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Autore: 9dolina0    14/02/2016    7 recensioni
Tutti covano il desiderio di conoscere il proprio padre, anche se quest'ultimo, in vita, è stato un assassino e ha abbandonato il proprio figlio. E Goku, potendo usufruire delle sfere del drago, riesce a far diventare realtà il proprio desiderio.
(Storia ambientata in un Inferno ispirato a quello della "Commedia" di Dante Alighieri, dunque ben diverso da quello rappresentato nel manga/anime).
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bardack, Goku, Piccolo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Morte per forza e ferute dogliose
nel prossimo si danno, e nel suo avere
ruine, incendi e tollette dannose; 
36

onde omicide e ciascun che mal fiere,
guastatori e predon, tutti tormenta

lo giron primo per diverse schiere. 

(Dante Alighieri, Inferno, canto XI)

 

 

Lì, dove muore la speranza

 

 

Nell’esatto momento in cui vide per la prima volta suo padre, Goku si chiese perché mai avesse espresso un tale desiderio.

No, l’Inferno non era per tutti; e anche se egli aveva affrontato nemici ben più spietati della stessa morte, in quella determinata occasione ebbe davvero il timore che i suoi occhi non avrebbero sopportato a lungo quella vista.

A fargli male non era tanto l’immagine fin troppo nitida di Bardack che ardeva tra i roghi infernali: no; egli non sopportava l’idea che le divinità tutrici della pace e della giustizia potessero riservare ai peccatori delle pene tanto atroci.

Re Enma e tutte le divinità Kaio non si definivano forse buone?

Non sarebbe stato sufficiente rinchiudere le anime dannate all’Inferno e impedire loro di uscire di lì?

In fondo, nessuno mai avrebbe rimpianto tali individui.

Nessuno, certo; eppure Goku aveva espressamente chiesto al quasi onnipotente drago Shenlong di fargli vedere almeno una volta suo padre.

Per un attimo – uno solo – si pentì di tale richiesta, ma ciò non fu sufficiente dal farlo desistere. Voleva e doveva parlargli, in qualunque modo e a qualunque costo.

 

«Allora, ti decidi oppure no?»

 

Goku si voltò per un attimo verso la sua guida e ne incrociò lo sguardo.

Impassibile.

Era chiaro: da quando il figlio di Al Satan aveva assorbito l’ex Supremo, anch’egli era divenuto una sorta di divinità. Era dunque la sua parte buona a renderlo tanto cinico? Il suo vecchio amico e rivale Piccolo sarebbe inorridito di fronte a tanta crudeltà.

 

«Vado, vado immediatamente.»

 

***

 

Bardack aveva perso tutto, a parte la capacità di soffrire.

Gli dei non gli avevano nemmeno concesso la possibilità di bruciare sul serio.

Da circa un’eternità, ormai, egli sentiva la propria pelle squagliarsi e le proprie ossa bruciare; eppure, nonostante l’incessante scorrere del tempo, ancora conservava tra atroci dolori e indicibili pene la consapevolezza di esistere.

Quella era la sua condanna: continuare a possedere un’anima.

Già; ma cosa aveva fatto per meritarsi tutto ciò?

Perché non riusciva a ricordare chi egli fosse?

 

«Papà»

 

Ecco, quello doveva essere un altro dannato.

Uno nuovo, per giunta.

Gli capitava spesso di udire le voci di qualcuno intorno a sé. Di solito, si trattava di lamenti disperati, di urla e di pianti. Voci che poi, inesorabilmente, nel giro di pochi giorni finivano col spegnersi.

Come la sua, del resto.

 

«Papà, riesci a sentirmi?»

 

Eppure, il nuovo arrivato non sembrava affatto sofferente.

Non nel fisico, per lo meno.

La melodia di quella voce aveva qualcosa di decisamente anomalo rispetto ai toni infernali. Sembrava molto più pacata, più intensa… più viva.

 

«Fa’ uno sforzo, papà, ti prego!»

 

Quel tipo doveva essere un guardiano celeste.

Forse, Re Enma aveva deciso di mandare qualcuno all’Inferno a dare un’occhiata.

O ad aumentare le pene.

 

«Pap…»

 

«Basta, Goku. Mi dispiace, ma il tempo è scaduto. Una creatura ancora in vita non può giacere troppo a lungo negli Inferi, lo sai bene.»

 

Il saiyan indietreggiò di qualche passo, mantenendo lo sguardo sul corpo martoriato del proprio genitore.

Certo, egli conosceva le regole, e lo stesso Re Enma lo aveva avvertito: se proprio lo desideri, parlargli, ma non sperare che possa risponderti. Hai solo pochi minuti per provarci: usali come meglio credi.

 

«È tempo di andare. La tua permanenza qui è durata fin troppo.»

 

Goku chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire una lacrima.

Dentro quell’unica goccia di acqua e sale era racchiusa tutta l’amarezza di un figlio che non aveva potuto salutare degnamente il proprio padre.

Bardack aveva meritato quella pena, in fondo: aveva vissuto da assassino.

Eppure, chissà perché, il giovane saiyan avrebbe fatto di tutto per tirarlo fuori da lì.

 

Il guerriero si voltò e prese a seguire la sua impassibile guida.

Ora sapeva che cosa avrebbe chiesto l’anno successivo al drago Shenlong.

 

FINE

 

 

Angolo dell’autrice

 

Dopo quasi un anno di assenza, torno a pubblicare una storia su EFP, e lo faccio buttandomi nuovamente sul mio fandom preferito.

Chi mi conosce – ammesso che qualcuno si ricordi ancora di me – sa bene che questa non è la mia prima storia incentrata su un Inferno ispirato a quello di Dante Alighieri. I riferimenti sono molti: si va dall’estrema crudeltà delle pene, ai dannati arsi vivi, al fatto che non ricordino il loro passato etc.

Come il Sommo Poeta, anche Goku ha bisogno di qualcuno che lo accompagni, e proprio per tale motivo ho fatto figurare anche Piccolo – che, in questo caso, diviene la controfigura di Virgilio.

Anche se il lieto fine di questa storia è solo accennato – Goku, nel finale, prospetta di far resuscitare Bardack – spero comunque che la lettura sia stata di vostro gradimento. Voglio specificare inoltre che il fatto di non voler esplicitare in quale saga/serie il saiyan abbia chiesto al drago Shenlong di poter vedere suo padre è una scelta assolutamente voluta.

Grazie a chiunque abbia speso un po’ del suo tempo per leggere questa storia.

A presto,

9dolina0

 

   
 
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