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Autore: vegeta4e    14/02/2016    6 recensioni
L'impero di Freezer è nel pieno della sua espansione, ma i tre Saiyan al suo servizio hanno intenzione di ribellarsi, e forse Kakaroth, lo scarto inviato sulla Terra perché troppo debole, potrebbe aiutarli. Ma nulla sfugge al perfido alieno, che per eliminare ogni minaccia, decide di far abbassare la cresta a quel principe troppo orgoglioso e troppo sicuro di sé.
Dal testo:
«Prima o poi lo ucciderò.» Il vocione di Napa spezzò il silenzio, costringendo Vegeta ad aprire gli occhi.
«E sentiamo, chi vorresti uccidere?» Domandò stizzito con tono sprezzante.
«Dodoria, ecco chi. Gli piace pavoneggiarsi perché sa di avere il culo protetto, quel bastardo.»
Genere: Azione, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dodoria, Freezer, Nappa, Radish, Vegeta
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Stronger than you

 

 

 

Gli scoppiava la testa.

Il silenzio e il buio della stanza che condivideva con Napa e Radish non contribuivano ad alleviare quel dolore ad intermittenza che da un'ora gli stava sfondando le tempie, eppure si ostinava a pensare, a rimuginare sulle poche cose che sapeva sperando di trovare un'idea, un piano anche solo vagamente accettabile per mettere fine a tutto quello strazio che ormai lo assillava da anni.

Se ne stava immobile, seduto per terra con la schiena appoggiata al letto, con gli altri due Saiyan nella stessa posizione, uno alla sua destra, l'altro alla sua sinistra.

«Prima o poi lo ucciderò.» Il vocione di Napa spezzò il silenzio, costringendo Vegeta ad aprire gli occhi. La luce verdognola del corridoio, che entrava dalla vetrata rettangolare posta in cima alla porta che aveva di fronte, lo obbligò ad abbassare lo sguardo, ricordandogli senza pietà che le pupille erano ancora troppo abituate all'oscurità.

«E sentiamo, chi vorresti uccidere?» Domandò stizzito con tono sprezzante.

«Dodoria, ecco chi. Gli piace pavoneggiarsi perché sa di avere il culo protetto, quel bastardo.»

«Smettila di dire stronzate. Non ucciderai nessuno.» Richiuse gli occhi. Era stanco. Stanco di vivere, stanco di fingere obbedienza, di autoconvincersi di avere ancora un briciolo di dignità, di essere ancora un nobile. O almeno riconosciuto come tale. Stufo di essere stanco.

«Hai intenzione di essere lo schiavo di Freezer per il resto dei tuoi giorni? Io no. Preferisco morire piuttosto che conquistare ancora per lui.»

Radish non aveva ancora aperto bocca, lasciando a Napa l'onore di dar voce a quelli che erano i pensieri di tutti e tre. Perché anche Vegeta, nonostante frenasse gli istinti di Napa, non poteva non dare ragione a quello che, un tempo, era stato una delle guardie reali. Ma da buon principe qual era, Vegeta sapeva bene come muoversi. Nel tempo aveva sviluppato notevoli qualità intellettive, le quali avevano incuriosito positivamente Freezer che, oltre ad apprezzare i guerrieri forti e prestanti, amava potenziare il suo esercito con leader che sapessero usare anche il cervello oltre ai muscoli. E Vegeta poteva vantare entrambe le cose. Gli era stato insegnato a sapersela cavare anche in maniera furtiva, perché sebbene i Saiyan fossero un popolo rozzo e violento, gli esponenti reali ricevevano un addestramento molto più completo e teorico rispetto alle seconde e terze classi.

Vegeta sfruttava la situazione a suo vantaggio senza destare sospetti, perché un Saiyan comune avrebbe attaccato Zarbon e Dodoria alla prima occasione, proprio come Napa. Lui no.

«Allora la prossima volta attaccalo. Moriresti nel giro di cinque secondi.» Lo zittì. Il pelato serrò i denti, tra i tre era secondo in potenza solo a Vegeta, che a sua volta non poteva competere con Dodoria, figuriamoci con Zarbon. A Freezer, per il momento, non pensavano neanche.

