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Autore: Alex_Logan    14/02/2016    2 recensioni
"Avevo deciso che meno persone conoscevo, meno distrazioni avrei avuto.
Ero deciso a starmene per conto mio, di conseguenza pensai che niente avrebbe potuto smontare quella mia forte convinzione.
Ovviamente mi sbagliavo."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Universitario
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Adventure of a lifetime
 
Era una tranquilla mattinata di Ottobre, il cielo era sereno e il cinguettio degli uccelli riempiva il silenzio assordante della mia camera. Non ero ancora riuscito ad abituarmi completamente al clima caotico di Los Angeles, la vita qui era diversa e decisamente più frenetica di quanto mi aspettassi, ma questa città aveva  un qualcosa di nuovo e sorprendente che non mi aveva ancora fatto pentire di aver lasciato la mia città natale, San Francisco.
Certo, era un’avventura tutta nuova per me, all’inizio mi era sembrato di aver realizzato un sogno: lasciare casa dei miei e andare via per sperimentare per la prima volta nella vita l’indipendenza, quella vera senza  genitori opprimenti che pretendono di prendere le decisioni migliori per te al posto tuo.
Ebbene, penso che tutti i ragazzi a venti anni desiderino andare avanti per la propria strada e io ero riuscito  a realizzare questo desiderio. Certo era stato difficile convincere i miei genitori a lasciarmi andare: “Logan non devi andare per forza”, mi avevano detto, “Qui a San Francisco c’è un’ottima università che non ha nulla da invidiare alle altre”.
Ovviamente io non avevo dato ascolto alle loro parole, ero rimasto irremovibile. Dovevo andare via da lì, trovare i miei spazzi e costruirmi la mia vita senza il loro aiuto.
Mi ero trasferito da poco più di una settimana in un appartamento vicino a Rynion Street, abbastanza vicino alla mia nuova università che avrei cominciato a frequentare quella mattina stessa.
La sveglia iniziò a suonare alle 7 in punto e io la spensi mettendomi seduto sul letto e stropicciando gli occhi. Di solito mi risulta molto difficile alzarmi dal letto presto, ma questa volta feci di tutto per non arrivare in ritardo come al solito.
Insomma il primo giorno di università capita una sola volta nella vita giusto?
Mi alzai in fretta e mi feci un a doccia molto veloce, mi lavai i denti e mi vestii molto velocemente con un maglioncino bianco e un paio di blue jeans. Mi guardai allo specchio per pochi secondi: i miei capelli neri erano scompigliati e arruffati come al solito, e anche con tutta la buona volontà del mondo non sarei riuscito a sistemarli. Anche i miei occhi azzurri erano più assonnati dato che non ero abituato a svegliarmi così presto.
Decisi che non c'era modo di migliorare il mio aspetto, così scesi le scale del mio nuovo appartamento e andai a prendere  la corriera che mi avrebbe portato all’università.
Devo ammettere che l’idea di cominciare questo nuovo commino mi rendeva  molto nervoso, ma allo stesso tempo esaltato e felice, più di quanto non fossi mai stato in vita mia.
Dopo quindici minuti di strada finalmente arrivai alla mia destinazione. Scesi dalla corriera e mi incamminai verso l’entrata dell’università. Scorsi un sacco di volti sorridenti che mi incuriosirono parecchio, ma uno più di tutti attirò la mia attenzione.
Si trattava di una ragazza, alta più o meno 1,75 con i capelli castani che le incorniciavano il viso fino a toccarle le spalle e un paio di occhi azzurri davvero meravigliosi, i più belli che avessi mai visto in tutta la mia vita.
Incrociai il suo sguardo per pochissimi secondi, ma ebbi il tempo necessario per analizzare il suo viso in ogni suo piccolo particolare. Era diretta dall’altra parte dell’edificio, probabilmente all’indirizzo di lettere e filosofia che si trovava nell’ala nord dell’università. Il mio indirizzo invece era scienze della medicina.
Tutti i miei amici e parenti avevano trovato la mia scelta bizzarra e totalmente fuori luogo. Insomma, quanti figli di avvocati si sognano di scegliere un indirizzo diverso da quello dei genitori? 
Eppure io avevo sentito la necessità di cambiare strada, il bisogno di crearmene una tutta mia che non dipendesse dai mie in alcun modo. Così avevo preso la decisioni di trasferirmi e scegliere medicina, materia di cui ero sempre stato appassionato fin da quando ero molto piccolo.
Seguii le mie prime lezioni con molto interesse, non facendo molto caso a quelli che sarebbero stati i miei compagni di corso e focalizzandomi solo su ciò che il mio nuovo professore stava iniziando a spiegare.
Non fraintendetemi, non ero un tipo che faceva amicizia facilmente, ma non era quello il mio obbiettivo. Avevo già dei buonissimi amici a San Francisco e credevo di non aver bisogno di fare delle nuove conoscenze a Los Angeles.
Il mio unico obbiettivo era quello di studiare e riuscire a costruirmi la carriera che tanto desideravo e bramavo. Avevo deciso che meno persone conoscevo, meno distrazioni avrei avuto.
Ero deciso a starmene per conto mio, di conseguenza pensai che niente avrebbe potuto smontare quella mia forte convinzione.
Ovviamente mi sbagliavo.    
 
