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Autore: Hana_Weasley    16/02/2016    0 recensioni
- Questa fanfiction ha partecipato alla From The Beginning - Glee Challenge 2015, indetta da Ambros, Nemesis e darrencolfer. -
Blaine desidera essere un pittore acclamato ma non è mai riuscito a farsi notare. Un giorno così accetta di divenire lo scenografo di una prestigiosa accademia di balletto che spiana le strade della danza ai suoi studenti più egregi.
Una sera la vita di Blaine muta radicalmente, quando si ritrova ad osservare i movimenti aggraziati del primo ballerino. Blaine e Kurt diventano subito inseparabili arrivando a provare forti sentimenti l'uno per l'altro.
Ma un fenomeno spaventoso e considerato fino a quel momento impossibile accade a Kurt mettendo in discussione tutta la sua vita.
[Mpreg]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg
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Beautiful Disaster 
Un figlio ti cambia anche il ritmo del cuore.




Blaine andò davanti allo specchio e si aggiustò il papillon nervosamente. Diede uno sguardo al suo riflesso e si guardò i capelli. Forse altro gel non sarebbe stata una brutta idea…
Guardò poi l’orario e si rese conto che era mostruosamente in ritardo quindi posò deluso il vasetto del gel e corse verso la porta afferrando la borsa al volo.
Appena chiuso il portone del palazzo si diresse verso l’auto e vi aprì lo sportello, entrandoci.
Accese l’auto e la radio che al momento stava passando This Is The New Year degli A Great Big World.
Blaine canticchiò l’armonia mentre sfrecciava per le strade di New York, tentando di non pensare a ciò che di lì a poco avrebbe fatto.
Venti minuti dopo il ragazzo si ritrovò di fronte ad un imponente palazzo che ospitava il Broadway Dance Center, una facoltosa accademia di balletto di New York che spianava le strade del balletto agli alunni più egregi.
Ma Blaine non era lì per entrare nella scuola, proprio no, non era un granchè come ballerino. Blaine si trovava lì per un colloquio di lavoro. Qualche giorno fa, la preside dell’accademia, una certa Sylvester, lo aveva contattato dicendogli che al colloquio si erano presentati solo dei buoni a nulla e che per caso aveva visto i suoi lavori e li aveva giudicati mediocri, ma nettamente migliori degli altri che aveva osservato. Blaine, perplesso, non aveva capito molto di ciò ci cui stesse blaterando l’insolente signora ma quando aveva sentito le parole “colloquio” e “tanti soldi” aveva accettato senza pensarci su troppo.
Blaine nella sua vita dipingeva. Fin da ragazzino amava riprendere sulle sue tele colori, paesaggi e volti e a tutti era sempre stato chiaro che ne avrebbe fatto un lavoro. Aveva un grande talento ma a quanto pare non abbastanza per sfondare definitivamente. Si era trasferito a New York per il college e fino ad allora aveva svolto qualche lavoretto, venduto su Ebay qualche sua opera e poco altro. Blaine sognava di aprire una sua galleria d’arte, ma senza i soldi non sarebbe mai stato possibile. Per quello aveva accettato quel colloquio.
Il ragazzo entrò all’interno de palazzo e si rivolse alla receptionist che gentilmente gli indicò l’ufficiò della Sylvester, dicendogli che la donna lo stava aspettando.
Blaine titubante bussò alla porta e quando questa si aprì si ritrovò davanti una donna di mezza età, i capelli biondo scuro e corti, gli occhi chiari.
“Era ora, Anderson.” Gli disse con quel tono sprezzante.
Blaine rimase vicino alla porta, a disagio e nervoso così quando la donna si voltò verso di lui sospirò e roteò gli occhi.
“Siediti e non fare quella faccia da pesce lesso, non ti mangio.”
Blaine si riscosse e si sedette di fronte alla scrivania della donna che prese posto sulla poltrona.
“Allora, Anderson. Ti starai chiedendo perché un’accademia ha un così disperato bisogno di un pittore. A settembre del prossimo anno, metteremo in scena un importante spettacolo, dove saranno presenti molti talent scout che potrebbero dare la giusta visibilità ad alcuni allievi. Il nostro scenografo il mese scorso ci ha lasciato e quindi siamo rimasti con un posto vacante. Ho fatto molti colloqui ma nessuno mi è sembrato all’altezza. Tu non mi sembri Van Gogh ma neppure il primo ragazzino che passa per la strada.”
“Quindi dovrei solo disegnare le scenografie?” chiese il ragazzo.
“Idearle, disegnarle, crearle e dipingerle. Ovviamente con l’aiuto del nostro team. Credi di poterlo fare?”
“Penso di si.”
“Bene. Discutiamo dei dettagli.”

*

Blaine uscì dall’edificio soddisfatto. Aveva appena finito di discutere delle ultime cose con Sue. Il lavoro sarebbe durato fino a settembre, quindi per i prossimi undici mesi, e se avesse fatto un buon lavoro, il contratto gli sarebbe stato riconfermato a tempo indeterminato. Lo spettacolo che avrebbero portato in scena sarebbe stato Lo Schiaccianoci e Blaine aveva già un mare di idee per rendere il più reali possibili le scenografie, per farle sembrare proprio quelle dei grandi balletti. Immaginava già l’atmosfera natalizia, il grande albero di natale, la neve.
Il ragazzo arrivò a casa e venne subito salutato da Crumble che gli andò incontro scodinzolando in attesa di essere coccolato dal suo padrone. Crumble era un bellissimo Shiba di quattro anni che Blaine aveva trovato a girovagare solo e disperso per Central Park. Il ragazzo lo aveva portato da un veterinario e quando gli era stato fatto presente che non aveva un chip aveva capito che era stato abbandonato. Da allora, Blaine si era preso cura del cucciolo che oramai era diventato parte della famiglia e a cui si era affezionato.
Blaine sinceramente sperava che con questo lavoro le cose sarebbero cambiate. Ormai aveva ventotto anni, era laureato, e non era riuscito a combinare molto. Nessuno lo aveva ancora notato e gli mancavano i soldi per poter fare qualcosa da sé. Il lavoro non era però l’unica cosa a non soddisfarlo. Blaine si sentiva solo. In ventotto anni della sua vita aveva avuto solo due relazioni, entrambe finite disastrosamente, e molte uscite occasionali. Non era mai riuscito a trovare la persona giusta, quella affine a lui. Che lo capisse, lo comprendesse e lo amasse e sostenesse così per come era. A volte era opprimente tornare a casa e trovare solo Crumble ad aspettarlo. Fin da piccolo aveva sempre sognato di condividere un pidocchioso appartamento -almeno all’inizio- con il suo ragazzo, tornare a casa e vederlo venirgli in contro per lasciargli un dolce bacio e chiedergli come fosse andata la giornata, preparargli la cena, fare l’amore…
Blaine scacciò via la tristezza e si abbassò per ricoprire di carezze il cane, che continua a strusciarsi sui suoi piedi per richiamare la sua attenzione. Dopo si diresse in cucina e cominciò a preparare la cena per se e il cane. Dopo cena era stanco così decise di mettere su un film (che sicuramente non sarebbe riuscito a finire perché si sarebbe addormentato). Stava per mettere il dvd di Star Wars per la milionesima volta quando il cellulare squillò. Il ragazzo lo tirò fuori dalla tasca e rispose.
Ehy, bello.”
“Ciao, Sam.
Com’è andato quel colloquio, allora?” gli chiese il ragazzo.
“Mi hanno preso. Devo creare le scenografie di uno spettacolo che faranno tra un paio di mesi.”
Grande! Sono felice che ti abbiano preso, almeno la finirai di autocommiserarti.”
“Ah ah ah, simpatico.”
Sai che ho ragione, Blaine. Cosa stai facendo ora?” chiese sospettoso.
Blaine incespicò sulle sue stesse parole. Sam era il suo migliore amico da sempre e si lamentava continuamente del fatto che il ragazzo in questi ultimi tempi uscisse raramente e non faceva altro che ripetergli che una scopata con uno sconosciuto avrebbe sicuramente alleviato lo stress.
Ma Blaine ormai era adulto e non poteva continuare ad uscire la sera e andare a letto con chiunque come un ragazzino. Voleva di più nella sua vita. Valeva di più. Proprio per questo finiva sempre per rimanere sul divano a guardare film e serie tv. Occasionalmente usciva, se Sam riusciva a trascinarlo fuori.
Cos’è che hai detto?”
“S…sto vedendo Star Wars…” disse imbarazzato.
Io sono tuo padre.” Imitò subito Sam.
“Ehm si. Ora vado, okay?”
Va bene, buona visione!”
Blaine lo salutò di rimando e poi inserì il dvd.
Come prevedibile, quaranta minuti dopo stava dormendo sul divano.

