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Autore: chia_14    15/02/2016    3 recensioni
[Cate Blanchett/Rooney Mara]
Cate e Rooney alla premiazione del British Film Awards, è la prima idea che mi è venuta però dovevo scrivere qualcosa su queste due. Chi non ha ancora visto Carol è pregato di farlo, grazie!
"Come potevano avere qualcosa in comune? Com’era possibile che quella creatura perdesse anche solo un po’ del suo tempo con una come lei pensava Rooney."
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Il British Film Awards è uno degli eventi più attesi e uno dei preferiti dagli attori stessi. L’eccitazione era palpabile e l’attesa si percepiva anche nell’aria fredda e grigia di Londra, tutti erano fieri di far parte di quella stretta cerchia di persone così fortunate da passare due mesi buoni a far mostra dei loro nuovi vestiti, a essere intervistati, fotografati, a incontrare persone importanti e bere del buon champagne gratis. O meglio, la maggior parte di loro adorava quel periodo.

Rooney no.

 La giovane attrice non attendeva con trepidazione l’arrivo dei mesi degli Awards, avrebbe volentieri evitato tutte quelle cerimonie. Non perché si sentisse superiore o non si sentisse all’altezza. Semplicemente non era interessata, esporsi al mondo esterno in quel modo le sembrava un troppo superficiale e costruito, non era nella sua natura.

Londra però l’aveva sempre trovata particolarmente affascinante, fin dalla prima volta che i suoi piedi avevano toccato quella terra elegante il suo essere senza tempo e la sua raffinatezza l’avevano stregata. Le ricordava quasi un po’ lei.

Ok non essere ridicola.

Mentre i suoi occhi verde ghiaccio si perdevano tra i particolari delle stradine della città e si interrogavano sulle vite dei passanti frettolosi non si era accorta che la macchina ormai era ferma da qualche minuto.


“Ehm.. signorina? Signorina?”


Riconettersi con la vita reale per Rooney era normale, era sempre a metà di quel limbo temporale che confinava con l’immaginazione, riusciva a perdersi con tale facilità che recitare la aiutava a perdersi nel modo giusto.


“Mi scusi, grazie di tutto.”


Essenziale, generosa, raffinata. Non lo sapeva nemmeno, lei.
Una delle persone più dolci e gentili aveva detto il suo idolo. Ancora non ci credeva a quello che era successo ieri.

Una folata glaciale la colpì in pieno viso appena fuori dalla vettura. Clima temperato un cavolo. Durante il viaggio si era sentito poco bene e sicuramente il freddo invernale di Londra non avrebbe migliorato la situazione.

Flash e urla indistinte di persone che non la conoscevano erano ormai una routine. Si chiedeva sempre se l’avrebbero trattata allo stesso modo una volta conosciuta seriamente. Lo trovava un po’ ingiusto.
Eppure quel sorriso appena accennato, quell’ansia leggera di incontrare, quella gioia infantile di trovare ciò che cercava la perseguitavano in quegli ultimi mesi, quest’anno era diverso e Rooney lo sapeva, lo percepiva, lo nascondeva come se fosse una perla preziosa.

Era uno scrigno sigillato, che proteggeva il più antico dei segreti, in attesa di essere riposto nuovamente nell’ombra.

Il motivo, Rooney, lo evitava come fuoco.
Sentiva solamente quella sensazione di calore che la avvolgeva al solo pensiero che quella persona si trovasse a Londra, in quell’istante. I suoi occhi vagano nervosi da un viso all’altro, alla ricerca del suo tesoro prezioso, non servivano parole.

Il lieve velo di tristezza e il freddo sparirono nell’istante in cui sentì quel famigliare brivido di elettricità che le partiva dalla spina dorsale e la attraversava per intero. Il suo corpo la avvertiva, ogni volta sapeva ancora prima di averne la conferma visiva cosa stava per succedere. Non se lo spiegava, lasciava solo che accadesse.

Era così diverso.
Non lasciava più che i minuti di quelle giornate noiose le scorressero addosso senza un obiettivo da raggiungere, quella volta stringeva a sé ogni secondo, diventava gelosa del tempo, le sembrava così prezioso da risultarle magico. Quegli attimi di attesa che l’avrebbero portata dove voleva, così lenti e così veloci allo stesso tempo.

Era una leonessa, anche lei riusciva a cacciare al buio senza usare i sensi, col solo utilizzo dell’istinto.