«Vegeta ha ragione, pezzo di idiota.» Radish parlò, infastidito da tanta spavalderia ingiustificata. Lì dentro, l'unico che potesse permettersi di darsi arie era il Principe, ma persino lui evitava, riconoscendo i suoi limiti. In quell'astronave il suo titolo valeva meno di zero, Freezer cercava di tenerlo buono sottolineando ogni tanto il fatto che fosse di sangue reale, ma a Vegeta -e a tutti gli altri- suonava più come una presa in giro. E nonostante tutto sopportava. Sopportava senza mai sgarrare, senza mai farsi tradire neanche da una smorfia. Quante volte aveva ignorato gli insulti di Zarbon? Quante umiliazioni aveva incassato? E quante volte aveva represso la voglia di ribellarsi? Troppe. Aveva perso il conto. Lo ammirava per questo, era fiero di avere come Principe e come caposquadra un uomo come lui. Sempre composto e preparato.

«Non dirmi che ti va bene questa situazione!» Berciò Napa, indignato. Possibile che fosse l'unico a sentirsi umiliato peggio di un animale?

«Qui a nessuno garba la situazione, ficcatelo bene in testa.» Vegeta riaprì gli occhi, deciso a stroncare quella stupida e inutile discussione. «Freezer sta sfruttando la nostra forza per ampliare il suo dominio, questo lo so benissimo, ma cosa proponi, eh? Di attaccarlo? Nelle condizioni in cui siamo adesso non abbiamo nessuna speranza.» Lo guardò serio, aspettando che il compagno ribattesse. «Sopprimo l'istinto di attaccare quei due buffoni solo perché non servirebbe a niente. Non mi darebbe onore morire esattamente come tutti gli altri, al contrario, gli darei solo soddisfazione. Freezer, a sua insaputa, ci sta allenando. Mandandoci a morire in tutte quelle missioni, non sospetta minimamente che ogni volta che guariamo diventiamo più forti, e questa cosa lo porterà alla morte. Devi solo avere pazienza. Quando avrò raggiunto una potenza tale da sconfiggerlo prenderò io il suo posto.» Vegeta non era come tutti gli altri. Lui pensava, era un falso doppiogiochista. Lasciava credere agli altri di avere la meglio, ma alla fine era lui a fotterli. Sempre e comunque.

«Quanto credi che ci vorrà prima di raggiungere una forza sufficiente ad ucciderli?» Radish serrò la presa sui bicipiti, pregustando già il momento in cui si sarebbero vendicati di anni di prigionia.

Vegeta scosse piano la testa, tenendo lo sguardo fisso a terra. «Non ne ho idea. Anni. Non saprei dirti quanti di preciso. La cosa certa è che più missioni portiamo a termine, prima arriverà quel giorno.» Dovevano allenarsi e diventare più forti. Erano gli ultimi tre, gli ultimi tre Saiyan nell'universo, ed era suo preciso dovere dimostrare a quella marmaglia di alieni impreparati che militavano per Freezer, che lui era il miglior esponente della miglior razza combattiva in circolazione. Al diavolo le vendette, al diavolo suo padre. Non aveva fatto altro che riempirgli la testa di inutili fandonie sulla forza della loro famiglia e dell'orgoglio dei Saiyan, ma alla prima occasione si era venduto a Freezer come il peggior mercenario, cedendo lui, suo figlio, il suo unico erede*, al tiranno che li aveva sottomessi.

D'improvviso si ricordò di un piccolo, ma fondamentale dettaglio.

«Kakaroth.» Disse soltanto.

«Cosa?»

Il Principe guardò Radish. «Kakaroth, tuo fratello. Dovrebbe essere ancora vivo, sulla Terra non dovrebbe aver avuto grosse difficoltà.» Se lo ricordava appena, quel Kakaroth. Vegeta aveva solo quattro anni quando quel neonato piagnucolone era stato spedito sulla Terra.

«No, suppongo di no. A cosa ti serve, scusa?»

«Lo addestrerai. O lo farò io, se necessario, l'importante è che venga messo al corrente. Un Saiyan in più non potrà che essere d'aiuto.»

Radish annuì concorde. Non faceva molto affidamento sulla potenza del fratello, poiché sulla Terra non poteva aver avuto chissà quali occasioni per migliorare, ma se allenato correttamente, Kakaroth poteva rivelarsi d'aiuto.

«Come lo rintracciamo?» Domandò.

