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Autore: Infinity EFP    15/02/2016    4 recensioni
Diciamo che ho voluto rappresentare una Felicity piena di paure ed insicurezze.
La storia, esattamente, si colloca tra la 4x10 e la 4x11.
I produttori ci hanno rappresentato una donna insicura, ma sull'aspetto lavorativo e
come membro fondamentale del Team.
Ma come perché tale insicurezza, non ha mai sfiorato la sua relazione con Oliver?
Ecco, ho immaginato, un'evento incentrato su loro due che ha fatto capire alla nostra biondina
tutto pepe, quanto lei sia fondamentale nella vita del nostro eroe meravigliosamente imperfetto.
Spero solo di aver attirato la vostra curiosità ed aver fatto un buon lavoro.
BUONA LETTURA A TUTTI.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"My Sea"

Non è reale!
Continuavo a ripetere a me stessa che da un momento all’altro mi sarei svegliata da quello che sembrava essere il peggior incubo di sempre.
Eppure le mie palpebre erano già perfettamente aperte e la mia mente maledettamente lucida, niente di ciò che mi circondava sembrava essere annebiato dal sonno incantatore.
Quella che stavo vivendo era la crudele e perfida realtà, che non aveva niente a che fare con le finzioni da film o i sogni oscuri di una mente troppo stanca.
Io ero diventata paralatica e le mie gambe, che spesso e volentieri mi ero ritrovata a criticare perché non snelle e lunghe come quelle di Laurel o Isabel, 
non sarebbero più tornate a reggere il mio peso. 
Permettendomi così di non dipendere da nessuno e di correre da una parte all’altra della città.
Forte!
Tutti non facevano che definirmi forte, guardandomi con quella luce carica di orgoglio ed ammirazione, nemmeno fossi Dio sceso in terra, ma la verità è che io non ero forte!
Solo una vigliacca che si nascondeva dietro il suo sorriso e che si era fin troppo illusa, solo perché al mondo
aveva visto troppe cose insolite e che andavano oltre la sua stessa logica.
Ma nessuno poteva fare niente per le mie gambe, nessuna esplosione magnetica, nessun pozzo magico, nessuno scienziato pazzo. 
Niente e nessuno avrebbe mai potuto ridarmi la mia capacità di camminare. 
Ed adesso, con il peso della consapevolezza, tutto sembrava essere molto più pesante e molto più struggente.
Tutti i progetti di una vita erano andati in fumo con la stessa velocità di un battito di ciglia e ciò che più mi distruggeva, era il pensiero di un 
Oliver sempre obbligato a corrermi dietro.
Come sarei potuta stare al “passo” di donne splendide come quelle che erano solite circondarlo?
Come avrei potuto impedirgli di desiderare una vita con una donna migliore e che avrebbe potuto compiacerlo pienamente, così come meritava?
Sarebbe andato via da me, prima o poi, perché stanco di avere accanto solo una mezza donna.
Ed il solo pensiero mi distruggeva ed annientava.
Le mie notti erano lunghe quasi come i giorni, che passavo spesso chiusa nei miei silenzi  e nei miei
pensieri, che finivano tutti allo stesso modo: con un Oliver che mi guardava con uno sguardo carico di pena, ma che apriva la porta di casa, per andare via senza più guardarsi indietro.
E la sedia a rotelle, quella fottuta sedia rotelle era qualcosa a cui non mi sarei mai e poi mai abituata,
qualcosa che mi faceva sentire inutile ed un peso per coloro che mi circondavano. 
 
______



Quella era l’ennesima notte, da quando ero uscita dall’ospedale, nella quale mi ero svegliata di soprassalto troppo sconvolta dal solito sogno struggente.
Stavolta, il senso di abbandono non riusciva a scivolarmi da dosso, era stato come quando mia madre mi aveva detto che papà era andato
 via di casa e che non sarebbe mai più tornato.
Mi voltai in direzione di Oliver, che dormiva rannicchiato al mio fianco con aria rilassata e gli occhi non poterono non riempirsi di lacrime. 

“ Prima o poi te ne andrai anche tu.”

