Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    14/02/2016    3 recensioni
“Sono qui su incarico del capo della polizia. E’ venuto a conoscenza dell’incidente autostradale, tra l’altro mortale di cui lei è stato la causa. A suo carico verrà avviato un procedimento da parte del comando generale di polizia, questo significa che lei è stato sospeso dal servizio, appena potrà consegnerà al suo superiore, il commissario Kruger, il tesserino, l’arma d’ordinanza e la patente di guida” (…) Ben restò per un attimo come paralizzato. Non credeva alle sue orecchie. La Schrankmann lo aveva sospeso dal servizio…e per quanto tempo? E perché? Allibito cercò con lo sguardo il suo capo, come in cerca di un aiuto che però non arrivò.
Consigliata, ma non indispensabile la lettura de ‘il poliziotto e la bambina’.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Nebbia

Le note di ‘Holding hands when we die’di Tom Beck si diffusero per tutto il lussuoso appartamento di Ben annunciando l’inizio di una nuova giornata di lavoro per il giovane poliziotto e di scuola per Livyana.
“Vedo che finalmente hai cambiato canzone” constatò Ben sentendo la nuova suoneria della sveglia della piccola mentre si alzava dal letto.
“Sì ho deciso di cambiarla ogni primo del mese, così per variare” rispose dalla cameretta Livyana.
“Variare? Quindi dal mese prossimo basta Tom Beck?” scherzò ironico il ragazzo conoscendo benissimo la risposta che da lì a mezzo secondo sarebbe arrivata puntuale e pungente.
“Certo che no! Se fosse di un altro artista non ti alzeresti mai. Comunque sono sicura che tu non vorrai mai ammetterlo, ma ti piace Tom Beck, una volta ti ho sentito mentre cantavi una sua canzone sotto la doccia”
“Ci credo in questa casa non si ascolta altro ultimamente e poi sì hai ragione, senza Tom Beck non potrei esistere!” replicò ironico e con gesti teatrali Ben.
“Spiritosone, dai andiamo a fare colazione” rimbeccò la piccola “Oggi ho la verifica di tedesco, ai cereali e al caffelatte non rinuncio e non voglio arrivare in ritardo”
Come sempre dopo colazione Livyana, andò a lavarsi e a vestirsi, poi zaino in spalla salutò con un tenero abbraccio Ben, uscì di casa , dirigendosi, sotto lo sguardo vigile e attento del poliziotto, verso la fermata dell’autobus che l’avrebbe condotta a scuola.
Ben invece salì sulla Mercedes, imboccò l’autostrada, dirigendosi verso casa Gerkhan.
Pochi istanti dopo il telefono di Ben suonò. Il giovane ispettore azionò il vivavoce attraverso i comandi del volante.
“Ciao socio” esordì Ben dando una furtiva occhiata al display della radio.
“Ciao mio giovane ‘Padawan’ ” rispose un divertito Semir imitando Obi-Wan Kenobi, uno dei suoi personaggi preferiti della saga di Guerre Stellari “Ho il caffè e le brioches calde che ti aspettano…vedi di sbrigarti poi proseguiremo il tuo addestramento”
“Arriverò un po’ in ritardo maestro Jedi…” stette allo scherzo Ben.
“Sarebbe la prima volta, Livyana ti fa essere puntuale…” ridacchiò il piccolo ispettore al telefono.
“Sto percorrendo l’autostrada , c’è una nebbia …potrei tagliarla con un coltello da quanto è fitta, poi c’è quel cantiere di cui ti parlavo, saranno tre mesi che ci sono dei lavori in corso, non vorrei urtare qualcosa…  se graffio la carrozzeria dell’auto appena uscita dall’officina Dieter prima e la Kruger dopo mi spellano vivo…”
Ben non ebbe neppure il tempo di finire la frase quando improvvisamente il parabrezza della Mercedes fu violentemente colpito da qualcosa di voluminoso. Numerose crepe fecero la loro comparsa sul vetro e Ben ebbe come l’impressione che il parabrezza davanti a lui esplodesse.
Il giovane urlò dallo spavento e senza rendersene conto sterzò a destra.
Purtroppo il guard-rail in quel punto dell’autostrada era assente e la Mercedes precipitò giù per la scarpata.
L’auto cappottò un paio di volte, il giovane ispettore sentì numerosi colpi alle gambe, alle braccia.
Gli airbag dell’auto scoppiarono, colpendolo violentemente al volto e per un attimo Ben si sentì mancare l’aria.
L’auto fermò la sua carambola contro un grosso albero ed infine un colpo violento alla testa  fece svenire Ben.
E fu tutto buio.