«Andrai di persona non appena Freezer ci concederà del riposo. Non penso dovremo aspettare molto.» Gli altri due annuirono e Napa piegò la testa di lato, facendo scricchiolare il collo. Non aveva mai dubitato di Vegeta, lo conosceva abbastanza bene da sapere quanto lo irritassero i modi di Zarbon e Dodoria, ma non riusciva a spiegarsi come potesse restare così calmo davanti a quel palese rispetto derisorio. Lui era perfettamente consapevole di non avere speranze contro quei due alieni, ma la soddisfazione di non piegarsi di fronte alla loro arroganza se la voleva togliere.

Senza aggiungere una parola, Vegeta si infilò nel letto, coprendosi fino a metà busto e dando le spalle alla porta. La fastidiosa luce del neon del corridoio lo tormentava nonostante avesse gli occhi chiusi, ma si sforzò di ignorarla. Doveva dormire, doveva calmarsi e riposare. Aggrottò le sopracciglia a quel pensiero. Non dormiva rilassato da anni, ormai. Ogni notte la passava con i nervi tesi e i muscoli pronti a scattare in qualsiasi momento, le palpebre abbassate per riposare, ma senza mai cadere in un vero e proprio sonno ristoratore. Il fisico cedeva solo a tarda notte, concedendosi a malapena un paio d'ore di sonno profondo, ma poi si svegliava, drizzando le orecchie ad ogni minimo rumore percepisse temendo un attacco a sorpresa. Molte volte si era ripetuto che Freezer non l'avrebbe mai ucciso così, che se l'avesse voluto morto l'avrebbe ammazzato tempo addietro e certamente in un modo diverso, probabilmente malmenandolo di persona, eppure non si dava pace. Non si fidava di nessuno tra gli alieni che viaggiavano su quell'astronave, se non dei due Saiyan che in quel momento stavano russando bellamente a pochi metri da lui.

Sospirò esausto. Voleva dormire, gli occhi gli bruciavano e il corpo implorava pietà. Era stanco, le ossa doloranti e i muscoli provati. Non che una dormita gli avrebbe alleviato il dolore, ma sperava almeno di alleggerire la mente.

Le palpebre iniziarono a diventare pesanti, il muro metallico che aveva a una spanna dal naso iniziò a diventare sfocato, così come l'alone di luce accecante che dalla porta si rifletteva sulla parete fredda e lucida. Si mosse piano sotto la coperta, percependo appena i suoi stessi movimenti e infine crollò, arrendendosi alla stanchezza.

 

Quando si svegliò di soprassalto non si ricordò nemmeno di essersi addormentato. Nonostante il sonno profondo, i suoi sensi percepirono nettamente il rumore metallico non poi così distante dalla loro stanza.

Rapidamente allungò una mano, afferrando lo scouter appoggiato a terra, accanto al letto, per poi metterlo sull'occhio sinistro. Lo accese, ma sul display non apparve nulla. Non c'era nessuno nei paraggi, eppure il rumore non se l'era sognato.

Si tolse l'apparecchio imprecando a denti stretti, poi si lasciò cadere sul materasso. Doveva calmarsi e smetterla di essere così paranoico. Nessuno su quella fottuta astronave aveva voglia di perdere tempo per ammazzarlo di notte. Freezer non era clemente con nessuno, non concedeva riposo a nessun soldato se non nel periodo prestabilito, quindi quale folle avrebbe sprecato quelle poche ore di sonno per tentare di farlo fuori? Inutilmente, tra l'altro, perché gli unici in grado di metterlo in difficoltà erano appunto Dodoria, Zarbon e ... Kyui. Già. Quel pidocchioso alieno viola con forza combattiva di diciottomila. Esattamente come la sua. Ma no, era da escludere fosse lui. Ricordava perfettamente di averlo visto partire in missione per un pianeta lontano qualche giorno prima.

Chiuse gli occhi e tirò un profondo respiro. Era troppo prezioso per Freezer. Per quanto si ostinasse a sminuirlo davanti a tutti, Vegeta sapeva benissimo di essere uno dei più forti dopo la squadra Genew. Era uno dei prediletti, e con questo pensiero a placargli l'ansia riuscì a riprendere sonno.

 

***

Da quella notte tormentata erano passati un paio di giorni. L'alba giunse troppo in fretta per tutti, anche se dando una rapida occhiata dagli oblò si poteva intuire di essere nello spazio aperto, senza nessun sole cui fare riferimento. Avrebbero potuto dormire ancora per quel che ne sapevano, ma l'impianto acustico presente in tutte le stanze era stato forte e chiaro: era ora di alzarsi.

