se fosse una madre che prova a far addormentare il figlio.
«Sei un bravo ragazzo Michael. Mi dispiace. Va avanti, però. Hai ancora una vita intera davanti» lo abbraccia.
Michael si lascia andare per un istante, gli manca sua madre. A lei non gliel'aveva mai detto di April.
Non lo meritava.
Non meritava sapere di lei.
Dei suoi occhi blu.
Dei suoi capelli strani, come quelli di Michael.
Del suo naso all'insù.
Delle sue labbra screpolate.
Delle sue unghie mangiate.
Delle sue anche sporgenti.
Della sua mania per la letteratura classica.
Non non se lo meritava.
«Michael questo era di April» disse la madre porgendogli un pupazzo piccolo, a forma di unicorno «si chiama Boo. Glielo regalò Evan, non voglio vederlo in casa: fa troppo male, adesso. Voglio che lo prenda tu» Michael mormora un grazie, ancora tra le lacrime. Si salutano velocemente, ma sapevano tutti che quello era un addio, non un arrivederci.
Luke si siede al posto del conducente nell'auto di Ashton, che si mette dietro accanto a Michael. Il ragazzo posa la testa sulla spalla di Ashton e accarezza la criniera rosa di Boo. Chiude per un istante gli occhi e immagina di toccare i capelli rosa di April, così sottili e morbidi, e di giocare con le loro punte, e di provare ad intrecciarglieli per poi sentire le sue urla perché glieli aveva annodati tutti e adesso non riusciva più a spettinarli. Michael si porta una mano davanti le labbra e prova a non piangere ancora una volta. Respira.

Sono da poco passate le quattro. Il cimitero è vuoto, non c'è nessuno.
October è l'unica figura viva che si scorge tra le lapidi. Ha un pacco intero di sigarette, appena comprato, e lo apre, non appena si siede accanto alla tomba di April.
Il vento soffia forte e si stringe un po' di più nel suo giubbino. Tiene la sigaretta con i denti e copre la fiamma dell'accendino con le mani per proteggerla dal vento: finalmente l'accende. Aspira profondamente e caccia una grande nuvola grigia.
«Che cazzo di freddo April. Almeno tu ora non senti niente. Anzi, scommetto che fa davvero caldo li sotto, non è vero?» da un colpetto sulla terra che la ricopre «è strano April. Perché l'hai fatto? Non andare in overdose, nessuno muore di overdose volontariamente. Succede. Ma perché hai iniziato a drogarti?»
Silenzio.
«Mi sento una stupida ad aspettare che tu risponda, ma io sotto sotto ci credo un po'.
Mi dispiace April. Mi dispiace se tutte noi abbiamo sempre anteposto i nostri problemi ai tuoi, ma tu sembravi così felice. Tu eri felice April. Tutto girava intorno al fantasma di tuo fratello.
Oh andiamo April, ora che lo incontrerai li sù si arrabbierà tantissimo. Lui avrebbe voluto che tu fossi felice. E invece cosa hai combinato?
April ti mancava così poco.
La laurea. Michael. Avevi una vita.
Saresti stata un'ottima insegnante.
E adesso chi lo dice a quel marmocchio, come come si chiama... George? Si forse a George. Chi lo dice a George che la ragazza che lo aiutava a fare i compiti è morta,eh?
April. Ti prego fa qualcosa» la sigaretta è finita «non lo so torna in vita. Ti prego. Dammi un segno. Noi non ce la facciamo senza di te April»
October si alza, ha le lacrime che scendono lente sul viso. Ha un'altra sigaretta tra i denti. Posa i tulipani rosa sull'erba accanto alla lapide.
Improvvisamente una mano si posa sulla sua spalla, sobbalza e vede Michael accanto a lei.
Non appena lo fissa rivive la scena del supermercato, quando lui entrò piangendo, distrutto.
Si abbracciano, senza dire niente.
«ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati al supermercato quando mi hai detto che il bello dei cuori spezzati è che si spezzano una volta sola?» chiese Michael, come se le avesse letto nel pensiero.
«si»
«non è vero, perché tu giuro che il mio cuore si è spezzato di nuovo»
Guardano la lapide, non possono fare altro.
«vuoi stare un po' solo?»
Michael annuisce e lei va via.

