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Autore: Atricapilla    18/02/2016    0 recensioni
[Dreaming Mary]
Cosa succede alla piccola Mari dopo il conseguimento del "true ending" di Dreaming Mary?
Genere: Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Sono fuori.
Finalmente sono fuori da quella maledetta stanza.
Ho vissuto praticamente tutta la vita lì dentro. Ho mangiato, studiato, giocato, dormito in quell’unica stanza. E soprattutto ho sognato.
È la cosa più bella che esista al mondo: se la vita reale è fredda, grigia e ostile, i sogni sono caldi, colorati, vivaci, divertenti e accoglienti… il mio paradiso.
Prima di passare oltre, dieci anni fa, mia madre mi disse: “Mari, ricorda che quando sogni puoi fare qualunque cosa tu voglia, se ci credi davvero: è questo il tuo dono. Se trovi la Chiave, potrai trasformare i sogni in realtà.” È incredibile che mi ricordi ancora delle sue parole, avendo allora poco meno di due anni. Ma non ho mai trovato la Chiave, e così i giorni passavano, quasi come se fosse un unico, stesso giorno che si ripeteva all'infinito. E intanto i sogni rimanevano sogni.
In fondo non mi dispiaceva più di tanto vivere in quella stanza, dato che la maggior parte del mio tempo era occupato dai sogni, se non fosse stato per…
…il mostro.
Non riesco ancora a capacitarmi del fatto che metà del mio sangue provenga da quell’essere. Lo odio. Anche se mi dava da mangiare e faceva sì che avessi un’istruzione, non giustifica quello che mi ha fatto, e che ha continuato a farmi per gli ultimi due anni.
Avevo la sensazione che ogni volta mi strappasse dall’anima l’innocenza e la purezza, e speravo di recuperarle nei miei sogni.
Invano. Neanche nei sogni posso sfuggire alla cruda realtà. Non c’è via d’uscita. Lui mi troverà sempre. È un continuo ciclo di speranza e rassegnazione.
Tutto questo è finito quando, la notte del mio dodicesimo compleanno, feci quel sogno. C'erano la domestica Brunilda, la mia tutrice Roxanne, il caro zio Gwendel... e Boris. Sì, il cinghiale impagliato.
Lui ci guardava, mentre papà lo faceva. E non mi piaceva affatto. Avevo paura di lui quasi quanto ne avevo di papà. Ogni volta che lo vedevo, attaccato sul soffitto proprio sopra la mia testa, sapevo che stava per succedere.
Ma ora non succederà più! Ho finalmente trovato la Chiave! È l'unica cosa che mi è rimasta da quel sogno, ma in fondo non mi serve altro. E ora...

...E ora? Cosa faccio? Esco di casa? Sicuramente sì. Papà si infurierà se scopre che sono uscita dalla mia stanza, che il suo tesoro gli sta sfuggendo di mano. E io non lo voglio vedere mai più. Un po' mi dispiace per Brunilda e Roxanne, erano buone con me. Ma non mi hanno mai aiutato, né provato davvero affetto per me. Erano gentili solo per poter rimanere nelle grazie di papà.
E poi? Dove vado? Da zio Gwendel? Sì, non credo abiti lontano da casa mia (praticamente due o tre isolati da casa): c'è l'indirizzo scritto sul suo biglietto di auguri, insieme al pinguino di peluche che mi ha regalato. Ora capisco il perché. Lo sapeva.
Sapeva del mio dono, e che da lì in breve avrei trovato la Chiave.
Lui è stato l'unico che mi ha aiutato, che ha creduto in me. Inoltre è l’unico che può aiutarmi, in questa città fredda, grigia e ostile. Voglio andare da lui, chiedergli di aiutarmi, di sviluppare questo mio dono.
Proprio mentre varco la soglia del portone della villa e comincio ad avviarmi sul marciapiede ventoso, mi ricordo di una cosa che lo zio mi ha detto, tempo fa: “Coltiva la tua fantasia, Mari, perché essa è l’unica tua qualità che nessuno, nessuno può frenare.”
Sì... Ora ricordo tutto quello che mi ha detto mia madre! Il discorso completo!
"Ci sono così tante cose che vorrei mostrarti, che vorrei insegnarti… Ma quando sarai abbastanza grande da capire, io ci sarò? Mari, ricorda che quando sogni puoi fare qualunque cosa tu voglia, se ci credi davvero: è questo il tuo dono. Se trovi la Chiave, potrai trasformare i sogni in realtà: vedrai che poi il mondo si aprirà davanti a te. Io la sto ancora cercando, e quando la troverò ci salveremo entrambe! Ma se non torno dal mondo dei sogni, allora… prego che almeno tu, figlia mia, possa trovare la tua strada.”

