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Autore: Sakura Hikari    16/02/2016    1 recensioni
Vedi io… non ti ho mai lasciato, non veramente. O forse sarebbe meglio dire che sei stato tu a non volermi lasciare andare. Non ce la fai proprio a lasciarmi perdere!”.
Tuo malgrado, presti ascolto alle sue parole. E sai che ha ragione, anche se non lo ammetteresti neanche a te stesso – il che ha poca importanza, perché lui sa. Lui è in grado di vedere e conoscere tutto qui, nel luogo dove conservi tutti i tuoi segreti. Dopotutto sei stato tu a permettergli di entrare, ad offrirgli la chiave d’accesso su di un piatto d’argento.
Sheriarty scritta da un prompt durante il Drabble Event organizzato sul gruppo "We are out for prompt".
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È tutto nella tua testa… ma perché dovrebbe essere meno reale?




Prompt di Donnie: Sherlock, Sherlock/Moriarty: Sherlock sa bene che è sbagliato, la razionalità e la logica sono il suo forte, dopotutto. Eppure non riesce a togliersi Moriarty dalla mente. (UST)



Note: prima sperimentazione con narrazione in seconda persona. Also, primo esperimento Sheriarty (si prepara al giudizio).
Mi dispiace per gli accenni Johnlock, ma sono venuti fuori spontaneamente.




Concentrati.
Sgombra la mente, ignora i rumori provenienti dalla strada, le chiacchiere di John, la voce di Mrs Hudson che da basso canta una vecchia canzone.
Ecco, adesso non senti più nulla. Un silenzio perfetto ti circonda. Il salottino all’improvviso si trasforma, tutto acquista ordine e criterio, e puoi finalmente cominciare ad analizzare i fatti partendo dall’inizio. Un assassinio, un caso di frode e il principale sospettato ha un alibi di ferro, ma tu sei abbastanza sicuro che sia lui il colpevole, lo percepisci istintivamente dopo tanti anni a praticare il mestiere. Il problema è come dimostrarlo: è possibile che qualcuno abbia notato la sua assenza alla cena – ma come conciliare il fatto che il delitto è avvenuto in un altro quartiere, nella zona a sud del Tamigi? Avrebbe dovuto trovarsi in due posti contemporaneamente, e questo…
“…è impossibile, sono d’accordo”, completa una voce cantilenante al tuo fianco.
Senti il tuo corpo irrigidirsi (sebbene quello nel tuo palazzo mentale non sia il tuo vero corpo) e i tuoi sensi scattare all’erta, come una preda che fiuta l’avvicinarsi del predatore. Alzi appena lo sguardo, e Moriarty è lì in piedi davanti a te, esattamente come te lo ricordavi, dagli abiti scuri al sorriso malandrino.
“Sorpresa!”, Moriarty ride ed allarga le braccia, quasi volesse incoraggiarti ad abbracciarlo. “Ti sono mancato? No”, risponde subito, agitando davanti la mano destra in un gesto teatrale, così tipico di lui. “Non molto, mi sento di affermare”.
Combattilo. Fallo andare via, fallo sparire, non hai tempo per queste cose, ti ripeti. Ignoralo.
Moriarty riprende il suo discorso, questa volta abbassando apposta il timbro di voce: “E io so il perché, Sherlock. Vedi io… non ti ho mai lasciato, non veramente. O forse sarebbe meglio dire che sei stato tu a non volermi lasciare andare. Non ce la fai proprio a lasciarmi perdere!”.
Tuo malgrado, presti ascolto alle sue parole. E sai che ha ragione, anche se non lo ammetteresti neanche a te stesso – il che ha poca importanza, perché lui sa. Lui è in grado di vedere e conoscere tutto qui, nel luogo dove conservi tutti i tuoi segreti. Dopotutto sei stato tu a permettergli di entrare, ad offrirgli la chiave d’accesso su di un piatto d’argento.
“Tutta un’esistenza basata sulla logica e la razionalità, sfuggendo i sentimenti, arrivando a costruire una stanza immaginaria dove stipare i tuoi pensieri… a che scopo, se sono riuscito a forzare le tue difese così facilmente?”, continua Moriarty senza pietà, girando lentamente attorno alla poltrona dove sei seduto, non staccandoti mai gli occhi di dosso.
Non riesci a negare, sebbene vorresti con tutto te stesso allungare una mano e stringerla attorno al collo di quel criminale, oppure spingerlo lontano da te; ma la voce di lui tiene ancorato, come un suono ipnotico e antico, a cui non puoi opporti.
“Come sei caduto in basso, Sherlock. Chissà cosa ne pensa John al riguardo”.
A quel nome ti riscuoti – d’altronde John è sempre stata la parola magica in grado di farti riemergere dal tunnel in cui Moriarty ti aveva intrappolato.  
“A proposito, lo sa di noi due?”
Sollevi lo sguardo e per la prima volta lo guardi davvero. Vorresti trapassarlo da parte a parte con il solo potere dello sguardo.
 “A quanto pare no”.
Il suo ghigno si allarga e la sua vista ti fa arrabbiare. Vorresti farlo sparire dalla sua faccia. Vorresti sospingerlo contro al muro brutalmente e sigillare quella bocca irriverente con un bacio furioso, stringere le mani attorno a quel collo abbastanza forte da lasciare dei segni rossi, e premere il tuo bacino contro il suo.
“Beh, questa sì che è un’immagine interessante”, risponde lui, alzando le sopracciglia con fare cospiratorio. “Ma non oggi, purtroppo. Mi sto davvero stancando di questa tua debolezza, Sherlock. A volte mi chiedo se ci stai provando realmente, a tenermi fuori dalla tua testa. Non che abbia niente in contrario. C’è così tanto da imparare, qui dentro”.
Sparisce, finalmente, ma non sei stato tu a scacciarlo. Il suo ricordo sta diventando sempre più forte, e Sherlock, per la prima volta, non è più così sicuro della perfetta impenetrabilità del suo palazzo mentale.
E non è tranquillo.
Perché Sherlock Holmes è attratto inesorabilmente e completamente da un fantasma. 



 
  
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