Si siede nell'esatta posizione di October e posa Boo sulla tomba.
«è un po' più allegro così. A te piacevano solo le cose allegre, vero? Ironico come la tua morte sia stata tutt'altro che allegra»
Fissa un po' il vuoto davanti a lui. Il dolore si fa spazio nel suo stomaco, lo sente in tutto il corpo.
E trema. Ha le mani sudate, gli occhi lucidi, la gola è secca, brucia. Le grida muoiono nelle sue corde vocali, se potesse spaccherebbe tutto. Il dolore è troppo e Michael urla. Urla ma non esce nulla. Ha solo una smorfia di dolore stampata sul viso. È disperato. È in ginocchio sulla terra, leggermente bagnata. Infila le sue mani dentro di essa, le unghie si riempiono di terriccio, inizia a scavare, gridando, ma non riesce a smuovere nulla se non pochi centimetri. Adesso ha solo le mani sporche, il viso pieno di lacrime e un vuoto interiore.
«Io te l'avevo promesso cazzo. Te l'avevo detto che io non ti avrei mai lasciato. E invece sei stata tu a lasciare me» Michael urla. Piange. Si siede.
«non volevo» mormora «lo so che odi quando mi arrabbio. Tranquilla April. Ora non ti arrabbierai mai più»
Lascia un bacio sulla lapide, fredda; immaginando per un secondo che quelle siano le labbra calde e screpolate di April, e l'accarezza lasciando Boo li davanti.
Cammina senza guardare la tomba. Un ragazzo viene verso di lui.
«Sei Michael?»
«Si, perché?»
«Sono Sam»
Michael non capisce più niente in quel momento e sferra un pugno sul viso di Sam. Cadono a terra. Continua a colpirlo, urlando, insultandolo.
«È colpa tua. L'eroina gliel'hai data tu. Tu dovevi morire, non lei!»
Ma Sam non fa niente. Perché ha ragione. Lo blocca, dopo poco.
«Lo so. Hai ragione. Ma è andata così. Mi dispiace. Non ho altro da dire. Devo darti una cosa, però: quando April veniva da me, mi parlava sempre di te sai? Era follemente innamorata, avresti dovuto vedere il modo in cui le sue labbra si arricciavano quando pronunciava il tuo nome.
Stavamo parlando un giorno, e decidemmo di fare una cosa. Sapevamo che la cosa della droga sarebbe potuta sfuggirci di mano: abbiamo scritto un testamento. Questo è il suo» gli porse una busta chiusa «ci sono tante lettere. Sono anche per le ragazze. Dagliele e leggile, fa quello che c'è scritto. Ma poi, va avanti»
Michael osserva la busta gialla, pesa.
«ti ringrazio. Scusami se ti ho colpito»
«lo capisco. L'unico che dovrebbe scusarsi qui sono io, ma non cambierei niente. Ciao Michael»
«ciao Sam»

«Io non ci entro li»
«Qualcuno deve»
«Io non vado. Morirei»
«Prima o poi dobbiamo farlo. Entriamo tutte assieme»
Le tre ragazze sono sveglie, nell'oscurità della notte camminano nella loro casa, a piedi nudi sul parquet, cercando il coraggio di entrare in camera di April. Devono togliere le sue cose. Aprono la porta.
Fanno un passo sincrono.
Respirano il suo profumo alla vaniglia nell'aria. June scappa via, sta per vomitare, July si butta per terra, sta per piangere ancora.
October è paralizzata.
Escono facendosi coraggio, mentre June vomita nel bagno.
Si pulisce le labbra con il dorso della mano. Fa tutto così schifo.
La frangetta le impedisce di vedere bene e la tira indietro con una fascia.
È colpa loro. È solo colpa loro. Meriterebbero di morire con lei.