*

Blaine odiava l'Accademia.
Al ragazzo era servita mezza giornata per capire che quel posto era popolato da ragazzini viziati che si credevano i migliori. In ogni angolo si potevano trovare ragazzi in calzamaglia che si atteggiavano e gruppi di ragazze che parlottavano e si comportavano da oche. Quando la scorsa settimana era entrato nell'edificio per il suo primo giorno di lavoro tutti gli occhi si erano puntati su di lui ed era osservato come se fosse un alieno. Non erano mancate le occhiatacce e i sussurri sprezzanti.
Il lavoro del ragazzo era piuttosto complesso. Sue gli aveva dato un piccolo ufficio – che in realtà era uno sgabuzzino- dove progettare le scenografie. Blaine aveva già fatto qualche schizzo e adesso doveva scegliere quale ideare. Finita questa fase, Blaine avrebbe dovuto iniziare a costruire le scenografie grazie all'aiuto del team che l'Accademia aveva messo a disposizione. Per fare ciò, al ragazzo era permesso assistere a qualche prova per prendere le misure del palco e osservare di quanto spazio avevano bisogno i ballerini. Quando si fermava alle prove, di solito nel pomeriggio, quando finivano andava sempre allo Starbucks lì accanto per prendersi un bel caffè caldo. Poi con calma tornava a casa, alla sua monotona e solitaria vita.
Poi, due settimane dopo, la sua vita cambiò radicalmente.
Blaine non vedeva l'ora di tornare a casa, non ne poteva davvero più di sentire la Sylvester parlare.
Il ragazzo si era presentato nel suo ufficio per mostrarle i progetti e quindi dare il via libera alla loro ideazione. Ma ovviamente la donna aveva avuto qualcosa da ridire!
Lei voleva fare le cose in grande! Voleva materiali pregiati, voleva neve vera che cadeva sulle teste degli spettatori. E se possibile voleva anche le colonne originali del Partenone, da riverniciare poi d'oro per decorare il castello.
Perchè ovviamente lui era un mago.
Fatto sta che avevano discusso delle ore sul perchè Blaine non potesse sradicare quelle colonne da un'importante sito storico. Alla fine la donna si convinse nonostante lo avesse insultato per la sua incapacità.
Quindi, Blaine non vedeva l'ora di tornare a casa perchè gli stava venendo un principio di emicrania e aveva bisogno di inveire contro la donna in santa pace.
Il ragazzo si preparò la borsa e uscì dall'ufficio-sgabuzzino. Poi cominciò ad avviarsi verso l'uscita. Quando però arrivò lì davanti venne bloccato dalla ragazza che lavorava come receptionist.
"Non può uscire da qui, la porta è bloccata e stiamo aspettando il tecnico."
"E io da dove dovrei uscire?"
"Usi l'uscita d'emergenza in teatro."
Blaine così, ancora più irritato, fece dietrofront in direzione del teatro. Stava camminando sovrappensiero quando una musica lieve e delicata lo ridestò.
La melodia veniva proprio dal teatro. Era indubbiamente un canzone classica, con un ritmo allegro e armonioso.
Erano le sei di sera, tecnicamente gli allievi dovevano aver finito di provare, chi c'era lì?
Alla fine la curiosità ebbe la meglio, e il ragazzo lentamente e nel modo più silenzioso possibile entrò nel teatro. Poi trattenne il respiro.
Nel centro del palco, leggermente illuminato, un ragazzo si muoveva e ballava con la grazia di un cigno. Quella visione era magnifica e Blaine non potè fare a meno di soffermarsi ad osservare i movimenti fluidi e aggraziati del ragazzo che aveva sul viso un'espressione imperturbabile. Come se nessuno potesse scalfirlo mentre ballava.
Blaine rilasciò un sospiro tremolante quando si rese conto di star trattenendo ancora il respiro ma non riuscì a staccare lo sguardo da quel ragazzo. Inconsciamente si soffermò ad osservare il ballerino. Da quanto poteva vedere, aveva dei capelli castano chiaro, di cui le ciocche gli ricadevano sulla fronte sudata. Indossava una calzamaglia nera che lasciava ben poco all'immaginazione e che metteva in risalto le lunghe e snelle gambe. Il petto era nudo e privo di peli e Blaine non riuscì a non rabbrividire quando osservò i muscoli delle braccia guizzare e i piccoli capezzoli rosati.
Era il ragazzo più attraente che avesse mai visto, probabilmente.
Dopo l'attenta analisi del ragazzo, Blaine non se la sentì ancora di andarsene e così rimase a guardarlo ballare. Era davvero bravo. Si muoveva con sicurezza e fluidità, le punte perfettamente stese. Arrivò il momento in cui il ragazzo cominciò ad eseguire una piroetta dietro l'altra mentre teneva la gamba stesa e Blaine osservò meravigliato i suoi movimenti.
Dopo un numero imprecisato di giri però il ragazzo si fermò, ansimò e si asciugò il sudore sulla fronte con il braccio. Poi si avvicinò allo stereo e lo spense.
"Era davvero buono."
Blaine non poteva credere di averlo detto sul serio!
Il ragazzo, che probabilmente non si era accorto di essere osservato, alzò di scatto la testa e spalancò gli occhi, sorpreso. Poi piegò leggermente la testa.
"Da quanto sei qui?" chiese.
"Oh ehm... io non volevo disturbare ma sai l'uscita è rotta e quindi-" il suo sproloquio venne interrotto.
"Non ti preoccupare. Tanto avevo finito." gli disse, con un piccolo sorriso sulle labbra.
"Oh. Okay."
Il ballerino nel mentre aveva preso le sue cose ed era sceso dal palco. Poi si diresse con calma verso Blaine.
Quando venne raggiunto, Blaine non potette fare a meno di osservare i suoi occhi. Erano due costellazioni. Ad un primo sguardo potevano sembrare di un limpido colore azzurro ma se si osservavano bene, come Blaine stava facendo, si potevano notare le sfumature grigie e le pagliuzze verdi. Erano la cosa più pura che il ragazzo avesse mai visto.
"Sono Kurt." disse il ragazzo allungandogli una mano.
Blaine si ridestò dai suoi pensieri e strinse la sua mano, che per inciso era liscia e morbida.
"Blaine."
"Allora Blaine, ti va di dirmi davanti ad un caffè fumante cosa ci fai in un'accademia di balletto?"
Era forse un appuntamento? Quel bellissimo, affascinante, delicato ragazzo stava chiedendo a lui di prendere un caffè?
"Con piacere, Kurt. Ma solo se tu ricambierai la cortesia."
"Ovviamente."

Kurt si fece una veloce doccia e si rivestì mentre Blaine attendeva fuori dallo spogliatoio e quando uscì si scambiarono un sorriso dirigendosi poi verso l'uscita in teatro.
Cinque minuti dopo avevano varcato la soglia di Starbucks e si misero subito in fila per ordinare i loro caffè.
Si sedettero poi in un tavolino in un angolo, l'uno di fronte all'altro.
Dopo qualche secondo di silenzio, Kurt ruppe il ghiaccio.
"Allora Blaine, cosa ci fai all'Accademia?"
"Sono lo scenografo. La Sylvester qualche tempo fa mi ha contattato per darmi il lavoro."
"Oh, sei quello nuovo! Non per essere scortese, ma il precedente non era molto bravo." gli sussurrò come se fosse un segreto, facendo ridacchiare il ragazzo.
"Bhe, allora spero di non essere come quello vecchio!"
"Scommetto che sei bravo." gli disse Kurt.
Blaine sorrise un po' imbarazzato, poi si schiarì la gola e prese parola.
"Tu invece? Sei un allievo?"
"Esattamente."
"Cosa stavi provando prima, in teatro?"
"Stavo riprovando per l'ennesima volta La Marcia, uno dei balletti dello spettacolo."
"Non sono molto esperto di balletto, scusami. Che parte hai nello spettacolo?" chiese Blaine.
"Lo Schiaccianoci." gli rispose tranquillo, sorridendo.
"Lo sc- wow! Il protagonista maschile. Devi essere davvero bravissimo!" Blaine era davvero colpito. Kurt gli era sembrato fin da subito un talentuoso ballerino, ma per avere il ruolo del co-protagonista in un spettacolo così importante doveva essere davvero strepitoso!
"B-bhe i-io..." cominciò a balbettare Kurt. Sapeva di essere bravo, diamine se lo sapeva, ma non gli piaceva vantarsi troppo. Soprattutto, non voleva vantarsi con il gentile e bellissimo ragazzo che sedeva di fronte a lui.
Blaine ritenne opportuno passare avanti, e fargli qualche altra domanda.
"Da quanto balli?"
"Da sempre direi. Da piccolo obbligai praticamente mia madre a farmi fare danza e da allora non ho più smesso. E' sempre stata la mia più grande passione e il mio sogno."
Blaine sorrise immaginandosi un piccolo Kurt, magari con indosso un tutù rosa, tentare di fare un pliè alla sbarra, la lingua tra i denti per la fatica. 
"Tu cosa fai nella vita invece?"
"Oh, nulla di speciale. Dipingo."
Kurt si illuminò. "Wow! Spero che mi farai vedere qualcuna delle tue creazioni!"
"Oh, bhe, se vuoi. Cioè, si. Si con piacere." incespicò sulle parole e Kurt ridacchio.
Dio, si sentiva un adolescente alla prima cotta! E non sapeva neppure se Kurt fosse gay!
I due ragazzi passarono più di un'ora in quel bar a parlare e conoscersi. Parlarono della danza, di quanto fosse importante per Kurt, della pittura e lì Blaine si dilungò nello spiegargli la tecnica del chiaroscuro e altre piccole curiosità. Parlarono del loro tempo libero, dei libri che leggevano e della musica che preferivano. Per loro sorpresa avevano dei gusti sia simili che diversi. Per esempio, ad entrambi piacevano i programmi tv spazzatura e amavano i film romantici. Mentre invece per quanto riguardava la lettura, Blaine era più un tipo da saghe e libri thriller/scientifici mentre Kurt rileggeva sempre con piacere i grandi classici.
I due ragazzi erano così rilassati, e la loro compagnia era così piacevole che non si accorsero dello scorrere del tempo. Sembravano passati solo dieci minuti da quando si erano seduti a quel tavolo.
"Blaine, mi spiace ma io ora devo andare. Sai, è stata una giornata faticosa e si sta facendo davvero tardi. Mi piacerebbe però rivederti, posso lasciarti il mio numero?"
Il ragazzò annuì e gli diede il cellulare dove Kurt salvò il suo numero. Poi i due si sorrisero, un sorriso grande e raggiante.
"Ci vediamo, Blaine." salutò, e poi si diresse verso l'uscita.
Quella sera Blaine pensò a quel bellissimo ragazzo. Voleva conoscerlo. Voleva sapere tutto di lui e poterlo abbracciare, e baciare, e proteggere. 
Quella notte sognò due occhi azzurri, con sfumature grigie e pagliuzze verdi.
Dall'altra parte della città Kurt sorrideva mentre ripensava al bellissimo pomeriggio che aveva trascorso. E al meraviglioso ragazzo che aveva conosciuto.

