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Autore: harlequinn    13/02/2016    4 recensioni
Stiles aveva sei anni, e per il momento era già tanto se i suoi compagni di classe gli rivolgevano un semplice ' ciao ' ogni volta che entrava in classe.
Sua madre continuava a dirgli quanto fosse speciale, e quanto gli altri fossero ciechi a non vedere lo splendido ometto che si ritrovavano davanti, ma in quei momenti non riusciva affatto a vedere qualità degne di nota.
Aveva solo bisogno di qualcun altro a dimostrarglielo.
[ Stiles / Derek ]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I told you so. 



Una volta, due volte, tre volte. 
La figura minuta di Stiles viene spinta ancora contro la sabbia, ed è con una forza immane che evita di scoppiare a piangere davanti agli altri ragazzini — quelli più grandi di lui, quelli che sembrano non definirlo ' degno ' a sufficienza per integrarlo nella loro partita a calcio e quindi scelgono le maniere forti, lasciando che il ragazzino già pieno di insicurezze di ritrovi a domandarsi ancora una volta cosa avesse che non andava. 

Gli occhi ambrati e grandi del giovane Stiles scorrono il cortile della scuola, e con la punta delle dita paffute conta ben cinque bambini della sua età intenti a giocare con gli stessi che lo avevano estraniato con la fantomatica scusa del ' sei troppo piccolo per giocare con noi. ' 
Ora, Stiles poteva definirsi un ragazzino forse un po' troppo ingenuo, ma la stupidità non era uno dei suoi difetti. 

« Non ho bisogno di voi, sapete? » 

Non sa bene a chi lo grida, in realtà, ed alla fine nessuno lo degna comunque di uno sguardo, quindi con i capelli impiastricciati di sabbia e le guance rosse e gonfie di rabbia, Stiles si allontana verso il lato più lontano del cortile; quello che divideva quest'ultimo dalla strada con una classica rete di ferro alta un paio di metri. E nel momento in cui si aggrappa con le dita corte al metallo, il ragazzino si sgonfia con un sospiro triste.
Davvero non riusciva a capire cosa ci fosse di sbagliato in lui da venir respinto in conitnuazione nonostante lui ci provasse davvero con tutte le proprie forze a stringere amicizia. 

Stiles aveva sei anni, e per il momento era già tanto se i suoi compagni di classe gli rivolgevano un semplice ' ciao ' ogni volta che entrava in classe.
Sua madre continuava a dirgli quanto fosse speciale, e quanto gli altri fossero ciechi a non vedere lo splendido ometto che si ritrovavano davanti, ma in quei momenti non riusciva affatto a vedere qualità degne di nota. 

Vedeva solo un ragazzino con la guancia premuta contro la rete, la quale molto probabilmente gli avrebbe lasciato un segno rosso. 

« Lasciali perdere, sono solo un gruppo di idioti. » 

La voce arriva così all'improvviso da farlo saltare sul posto e cadere malamente con il fondoschiena sull'erba. Lo sguardo di Stiles scatta verso l'alto, ed è in quel momento che finalmente inquadra la figura di Derek Hale, quel ragazzo di dieci anni che amava starsene in disparte e che — esattamente come in quel momento — preferiva la compagnia dei libri a quella delle persone. 

« Io— ...vorrei solo giocare con qualcuno. »

Stiles amava apparire più grande della prorpia età. Il suo vocabolario era decisamente più ricco dei suoi coetanei ( e di molti più grandi di lui ), i suoi comportanti affiancavano quelli di un ragazzino adolescente, ma in quel momento davanti a Derek Hale vi è solo il bambino di sei anni con le lacrime che non riesce più a trattenere. 
Lacrime di rabbia, di frustrazione. Di tristezza. 

« Questo libro è il primo che ho letto. Avevo la tua età quando me l'hanno regalato. »

Ad un occhio esterno appariva palesemente impacciato il tentativo di Derek per risollevare il morale a Stiles, ma per quest'ultimo è come trovarsi davanti ad una miniera d'oro: qualcuno voleva parlare con lui, qualcuno voleva la sua compagnia e stava condividendo stralci della propria vita. 

E così passano i minuti, le ore ed i giorni a seguire. 
Un piccolo gesto altruista spinge Stiles ad arrivare a scuola con un briciolo di speranza ed un qualche libro nuovo nella cartella da poter mostrare a Derek durante la ricreazione. 

