Era un giorno come tanti altri. Storybrooke viveva in pace da qualche anno. Emma era ritornata ad occupare il suo posto di sceriffo ed aveva finalmente ricominciato la sua vita con Killian, lontano dall'Oscurità. David e Mary Margaret passavano le loro giornate a giocare e viziare il piccolo Neal. Il signor Gold e Belle avevano fatto pace e vivevano tranquilli nella loro villa appena fuori città. 
Persino Regina e Robin aveva trovato un loro equilibrio. Nonostante la nascita della piccola Cathrine, figlia di Robin e Zelina, avesse scombussolato e cambiato radicalmente le loro vite, quella bambina era la luce dei loro occhi. 
Roland ed Henry avevano imparato ad amarla come una vera sorella e anche Regina piano piano si era lasciata conquistare dalla spensieratezza della figliastra. 
Tuttavia, qualcosa ancora turbava quel panorama di tranquillità e perfezione. Le insicurezze di Regina non erano mai del tutto scomparse, si erano solo nascoste dietro ad una maschera di apparente felicità. Nel profondo, però, giacevano le sue più grandi paure: e se togliere quella bambina a sua sorella fosse stata una mossa sbagliata? E se per questo, un giorno, la sua adorata bambina si fosse allontanata da lei? E la domanda peggiore di tutte: che cosa faceva di lei una madre migliore di Zelina? Entrambe erano figlie della stessa madre, una donna fredda e cinica che aveva abbandonato la prima figlia e distrutto la vita della seconda nel peggior modo possibile. Cosa le dava il diritto di togliere una figlia a sua madre? 
Questi dubbi erano i demoni che ogni notte assillavano Regina. Per molto tempo era riuscita a nasconderli al suo adorato Robin, ma il suo fidanzato non era uno stupido. Capiva sempre quando Regina non stava bene. Era come un libro aperto per lui. 
Una sera, stanco di reggere ancora altre bugie da parte della sua amata, Robin la costrinse a confidargli i suoi dubbi. All'inizio Regina aveva cercato di sviare il discorso, ma subito dopo aveva capito che niente al mondo avrebbe fatto desistere Robin dal farla parlare, così si fece coraggio e decise di raccontargli la verità. 
Gli raccontò della sua paura di perdere Cathrine, del suo senso di colpa nei confronti della sorellastra e del senso d'inadeguatezza come matrigna. Robin la ascoltò attentamente e aspettò che finisse di parlare prima di accoglierla in uno di quegli abbracci che la facevano sentire protetta. Lacrime calde rigarono il volto di Regina. Robin le asciugò con la manica della sua camicia e lasciò che si sfogasse. Quando si fu calmata la mosse leggermente cercando di farla girare in modo da poterla guardare negli occhi ancora lucidi. Quando il loro sguardo si incontrò Robin le fece scivolare con tenerezza una mano sulla guancia e le disse piano quanto la amava. Le spiegò che nessun'altro meglio di lei avrebbe potuto crescere Cathrine e che non avrebbe mai permesso che le venisse portata via. Cathrine sarebbe stata la loro piccolina e l'avrebbero amata e protetta ogni giorno della loro vita, insieme, come si era promessi il giorno della sua nascita. Se Zelina fosse tornata, loro avrebbero trovato un modo per gestire la situazione al meglio in modo da non far soffrire la bambina. Ma in ogni caso, ciò che più contava era che per nulla al mondo si sarebbe spezzato quel magico incantesimo che si era creato, niente avrebbe messo fine al loro lieto fine fintanto che loro fossero rimasti insieme. 
Da quelle parole confortanti Regina si lasciò cullare finalmente serena. Robin la fece adagiare sul loro letto e smise di ripeterle quanto meravigliosa ed unica fosse, solo quando fu sicuro che si fosse addormentata.