*

Durante la successiva settimana Kurt e Blaine uscirono insieme molto spesso. All'inizio Blaine rimaneva più tempo di quanto necessario all'Accademia fingendo di non aver visto l'ora o di aver avuto più lavoro di quanto effettivamente ne avesse da fare. Kurt fingeva di credergli quando lo trovava a girovagare per i pressi del teatro e insieme andavano dal solito Starbucks a prendere un caffè, fermandosi per ore a parlare, dimenticandosi del tempo e di ciò che li circondava. Verso metà settimana i due ragazzi smisero di fingere e Blaine semplicemente entrava in teatro ed osservava meravigliato Kurt provare. Poi insieme si dirigevano verso il bar.
Blaine appariva visibilmente più riposato e felice, tanto che Sam aveva cominciato ad essere sospettoso ed era sicuro che Blaine stesse frequentando qualcuno. Quando il suo migliore amico insinuava ciò, Blaine arrossiva e gli assicurava poi che non stava uscendo con nessuno.
Alla fine non gli stava mentendo. A Blaine piaceva Kurt e Kurt gli aveva rivelato di essere gay, ma il loro era un rapporto platonico, un rapporto di amicizia. Certo, Blaine aveva notato certi momenti in cui c'era elettricità nell'aria, momenti dove entrambi si ammutolivano e si fissavano attentamente, dove gli occhi indugiavano sulle labbra dell'altro per poi distoglierli imbarazzati. Ma erano momenti occasionali, nessuno ne aveva mai proferito parola, come fosse un tacito accordo, e ad entrambi andava bene così.
Era troppo presto, non volevano rovinare la bella amicizia che stava nascendo tra di loro.
Era sbagliato. Blaine doveva ripeterselo ogni giorno sempre di più per convincersi delle sue parole.
Fin'ora quindi i due ragazzi non avevano mai superato un certo limite e le loro uscite prevedevano sempre il caffè dopo il lavoro. Tranne che per quei momenti, i due ragazzi si sentivano solo tramite messaggi, quando magari uno dei due vedeva qualcosa che gli ricordava l'altro o qualcosa che aveva detto. A Blaine piaceva molto scambiarsi quei messaggi con Kurt.
Il ragazzo stava giusto decidendo cosa cucinarsi quel sabato sera quando il suo cellulare lo avviso dell'arrivo di una chiamata. Il ragazzo lo prese e il suo cuore perse un battito quando vide il nome sul display.
"Pronto?"
"Ciao Blaine! Come stai?" esclamò un po' titubante Kurt.
"Tutto bene, tu?" Blaine era curioso. Kurt non lo aveva mai chiamato nel weekend, soprattutto di sabato sera, momento della settimana dove di solito i giovani uscivano a divertirsi con gli amici.
"Tutto bene, grazie. Senti, per caso... ehm... tiandrebbediuscireconmestasera?"
"Scusa Kurt, non credo di aver capito." disse in tutta sincerità Blaine.
Silenzio per qualche istante dall'altra parte del telefono.
"...Ti andrebbe di uscire come me stasera?"
"Oh. I-Io..." esclamò Blaine sorpreso.
"Capisco, è sabato sera, immaginavo che potessi essere impegnato. Magari devi vederti con i tuoi amici o con il tuo fidanzato. Si, capisco, non ti preoccu-"
"In realtà intendevo accettare." lo interruppe subito.
"Ah."
"E non ho un fidanzato." puntualizzò.
"Cosa?"
"Non sono fidanzato. Sono... single. Sai, prima avevi detto... hai capito." mentre Blaine diceva ciò voleva sbattere la testa al muro. Possibile che sembrasse una ragazzina davanti al suo idolo ogni volta che parlava con Kurt? Aveva ventotto anni, per la miseria!
Kurt dall'altra parte annuì ma poi si accorse di non poter essere visto e quindi mormorò un "Capito." poco convinto.
"Quindi, qual era il piano?"
"Pensavo che magari potevamo andare al cinema e vedere un film romantico o se preferisci qualcosa di fantascienza."
"Mi piace come idea. Ehm... ti passo a prendere?"
Kurt ridacchiò nervoso. "Si, grazie. Facciamo alle sette?"
I due ragazzi finirono di accordarsi sugli ultimi dettagli e poi misero giù per prepararsi alla serata.
Blaine saltellava per casa rendendo partecipe della sua pazzia il povero Crumble che non capiva cosa stesse succedendo al suo padrone. Arrivato alla zona letto si fermò di fronte all'armadio non avendo idea di cosa indossare per la serata. Continuava a ripetersi che non avrebbe dovuto porsi il problema, perché quello non era un appuntamento eppure non poteva fare a meno di voler sbalordire Kurt, e per fare ciò doveva anche scegliere i vestiti giusti.
Alla fine Blaine optò per una maglia a maniche lunghe, a righe bianche e blu scuro e dei pantaloni rossi. Aveva pensato di mettere anche il papillon ma poi aveva desistito, era solo un'uscita al cinema con un amico infondo. In compenso però i suoi capelli erano completamente liberi dal gel, o quasi. Ne aveva usato poco giusto per tenere i capelli in ordine.
Quando ebbe finito prese le chiavi di casa, lasciò qualche carezza al cane e poi uscì di casa con un sorriso raggiante.
Alle sette meno cinque, Blaine arrivò all'indirizzo che Kurt gli aveva dato, quello di casa sua. Prese il cellulare e mandò un messaggio per avvisare che era arrivato.
Neanche due minuti dopo, Blaine vide Kurt uscire dal portone del palazzo, dirigersi verso la sua macchina e aprire la portiera.
“Ciao.” disse semplicemente.
Blaine intanto si fermò ad osservarlo con adorazione. Kurt portava un mezzo poncho che nascondeva una maglia nera e i suoi soliti skinny jeans, di colore ocra.
“Wow, stai benissimo!” disse non riuscendo a trattenersi.
“Grazie, anche tu non stai male.” disse sinceramente.
“Bhe, se me lo dice Kurt Hummel allora ci credo!” scherzò.
“E con questo cosa vorresti dire?” chiese Kurt, un piccolo sorriso sulle labbra.
“Nulla, è che ti vesti molto bene e mi hai sempre detto che la moda è una delle tue passioni, quindi sentirti dire che non ho combinato un disastro con gli abbinamenti è soddisfacente.”
Kurt rise a quelle parole, arrossendo anche un po' sulle gote.
“Vogliamo andare?”

*

Quella sera permise ai due ragazzi di approfondire ancor di più la loro amicizia e portarla ad uno step superiore.
Kurt e Blaine si erano divertiti al cinema e all'uscita avevano deciso di andare a mangiare un boccone alla pizzeria lì vicino.
I due avevano passato tutta la cena a ridere e parlare del film che avevano visto – una commedia romantica terribilmente demenziale e piena di clichè – e avevano concordato che dalla prossima settimana avrebbero noleggiato qualche film e lo avrebbero visto insieme.
Quando si accorsero che si stava facendo tardi, Kurt e Blaine tornarono alla macchina e Blaine riaccompagnò a casa l'altro ragazzo. Arrivati sotto il palazzo Kurt si volse verso di lui e lo abbracciò dicendogli che aveva passato una splendida serata. Poi gli aveva lasciato un bacio sulla guancia.
Così Kurt e Blaine, dopo quella sera, presero l'abitudine di andare a casa di Blaine il venerdì sera, subito dopo il lavoro, preparare da mangiare - o quando erano più pigri ordinarlo – e guardare un film insieme.
Erano ormai tre settimane che i due ragazzi si vedevano il venerdì sera e Blaine si sentiva impazzire. Ormai si era reso conto di avere una cotta stratosferica per Kurt, che già di per sé era un problema; ma tanto per complicargli ancor di più le cose, era da un po' che Kurt aveva preso a comportarsi in modo molto ambiguo con lui. Sorrisini flirtosi, sguardi lascivi, toccatine appena accennate. E Blaine sentiva che sarebbe potuto uscire di testa da un momento all'altro e finire per fare qualcosa di stupido. Come sbattere Kurt al primo muro disponibile e fargli di tutto e di più.
I due ragazzi avevano parlato qualche volta della loro omoseussualità, in fondo erano entrambi dei giovani ragazzi gay che venivano da una piccola città bigotta. Probabilmente il loro passato era più simile di quanto immaginassero.
Quello che Blaine non capiva era se Kurt si comportava in quel modo senza che se ne rendesse conto – cosa che Blaine dubitava- o perché pensava di divertirsi così o perché gli piaceva sul serio.
Blaine aveva già sofferto abbastanza in amore e si era ripromesso che la prossima volta ci sarebbe andato coi piedi di piombo. Poi aveva trovato Kurt ed era stato incredibilmente naturale lasciarsi andare, essere sé stessi e innamorarsi. Ma Blaine sapeva anche che se per Kurt non era una cosa seria lui si sarebbe dovuto allontanare. Non voleva scottarsi di nuovo.
“Ehi, tutto okay?” gli chiese Kurt che lo guardava preoccupato.
“Oh, si. Stavo solo pensando a che film vedere stasera.”
“E c'è bisogno di tutta questa concentrazione?” ribattè scherzoso il ragazzo, facendolo ridacchiare.
“Quindi, cosa vorresti vedere?”
“Non eri tu quello che ci stava pensando?”
“Si ma settimana scorsa ho deciso io il film, oggi tocca a te!”
“Ma che gentile!” Entrambi i ragazzi scoppiarono a ridere.
Kurt alla fine aveva optato per La Rivincita delle Bionde, un film leggero e divertente per una serata.
I due si erano accomodati sul divano e avevano spento le luci, l'unica illuminazione veniva dal televisore. Kurt aveva subito poggiato la testa sulla spalla di Blaine e gli si era fatto più vicino e Blaine gli aveva circondato le palle con un braccio.
Ad essere sincero, Blaine non stava seguendo affatto il film. Era occupato in una visione ben diversa. Anzi, visione forse non era la parola giusta; Blaine stava contemplando Kurt che invece sembrava concentrato sul film nonostante ogni tanto si voltasse verso di lui e gli sorridesse.
Verso metà film Kurt parlò.
“Hai intenzione di guardare me ancora per molto?”
Blaine arrossì all'istante, pensava di essere stato discreto con gli sguardi ma a quanto pare Kurt se ne era accorto. Quella però poteva essere la sua occasione. L'occasione per rivelargli i suoi sentimenti, così semplicemente decise di osare.
“Sei troppo bello per non essere guardato.” Fa che non pensi che sia un idiota. Fa che non pensi che sia un idiota.
“Sono- bhe grazie. Non me lo dicono in molti...” rispose mentre le guance e le punte orecchie di coloravano di rosso.
“Dovrebbero, Kurt. Sei davvero il ragazzo più bello che io abbia mai visto.”
Kurt si volse ad osservarlo e in quel momento si rese conto di quanto i loro visi fossero vicini. E Dio, aspettava quello dalla prima volta che i suoi occhi si erano posati su Blaine. Aveva tentato in tutti i modi di far capire al ragazzo le sue intenzioni ma lui si ostinava ad ignorare ogni tocco o sguardo. Era stato frustrante ma forse quello era il momento. Forse Kurt poteva permettersi di essere più chiaro.
“Anche tu sei bellissimo, Blaine.” gli sussurrò dritto sulle labbra.
Blaine spalancò gli occhi. “Non devi sentirti obbligato a dirlo. Sappiamo tutti che non sono nulla di speciale.”
Kurt lo guardò come se avesse appena detto che il suo cane era un pokèmon e non poteva credere che Blaine pensasse davvero ciò.
“Non mi sento obbligato, Blaine. L'ho detto perché lo penso. Tutto è bello di te e io comincio a sentire il bisogno di fare qualcosa.”
“Cosa?” chiese Blaine con il respiro mozzato.
“Questo.” gli disse e poi eliminò la poca distanza che era rimasta e lo baciò. Fu un bacio leggero e delicato ma estremamente dolce, Blaine questo poteva sentirlo e dopo un primo momento di sorpresa anche lui rispose . Era piccolo sfregare di labbra che però fece rabbrividire di piacere sia Kurt che Blaine.
Kurt si staccò e poi gli sorrise dolcemente. Poi si rituffò sulle sue labbra, questa volta con più decisione e Blaine sentiva di poter svenire per tutte le emozioni che stava provando. Kurt si staccò leggermente e sussurrò appena udibile qualche parola che però Blaine riuscì a sentire. “Sei bellissimo.” e poi gli lasciò un altro bacio sulla bocca.
“Le tue labbra sono bellissime.” Un bacio a fior di labbra.
“I tuoi occhi color del miele sono bellissimi.” Un bacio per ogni palpebra.
“I tuoi capelli sono bellissimi.” Un bacio leggero sui suoi capelli ricci.
“Il tuo carattere è meraviglioso.” E lo baciò di nuovo sulle labbra.
Blaine si sentiva sopraffatto da tutto ciò. Non riusciva a crederci. Non poteva credere che un ragazzo così fantastico provasse qualcosa per lui – perché provava qualcosa, vero?- e pensava fosse bellissimo.
Nessuno, neanche i pochi ex che aveva avuto, lo avevano trattato in quel modo e lui sarebbe volentieri scoppiato a piangere dalla gioia se ciò non fosse apparso incredibilmente da sfigato.
Lo aveva capito, voleva Kurt nella sua vita. Lo voleva accanto a lui in ogni momento della giornata. Lo voleva accanto per raccontargli quello che gli accadeva, per raccontargli i suoi pensieri e dubbi, per cucinare e guardare un film insieme accoccolati. Per fare l'amore con lui, per passeggiare mano nella mano. Lo voleva per ascoltarlo e consolarlo nei momenti difficili.
Blaine lo voleva semplicemente.
“Kurt tu mi piaci davvero tanto. Da quando ti ho visto la prima volta ho sentito subito qualcosa, che tu potevi essere quello giusto. E mi piacerebbe così tanto provare a stare insieme, ad affrontare le nostre vite l'uno accanto all'altro ma prima devo sapere se anche tu lo vuoi.”
“Dio, Blaine, me lo chiedi anche?! Voglio, lo voglio con tutto il cuore!” quasi urlò il ragazzo per poi buttargli le braccia al collo.
“Baciami.” chiese Blaine.
E Kurt non se lo fece ripetere due volte.