I tre Saiyan si stavano dirigendo verso la mensa per consumare la loro colazione, quando la voce melliflua di Dodoria chiuse la bocca dello stomaco del Principe.

«Freezer ha chiesto di voi. Soprattutto di te, Vegeta.» Nonostante fosse più basso ed esile, il Principe gli riservò una delle sue tipiche occhiate, un misto tra compassione, derisione e superiorità. Perché per quanto quell'alieno rosa si vantasse della sua forza fisica, per Freezer non era altro che un pidocchio fastidioso, utile solo come schiavo personale da usare per le faccende noiose.

«Andremo a fargli visita non appena avremo finito la nostra razione.» Fece per superarlo, ma la stazza di quel ciccione occupava quasi tutto il corridoio.

«Quanta fretta! Voi scimmioni non ragionate più quando davanti al naso avete del cibo, hmhm. Se vuoi un consiglio, fossi in te andrei da Freezer a stomaco vuoto.»  Ghignò sadicamente, ma Vegeta lo imitò.

«Qui dentro sei tu l'unico che dovrebbe digiunare. Mi domando se sotto quello spesso strato di lardo ci siano dei muscoli.» Stava tirando la corda, ne era perfettamente consapevole, ma il suo orgoglio gli imponeva di rispondere.

«Come osi?!» Berciò Dodoria. Trasudava rabbia, avrebbe tolto di mezzo gli ultimi tre esemplari Saiyan in quel preciso istante, ma sapeva che Freezer non avrebbe gradito.

Vedendolo esitare Vegeta ghignò ancora, superando l'alieno.

«Oso eccome, ricordati chi hai davanti» e nel dirlo, stavolta, non rise.

Entrò nel salone allestito a mo' di mensa. Era una stanza ampia e squadrata, con tavoli metallici rettangolari più o meno lunghi e, in fondo, sul lato di fronte all'entrata, una tavolata piena di vassoi da cui ognuno poteva servirsi autonomamente. I tre Saiyan riempirono due piatti ciascuno, per poi occupare il loro solito tavolo, che si trovava all'estrema destra della parete da cui si accedeva alla mensa.

 

***

La porta metallica si aprì al loro passaggio, mostrando ai tre Saiyan la sala comandi dell'astronave, luogo in cui Freezer se ne stava rintanato giorno e notte.

Egli mostrava il suo profilo corrucciato, volgendo lo sguardo oltre l'enorme oblò che aveva davanti.

«È sorprendente» iniziò con un mezzo sorriso «come un moccioso di quattro anni possa essere più forte del guerriero più rispettato del pianeta, non è vero?» Vegeta serrò un pugno, mantenendo la stessa espressione seria e apparentemente apatica alla situazione. «Tuo padre non avrebbe saputo insegnarti nulla che già non sapessi, sarebbe stato uno spreco lasciarti su quel sasso abitato da gorilla rozzi e arretrati.» Proseguì continuando a guardare lo spazio aperto. «Sai a cosa stavo pensando ultimamente?» Si girò a sinistra, degnandosi di guardare in faccia il Principe.

Vegeta non rispose. Il pugno destro, ancora serrato, iniziava a dolergli.

«Pensavo che, nonostante tutto, il tuo potenziale è ancora sprecato. Stavo ponderando seriamente di farti diventare il mio braccio destro, di metterti al comando di uno dei miei eserciti in modo da darti il potere e il rispetto che meriti data la tua forza, ma qual è la cosa che non può assolutamente mancare in un'alleanza simile?» Zarbon lo fissava con astio, ma di quello non si stupiva. Sapeva di stargli sull'anima, odiava il fatto che un rozzo e sanguinario guerriero come lui fosse il pupillo del suo capo.

Dodoria si limitava a guardarli, facendo saltare lo sguardo da Napa a Radish, e infine su di lui.

I suoi sottoposti erano ammutoliti, neanche li sentiva respirare.

«Ti ho fatto una domanda, Vegeta» incalzò facendo ruotare la strana sedia volante su cui stava seduto.

«La lealtà»

«Esatto» ghignò appena «la lealtà. Tu mi sei leale, Vegeta?»

«Certo, Grande Freezer» rispose senza neanche pensarci e Napa continuava a non capacitarsi di come riuscisse a mentire con tanta spavalderia.