Derek dopo quel pomeriggio si ritrova tra le mani un uragano, e per quanto fosse amante della pace e del silenzio non può fare a meno di attendere con ansia quell'ora pomeridiana per ascoltar Stiles blaterare del nuovo libro che sta leggendo, o semplicemente delle cose più strambe che gli passano per la testa. 

Tutto per un unico gesto di pura cortesia. Che strana la vita.

 
[ . . . ] 



« Il prossimo anno andrò alle medie. » 
« Lo so. » 

L'anno scolastico era agli sgoccioli. L'ultimo giorno di scuola è scandito da rare folate di vento ed il sole cocente delle tre e mezza del pomeriggio che non faceva altro se non far appiccicare le t-shirt alle schiene sudate dei ragazzini. 
Stiles e Derek sono appartati sotto l'unico albero che forniva un po' d'ombra, e finalmente la conversazione che tanto temevano viene iniziata proprio dal più grande dopo una lunga pausa silenziosa. 

« E' okay, Derek. Va bene così. » 

Sul volto di Stiles vi è un sorriso genuino, un sorriso che rifletteva il suo lato bambinesco e gioioso riuscito ad emergere solo grazie al maggiore. 
Il petto di Derek si gonfia d'orgolio mentre lo osserva e fa la domanda definitiva. 

« Perché? »
« Perché ci rivedremo! Ed un giorno ci sposeremo, ovvio. » 

Sulle gote di Derek sboccia un rosso delicato, mentre il sorriso di Stiles si allarga ancor di più spezzando il suo volto paffuto a metà con una gioia immensa prima di alcun tipo di malizia. 
Erano quei momenti in cui l'età di Stiles ritornava palese davanti agli occhi del lupo; perché nonostante Stiles apparisse più grande della realtà, il bambino non capiva a fondo cosa aveva appena detto. 

Il giovane Stilinski sapeva solo che ciò che provava nei confronti di Derek era lo stesso che vedeva ogni giorno nello sguardo del padre quando, anche solo per sbaglio, si ritrovava la figura della madre nella propria visuale. 

« Ovvio, Stiles. Ovvio. » 

Il tono di Derek è leggero e delicato mentre abbraccia il minore, e mentre lascia passare quella promessa come la classica promessa fatta dai bambini, si ritrova comunque a dedicare una piccola parte del proprio cervello all'eventualità di un futuro simile. 

“ Che assurdità, ” sono le ultime parole che si permette di pensare prima che suoni la campanella. 



 
TWENTY YEARS LATER.

 

« Io, Przemysław Stilinski, accolgo te, Derek Hale, come mio sposo. Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita. » 

La mano tremante di Stiles si avvicina a quella di Derek, e con una qualche grazia divina riesce ad infilare l'anello all'anulare senza farlo scivolare via e rischiare di perderlo fra la sabbia, o peggio fra le onde poco più in là. 

« Ed io, Derek Hale, accolgo te, Przemysław Stilinski, come mio sposo. Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita. »  

Derek, invece, è così meticoloso e rigido che Stiles teme si possa spezzare nel momento in cui si allunga per infilare lui stesso l'anello al suo futuro sposo. Poteva davvero soltanto immaginare come apparivano agli occhi degli invitati, ma la realtà era che a nessuno dei due importava poi così tanto. 

« Con il potere conferitomi dalla Chiesa e dallo Stato della California, io vi dichiaro marito e marito. Potete baciare lo sposo. » 

Dire che i due non se lo fanno ripetere una seconda volta sarebbe un eufemismo, probabilmente. Il bacio a sugellare quelle promesse è dolce e delicato anche se nasconde qualcosa di più profondo ed estremamente privato e non adatto ad un pubblico. 

« Te l'avevo detto. »
« Come, scusa? »
« Te l'avevo detto. » 
« Cosa, esattamente? » 
« Che ci saremmo sposati. L'ho sempre saputo. » 

Ed era la verità. 
L'aveva(no) sempre saputo. 


Angolo autrice: 

Abbiate pietà, non scrivo FanFictions da così tanto tempo che mi viene proprio da piangere, giuro. 
Questa è stata promessa a Chiara, la quale mi ha bullizzata un pochino e spinta a scrivere fino ad arrivare a questo. Cosa sia questo non si sa bene, ma è okay.

Spero che sia piaciuta comunque e alla prossima! Chu. 


   
 
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