*

Le passate tre settimane erano state le più belle che Blaine avesse mai vissuto in tutta la sua vita. Stare con Kurt era una boccata d'aria fresca per Blaine. Con Kurt non sapevi mai come andava a finire, si provava sempre qualcosa di nuovo. Qualcosa che si rivelava sempre essere divertente e piacevole. Ma forse quello era solo perché Blaine faceva quelle cose con il ragazzo di cui era innamorato.
In quelle tre settimane Kurt e Blaine si erano visti quasi tutti i giorni, non riuscivano a stancarsi della compagnia l'uno dell'altro. Erano andati a pranzo e cena fuori, avevano visto altri film, Kurt aveva addirittura trascinato Blaine a far compere per ore intere.
E poi ovviamente avevano fatto delle cose. Nulla di eccessivo, solo un bel po' di preliminari. E Dio, a Blaine era piaciuto tutto immensamente. Vedere quel meraviglioso ragazzo così voglioso per lui lo faceva impazzire, anzi, lo faceva eccitare ancora di più. Blaine aveva scoperto con compiacimento che Kurt era un tipo molto dominante e passionale a letto e ciò non potè fargli che piacere. A Blaine piaceva il sesso, e anche tanto, ma arrivato a quell'età era giunto alla conclusione che non poteva andarsene per i locali a farsi tutti gli uomini che incontrava sul suo cammino. Nonostante ciò però Blaine aveva sempre desiderato uno che ci sapesse fare in quel campo e Kurt sembrava proprio quel tipo di amante.
Tuttavia, per quanto volesse Kurt, entrambi avevano concordato di aspettare prima di andare fino in fondo. In fin dei conti si conoscevano solo da meno di due mesi e sia Kurt che Blaine non volevano affrettare nulla.
In poche parole, la relazione tra i due sembrava andare a gonfie vele nonostante fosse appena cominciata almeno fino a quando non arrivarono alla quarta settimana.
Erano due giorni che Kurt non si faceva sentire ma Blaine inizialmente non ci diede molto peso. Avevano entrambi bisogno dei loro spazi e stare insieme non implicava che si dovessero sentire ad ogni ora del giorno tutti i giorni. Il ragazzo cominciò a preoccuparsi quando dopo quattro giorni c'era ancora quella sorta di silenzio stampa e quando gli era capitato di incrociare in lontananza per i corridoi dell'accademia Kurt, questi non lo aveva degnato di uno sguardo ma anzi era subito fuggito.
Quello strano comportamento fece suonare un campanello di allarme in Blaine.
Che si sia già stufato di me?
Quella stessa sera così il ragazzo chiamò Kurt che come prevedibile, non rispose.
“Oddio, magari si è davvero già stancato. Forse si annoia con me...” mormorò Blaine a Crumble che dopo averlo osservato per qualche istante inclinò la testa come a volergli dire “Sei davvero così stupido da pensare questo?
“Non mi guardare con quella faccia, è lecito che io pensi ciò se il mio novello ragazzo mi evita come la peste!”
A quelle parole, il cane si voltò dall'altra parte, dandogli una perfetta visuale del suo lato b.
“Non darmi le spalle, Crumble!” gli disse fintamente stizzito.


Arrivati a venerdì Blaine decise di agire.
Con la scusa di dover prendere delle misure per una scenografia, il ragazzo andò ad assistere alle prove per lo spettacolo a cui ovviamente stava prendendo parte anche Kurt.
Quando Blaine entrò venne come sempre squadrato da tutti i ballerini; lui accennò un sorriso diretto a Kurt che però non ricambiò. Quel mancato gesto gli diede la definitiva conferma che qualcosa non andava.
Blaine osservò per due ore abbondanti il suo ragazzo provare e riprovare insieme alla prima ballerina il Valzer dei Fiori mentre gli altri ballerini si alternavano tra quella sinfonia e la Danza Russa. Il coreografo diede poi dieci minuti di pausa e Blaine decise di approfittarne per andare a parlare con Kurt.
“Ehi.” esordì.
“Oh. Ehm… Ciao Blaine.”
“Kurt, che succede?” chiese andando subito al dunque.
“Di che stai parlando?”
“Del fatto che sono giorni che mi ignori, ecco di cosa stiamo parlando.”
“Ah, di quello. Mi dispiace Blaine, non avrei dovuto parlartene prima.” disse Kurt, in modo criptico. Blaine era perplesso.
“Parlare di cosa?”
“Forse è meglio se separiamo le nostre strade.”
Blaine sperava di aver capito male.
“Di che stai parlando?”
“Ti meriti qualcuno di meglio di me. I-io non sono nessuno e sono solo una fonte di guai. Non farei che essere d'intralcio al tuo brillante futuro. Quindi penso sia meglio finirla qui, prima che qualcuno di noi si faccia troppo male. Sei un ragazzo fantastico Blaine e hai bisogno di qualcuno di altrettanto fantastico che ti stia accanto.”
Blaine non poteva credere alle parole che aveva appena udito. Ciò che aveva detto Kurt era completamente senza senso. A Blaine era sempre parso come uno sicuro di sé, abbastanza da non sminuirsi soprattutto se veniva trattato con la dedizione con cui lo aveva trattato Blaine. Quindi il ragazzo non riusciva davvero a capire da dove fosse uscita una cosa simile. Aveva fatto o detto qualcosa che lo aveva portato a pensare ciò? Perchè se lo aveva fatto non se ne era reso conto e avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per far cambiare a Kurt idea. Perchè Blaine non pensava neppure una parola di ciò che aveva sentito. Lui anzi, si sentiva fortunato ad aver trovato una persona così bella, sia fuori che dentro, come Kurt.
“Kurt, che stai dicen-”
“No, Blaine, non rendere le cose ancor più complicate. Grazie per queste settimane passate insieme.” lo liquidò così. Blaine rimase lì fermo come uno stoccafisso fino a quando il coreografo non richiamò all'ordine e lui si riaccomodò in poltrona. Non avrebbe mollato, poco ma sicuro.


Accadde tutto in una manciata di secondi.
Kurt stava provando dei giri che il coreografo gli aveva chiesto di perfezionare e Blaine notò subito quel leggero tremolio alle ginocchia, al che portò lo sguardo al viso di Kurt che lo preoccupò non poco. Era incredibilmente pallido, quasi verdognolo e madido di sudore. Kurt chiedeva e apriva gli occhi a scatto come se si stesse sforzando di resistere, resistere e non mollare. Non ci riuscì.
Si lasciò cadere per poi alzarsi subito e barcollare verso le quinte, le mani che coprivano la bocca, come se si stesse trattenendo dal vomitare. Blaine non ci pensò due volte prima di seguirlo.
Oh, Hummel si è beccato l'influenza?” riuscì solo a sentire la voce sprezzante della ballerina ispanica tra tutti i mormorii.
Trovò Kurt abbracciato al water dell'ultimo cubicolo del bagno. C'era un leggero tanfo di vomito nel bagno e Kurt respirava affannosamente. Blaine prese della carta e la bagnò, poi si avvicinò a Kurt e prese a passargli il panno sulla bocca per pulirlo. Gli occhi lucidi di lacrime di Kurt lo ringraziarono silenziosamente.
Quando Kurt apparve più presentabile, nonostante il pallore innaturale del volto, Blaine decise di farsi chiarezza.
“Che sta succedendo, Kurt? So che c'è qualcosa che ti sta corrodendo dentro ma ti prego, parlamene. Io non ti potrei mai giudicare, voglio solo aiutarti. Mi uccide non poterti stare accanto.”
Kurt lo guardò per qualche istante mordendosi il labbro inferiore e poi si lasciò andare. Cominciò a piangere rumorosamente, il corpo scosso dai singhiozzi. Blaine subito gli si avvicinò e lo cullò tra le sue braccia mentre Kurt si sfogava. C'era solo una parola per descrivere il pianto di Kurt: disperato. Era un grido di aiuto, il suo modo di chiedergli aiuto per risalire il baratro in cui era evidentemente caduto o in cui era prossimo a scivolare.
Le carezze e le parole sussurrate di Blaine furono utili a Kurt per calmarsi.
“Sappi che qualsiasi cosa sia successa io sono qui.”
“Blaine vorrei tanto parlartene ma… mi vergogno così tanto. Non riesco neppure a capire come sia potuto accadere.” mormorò, la voce ancora roca per il pianto.
Blaine gli prese il viso tra le mani. “Sono io. Qualsiasi cosa sia accaduta io non potrei mai allontanarmi da te o deriderti. Affronteremo tutto insieme.”
“I-io non ne ero sicuro. Sono due settimane che ho giramenti di testa improvvisi e nausee mattutine. Pensavo di essermi preso un virus ma a parte quelle cose io stavo benissimo quindi non capivo quale fosse il problema. Ho deciso così di andare dal medico, sicuramente lui ne avrebbe saputo in più di me. E mi ha detto una cosa che mi ha scioccato...” sussurrò le ultime parole, cominciando a tremare visibilmente tra le bracia di Blaine.
“Ehi, ehi, io sono qui. Ti tengo, lo sai?”
Una lacrima solcò il suo viso mentre annuiva e riprendeva a parlare. “Il medico mi ha detto che aveva una vaga idea di quello che poteva essere ma che ciò sarebbe dovuto essere impossibile. Non si era mai verificato, che lui sapesse. Voleva delle conferme, così mi ha mandato in bagno c-con un test di g-gravidanza.
Blaine spalancò gli occhi a quel punto e Kurt dovette averlo preso come un segnale negativo perché emise un leggero piagnucolio che cessò appena Blaine lo strinse a sé con più forza, consapevole che quello che avrebbe detto sarebbe stato scioccante.
“E' risultato positivo, Blaine. C'è un fottuto bambino che sta crescendo dentro di me e io non riesco a capire come sia potuta avvenire una cosa simile.”
Ora Blaine cominciava a capire il punto di vista di Kurt. Scoprire una cosa del genere doveva essere stato traumatico e spaventoso. Kurt aveva semplicemente paura, perché era qualcosa di sconosciuto, che non poteva gestire e che avrebbe potuto portare a conseguenze negative nella sua vita.
“Di quanto è?” chiese.
Kurt lo guardò con gli occhi spalancati. “T-tu non pensi che io sia un mostro?”
Quelle parole provocarono una fitta al cuore del giovane e gli fecero comprendere anche le denigratorie parole che gli aveva rivolto Kurt poco fa. Kurt pensava che quella fosse una maledizione, pensava di essere una creatura disgustosa e che non meritasse Blaine.
“No, Kurt. Ti avevo detto che avremmo affrontato tutto insieme e lo intendo sul serio. Io ti aiuterò in tutta questa storia. Non devi sentirti sbagliato per quello che ti sta accadendo. E' qualcosa di spaventoso e di diverso ma è un dono questo e il fatto che tu sia inc- aspetti un bambino non cambia la visione perfettamente imperfetta che ho di te.”
A quelle parole Kurt scoppiò di nuovo a piangere.
“Scusami Blaine. Non volevo farti soffrire ma io non voglio essere un peso con questa situazione. Ero serio prima, sei un ragazzo stupendo e ti meriti qualcuno meno incasinato.”
“Non voglio nessun altro. Voglio solo te.” gli disse serio. Poi avvicinò il volto a quello di Kurt.
“Ti posso baciare?”
Kurt annuì, non si fidava della sua voce in quel momento. E Poi le loro labbra si unirono, andando a formare quell'unione perfetta. Mossero le labbra le une contro le altre in un dolce strofinio e poi si staccarono. Blaine passò il pollice sullo zigomo di Kurt per asciugargli i residui di lacrime.
“Andiamo splendore.
“Dove?” chiese Kurt.
“Usciamo di qui e andiamo a farci un giro. Scegli tu il posto. Hai bisogno di una pausa.”
Kurt gli sorrise radioso. Blaine era l'uomo per lui; dopo ciò ne era fermamente convinto.