«Davvero? Perché mi sono giunte voci che non mi sono affatto piaciute. Te lo dico francamente: non tollero che i miei soldati mi si rivoltino contro, è chiaro? So che state architettando qualcosa, un piano che si avvicina alla ribellione, ed io questo non posso permetterlo.»

Napa e Radish aggrottarono le sopracciglia, ringhiando come cani.

«Chi ti ha dato queste informazioni?»

«Non ha importanza, Vegeta.»

«Chiunque sia stato, ti ha mentito» eppure era sicuro che nella loro stanza non ci fossero telecamere o altri marchingegni in grado di registrare i loro discorsi, aveva controllato più volte e minuziosamente ogni angolo di quella fottuta cella e non aveva trovato niente di niente. Che quei due imbecilli avessero parlato del piano in presenza di qualcun altro? No. No, si rifiutava di crederli tanto idioti e irresponsabili.

«Davvero? Tuttavia il tuo atteggiamento è sempre stato... come dire, seccato. Non ti piacerà mai stare al servizio di qualcuno, neanche se questi è più forte di te e potrebbe ucciderti con un solo dito.» Ridacchiò divertito. «Voi scimmioni siete così, non c'è nulla da fare.»

Dodoria avanzò di qualche passo verso di loro, ma Vegeta s'impose di restare calmo.

«Quindi non mi credi?!»

«Non è questo il problema, il punto è che non mi fido abbastanza di te da essere sicuro che certe voci siano false.»

Un ampio ghigno si delineò sul grasso volto di Dodoria e in mezzo secondo Vegeta si ritrovò piegato su se stesso, senza fiato, con un pugno dell'alieno affondato nell'addome. La vista gli si annebbiò e a stento percepì la voce di Napa dare del bastardo a chi l'aveva colpito. Non fecero in tempo ad intervenire che Zarbon li colpì entrambi al collo, facendoli cadere a terra come sacchi di patate. Non che avessero avuto chissà quali speranze, sia chiaro.

Colto da una forza improvvisa Vegeta scattò di lato, allontanandosi dai due scagnozzi che, intanto, l'avevano accerchiato. Cercava di riprendere fiato mentre una mano copriva il punto ancora indolenzito.

«Pensa» ma era perfettamente consapevole di non avere possibilità. Poteva solo sperare che Freezer non si fosse ancora scocciato di lui, che avesse ancora voglia di mandarlo in luoghi sperduti nello spazio a conquistare in sua vece, perché se sapeva di non poter vincere affrontando anche uno alla volta quei due mostri, tutti e due insieme era folle.

Con sua sorpresa Zarbon si fece da parte, affiancando Freezer mentre Dodoria si sgranchiva una spalla.

«Sei pronto, scimmione?» Vegeta deglutì, aspettandosi un attacco da un momento all'altro. Dopo mezzo secondo, infatti, Dodoria scattò in avanti, ma Vegeta schivò prontamente il pugno per poi ristabilire una distanza di sicurezza. Sarebbe stato stupido affrontare un bestione del genere a viso aperto, la cosa migliore che potesse fare era quella di evitare di subire danni e attaccare alla prima occasione buona. Ma purtroppo non fece i conti con la velocità dell'avversario, che comparve alle sue spalle e lo colpì alla nuca con una gomitata.

Vegeta atterrò sul pavimento metallico con un tonfo, accusando il colpo e soffocando un lamento. Fece leva sui gomiti per rialzarsi, ma un pesante piede di Dodoria si appoggiò senza garbo sulla sua schiena, costringendolo a sbattere ancora contro la lastra liscia e fredda.

Lanciò un'occhiata a Radish e Napa: erano ancora privi di sensi.

Zarbon ridacchiava in silenzio, le braccia conserte e quel sorriso del cazzo stampato in viso. Freezer, invece, era impassibile. Lo guardava severo, come se sperasse di ricevere delle scuse, o magari di essere implorato di fermare quella furia rosa, ma tutti i presenti sapevano che Vegeta si sarebbe lasciato ammazzare piuttosto che abbassarsi a tanto.

Gli sfuggì un lamento a causa della pressione sulle costole, il viso contratto per il dolore e i pugni chiusi. Poteva immaginare il ghigno sadico di Dodoria, quel lurido figlio di puttana l'avrebbe pagata, prima o poi.