Ora so cosa voglio fare. Se prima quasi incespicavo, ora sto correndo.
Corro, anche se il forte vento autunnale mi soffia avanti, indietro, a destra e a manca, e quasi mi porta via. Le foglie mi volano attorno in un allegro girotondo, come se mi volessero convincere ad unirmi alla loro danza. Ma io devo andare, per quanto l'idea possa piacermi, ho una missione da compiere, scusatemi, non posso...
...Eccola. La sua casa. La via e il numero sono giusti. Salgo piano gli scalini, con le gambe che mi formicolano e il fiato corto. Solo adesso mi accorgo di essere coperta unicamente dal mio pigiama rosa. Ecco perché ho così freddo, lo sento di più adesso che non sto correndo più.
Suono il campanello. È del colore dell'oro, proprio come la Chiave che sto tenendo in mano. Ho appena il tempo di fare un passo indietro, guardare la punta dei miei piedi scalzi e doloranti, sistemarmi i capelli dietro le orecchie congelate e pensare che forse è fuori casa per lavoro, che sento il lucchetto scattare.
Un'uomo sulla quarantina sbuca fuori dalla porta, e il suo viso si illumina appena mi vede: "...Mari?"
Sento gli occhi riempirsi di lacrime e la mandibola tremare, mentre le mie paure svaniscono come per magia, lasciando il posto a una gioia incontrollabile che mi spinge tra le braccia dell'uomo.
"Zio Gwendel!"

Questa casa è così calda, accogliente, sicura. Come il sofà su cui ora siedo, la tazza di tè al gelsomino che zio Gwendel mi ha offerto e le ciabatte che si è tolto lui stesso per prestarmele.
"Cosa ci fai qui, mia cara?" mi chiede dolcemente, sedendosi sulla poltroncina vicino a me.
Ci sono così tante cose che vorrei dirgli. Scusami per averti fatto preoccupare. Grazie per il regalo di compleanno, le fantastiche storie, i preziosi consigli. Grazie per avermi dato tanto supporto e protezione, almeno quanto hai potuto, e forse anche più. Soprattutto, grazie per avermi accolto con tanto calore, e per esserti preso cura di me così tanto. Ma tutto quello che riesco a dire con voce flebile è: "L'ho trovata."
Zio Gwendel appoggia le mani sulle ginocchia e si sporge delicatamente verso di me: "La Chiave?"
"Sì." Quanto vorrei poter dire di più, ma non ho ancora abbastanza energie. Le ho consumate tutte nella corsa disperata di pochi minuti fa. E forse... forse anche nel sogno.
Curioso. Non pensavo che il mondo reale e il mondo dei sogni possano essere così tanto legati tra loro. Pensando a quel sogno, mi rendo conto che è vero. Spaventosamente vero. La realtà si manifesta nei sogni, e i sogni riflettono la realtà. Ora non so più cosa provenga da un mondo, e cosa dall'altro.
Il filo dei miei pensieri viene interrotto da una mano che si poggia sulla mia testa e mi accarezza i capelli. "Sei stata bravissima" mi rassicura zio Gwendel. "Ora cosa vuoi fare?"
"Ti prego" gli dico io. Ho ancora la voce flebile, ma stavolta lo guardo dritto negli occhi. "Ti prego, zio Gwendel... aiutami a salvare la mamma."
Lui mi guarda dritto negli occhi, con la mano ancora poggiata sulla mia testa. Sorride.
E sorrido anch'io.
Perché io ti salverò, mamma. Potrei metterci tutta la mia vita, ma sognerò ancora. Potrà succedere qualsiasi cosa, ma non smetterò mai di sognare. Userò la mia Chiave e ti troverò. E insieme potremo vivere senza paura, senza mostri…
…senza incubi.
   
 
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