Semir che era ancora dall’altro capo del telefono quando sentì l’urlo del suo migliore amico.
“BEN” chiamò a gran voce “Ben che succede???Rispondimi …” ripeté quasi urlando, ma pochi istanti dopo la comunicazione s’interruppe.
Semir compose di nuovo con il cuore in gola il numero dell’amico.
Nessuna risposta se non la voce metallica della segreteria che annunciava che al momento l’utente selezionato non era raggiungibile.
Compose quindi il numero del distretto, sicuro che qualcosa di terribile era accaduto al suo socio.
“Polizia aut…” ma la giovane segretaria del distretto fu subito interrotta da Semir.
“Susanne” disse senza tanti convenevoli “Rintracciami subito il cellulare di Ben, e prova a chiamarlo attraverso la radio di servizio…è urgente”
Susanne non se lo fece ripeter due volte, percependo subito la preoccupazione nella voce del piccolo ispettore turco, mentre Semir di corsa raggiungeva la sua auto e si dirigeva verso l’autostrada che ogni mattina percorreva Ben per raggiungere la sua abitazione.
Semir avrebbe voluto volare sull’asfalto dell’autostrada, ma la nebbia che incombeva sulla città era ancora molto fitta.
“Semir” chiamò Susanne alla radio.
“Dimmi”
“Ho localizzato il cellulare di Ben, si trova all’altezza del chilometro 76 dell’A57 e alla radio non risponde…”
Susanne avrebbe voluto chiedere spiegazioni, il perché di tanta preoccupazione nella voce di Semir, ma il piccolo turco troncò la comunicazione con un lapidario:
“Ok ricevuto, grazie Susanne”
Con il cuore in gola Semir cominciò ad avvicinarsi al luogo indicatogli dall’efficiente segretaria.
Le tabelle poste sul ciglio della strada contrassegnate con il numero del chilometro scandivano l’avvicinarsi al luogo dove era stato indirizzato il piccolo ispettore da Susanne.
72…73…74…75…poi pochi metri davanti a lui vide l’inizio del cantiere di cui Ben gli aveva parlato pochi minuti prima al telefono.
Semir parcheggiò l’auto su una piazzola, mise le quattro frecce, scese e velocemente si diresse verso il chilometro 76.
La nebbia fortunatamente si stava un po’ diradando, quindi Semir poté con disappunto constatare che nel punto dove erano presenti i lavori in corso il guard-rail era assente.
D’istinto corse sul ciglio della scarpata, volgendo lo sguardo giù per il dirupo la scena che gli si presentò gli fece quasi mancare il fiato, Semir ebbe come l’impressione che il cuore si fermasse per un secondo.
“O mio Dio…BEN…” urlò a squarcia gola Semir scendendo velocemente la piccola scarpata.
La Mercedes di Ben era praticamente ridotta a un ammasso di ferraglia.
Il piccolo turco si avvicinò all’auto, subito sollecitò l’intervento di un’ambulanza, poi cercò di aprire la portiera, ma questa non cedette.
Quindi chiese l’intervento anche dei vigili del fuoco.
I finestrini dell’auto erano andati in frantumi, Semir infilò un braccio all’interno dell’abitacolo cercando di arrivare  a  Ben.
Il giovane poliziotto era ancora legato alla cintura di sicurezza, tutti gli airbag attorno a lui erano esplosi, aveva del sangue che colava all’altezza della tempia sinistra e il capo era reclinato dalla parte del passeggero.
Semir appoggiò le dita sul collo di Ben, fortunatamente  il suo giovane amico era sì incosciente, ma almeno ancora vivo, respirava e questo lo rassicurò un po’.
“Ben” chiamò “Ben rispondimi, aprì gli occhi…” ma il ragazzo non dava nessun segnale di ripresa.

Passarono minuti interminabili poi in lontananza cominciarono a sentirsi le sirene dei soccorsi che si avvicinavano.
Mentre Ben veniva soccorso dai paramedici Dieter accorso anche lui con altri colleghi sul posto, sul ciglio della strada chiamò a gran voce Semir.
Il piccolo turco non se la sentiva di lasciare solo Ben, ma l’agente chiamò ancora più insistentemente l’ispettore.
Seppur riluttante Semir salì la piccola scarpata.
La nebbia si stava sempre più diradando.
“Dieter spero che ci sia un valido motivo per…” ma fu tempestivamente interrotto dall’agente.
“Semir” disse preoccupato il collega “Al lato della careggiata c’è un cadavere, è di una donna. Un testimone dice di aver visto una Mercedes grigia scura che la investiva…”
“Ehi, aspetta un momento…c’era nebbia, fittissima…me lo ha detto Ben prima di finire giù per la scarpata…come può esserne sicuro?” lo interruppe subito Semir.
“Eppure il testimone ne è certo” ribadì Dieter.
“Dieter, Ben …Ben è un pilota esperto, è stato addestrato per…” ma il resto della frase gli morì in gola.
Semir non voleva credere che Ben, anche distrattamente o a causa della nebbia avesse potuto investire qualcuno…e poi che ci faceva una donna in mezzo all’autostrada?
 
Angolino musicale e nota dell’autrice: ai ‘veterani’ di ‘Cobra 11’ non sarà sfuggita la somiglianza tra l’incidente di Ben e quello in cui è vittima Jan Richter nell’episodio ‘il retroscena’ …per certi versi anche i prossimi capitoli ricorderanno quell’episodio, ma i risvolti saranno decisamente diversi. Dopo questa doverosa premessa e la scelta della canzone, vi anticipo che di questo passo pubblicherò davvero in una clinica psichiatrica...
Lost Frequencies con Janieck Devy’ Reality (Realtà)
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=ilw-qmqZ5zY
Per quanto riguarda le decisioni, vado un po’ ovunque. A volte credo in un tempo in cui dovremmo sapere. Non posso volare alto, non posso camminare a lungo. Oggi ho ottenuto 1 milione. Domani non lo so. Per quanto riguarda le decisioni, vado un po’ ovunque. A volte credo in un tempo in cui dovremmo sapere. Smetti di piangere come se fossi a casa tua e pensa allo spettacolo. Stiamo tutti giocando allo stesso gioco, mi sto arrendendo. Siamo degli sconosciuti e siamo sbagliati, specialmente quando vengo io. L’odio vi renderà cauti, l’amore vi farà brillare. Fammi sentire il calore fammi sentire il freddo. È scritto nella nostra storia, è scritto sulle pareti. Questa è la nostra chiamata, abbiamo successo ma poi lo perdiamo. Ballando al chiaro di luna, non abbiamo tutto?


 
  
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