E rimaneva sconvolta da quelle emozioni, non sapeva gestirle ed era terrorizzata da questo.
Odiava non avere il controllo.
Però vinceva sempre. I suoi occhi erano guidati da qualcosa di diverso dalla sua volontà e smettevano di vagare solo quando si riconnettevano con la sua figura longilinea, con la sua sagoma ormai conosciuta.


Cate era lì.


I capelli biondi erano magnificamente legati in un’acconciatura semplice, il suo vestito la abbracciava perfettamente facendone risaltare le forme armoniose. Rideva davanti alle telecamere, faceva battute, segnava autografi. E quello che più stupiva Rooney è che non c’era mai finzione in ciò che diceva o faceva. E se c’era, lo nascondeva con gran classe.

Erano così diverse..Una sorridente, positiva, sicura di sé e calda come una giornata di primavera. L’altra chiusa, misteriosa come una creatura della notte, delicata e forte al tempo stesso.
Come potevano avere qualcosa in comune? Com’era possibile che quella creatura perdesse anche solo un po’ del suo tempo con una come lei pensava Rooney.
Il suo stomaco si capovolse improvvisamente.

 L’aveva vista.

Gli occhi taglienti dell’attrice ora guardavano solo lei e in automatico era nato un sorriso sulle sue labbra piene, da far girare la testa.
Il respiro veloce della giovane le faceva mancare l’aria, freddo e tristezza erano solo un ricordo, i flash erano spariti e tutti stavano zitti. C’erano solo lei e l’altra chiuse in una bolla, guidate come calamite da una forza invisibile che le avrebbe portate, prima o poi, sempre più vicine.

Quegli attimi, aveva così paura di non poter più avere quegli attimi di tempo.
 

“Rooney!”


Era incredibile, non poteva essere vera. Come poteva essere vera? Il suo sorriso la abbagliava e i suoi occhi erano così intensi che la mora non riusciva a guardarla per più di un minuto, quell’azzurro la accecava. Le rughe di Cate la rendevano ancora più bella se possibile, la pelle morbida splendeva di luce propria incorniciata dai capelli color grano e il timbro della sua voce la lasciava senza parole.
Senza accorgersene le sue gambe la stavano portando verso di lei e quasi sembrava ci fosse troppo silenzio adesso, sentiva ogni passo.

O forse era il rumore del suo cuore.

L’attrice le mise le mani sulle spalle e la unì a sé, piano, a lungo. Amava la lunghezza dei suoi abbracci, di solito riceveva solo quegli abbracci formali e veloci che si danno per abitudine.. i suoi avevano sempre un significato, non aveva mai sprecato un abbraccio in tutta la sua vita secondo lei.

Cate, Cate, Cate…


“Ciao Cate.”


Dio, adorava pronunciare il suo nome.

Sei ridicola.

Si vergognava, Rooney, del modo in cui la faceva sentire quella donna. Non capiva, non riusciva a dare spiegazioni logiche a ciò che accadeva tra loro o a ricostruire gli eventi in un secondo momento. Era tutto così… presente… così forte.

E’ solo ammirazione…

Ignorava del tutto il suo orgoglio in quei momenti. Questa era una delle cose che la spingeva a farsi delle domande sul rapporto che aveva con lei. La cosa che la metteva più in difficoltà però era la ricerca di contatto. Non solo intellettuale, affettivo, emotivo. Fisico. Rooney non è una di quelle persone che ama abbracciare le persone, non per cattiveria ma per carattere. Spesso le amiche le avevano fatto notare questo suo aspetto ma lei non ci ha mai potuto fare più di tanto, le cose forzate non sono il suo forte. Per questo era così sconvolta da come cercasse anche il minimo tocco con Cate. Metterle a posto il vestito, toglierle una ciglia ( santo cielo ) dalla guancia, bere dalla sua bottiglia, aiutarla a mettersi la giacca. In quei casi doveva sforzarsi a non farlo.

La faceva impazzire.
 

“Tesoro hai freddo, il tuo naso è un po’ rosso.”
 

Ti prego.
Lei d’altra parte non aiutava proprio per niente.

Avrebbe voluto dirle di evitare certe volte ma come si fa a chiedere a qualcuno di smettere di farti sentire bene?

E poi per lei non c’era niente di strano... Di colpo sentì tornare quel lieve strato di malinconia improvvisa a cui non sapeva associare un motivo.
Cate intanto stava cercando qualcuno tra la folla.