***

Erano le tredici in punto e le lezione mattutine erano appena terminate.
La mia università offriva dei corsi di specializzazione pomeridiani che io avevo deciso di seguire.
I corsi pomeridiani mi avrebbero tenuto occupato tutto il pomeriggio tre volte a settimana, il che rendeva il mio corso ancora più impegnativo, ma ne valeva la pena.
Mi recai al bar vicino l’università per mangiare qualcosa prima di andare al primo dei due corsi che avrei dovuto affrontare quel pomeriggio stesso.
Il bar si chiama “Betsi bar” e da fuori non sembrava un granchè. Entrai all’interno e ne rimasi davvero stupito: anche se era piccolo, il bar possedeva un gran numero di tavolini disposti in un ordine apparentemente casuale. Il locale era decorato con piccole tazzine di caffè colorate disposte in tutto l’ambiente: era davvero carino e soprattutto accogliente.
Studiai ogni centimetro della stanza fino al bancone e poi la vidi, la ragazza dagli occhi azzurri che avevo visto poche ore prima all’università. Sopra i suoi vestiti adesso indossava un grembiule bianco e nero e stava per servire un cliente.
Ammetto di averla fissata per un bel po’ di tempo tanto che lei se ne accorse. Ricambiò il mio sguardo, guardandomi però con divertimento e forse anche un po’ di confusione. Notai anche un leggero imbarazzo, come se non si aspettasse di essere guardata in quel modo.
Distolsi lo sguardo subito per evitare di crearle ancora disagio e mi sedetti in un uno dei posti liberi del bar.
Aspettai di vederla comparire vicino al mio tavolo per poterle chiedere scusa per quell’occhiata di troppo e assicurarmi che non pensasse che io fossi un qualche genere  di maniaco sessuale, ma invece comparve un’altra ragazza per prendere le mie ordinazioni.
Era  bionda e truccata come un pagliaccio perciò cercai di non scoppiare a riderle in faccia per il suo aspetto ridicolo. Sotto il grembiule portava una canottiera strettissima e molto scollata. Sulla sua targetta c’era scritto il suo nome, Ashley.
“Cosa prendi dolcezza?” mi chiese con un tono abbastanza gentile .
“Un caffè amaro e una bottiglietta d’acqua frizzante” risposi semplicemente.
Detto ciò mi fece un occhiolino e si allontanò velocemente.
Aspettai per almeno un quarto d’ora la mia ordinazione finché non sentii una voce maschile e roca esclamare: “Alexandra, vai a servire il ragazzo al tavolo 25”.
“Subito” rispose la ragazza con gli occhi blu. ‘
'Alexandra'... Allora e così che si chiama, pensai tra me e me. Ero così assorto nei miei pensieri che non mi resi conto che il ragazzo del tavolo 25 ero proprio io e che Alexandra stava per portarmi ciò che avevo ordinato.
“Ecco a te, scusa per il ritardo, ma oggi siamo particolarmente pieni” mi disse con un sorriso.
Cercai di risponderle approfittando del momento  per scusarmi per l'imbarazzo che le avevo creato prima, ma tutto ciò che mi uscì dalla bocca fu un “Umh grazie… Emh, ecco, scusa per poco fa non volevo sembrare cioè emh…”
“Non preoccuparti” mi rispose semplicemente ridacchiando, dopo di che si allontanò dal mio tavolo e ritornò dietro al suo bancone. 
Solo due parole: che imbranato.
 