Sono tutte e tre sedute in cucina.
«Dove abbiamo sbagliato?» mormora July.
«Non puoi essere fottutamente seria» urla June. «dove abbiamo sbagliato?» ripete facendo le virgolette con le mani.
«secondo te dove abbiamo sbagliato July?» batte le mani sul tavolo, facendo strisciare la sue unghie rosse sulla superficie ruvida.
«È tutta colpa tua. È colpa di October. È colpa mia. Perché cazzo stavamo affogando nel nostro dolore, e ci siamo appoggiate tutte su April, e l'abbiamo fatta affondare. E lei aveva già i suoi dolori. Siamo delle cazzo di egoiste, è tutta colpa nostra»
Inizia a piangere, forte. È da tanto che June non piange, ma a volte anche le ragazze grandi piangono.
La porta si apre, Michael entra. April gli aveva dato una copia delle chiavi di casa, ma ora non sa cosa farsene.
E i suoi occhi scrutano le tre ragazze. La rabbia e il dolore le stanno divorando, sono così stanche: come lui. Cammina avvicinandosi al tavolo poggiando le lettere su quest'ultimo spiegando brevemente cosa è successo.
«Ci sentiamo domani. Per favore, non litigate. A April non piace quando litigate» mormora singhiozzando.
Va via.

July prende la sua lettera, dietro c'è scritto: aprila due giorni dopo la consegna.

June prende la sua lettera, dietro c'è scritto: aprila solo quando non saprai cosa fare, in una situazione difficile.

October prende la sua lettera, dietro c'è scritto: aprila immediatamente.

E lei fa come c'è scritto, e estrae un foglio bianco dalla busta giallastra.
Inizia a leggere avidamente, sta per scoppiare in lacrime.
È una semplice lettera d'addio, ma era più di quello che potesse mai immaginare. La stringe al petto, piano.
"La poesia è nelle strade piene di colori brillanti»
Queste erano le ultime parole che le aveva detto.
Era una citazione molto profonda; la bellezza è attorno a noi.
Basta solo saperla cogliere.

È notte fonda.
Michael prova a dormire.
«Conta le pecore» gli ha detto Calum.
Ma la mente di Michael può contare solo ragioni per restare sveglio.
Calum, intanto, è arrivato a 394 ma è ancora sveglio. È devastato, come tutti.
Anche Luke sta contando. Già.
Sono esattamente 20160 minuti dalla sua ultima dose. E sa esattamente che deve smettere, perché non vuole finire come April, e combatte nel letto la crisi d'astinenza, in silenzio.
Ashton dorme abbracciato a June. L'ha fatta scendere. Non se la sentiva di lasciarla da sola, e così ora lei è accanto a lui, avvinghiata al suo corpo, con il volto ancora pieno di lacrime e con il trucco sbavato ma ad Ashton non importa più di tanto, ha solo bisogno che lei resti con lui.
July dorme. Anche Calum le aveva chiesto se voleva scendere ma lei aveva preferito restare giù; non le è mai piaciuto farsi vedere debole, vuole restare sola con il suo dolore.
October ha deciso che domani cercherà lavoro. Che sarà una bella giornata nonostante tutto. Che loro ce la fanno, perché le ragazze grandi si fanno coraggio e si aprono la strada da sole, anche in mezzo a tutto quel dolore.

 


AYYEEE.
April è morta.
Si.
Non tornerà.
Mi dispiace.
Mi dispiace così tanto.
Ma doveva morire, e per una buona causa, oh. Spero che lo capirete andando avanti con la storia haha.
Non so che dire... UH le lettere. Vorrei sapere anche io a cosa servono ora, perché me lo sono dimenticato. Si, me lo sono dimenticato e non sto scherzando.
Quindi abbiate pietà e lasciate una recensione.

CONTINUO A 2 RECENSIONI.  Grazie mille 💙

   
 
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