*

Dopo l'accaduto Blaine divenne estremamente protettivo nei confronti di Kurt e subito si offrì di aiutarlo a gestire la gravidanza.
Blaine non voleva che Kurt si occupasse di tutto da solo, era giusto che ci fosse qualcuno a prendersi cura di lui, a fargli compagnia. Kurt aveva bisogno di qualcuno che nonostante la situazione lo trattasse come se non ci fosse nulla di strano.
Certo, ora con Blaine molte volte finivano per parlare di quello e il ragazzo tentava anche di toccare il meno possibile la pancia di Kurt, avendo paura che potesse fargli del male ma essenzialmente Blaine trattava Kurt come sempre e non come una creatura a tre teste.
Kurt aspettava un bambino da quattro settimane e parlandone con lui, Blaine aveva pensato fosse il caso di visitare un ginecologo così che potesse seguirli per tutta la gravidanza. Kurt era timoroso dei giudizi e dei possibili sguardi disgustati, quindi era titubante sulla cosa ma Blaine sapeva che un ginecologo era essenziale per portare avanti una gravidanza così chiese aiuto ai genitori – che avevano molte conoscenze in campo medico e legale, le migliori- che gli consigliarono la migliore nel settore. Ovviamente Blaine mentì dicendo che serviva per una sua amica. Per quanto i suoi genitori fossero di mentalità aperta Blaine non sapeva come avrebbero potuto reagire all'argomento “il mio attuale ragazzo aspetta un bambino”.
Così due settimane dopo Kurt si stava preparando per la sua prima visita ginecologica e Blaine ovviamente si era offerto di accompagnarlo. Sentiva il bisogno di proteggere Kurt e il bambino che ora aspettava. Non sapeva perché ma il fatto era quello. Blaine era deciso a stare accanto a Kurt e prendersi cura di lui e magari anche del figlio, quando quello sarebbe arrivato. Non aveva mai davvero pensato alla possibilità di avere dei figli ma gli sembrava la cosa giusta da fare.
Blaine andò a prenderlo sotto casa e quando Kurt arrivò si scambiarono un piccolo bacio. Poco dopo si trovavano nella sala d'attesa, aspettando di essere chiamati.
“Hummel.” disse una voce metallica.
I due si diressero verso la porta ed entrarono. In quel momento Kurt prese a tremare e Blaine gli si avvicinò e gli accarezzò delicatamente la schiena, per calmarlo.
“Salve Signor Hummel, io sono la dottoressa Collins, abbiamo parlato per telefono.”
“Si, mi ricordo e grazie mille per aver accettato di avermi in cura. Mi chiami pure Kurt e mi dia del tu.”
“Sinceramente sono curiosa anche io di capire di più su questo fatto miracoloso e poi so quanto può essere difficile occuparsi di un bambino da solo. A maggior ragione se si è un uomo e non si sa come affrontare la situazione. Si sieda pure qui.”
Poi la dottoressa si rivolse a Blaine. “Lei è l'altro padre?”
“Oh… ehm in realtà no.” balbettò in risposta.
“In realtà non c'è un altro padre. Io non faccio sesso da mesi...” chiarì Kurt mentre le gote gli andavano a fuoco.
“Ah.” rispose semplicemente la donna. Era confusa ma d'altronde era comprensibile. Già di per sé sapere che un uomo era rimasto incinta poteva essere sconvolgente ma sapere che codesto uomo non aveva fatto nulla per avere il bambino era shockante. Se la dottoressa avesse dovuto trovare un paragone avrebbe detto che Kurt era la nuova Vergine Maria, ma dubitava che Kurt fosse rimasto incinta per opera dello Spirito Santo.
Probabilmente tutte le altre persone non avrebbero voluto avere nulla a che fare con quel ragazzo, additandolo come un mostro, un peccatore. Ma lei voleva aiutarlo. Sentiva che era la cosa giusta da fare perché si trattava pur sempre di una persona e in ballo c'era un bambino. Non avrebbe iniziato proprio in quel momento a fare discriminazioni.
“Va bene, iniziamo con la visita. Prima di tutto ho bisogno di sapere se soffri di qualche malattia come diabete e ipertensione e se nella tua famiglia qualcuno soffre di malattie genetiche.”
“Direi di no. Non soffro di nessuna malattia e che io sappia nessuno nella mia famiglia è affetto da malattie genetiche. Mio padre però ha avuto un infarto.”
“Perfetto, problemi in meno! Hai portato le analisi del sangue? Così posso controllare le altre possibili patologie infettive che possono dare problemi al feto.”
Il ragazzo gliele allungò e dopo un'attenta analisi la dottoressa gli disse che era tutto in regola. Successivamente fece fare al ragazzo l'esame delle urine e poi lo fece distendere sul lettino per fare l'ecografia.
“Abbiamo saltato alcune parti perché servono per controllare l'utero, cosa di cui tu ovviamente manchi quindi passiamo direttamente all'ecografia. Ora ti passerò sulla pancia un gel freddo che mi servirà per avere sullo schermo una visuale della gravidanza e del battito cardiaco fetale. Dopo questa visita saremo sicuri se aspetti davvero un bambino o no.”
La donna si mise all'opera e spalmò il gel sulla pancia di Kurt che sussultò per il contatto freddo. La donna passò su poi uno strano congegno di cui Kurt non conosceva il nome e poi invitò Kurt e Blaine ad osservare lo schermo.
A Kurt si mozzò il fiato quando lo osservò.
Non si riusciva a vedere molto in realtà, c'era una piccola formina che somigliava vagamente a quella umana e nient'altro ma Kurt si emozionò ugualmente. Da quando quella storia era cominciata aveva sempre considerato quello che gli era accaduto come una maledizione e non un miracolo. Ma solo adesso si rendeva davvero conto che lui stava accogliendo dentro di sé un bambino, un bambino tutto suo. Quel piccolo corpicino, ancora irriconoscibile, era suo figlio che sarebbe stato per nove mesi a strettissimo contatto con lui. E come poteva essere una maledizione la nascita di un figlio? Non poteva assolutamente esserlo, poteva essere solo una benedizione. E Kurt, per la prima volta da quando tutto ciò era cominciato, si sentì fortunato. Si sentì fortunato perché quello era suo figlio e non importava come lo avrebbe avuto. Lo avrebbe amato incondizionatamente a dispetto di tutto e tutti.
Quella visita fu un nuovo inizio per Kurt.
Si sentiva ancora sopraffatto certe volte dalla portata di ciò che significava tutta la situazione e si vergognava ancora. Non aveva trovato il coraggio per dirlo a nessuno, nemmeno ai suoi genitori, però aveva anche capito che si sarebbe preso cura del bambino con tutte le sue forza e lo avrebbe protetto da tutti quelli che lo avrebbero denigrato. Quella visita fu l'inizio di un lungo e lento processo di accettazione da parte di Kurt che grazie anche all'aiuto di Blaine si sentì amato.