Sussurrai con un filo di voce, non potendo reprimere in nessun modo una lacrima che scivolò lungo il mio viso, venendo presto seguita dalle altre che andarono giù come in una cascata.
Per troppo tempo mi ero impedita di avere una reazione del genere, non facevo che ripetermi che nessuno doveva vedermi debole  e fragile, 
nessuno lo  delle persone che mi stavano accanto lo meritava.
Ma adesso, con il presaggio di un abbandono futuro, non potevo che crollare d’inanzi  a dei fatti
più che evidenti ed alla quale non sapevo come porre rimedio.
Per me non c’era speranza. 
Bastò quel pensiero e dalle mie labbra uscirono dei piccoli singhiozzi che rimbombarono per l’intera camera da letto, come se fossero urli forti e vibranti come i fuochi di capodanno.
Portai una mano alle labbra  e cercai di sfuggire dalla presa delle braccia del mio uomo, per allungarmi
fuori dal letto.
Ma non potevo andare da nessuna parte, ero bloccata!
La sedia a rotelle era solita rimanere al piano di sotto, era Oliver che mi portava come si faceva con le spose o con i paralitici, come me.
Tutto era diventato così infinitamente triste ed angosciante, che non riuscivo più a contenere il raggio dell'onda d’urto che presto avrebbe travolto tutti, 
dopo l'esplosione  dellla bomba che vi era dentro di me.


“ Felicity…”
 
La voce roca ed assonnata di Oliver giunse alle mie orecchie, ma non riuscì comunque a placare quella collera unita alla rabbia per ciò che mi avevano portato via.
Rimasi  voltata, dandogli così le spalle, sapendo che non mi sarebbe bastata per sfuggire da lui.


“ Felicity.. che succede?”

Adesso era davvero vicino, mi stringeva da dietro e la sua bocca accarezzava la parte sottostante all’orecchio con una dolcezza unica, 
solleticandomi anche con la barbetta che tanto amavo.


“ Lasciami adesso! Non fare passare altro tempo, fa già male ora, ma se tu…
io non credo che riuscirei a superarlo…”

“ Ma cosa…cosa stai dicendo? Io non ho nessunissima intenzione di lasciarti.”

Senza nessuna difficoltà mi fece voltare  tra le sue stesse braccia, rendendosi finalmente conto delle mie vere condizioni. Gli uomini erano soliti sgranare gli occhi,
 quando vedevano piangere le proprie donne, o forse era una di quelle stronzate lette nei libri e viste nei film.
Oliver, comunque, non battè ciglio. Come se si aspettasse una mia reazione del genere. Come se durante tutto quel tempo, mi avesse aspettato.
Passò il suo pollice con fare delicato sulla mia guancia, cancellando una lacrima che ben presto venne sostituita da un’altra ed un’altra ed un’altra ancora.


“ Lo farai in futuro.”

“ Perché mai dovrei desiderare una cosa del genere?”

“ Perché sono una donna solo per metà… Darhk mi ha privato delle gambe e questo mi rende…inutile.”

Chiusi le palpebre, serrando la mascella e stringendo un pugno sul suo pettorale.
Mi sentivo sconvolta ed annientata su ogni fronte, come se non avessi più la forza di affrontare niente.
Poi la mano di Oliver, si spostò sotto il mio mento, indugendomi così a sollevare il viso e permettere ai nostri occhi di incontrarsi.
 
“ Felicity, tu non sai nemmeno cosa stai dicendo…”
 
“ Oliver…io..”
 
“ No, ti prego. Ascolta quello che ho da dirti.”
 
Per quanto volessi impedirglielo, mi morsi la lingua e serrai le labbra in una linea dura, sentendo quello inferiore nonostante la stretta degli incisivi. 

“ La sera in cui sei rimasta vittima nella  sparatoria, ho passato le peggiori ore di tutta la mia vita.
Ho creduto di impazzire e per un momento, quando il monitor segnava i tuoi battiti cardiaci deboli e meno frequenti, ho davvero creduto di morire.
In questa vita ho già perso mio padre, Tommy, mia madre. E per quanto non lo dia a vedere, ognuno di loro mi manca in un modo, che il solo pensiero fa ancora male.
Ma pensare di vivere senza di te, pensare di passare un giorno della mia inutile vita senza averti al mio fianco. No! E’ qualcosa che non esiste in nessun mondo ed in nessuna vita.
Dopo tutto quello che abbiamo passato, non posso perderti. Mai!”