“Chi cerchi?”


“La mia agente, mi ha obbligato a portare una giacchetta per il freddo e vedo che qui qualcuno ne ha più bisogno di me.”
 

Oddio, ma perché deve fare così? La prese per il polso impedendole di andare veramente a perdere del tempo per farle un favore.


“Cate no! Non ce n’è bisogno, sto già meglio, poi tra poco si entra!”


L’altra si era fermata a guardarla e appena Rooney se ne accorse abbassò lo sguardo. Come provare a mentire a sua madre. La leggeva sempre.


“Sì… va beh… Non ci provo neanche, è impossibile con te.”


Si sorrisero. Cate era una delle pochissime persone che la capiva. Non c’erano silenzi imbarazzanti, non c’erano incomprensioni, con lei era tutto facile. I suoi sguardi venivano ascoltati, le pause interpretate, i gesti compresi. E così era per lei. Non si sentiva strana o timida con lei perché Cate sapeva chi era.
Perdere questo era un pensiero devastante.


“Oh guarda, ci chiamano.”


Le due attrici seguirono la folla che si dirigeva verso la porta principale, cercando il più possibile di rimanere attaccate, controllando i movimenti l’una dell’altra, come per dirsi mille cose anche solo così.


“Com’è andato il viaggio?”


Quando la guardava Rooney si dimenticava di avere la capacità di usare le parole per comporre frasi di senso compiuto. Si sentiva così stupida a volte.


“Oh… bene, bene…Londra è così bella da guardare.”


“Già…Immaginavo ti piacesse…”


Ancora quello sguardo tagliente. Ancora quel sorriso. Non avrebbe retto una serata intera.


“Mi dispiace per ieri, non sai quanto avrei voluto essere là con te ma purtroppo coi bambini e con i voli davvero non.. “


“Ma secondo te…! Grazie per il discorso piuttosto, anche troppo secondo me…”


Finalmente raggiunsero i loro posti. Nessuna delle due disse niente ma Rooney avrebbe volentieri ammazzato qualcuno di passaggio. Era davanti a lei, non l’avrebbe potuta gurdare e si sarebbe sentita osservata l’intera cerimonia, perfetto.
Rassegnata si mise seduta, pronta a tre ore in cui non avrebbe potuto parlare con Cate, contando che era felice di essere lì soprattutto per quello.

Accadde tutto in un attimo.

La solita scossa le fece tremare il petto e sentì il suo profumo poco distante da lei.

Che cavolo…

Cate Blanchett, attrice di fama mondiale, star di un’eleganza senza tempo e di una bellezza che non si può descrivere a parole, leggendaria icona del cinema si era piegata accanto alla sua sedia, si era appoggiata al bracciolo e intanto osservava come se niente fosse le ultime persone arrivare e sedersi ai propri posti.
Si era tolta una scarpa e si stava massaggiando il piede stanco, come se fosse a una festa tra poche amiche intime, come se fosse una ragazzina delle medie che si nasconde dal professore per bisbigliare all’amica.
La trasmissione live stava per cominciare.

Un’esplosione di pura felicità e sorpresa esplose nel corpo di Rooney, non riuscì a trattenere il sorriso, che le piegò le labbra rapido e inaspettato, si sentiva una bambina che finalmente scartava i regali il giorno di natale.


“Ehilà!” se ne uscì lei.


“Cate!!!” a Rooney faceva male lo stomaco per lo sforzo di trattenere le risate.


“Cosa!? Non farmi cominciare eh Rooney… Vogliamo parlare di questa stupida disposizione di posti? Sai dov’è Todd? Sì hai indovinato, è dietro di me, così possiamo parlarci tutti e tre e guardarci in faccia allegramente stasera! Però li facevo più intelligenti, potevano metterci direttamente uno in platea, uno nel corridoio e uno nel piano superiore in effetti, aspetta che ne parlo con la signora…”


Fece finta di girarsi e cercare un responsabile della serata, la mora stava quasi male adesso, i crampi alla pancia la torturavano e non riusciva più a ridere sottovoce.


“Smettila ti prego…Tra poco comincia! Tu sei pazza!”


La bionda adorava vedere come l’altra voleva mandarla via per finta, farla sorridere era la cosa che di nascosto preferiva.