Kurt era quasi alla fine del terzo mese di gravidanza e una piccola pancia cominciava a farsi vedere nonostante il ragazzo riuscisse ancora a camuffarla bene con vestiti e maglie larghe. Il giorno precedente aveva avuto la visita ginecologica e la dottoressa Collins disse loro che era chiaro il sesso del feto. Kurt emozionato chiese di poterlo sapere, mentre Blaine gli teneva stretta la mano. La dottoressa esclamò che era una bellissima bambina e Kurt scoppiò a piangere mentre Blaine con una voce commossa esclamava “Una bambina!”.
Usciti dallo studio, Blaine aveva trascinato Kurt in libreria e gli aveva comprato un libro contenente tutti i nomi per bambini nonostante Kurt lo avesse preso in giro per l'idea. Tornati a casa però entrambi, l'uno accanto all'altro, si misero a sfogliarlo e commentare i nomi. Era quasi naturale che Blaine scegliesse il nome della piccola, in fondo sembrava proprio un padre.
Nelle precedenti settimane Kurt inoltre aveva trovato il coraggio di rivelare la situazione a Burt e Carole e la loro reazione fu assolutamente positiva. Kurt sapeva che Burt era il migliore padre del mondo e Carole, la sua matrigna, una donna fantastica ma non poteva fare a meno di temere le loro reazioni tanto da arrivare a pensare che sarebbero stati disgustati da lui.
Ma suo padre lo stupì, come faceva da quando Kurt aveva sedici anni e gli aveva rivelato la sua omosessualità, e dopo qualche minuto imbarazzante e di smarrimento accettò la cosa e lo invitò a passare da loro il prima possibile. Kurt approfittò del momento anche per parlare al padre di Blaine e Burt fu immensamente felice e quasi si commosse. Kurt non aveva mai avuto davvero qualcuno ma in un momento così difficile, quando probabilmente tutti si sarebbero allontanati da lui, Blaine era rimasto al suo fianco e lo stava aiutando passo dopo passo.
Parlarne con il padre permise a Kurt di fare chiarezza sui suoi sentimenti. A lui era sempre piaciuto Blaine ma in quel momento si rese conto che lo amava. Amava immensamente Blaine e sperava che anche per l'altro ragazzo fosse così perché Kurt sapeva che se così non sarebbe stato, il suo cuore si sarebbe spezzato in tantissimi pezzettini e nessuno, neppure suo padre, sarebbe riuscito a metterlo insieme.
Tra gli argomenti di discussione più gettonati inoltre c'era anche l'Accademia e lo spettacolo. Blaine era preoccupato per la salute di Kurt e aveva cominciato a pregarlo di non esagerare con gli allenamenti perché avrebbe potuto far del male al bambino. Kurt seppur all'inizio controvoglia glielo aveva concesso, diminuendo i ritmi e i tempi degli allenamenti. Non lo preoccupava questo. Sapeva di essere uno dei migliori ballerini dell'accademia e diminuire l'intensità delle prove non avrebbe condizionato di molto le sue prestazioni. A Kurt spaventava pensare al futuro.
Era consapevole del fatto che tra poco non avrebbe più potuto nascondere la pancia e che tutti avrebbero saputo della sua gravidanza. Tutto ciò lo terrorizzava.
Persone che ridono di te, che pensano tu sia un fenomeno da baraccone, sconosciuti che per strada ti guardano con disgusto. Essere cacciato dall'accademia, non avere più possibilità di realizzare il tuo sogno e divenire un ballerino di Broadway. Era questo che lo terrorizzava. Aveva lavorato sempre sodo ma chi mai avrebbe voluto nella sua compagnia un ragazzo cacciato dalla famosa Broadway Dance Centre per essere stato ingravidato da non si sa cosa?
Kurt tremava alla sola idea di ciò che sarebbe divenuta la sua vita. Probabilmente le uniche cose belle, che lo avrebbero fatto andare avanti nonostante tutto, sarebbero stati il piccolo e i suoi genitori. E ovviamente Blaine, se avesse deciso di rimanere accanto a lui.
Quella sera, Kurt e Blaine avevano deciso di riprendere una loro abitudine, quella di guardare un film insieme. Quella sera avevano optato per qualcosa vecchio stile e avevano deciso di vedere E.T., film che era sempre piaciuto ad entrambi fin da quando erano piccoli.
I due erano accoccolati l'uno accanto all'altro sul divano, una coperta con le renne e i pupazzi di neve -Natale era passato da poco ma i due non si facevano problemi ad usarla- sulle loro gambe e stavano guardando il film da una mezz'oretta.
“Blaine.”
“Dimmi, tesoro.” Il cuore di Kurt fece un tuffo a quell'appellativo affettuoso. Blaine aveva preso a chiamarlo in quel modo da un po' di tempo e Kurt si emozionava sempre quando lo sentiva. Avrebbe voluto rispondergli con un “amore” ma stava aspettando il momento adatto per dargli quelle paroline, le uniche cose di sé che non gli aveva ancora donato.
“Non è che mi andresti a prendere una fetta di quella Sachertorte che abbiamo comprato oggi pomeriggio?”
Blaine annuì e si sporse a lasciargli un piccolo bacio sulle labbra, poi si alzò e si diresse in cucina. Qualche minuto dopo tornò con una generosa fetta di torta al cioccolato e Kurt si leccò i baffi, strappandogliela letteralmente dalle mani.
“Calma, tigre.” lo prese in giro il ragazzo che rimase poi senza parole quando constatò che Kurt aveva già finito la sua fetta.
Borbottò qualcosa di estremamente simile ad “Ormoni” guadagnandoci uno schiaffetto indignato da parte di Kurt.
I due ripresero la visione del film ma non durò perché Kurt questa volta chiese a Blaine di portargli un panino al burro di arachidi. In poco tempo, il tavolino davanti al divano si era riempito di piatti vuoti e Kurt probabilmente aveva preso 30 chili. Kurt si ingozzava giustificandosi e Blaine rideva allegramente per l'assurdità della cosa. Kurt, sempre stato attento alla dieta e al cibo sano, stava mandando al diavolo tutti i suoi principi e stava mangiando tutto quello a cui aveva rinunciato in ventiquattro anni.
Dopo che Kurt ebbe svuotato tutto il frigo e i ripiani della cucina la sua fame sembrò fermarsi e i due poterono continuare il film.
Arrivati al punto in cui E.T. e Elliot erano sul punto di morire Blaine sentì un rumore sospetto arrivare da Kurt. Si voltò così verso di lui e lo guardò interrogativo. Il ragazzo stava tirando su con il naso.
“Kurt… stai piangendo?”
Il ragazzo si voltò a guardarlo con gli occhioni azzurro-grigi lucidi e spalancati. “Chi, io? No. Mi è entrato qualcosa nell'occhio.”
“Sicuro?”
Kurt allora lo guardò negli occhi e poi tremò impercettibilmente. Poi scoppiò di nuovo a piangere.
“Non è vero, è che è così triste! E.T sta morendo ed è l-legato ad Elliot.” biascicava mentre piangeva e singhiozzava sulla spalla di Blaine.
“Sono gli ormoni?” chiese Blaine con un piccolo sorrisetto sulle labbra.
“Certo che sono gli ormoni, Blaine!”

*

La paura di Kurt si realizzò due mesi dopo.
Ormai la pancia era impossibile da nascondere e tutti in Accademia l'avevano notata. Ovviamente nessuno aveva il sospetto che si trattasse di una gravidanza ma piuttosto che il ragazzo fosse improvvisamente ingrassato.
Tanto meglio per loro. I ragazzi avevano preso ad allenarsi duramente per poter essere preparati quando il regista avrebbe cacciato Hummel e le ragazze tirarono un sospiro di sollievo. Kurt era senza ombra di dubbio il più talentuoso e li avrebbe oscurati tutti al saggio; senza di lui avevano più possibilità di essere notate dai talent scout.
Ovviamente non mancavano le occhiatacce e i commentini sarcastici, tutti ad opera delle stronze dell'Accademia, l'Unholy Trinity – così si facevano chiamare.
“Ehi, Hummel, ti sei mangiato una balena?”
Ignorali. Ignorali. Ignorali. Non lasciarti colpire dalla freccia, si ripeteva nella sua mente ogni volta.
Finì tutto alle prove di quel pomeriggio. Kurt stava provando un giro ed era caduto. Si prese subito uno spavento perché non voleva che per la sua stupidità potessero esserci complicazioni. Tutti notarono il panico negli occhi e il respiro sempre più veloce e corto ma nonostante capissero la frustrazione che un ballerino come Kurt dovesse provare a non riuscire in passi così semplici ritennero la sua reazione un po' eccessiva per una banale caduta.
A farlo scoppiare fu l'ennesimo commento. Che però questa volta lo colpì in pieno.
“Anche una donna incinta farebbe meglio di lui.”
Il ragazzo non ce la fece più. Tutto lo stress, la paura, i rimpianti e il nervosismo si riversarono in un pianto rumoroso che lo lasciò senza fiato. Intorno a lui i ballerini osservavano la scena sconvolti, non avendo idea di cosa fare. Anche Santana – il responsabile di ciò- osservava il ragazzo rannicchiato a terra e piangente con preoccupazione. La danza era un campo meschino ma lei aveva sempre provato una sorta di rispetto per Kurt, nonostante i commenti sprezzanti, che non aveva mai mollato e aveva sempre lavorato duro.
Il coreografo alzò delicatamente Kurt e lo portò in infermeria dove gli venne fatto un tè caldo, in attesa che la Sylvester arrivasse per parlare con lui.
Quando la donna entrò Kurt si era calmato. Aveva gli occhi rossi ed era più pallido del solito, ma tutto sommato stava bene.
“Dimmi che diavolo ti sta succedendo, Hummel. Prima ingrassi, ora questo. Sii sincero.”
Non poteva più scappare. Non voleva più scappare.
“Aspetto un bambino.”
“Non mi prendere per i fondelli, Hummel o faccio terminare la tua carriera prima ancora che inizi.”
“Non la sto prendendo in giro. E' la verità. So che è impossibile per lei pensarlo, può immaginare per me come debba essere stato, ma è la verità. I-io però tengo troppo alla danza e non ho avuto il coraggio di tirarmi indietro, nonostante sapessi che prima o poi sai stato scoperto.”
La donna lo osservò in silenzio, probabilmente stava prendendo una decisione importante e Kurt si sentì sospeso su un filo sottile.
“Lascia l'Accademia, Hummel.”
Kurt la guardò come se non avesse sul serio capito ciò che gli era stato detto.
“L-la prego signora Sylvester non mi faccia questo. La danza è tutta la mia vita, non sono nulla senza. Io t-tornerò più bravo di prima dopo la gravidanza e sarò pronto ad interpretare lo Schiaccianoci ma la prego, non mi escluda.” Kurt stava tremando. La danza era davvero la cosa più importante che avesse nella sua vita. Era la sua passione, la sua carriera, la sua essenza. Cos'era senza essa? Cosa gli rimaneva senza essa?
“Sono le mie ultime parole, Hummel. Prendi la tua roba e non farti più vedere.”
Kurt uscì dall'Accademia distrutto, con le lacrime che non si fermavano e gli rigavano il volto.


Quando Blaine sentì il rumore delle chiavi nella toppa si entrò nel panico. Non pensava che Kurt sarebbe tornato così presto e non era pronto. Certo, il cibo era in cucina a raffreddarsi, la tavola era apparecchiata elegantemente, ma Blaine non aveva provato abbastanza il suo discorso. Aveva assolutamente bisogno di ripeterlo altre dieci-quindici volte.
Tuttavia quando Kurt comparve dal corridoio mise su il sorriso più splendente che avesse in repertorio. Sorriso che scomparve non appena vide la faccia di Kurt.
“Tesoro, cos'è successo?”
“E' finita, Blaine. È finita.
Blaine comprese all'istante il significato di quelle parole e corse subito ad abbracciarlo. Sapeva quanto importante fosse per Kurt la danza, era importante almeno quanto la pittura lo era per Blaine.
Il ragazzo portò Kurt sul divano e lo abbracciò stretto mentre Kurt gli raccontava quello che era successo e cosa gli aveva detto la Sylvester. Blaine lo cullò tra le sue braccia, lo consolò nei momenti opportuni e gli asciugò le lacrime quando queste si posarono sulle guance di Kurt.
“Non mi è rimasto più nulla.”
“No, Kurt. C'è la piccola e ci sono io. Noi ci prenderemo cura di te.”
E in quel momento, come se la piccola volesse concordare con le parole di Blaine, si fece sentire per la prima volta. Kurt sentì tutta la sua pancia vibrare e sussultò.
“O-oh mio Dio.” esclamò.
“Cos'è successo, Kurt?”
“H-ha scalciato! La bambina ha scalciato!” disse per poi sentire di nuovo il piccolo calcio della bambina. “Lo ha fatto di nuovo! Senti, Blaine.”
Kurt gli prese il polso e fece appoggiare la grossa e calda mano del ragazzo sulla sua pancia. Kurt sentì di nuovo scalciare e Blaine a quel movimento tolse di scatto la mano dalla pancia, meravigliato.
“Oh mio Dio, Kurt! È-è meraviglioso!”
“Lo so, è bello e strano sentirla muoversi dentro di me.”
“Ti amo, Kurt.” gli disse di getto il ragazzo. Aveva programmato di dirglielo in modo più romantico. Mentre cenavano al lume di candela con del gustoso caviale magari ma in quel momento Blaine si rese conto che non importavano le circostanze. Amava Kurt e voleva urlarlo al mondo. Kurt lo osservò con la bocca spalancata e poi cominciò a ridere. Una risata liberatoria e allegra che alleggerì la situazione e portò un po' di speranza nel cuore di Kurt.
“Ti amo anche io, Blaine. Ti amo tantissimo.”
E i due ragazzi si baciarono, si baciarono con dolcezza, passione e dedizione. Fu un bacio che sapeva nel modo più assoluto di amore, un amore che ora erano sicuri, avrebbero lottato per farlo durare nel tempo. E mentre si baciavano la bambina continuava a scalciare, come a voler richiamare l'attenzione dei due uomini e Kurt si staccò dal bacio per ridere ancora un po'. La piccola era già esibizionista, a quanto pareva.
“Kurt, voglio essere suo padre. Se ovviamente tu me lo permetterai. Ho sentito fin da subito una connessione con lei e io vorrei solo vederla felice e amarla come amo te. I-io posso già immaginare il nostro futuro tutti e tre insieme ed è la cosa che vorrei di più al mondo. Amare voi due ed essere amato da voi.”
“Per quello che conta, lo sei già. Lo sei stato fin dal principio. Sarai un padre meraviglioso, lo vedo da come ti prendi cura di me.”
E questa volta fu Blaine a ridere, perché non poteva crederci. Non poteva credere che la sua vita in soli sei mesi fosse diventata così bella e si fosse circondato di persone così speciali. Semplicemente gli sembrava un sogno.
“Diventerò papà...” sussurrò e Kurt prima annuì emozionato quanto il suo ragazzo e poi lo baciò con dolcezza.