Appena sentì diminuire il peso dell'alieno Vegeta scattò di lato, ritrovando l'energia che credeva di aver già esaurito, ma fece appena in tempo a scorgere con la coda dell'occhio l'oggetto indistinto che lo colpì in pieno viso con una potenza tale da spezzargli il respiro.

I sensori della porta a scorrimento che dava sul corridoio non fecero in tempo a percepire il movimento, e Vegeta, scagliato ad una velocità supersonica da un calcio di Zarbon, la prese in pieno con la spalla destra, sfondandola.

L'impatto col muro fu atroce, e il Saiyan cadde a terra quasi privo di sensi, un paio di ossa rotte e l'orgoglio calpestato per l'ennesima volta. Inspirò profondamente per assicurarsi di essere ancora vivo, ma si maledisse subito. Il petto gli doleva come mai prima di allora, anche il minimo movimento gli procurava fitte insopportabili, ma nonostante questo si mise in ginocchio. Del sangue gocciolò a terra, schiantandosi sul metallo proprio vicino alla sua mano destra, e solo in quel momento percepì un formicolio vicino al sopracciglio destro. Erano bastati un paio di colpi per rompergli due costole, fratturargli una spalla e ferirlo alla testa. E Vegeta si rese conto con amarezza che andando avanti così non avrebbe concluso nulla, non sarebbe mai riuscito a vendicarsi come sognava e non sarebbe mai riuscito a dimostrare quanto valeva realmente. La consapevolezza di tutti quei fallimenti gli fece dimenticare il dolore fisico, e con rabbia chiuse gli occhi, cercando di rilassare i muscoli e di focalizzarsi su un'unica cosa: l'ira. Tese il braccio sinistro di lato, verso la sala comandi. La mano aperta, il guanto bianco leggermente sporco di sangue. Incanalò tutta l'energia che gli rimaneva nel palmo, e con un urlo liberatorio scagliò un ki blast addosso a Freezer e Zarbon.

La navicella non subì danni, Freezer parò l'attacco con un dito, causando un'esplosione che riecheggiò in tutte le stanze dell’astronave, ma Zarbon, preso di striscio, aveva tutta la parte sinistra ferita. La battle suit tranciata di netto, il mantello bruciato fino a metà, così come i capelli -leggermente anneriti- e le parti di carne scoperte presentavano ferite qua e là.

«Notevole» commentò Freezer, divertito. Il ghigno si ampliò quando, oltre il fumo, riuscì a scorgere la sagoma di Vegeta riversa a terra. «Portate questi tre nella loro stanza, ne ho abbastanza per oggi.»

Zarbon annuì. «Certo, Grande Freezer.»

 

***

Il silenzio che regnava in quella fredda e squallida stanza venne spezzato da un lieve gemito, e Napa e Radish voltarono immediatamente lo sguardo verso il letto del loro Principe. Dopo pochi secondi Vegeta aprì gli occhi, e se avesse avuto abbastanza forza per farlo, avrebbe imprecato nel modo più volgare di cui era capace. Era a petto nudo, il busto fasciato, così come la spalla. Un fastidioso cerotto sulla tempia lo innervosiva ad ogni movimento e le ossa erano peste.

«Freezer non ha voluto farti curare con la vasca di rianimazione» intervenne Napa, vedendo quanto fosse disorientato il suo capo. «Ha detto: “per fargli imparare la lezione”»

Vegeta lo fulminò con lo sguardo, come se lui avesse colpa, inorridendo per ciò che aveva sentito.

«Non mi interessa quanto ci metterò a guarire. Sono vivo, e questo significa che sono più forte.»

Radish lo guardò dal proprio letto. «Penso saremo sospesi dalle missioni per un po', almeno finché non ti rimetterai in sesto.»

«Bene. Appena torniamo alla base partirai per la Terra.»

 

 

The End.

 

 

*= lo so, tecnicamente esiste anche Tarble, ma era stato mandato via come Goku dato il basso livello combattivo, quindi non conta, lol.

 

 

 

Angolo autrice:

Non so esattamente da dove sia uscita questa One Shot, forse è merito del ribrezzo che, di tanto in tanto, mi provoca DB Super. Sì, è un’ipotesi molto probabile. Mi rifiuto di credere che Toriyama approvi cambiamenti del genere, ma va beh, questo è un altro discorso.

Grazie mille a chi è arrivato a leggere fin qui e un biscotto caldo a chi perde due minuti per lasciare un commento.

A preeeesto!

 

 

 

 

   
 
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