***

Le lezioni extra finirono intorno alle diciannove.
Tornai alla fermata dei bus per aspettare la corriera. Una volta a casa mi preparai una cena veloce che consumai sul divanetto del mio salotto mentre guardavo la televisione.
Ad un certo punto, mentre alla tv davano un nuovo episodio di Breaking bad, sentii il mio telefono squillare, perciò andai in cucina a recuperarlo e lessi il nome scritto nel display: ‘mamma’.
Risposi dopo pochi secondi e mia madre dall’altre parte della cornetta iniziò a parlare.
“Hey Logan, caro, come stai? Com'è andata la tua giornata? Ti sei ambientato? Com’è il tempo a Los Angeles?” mi chiese velocemente senza quasi prendere fiato.
“Va tutto bene mamma. La giornata è andata benone e il tempo è buono, grazie. E voi? Come va?”
“Va tutto bene qui tesoro, oggi ho risolto un caso davvero fanta... Oh Dio, Mia smettila, no fermati...!”
Si sentì un rumore strano che non riuscì a identificare e per un momento mi preoccupai.
“Scusami tesoro, il gatto è salito sul tavolo e ha rovesciato tutto, e adesso devo andare a pulire. Ci sentiamo presto caro!” detto questo chiuse la chiamata.
Non che mi rendesse triste o scontento: il gatto mi aveva appena salvato da tre ore di monologhi su come mia madre avesse risolto un altro strabiliante caso.
Dopo la telefonata con mia madre decisi di prepararmi per andare a letto: mi infilai una maglietta grigia e leggermente logora e un pantalone della tuta blu scuro. Andai a lavarmi i denti e poi mi recai nella mia stanza.
Mi distesi sul mio comodo materasso e pensai a tutto quello che era successo in quella lunga e faticosa giornata. Avevo assistito a ben tre lezioni diverse e avevo partecipato a due corsi pomeridiani extra: ero veramente sfinito, ma anche profondamente soddisfatto di come fosse andato il mio primo giorno.
Ripensai al 'Betsi bar', alle tazzine colorate e ai tavolini disposti all’interno della piccola sala.
Ripensai anche a lei e ai suoi occhi blu che sicuramente non avrei dimenticato.
 

Nota dell'autrice: heilà! questa è la mia prima esperienza relativa alla scrittura di una ff, è da tempo che volevo scriverne una e non vedevo l'ora di pubblicare il primo capitolo anche se ammetto di essere anche un pochino in ansia.
Ebbene basta chiacchiere parliamo della storia! so che non si capisce molto sull'intento della storia ma è solo il primo capitolo e serve solo ad introdurre i personaggi. I due protagonisti saranno - ovviamente - Logan e Alexandra. Ebbene per questi due personaggi mi sono ispirata a due attori che io amo tantissimo: Logan Lerman ed Alexandra Daddario. Ovviamente voi potete immaginare i miei personaggi come preferite.
E niente spero che il primo capitolo vi abbia oncuriosito almeno un pochino, spero di avere più pareri possibili in quanto è la mia prima storia e dell critiche costruttive mi servirebbero!
Alla prossima :)

Alex_Logan
 
  
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