*

Kurt era forte e ancora una volta lo dimostrò. Decise di non mollare per quanto riguardava l'accademia e che quel ruolo sarebbe stato suo per l'inizio dello spettacolo. Così continuò ad allenarsi blandamente, a segnare passi, guardare video di grandi ballerini che avevano interpretato il personaggio per trarne ispirazione. Aveva detto a Blaine che una volta partorito avrebbe ripreso ad allenarsi – anche perché doveva pure in qualche modo smaltire i chili di troppo- e poi si sarebbe presentato all'Accademia al massimo della sua forza, determinato a riottenere quel ruolo spodestando chiunque fosse il sostituto e stupendo la Sylvester.
Blaine lo ammirava per la sua forza e un giorno glielo disse anche. Gli disse che lui non era lontanamente forte come lui. Kurt lo baciò e gli disse che non era affatto vero. Gli disse che lui era l'uomo più coraggioso che avesse mai conosciuto e che lo amava. Blaine gliene fu silenziosamente grato.
Intorno alla fine del sesto mese Kurt aveva mantenuto la promessa fatta al padre e si era presentato a sorpresa – insieme a Blaine, ovviamente- a Lima. Burt lo aveva abbracciato goffamente e aveva dato una pacca sulle spalle di Blaine, dandogli il benvenuto nella famiglia.
Carole invece quando aveva visto l'enorme pancione di Kurt aveva iniziato a piangere esclamando quanto fosse bello e poi aveva abbracciato Blaine. Aveva ammiccato poi in direzione di Kurt dicendogli che si era scelto proprio un ragazzo affascinante. Blaine a quel complimento neppure troppo velato sorrise divertito mentre Kurt, che aveva preso la tonalità di un pomodoro, stava sgridando la matrigna.
Blaine in quelle settimane a Lima ebbe anche la possibilità di conoscere Finn, il fratellastro di Kurt che si era dimostrato subito come un omaccione gentile ed ingenuo. Il ragazzo non sembrò scosso dalla gravidanza del fratello – forse aveva avuto molti mesi per interiorizzare la notizia- ma disse comunque che faceva uno strano effetto vederlo così grosso, cosa che fece ridere tutti e incavolare Kurt. Parlandone con Kurt, i due concordarono sul fatto che Finn e Sam, che Kurt aveva avuto modo di conoscere qualche mese prima, sarebbero andati davvero d'accordo.
Un mese dopo i due ritornarono a New York. Blaine – che aveva lavorato a casa nel frattempo- era tornato all'Accademia e compiaciuto aveva osservato i lavori che andavano a gonfie vele. Sperava davvero che la cosa funzionasse perché la Sylvester gli aveva detto che allo spettacolo avrebbero assistito anche grandi proprietari di gallerie d'arte, interessati a trovare giovani talentuosi che esponessero le loro opere. Quelle scenografie quindi potevano essere il suo trampolino di lancio.
Kurt invece si stava preparando al parto che se tutto fosse andato secondo i piani, sarebbe stato il 25 Luglio. Ormai mostrava la pancia con fierezza e non gli importava se le persone per strada sussurravano e parlavano male di lui. Kurt sapeva che la sua bambina era un dono, un miracolo e non importavano le circostanze.


Era il 15 Luglio e Kurt si trovava da solo in casa. Stava preparando la cena, per quando il suo uomo sarebbe tornato e intanto canticchiava allegramente qualche canzone che aveva sentito recentemente su MTV Music.
Papà dovrebbe tornare a casa a momenti, Abigail. Che ne dici se gli facciamo trovare un bel bicchiere di vino rosso? Noi non lo possiamo bere ma papà ha bisogno di rilassarsi. Magari gli faccio anche un massaggio, che ne dici?”
Aveva preso da un po' quell'abitudine di parlare alla bambina. La faceva sentire come se fosse già lì, nata ed era estremamente calmante poter parlare con lei. A volte gli sembrava che rispondesse, con un calcio o un singhiozzo e ciò gliela faceva amare ancora di più. Inoltre aveva iniziato a chiamare Blaine con il nome “papà”. Di comune accordo, i due avevano deciso che Kurt sarebbe stato “papi” mentre Blaine “papà”. Ormai erano più che decisi a essere dei buoni genitori per la bambina e volevano che ella venisse riconosciuta anche legalmente come loro figlia. Spiegare la situazione era stato parecchio difficile anche se incredibilmente divertente per le facce che le persone facevano nel sentire quella storia quasi impossibile. Ma proprio perché era impossibile ed il loro era un caso più unico che raro la bambina divenne senza troppi problemi figlia loro dal punto di vista legale.
E poi c'era quell'ultima novità. Il nome della bambina. Kurt e Blaine avevano discusso molto su quale nome potesse essere quello più adatto. Erano entrambi d'accordo sul fatto di non volere qualcosa di troppo comune ed entrambi volevano che il nome della bimba avesse un significato. Trovarono il nome giusto una sera di Maggio. Stavano vedendo un film dove c'era questo padre che trattava la bambina come fosse una principessa e i due si erano messi così a fare ipotesi su che tipo di genitori sarebbero potuti essere. Blaine aveva subito esclamato fieramente che avrebbe viziato la figlia e sarebbe stato uno di quei genitori che quando avrebbero avuto ospiti in casa avrebbe mostrato loro tutti gli album fotografici della sua bambina. Sentendo quelle parole a Kurt era venuta l'idea di chiamare la piccola Abigail che significava “Gioia di papà”. A detta di Kurt era un nome perfetto per la bambina che si era rivelata essere davvero la gioia dei suoi papà.
Il ragazzo stava per andare a prendere gli oli per il massaggio quando un colpo forte della bambina lo fece cadere. La bimba aveva preso a scalciare e a muoversi nello spazio facendo dannatamente male al ragazzo. Non era mai accaduta una cosa simile e poteva significare solo una cosa.
“Oddio.” gemette.
Prese subito il cellulare e digitò un numero che sapeva a memoria mentre la bimba continuava a muoversi inquieta.
Ehi, amore. Sto arrivando.
“E' il momento.”
Kurt, v-vuoi dire che-
“Si Blaine. La bambina sta nascend-ah” un'altra fitta lancinante.
Arrivo subito.” disse Blaine chiudendo la chiamata.
E così fece. Dieci minuti dopo Kurt lo vide entrare di corsa nella stanza. Blaine lo prese il braccio e lo portò di sotto, in macchina, per poi iniziare a guidare superando parecchi limiti di velocità e stop.
In poco tempo i due entrarono in ospedale e Kurt stava per essere portato via. Ma tra le urla riuscì a dire qualcosa.
“Nonono, lui viene con me! È il padre del bambino!” Così Blaine si ritrovò nel reparto, in attesa che il medico decidesse sul a farsi, anche se era piuttosto ovvio per Blaine che non potesse far nascere il bambino nel consueto modo in cui ciò veniva fatto.
Si optò, ragionevolmente, per un parto cesareo e il medico assicurò che ci avrebbe messo indicativamente un'ora.
Blaine si premurò di avvisare Burt e Carole e anche Sam, che aveva chiesto di essere aggiornato. Poi camminò avanti e indietro per il corridoio per tutta l'ora.


Il dottore tenne fede alle parole e dopo poco più di un'ora uscì fuori e sorrise a Blaine.
“E' davvero una bellissima bambina. Entri pure.”
Quando Blaine prese a camminare si sentì le gambe di gelatina.
Entrò nella stanza e vi trovò Kurt, con una tunica bianca e un po' sporca di sangue addosso. Aveva un sorriso stanco ma beato e in braccio teneva un piccolo fagotto di coperte. Quando si accorse di Blaine il suo sorriso si ampliò.
“Guarda, Abigail, è arrivato papà!”
Blaine si avvicinò a Kurt e quando vide il piccolo faccino della bambina scoppiò a piangere. Era la cosa più bella e preziosa che avesse mai visto in tutta la sua vita.
“Abigail” disse mentre le lacrime gli offuscavano la vista.
La piccola era visibilmente stanca e gli occhietti continuavano a chiudersi ma a quel suono li riaprì e guardò con curiosità Blaine. Sembrava proprio come se avesse riconosciuto la sua voce, come se si fosse ricordata di quella voce baritonale che sentiva quando era ancora nella pancia e volesse capire qual era il volto che la possedeva.
E forse Blaine si stava immaginando tutto ciò, forse la bimba non lo aveva riconosciuto, ma lui decise di credere ciò perché la sua vita era improvvisamente diventata troppo meravigliosa per essere vera.


Era felice. Kurt era incredibilmente felice.
Erano passate tre settimane da quando la piccola Abigail era nata e le cose non potevano andare meglio per Kurt e Blaine. Abigail era una bimba molto vispa e allegra ma incredibilmente calma. Certo, qualche ora a notte Kurt e Blaine la passavano svegli per calmare la piccola ma per il resto non dava loro troppi disturbi. Era sana, piangeva raramente durante il giorno ed era molto curiosa. Al momento sembrava avere gli occhi azzurri – proprio come quelli del padre- ma sarebbero potuti sempre cambiare col tempo. I capelli erano corvini invece e ogni tanto Kurt si chiedeva da chi li avesse presi. Poi si ricordava come era stata concepita e smetteva di farsi domande.
Blaine era uno di quei papà fieri della loro bambina – come aveva previsto mesi fa- e a lavoro raccontava a tutti appena poteva della sua bellissima e intelligentissima bambina.
Sam ormai non sopportava più il ragazzo perché ogni volta che si vedevano, l'argomento era monotono: Abigail ha fatto così, Abigail ha fatto cosà. Kurt rideva sempre quando Sam, che andava a trovarli spesso, glielo raccontava e poi prendeva giocosamente in giro Blaine. Quest'ultimo, fintamente offeso, ribatteva che anche lui avrebbe cominciato a vantarsi della sua piccolina quando avrebbe ripreso ad uscire.
Lo zio Sam – aveva insistito per farsi chiamare così- non era l'unico ad essere andato a trovare i due novelli padri. Burt e Carole si erano fiondati il prima possibile a New York per strapazzare la loro nipotina portando così tanti regali da riempire un negozio intero. Poco dopo li aveva raggiunti anche Finn che era stato preso particolarmente in simpatia dalla bambina che smaniava per salirgli in braccio e poi tirargli i capelli.
Alla lista degli ospiti si era aggiunta anche Rachel, la migliore amica di Kurt e quella che dopo Blaine era stata più accanto a Kurt. E infine erano venuti anche i genitori di Blaine. Blaine aveva parlato loro di tutta la situazione mesi fa e anche se inizialmente i genitori rimasero a corto di parole e incapaci di come affrontare il tutto, stettero comunque accanto al figlio appoggiandolo in tutte le sue scelte. I due nonni quando videro la piccolina si commossero e in quel momento capirono di aver fatto bene a rimanere accanto al figlio perché quella bambina era la cosa più bella che potesse capitare nelle loro vite.
Kurt intanto aveva ripreso ad allenarsi e in poco tempo riuscì ad ottenere degli ottimi risultati dagli allenamenti. La bambina in quei casi osservava rapita i movimenti del ragazzo e rideva quando Kurt si fermava per farle qualche linguaccia o faccia buffa.