“Mi fa male la pancia ahaha"


“Te l’ho detto che prendevi freddo là fuori…”


A volte Rooney si chiedeva se l’altra si rendesse conto di quanto fosse divertente o semplicemente la cosa non le importasse. Le lacrime dal ridere avevano già cominciato a solleticarle gli occhi.
Poi tornò quel silenzio caldo e confortante che riuscivano a condividere, così da non sprecare mai neanche un attimo.


“Scommetto che stasera né ‘Carol’ né ‘The danish girl’ vinceranno qualcosa…Non perché mi importi qualcosa vincere, figurati. Solo che è triste vedere come le persone parlino tanto e poi di fatti se ne vedano ben pochi, l’ipocrisia si riesce a nascondere facilmente se non ci sono bravi osservatori.. “


Gli occhi di Rooney sembrarono ancora più grandi del solito quando li specchiò sbalordita in quelli di Cate.


“No dai…dici che..?!”


“Non lo so ma ho una certa sensazione che a volte è difficile ignorare… Come quando so che mio figlio sta combinando qualcosa di grosso ma ancora non è successo niente, lo capisco lo stesso.”


Rooney ascolterebbe l’altra parlare tutte le ore del giorno se ne avesse il privilegio. L’attrice aveva la capacità di passare da un discorso scherzoso e leggero a uno profondo con una facilità disarmante, non c’era mai stata una sola volta in cui l’aveva annoiata. Percepiva dalle sue parole una completa assenza di giudizio o rabbia, erano solo dati di fatto per lei.


“Ci vorrebbero più persone come te.”


L'attrice australiana lo disse in modo distratto, annoiato, mentre rivolgeva lo sguardo verso un operatore che probabilmente stava cercando un modo gentile per farla sedere al suo posto, provando a nascondere la perplessità nel vedere quella donna chiacchierare e togliersi le scarpe. Senza risultato.
Le chiese spiegazioni con lo sguardo.


“Non parli se non hai qualcosa da dire, te l’ho detto nel discorso. Sei una di quelle poche persone che non sente il bisogno di riempire il silenzio con chiacchiere inutili o infondate… Ogni volta che parli so che vale la pena ascoltare. E magari le persone fossero tutte così.”


Ecco, ora le stava facendo quello sguardo. Che odiava e amava.

Fortunatamente la sala era poco illuminata perché le guance della più piccola arrossirono immediatamente, coprendo le fossette. Aveva detto quelle parole in un modo così semplice che sentì i battiti aumentare rapidamente.

Cambia argomento, cambia argomento…


“Oh… cos’ha tanto da borbottare quello là… Gli cambia qualcosa a lui il posto in cui mi siedo? Se fossi un uomo mi tratterebbe in modo diverso, scommetti?”


Adorava lo spirito protettivo che riservava alle minoranze o alle piccole ingiustizie della società, appena ne aveva la possibilità parlava senza filtri in modo da far capire la scomodità di stereotipi e i pregiudizi di ogni tipo, la mora sorrideva sempre sotto i baffi ai suoi interventi provocanti.


“Ahaha sì abbiamo capito paladina della giustizia, fai finta di accontentarli e siediti così non ti cacciano dalla cerimonia e non mi sento in colpa.”


“Sarebbe su tutti i giornali Rooney, un vero scandalo.”


Rooney, così rapita dal potere che quella donna esercitava su di lei, non si era neanche accorta che la sua mano era sulla spalla di Cate da qualche minuto, le dita intente ad accarezzare gentilmente il pezzo di pelle non coperta dal vestito. Inorridì e la bionda rise di nascosto nel vedere come tolse la mano rapidamente e distolse lo sguardo. La tenerezza che provava verso quella ragazza era così grande…


“Ok dai, me ne vado.”


“Grazie per la chiacchierata, ci tenevo molto.”


Ottima mossa, complimenti genio...

Vide lo sguardo dell’altra illuminarsi un attimo, rimasero ferme a guardarsi stupite non si sa di cosa e non si sa per quanto. C’erano davvero altre persone intorno a loro in quel momento? pensava Rooney. Erano brave a leggersi a vicenda ma c’erano quelle volte in cui non si spiegavano quel…


“E’ cominciato.” Disse ridendo la più piccola mentre vedeva l’altra risvegliarsi da una specie di ipnosi.


“Oh, sì certo…”


La lasciò con quelle parole, senza un sorriso, di colpo illeggibile ai suoi occhi.
Non era Therese e lei non era Carol, se lo ripeteva come un mantra in quel periodo.

Smettila... si diceva…

 

 

 

 

   
 
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