Il viso di Oliver divenne una chiazza sfumata e poco nitida, non riuscivo più a distinguere gli occhi dal naso, 
era tutto informe, ma maledettamente bello.
Un singhiozzò, l’ennesimo, sfuggì al mio controllo mentre la mia mano risaliva sul suo viso.


“ Oliver…sono un’invalida…Le mie gambe non mi porteranno più da nessuna parte, io non potrò competere con le altre…io..”
 
“ Tu sarai mia moglie. Tu, sei già mia moglie.”

Senza alcuna difficoltà mi sollevò dal letto, portandomi sopra il suo corpo forte e duro come la pietra.
Racchiudendomi nel suo abbraccio sicuro e protettivo.
 
“ Amore mio, viviamo insieme, condividiamo una vita da moltissimi anni ed abbiamo superato ciò che molte
altre coppie non riescono nemmeno ad immaginare. Tu non devi competere con nessuna, perché già le hai superate 
da moltissimo tempo e se non potrai camminare, allora diventerò le tue gambe e ti porterò ovunque vorrai.”


“ Non capisci?Io voglio stare dove sei tu, ma così…Dio, così sarà impossibile.”
 
Una delle sue mani, calde e confortanti, andò ad imprigionarsi tra i miei capelli che strinse con dolcezza, spingendo il mio viso contro il suo.
Fu un attimo e la sua bocca raccolse la mia, in un bacio caldo, confortante e pieno d’amore.
Nel buio della nostra camera, illuminata solo dalle luci di Star City, Oliver mi stava amando nel modo più dolce ed innocente, 
allo stesso tempo, in cui poteva amare una donna.
C’era così tanta dolcezza in quelle carezze che la sua lingua stava lasciando sul mio palato, che rabbrividì.
Mi aggrappai alle sue spalle nude, spingendo maggiormente la mia bocca contro la sua, desiderosa di tenerlo vicino e non lasciarlo andare.
Mi morse il labbro inferiore, succhiandolo con così tanta sensualità, che mille coriandoli esplosero dentro il mio ventre.
 
“ Io non vado da nessuna parte senza di te, lo vuoi capire?
E ti giuro, se potessi tornare indietro, lo farei. Preferirei esserci io su quella maledettissima sedia, piuttosto che vedere te così. 
Ma non posso, purtroppo non posso.
Dimmi solo cosa vuoi che faccia, per farti togliere dalla mente queste stupide paure.
Sono disposto a tutto per te, Felicity. A tutto!”

Sussurrò con intensità sulle mie labbra, riempiendomi di piccoli baci a stampo, stringendo maggiormente la presa sul mio corpo.
Come non potevo non credere all’amore che nutriva nei miei confronti? Come potevo dubitare di ciò che era reale e che 
io stavo toccando con le mie mani?
 
“ Non lasciarmi, Oliver.”
 
“ Mai!”
 
“ Me lo giuri?”
 
“ Nel bene e nel male, tu sei mia moglie.”
 
L’intensità di quelle parole fecero tremare l’aria, ma il calore del suo sguardo fu come un’onda calda dalla quale
 mi lasciai travolgere e dentro la quale mi persi.
Sapevo che non sarei più stata in grado di uscire da quell’Oceano d’amore, che Oliver Queen, rappresentava di essere. 
Ma dopotutto,  avevo imparato a nuotare all’interno delle sue acque e non c’era mare migliore in cui affogare, 
nessun mare era enormemente meraviglioso, come il mio. 







ANGOLO DI INFINITY.

TADAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!
Dopotutto è passato da poche ore San Valentino e visto che il quindicesimo capitolo di "You are not alone"
è in stesura, non potevo non regalarvi una piccola chicca.
E' da un po' di tempo che mi chiedo perché Felicity, si è dimostrata fragile su molti fronti, a causa della sua nuova
condizione fisica, ma mai su quello sentimentale con Oliver.
E' come se lui l'avesse rassicurata e così ho immaginato un ipotetico momento in cui questo è avvenuto.
Spero sia stato di vostro gradimento.

Vorrei leggere tanti vostri commenti ( speriamo positivi).

Un bacione a tutti e grazie a coloro che leggeranno e che spenderanno due minuti per questa mia piccola storia.

A presto!


INFINITY EFP    
 
  
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