*

A un mese dal parto Kurt era pronto.
Si era allenato duramente per rimettersi in sesto e ballare tutto lo Schiaccianoci perfettamente e non avrebbe accettato un no come risposta.
Lui, Blaine e Abigail si misero in macchina e arrivarono in poco tempo all'Accademia.
Appena varcarono la soglia dell'edificio, Kurt si sentì gli occhi di tutti puntati addosso. Poteva anche sentire distintamente tutti i sussurri che le persone intorno a lui si scambiava, come se stessero assistendo all'ultimo degli scoop.
Kurt li ignorò tutti e si diresse, con Blaine e la piccola Abigail in braccio a lui verso il teatro dove sapeva avrebbe trovato anche Sue. Mancava solo un mese al saggio e Kurt era stato in quell'Accademia da abbastanza tempo per sapere che la donna l'ultimo mese lo passava ad assistere alle prove.
Non si sbagliò, ovviamente. La donna era in prima fila e stava osservando annoiata il coreografo che mostrava un passo a quello che evidentemente era il suo sostituto. Kurt ne rimase stupito. Di solito arrivati a quel punto i Primi Ballerini dovevano aver provato così tanto da non aver bisogno più di nessuna direzione o aiuto. A quanto pare il sostituto non era così bravo…
Quando i ballerini sul palco si accorsero della sua presenza si zittirono di colpo, tanto che la donna volse lo sguardo e spalancò gli occhi quando lo vide a qualche metro da lei.
“Kurt Hummel.”
“Signora Sylvester.” salutò lui.
“Cosa ci fai qui? Mi pareva di averti dato un ultimatum.”
“E io le avevo detto che prima dello spettacolo sarei tornato qui per lottare. Sono venuto per riprendermi ciò che era mio.”
“Sei troppo sicuro di te, Hummel. Il tuo sostituto è assolutamente competente.”
“Sta mentendo e lo sa. Mi è bastato osservarlo un minuto per capire che non è adatto al ruolo. Mi sono allenato duramente e non voglio perdere quest'occasione. Voglio ballare nella vita, voglio brillare su un palcoscenico e voglio che la mia famiglia sia fiera di me.”
“No, Hummel.”
“Mi dia questa possibilità. Le dimostrerò di essere ancora il vecchio Kurt Hummel. Anzi, le dimostrerò di essere migliorato ancor di più!”
“Bene allora, fammi vedere quel che sai fare.”
Kurt si avvicino ad Abigail e le lasciò un bacio sulla fronte, poi baciò Blaine che prese posto poco distante da Sue. Kurt disse il nome della sinfonia al pianista e si concentrò. Doveva fare la miglior esibizione di tutta la sua vita, doveva dimostrare di essere all'altezza di Broadway.
La musica partì.
Kurt spalancò le braccia, prese una piccola rincorsa e poi saltò delicatamente. Ripetè l'azione e poi fece un giro – proprio quello che il sostituto prima non riusciva a fare- e poi eseguì un perfetto en l'air. Il ragazzo continuò a ballare senza tener conto della circostanza e di chi ci fosse intorno a lui. Semplicemente sentiva solo la musica e i suoi muscoli tendersi e amò quella sensazione. Gli era mancata la libertà che sentiva solo quando danzava.
Kurt quindi continuò con piroettes, arabesque e brisè e mentre compiva quei salti si sentì vivo e prima della fine del brano capì di aver già riottenuto il ruolo perché era riuscito a trasportare quella dedizione e passione nei suoi passi.
Terminò l'esibizione con degli chaînes e una posa finale a terra. Si alzò subito però e terminò con una reverence, l'inchino che si esegue alla fine di una lezione, quasi a volersi farsi beffa di loro.
Quando Kurt rivolse lo sguardo alla platea vide Blaine che sorrideva fiero e che batteva le mani della piccola sulle sue gambe e la Sylvester che lo osservava a bocca spalancata.
Kurt attese il verdetto.
“Ben tornato a bordo, Kurt.”
Il ragazzo spalancò gli occhi e sorrise mentre gli occhi diventavano lucidi per la commozione.
“Grazie mille, non la deluderò!”
Kurt scese da palco e si fiondò sulla sua famiglia, abbracciandola stretta.
“Sono così fiero di te, amore mio.” gli sussurrò Blaine prima di baciarlo.

*

Kurt era in camerino e si stava sistemando i vestiti di scena davanti allo specchio. Si osservò i capelli e pensò che i parrucchieri gli avessero messo su troppo gel. Meditò di toglierne un po' senza farsi vedere ma quando vide l'orario si accorse di non avere abbastanza tempo. Guardò il suo riflesso, prese un lungo respiro e poi sorrise.
“Ci siamo.” sussurrò.
Sentì bussare alla porta e poco dopo entrò Blaine con in braccio Abigail.
“Guarda chi c'è, Papi!”
“Amore mio!” si illuminò il ragazzo che si avvicinò ai due.
Pa-api” mugugnò la piccola che proprio in quelle settimane aveva cominciato a parlare per la gioia di Kurt e Blaine. Ovviamente le prime parole che aveva detto erano state “papi” e “papà”.
“Pronto per spaccare tutto?” gli chiese il suo fidanzato.
Blaine il mese scorso aveva deciso di compiere il grande passo, infondo non c'era motivo per aspettare. Così una sera aveva lasciato la piccola Abigail da Rachel e aveva preparato una cenetta romantica. Kurt, tornato da lavoro era stato piacevolmente colpito ma non fece domande. I due avevano consumato la cena chiacchierando del più e del meno e dopo Blaine prese parola. Gli disse tutto quello che avrebbe voluto dirli da sempre. Gli disse che era l'amore della sua vita e che voleva passare il resto della sua vita insieme a lui. Gli disse che lo avrebbe sempre protetto e ci sarebbe stato per qualsiasi cosa. Gli diede tutto sé stesso quella sera. E poi gli chiese di sposarlo, con un sorriso sul volto speranzoso. E perché mai Kurt avrebbe dovuto dirgli di no? Blaine era l'uomo della sua vita e voleva sposarlo. Voleva poterlo chiamare “marito” e amarlo con tutto sé stesso. Accettò quindi, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime di commozione. I due uomini si baciarono e in poco tempo si ritrovarono in camera da letto, i respiri corti e meno vestiti addosso e si unirono amandosi per tutta la notte.
“Sono un po' nervoso ma sono pronto.” rispose alla domanda il ballerino.
“Noi saremo proprio in prima fila ad applaudirti, vero Abigail?”
“Yep!” urlò allegra la piccola.
“Vi amo.” disse loro Kurt.
“Ti amiamo anche noi!” gli disse Blaine, baciandolo poi sulla guancia.


Lo spettacolo fu strepitoso.
Kurt era stato magistrale nell'interpretazione e aveva ballato in un modo così vero ed emozionante che molti tra il pubblico si erano commossi. Ovviamente anche la Prima Ballerina non era stata da meno, anzi era davvero talentuosa. Ma Kurt era quello che aveva ipnotizzato tutti con la sua passione e bravura.
Le scenografie non erano state da meno. Suggestive, originali e imponenti avevano reso l'atmosfera del balletto ancor più reale e naturale. Blaine poteva essersi messo a piangere alla visione delle sue scenografie su quel palcoscenico, insieme alle luci psichedeliche e alla musica.
E se lo spettacolo era stato così magico ed emozionante, gli interpreti non poterono che avere il giusto riconoscimento.
A Kurt venne proposto di entrare in una compagnia di Broadway che aveva già ballato in spettacoli del calibro di Hair e Wicked. Kurt pianse di felicità consapevole di star per realizzare il suo sogno. Ballare su un palco di Broadway in quegli spettacoli che fin da bambino aveva sempre amato e sognato.
Anche a Blaine andò bene. Il direttore di una galleria d'arte gli propose di lavorare con lui. Il signor Brown aveva intenzione di aprire una nuova galleria d'arte apposta per degli artisti emergenti. Erano mesi che andava in giro alla ricerca di artisti preparati e vogliosi di imparare e gli disse che Blaine sembrava fare proprio a caso suo.
Così, un anno iniziato uguale a tutti gli altri si rivelò essere un anno di cambiamenti e novità. In quell'anno accaddero molte cose. Kurt e Blaine si conobbero, nacque Abigail e entrambi i ragazzi si realizzarono sotto ogni punto di vista. E accaddero anche molte cose in quei tre mesi e ovviamente in tutti gli anni a venire che si possono solo immaginare. Le difficoltà e i problemi si affacciavano sempre alla porta Anderson- Hummel ma i due coniugi avevano imparato ad affrontare le situazioni con un sorriso e a non farsi scoraggiare da ciò che il destino aveva in serbo per loro.
Perchè al destino piaceva giocare e complicare le vite altrui ma aveva sempre qualcosa di bello da dare e Kurt e Blaine lo avevano provato sulla loro pelle. Entrambi avevano avuto una vita difficile e Dio solo sa quante volte avranno imprecato contro un fato crudele. Ma lui ascolta, aspetta e sa quando agire. E poi sta a noi giocare le nostre carte, giocare gli assi nella manica, fare la nostra mossa per cambiare la partita. Ed è bello vedere dove ora sono arrivati Kurt e Blaine portando avanti il loro gioco.
Ora sono due uomini felici e realizzati. Hanno ottenuto il lavoro dei sogni, hanno una figlia adorabile, un meraviglioso disastro frutto di quel destino che anni addietro tanto avevano odiato, e si amano profondamente allo stesso modo e con la stessa passione di quando si conobbero per la prima volta, in quel vecchio teatro di New York, anni fa.
Non c'è un vincitore tra noi e il destino ma Kurt e Blaine se pensavano alla loro vita e guardavano la piccola creatura che colorava le loro vite si sentivano incredibilmente fortunati e senza ombra di dubbio loro due lo avevano fatto.
Avevano vinto.

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Note Autrice:
Ho una piccola ma doverosa precisazione su questa fanfiction.
Parto col dire che non avevo mai letto mpreg, essenzialmente perchè non mi piacciono ma con questo prompt ho sentito il bisogno di mettere questo elemento. Ho cercato di mantenere le cose sul generale e non approfondire troppo certi aspetti (vedi parto perchè ew) per via di ciò non ho trovato neppure una spiegazione sul come Kurt possa essere rimasto "incinto", ognuno è libero di pensare alla causa che vuole :')

Invece per chi sta seguendo To Save His Soul mi scuso terribilmente con voi. Sono settimane che non aggiorno ma sto avendo problemi nella stesura del capitolo e il poco tempo libero a disposizione non mi aiuta a risolverlo. Non so quando riuscirò a postare ma state tranquilli che non mi sono scordata della ff, aggionerò prima o poi!
ps: potrebbero esserci alcuni problemi con l'html della storia, se qualcuno più esperto di me sa come risolverli gliene sarei grata!

 

 

 
  
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