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Autore: perpetuum    19/02/2016    2 recensioni
PREMESSA: oltre che ad essere in una clamorosa revisione, ho perso alcune parti della storia, non so se riuscirò mai a terminarla, anche se mi ferisce perché questo racconto è la cosa quanto più vera di me. Desolata e amareggiata, V.
“ Il sole leggero le solletica la fronte, i capelli, le guance. Gli occhiali da sole le coprono gli occhi azzurri, ma è costretta a strizzarli comunque per impedire che la luce la accechi.
Il rumore di foglie secche calpestate la riscuote e inconsciamente si irrigidisce sulla difensiva. Lascia uscire le ultime nuvolette di fumo prima di schiacciare la sigaretta a terra.
«Dovremmo parlarne prima o poi.» le sembra un'eternità dall'ultima volta che ha sentito quella voce, che ha sentito lui. Si alza repentinamente cercando di evitare il suo sguardo. Non dice una parola, non ne ha o forse ne ha talmente tante da non riuscire a tirarne fuori una.
Si allontana silenziosa, lasciando Cristian sui gradini dell'albergo con le mani in tasca e un sospiro sulla bocca. "

~
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Original feelings

 

 

 

- Prologo

 

 

 

Il suono di un piano accarezza il viso di Elyna. Il caffè riscalda le sue dita e così il suo naso infreddolito, quando i suoi occhi si spalancano rapiti da quella melodia. Chi sta suonando nel bel mezzo delle lezioni? E soprattutto... Dove diavolo è un pianoforte in questo schifo di scuola?

I suoi piedi si muovono ancor prima che lei lo voglia, incurante del ritardo che farà in classe, alla ricerca di quel suono che riempie i corridoi deserti.

Si sente rapita da quelle note suonate da mani che sembrano così esperte, lo sente dentro di sè, non conosce la musica, non così in profondità, ma un suono del genere non potrebbe rimanere indifferente a molti. Si dice che la musica sia il mezzo della parola di Dio, che gli angeli la utilizzino per comunicare con i mortali, Elyna non non sa niente su Dio, non conosce gli angeli, ma se esiste una melodia angelica, quella lo è di sicuro.

Sale le scale, di corsa, sentendo la musica farsi sempre più vicina, con il cuore in gola si avvicina ad una porta da dove il suono esce più forte... l'aula magna, ma certo!

Un po' imbarazzata e titubante beve il caffè tutto d'un sorso, quasi scottandosi il palato, ansiosa di scoprire chi stia suonando con un tale impeto. Rimane immobile a fissare la maniglia della porta, indecisa fino all'ultimo se aprire o meno, cosa dirà poi? Che figura di merda.

Non riesce a non muoversi, la sua spontanea curiosità ha la meglio sulla timidezza, è sempre stata affascinata dalla musica e non può resistere alle note dolci e accoglienti che provengono dall'aula.

Il ragazzo, lo vede bene di profilo seduto scompostamente su di una sedia, non sembra averla notata. Muove la testa con frenesia assecondando il movimento delle sue dita esili. Scorrono sui tasti, premendo forte, ma il suono delle note sembra una carezza, un sussurro a fior di orecchio: una visione così contrastante. Troppo dolce e delicato per una tale passione, le braccia morbide a muoversi rapide da sinistra verso destra. Elyna ha sempre pensato che i pianisti fossero dei totali folli, pazzi sfrenati. E quel ragazzo ha tutta l'aria del pazzo. Come potrebbe esser sano di mente uno che suona il piano alle dieci di mattina nel bel mezzo delle lezioni di un liceo?

Si appoggia allo stipite della porta, incrociando le braccia al petto felice che il giovane musicista non si sia ancora accorto della sua presenza, non saprebbe cosa dire.

Continua ad osservarlo, rapita, coinvolta da quella moltitudine di note che le rinfrescano il corpo come se fosse sotto una cascata, lasciandosi trasportare dalle correnti impetuose verso mondi infinite, terre incorrotte, cieli mai screziati di nero.

Il ragazzo conclude la sua esibizione congiungendo entrambe le mani sulla tastiera, premendo delicatamente, emettendo brevi suoni acuti che la fanno istintivamente sorridere di piacere.

«Be' che ne pensi?»

«Cosa?» Elyna si riscuote come se fosse appena stata punzecchiata alle spalle con un attizzatoio. Sente il calore concentrarsi sulle guance... maledetto rossore!

«Il brano... Che te ne pare? Ti piace?» il ragazzo si alza in piedi sorridendo, un sorriso sghembo lo definirebbe lei, un po' a bocca storta, quei sorrisi che non vogliono uscire totalmente allo scoperto come se una sottile sofferenza si nascondesse sempre dietro di essi. Elyna non sa cosa dire, troppo imbarazzata per rispondere diventa sempre più rossa man mano che il ragazzo si avvicina. Oddio, penserà che sono una cretina, avrà di certo notato che sono arrossita...

«Sarai la mia prima fan?» continua a sorriderle, passandosi una mano fra i capelli mossi e scompigliati come se si fosse appena alzato dal letto. Elyna cerca di ricomporsi, facendo ricorso alle facoltà intellettive assopite dall'esibizione di poco prima.

«Mmh, carino il pezzo... È tuo?» il ragazzo annuisce scrutandola con un'espressione totalmente divertita mentre lei si spiaccica sempre di più contro la porta, non sentendosela di sbilanciarsi troppo, non così a freddo.

«Gli darai un titolo?» chiede lei, la voce tesa che le vibra un po' quando le esce dalla gola, le guance ancora accaldate dalla vergogna. Ha sempre odiato i primi momenti di un incontro, sono sempre stati quelli in cui fuoriusciva il peggio di lei: la sua vergogna, la sua timidezza e la sua totale ingenuità nel modo di vedere il mondo, la vita, gli altri. Altri che invece sembravano sapere sempre tutto, sapere cosa dire nel momento esatto, sapere cosa fare nella giusta situazione, altri che sembravano aver capito sempre tutto prima di lei e che per questo la facevano sentire stupida.

«Sinfonia del fancazzista.» risponde sicuro mettendosi le mani in tasca, mentre ad Elyna scappa un sorriso sincero, grata per averla non solo fatta ridere, ma anche fuggire dal suo groviglio di pensieri esistenziali.

«Appropriato.» lo vede aprir bocca per rispondere quando la voce irritata del professor O'Connor li raggiunge improvvisamente alle spalle.

«Milton, di nuovo tu? Questa volta non chiuderò un occhio sulla tua inappropriata condotta.» Milton, ripete Elyna nella sua testa. Non lo conosce e non l'ha mai sentito nominare, ma lo cercherà sicuramente dopo su facebook. Intanto il professore di filosofia la scavalca come se non si trovasse nella stanza, raggiungendo il ragazzo.

«Non hai niente da ridire?» Elyna incrocia i suoi occhi castano chiaro che sembrano dirle di andarsene prima che finisca nei guai anche lei e, seppur a malincuore, accetta il consiglio, sgattaiolando fuori dall'aula silenziosamente.

 

 

«Dove sei stata?» Kendra, la sua migliore amica, nonchè compagna di banco le dà una leggera gomitata, Elyna sorride vaga all'amica.

«Stavo prendendo il caffè, ma poi ho sentito il suono di un piano e l'ho seguito.» Kendra fa finta di prendere appunti su le cause scatenanti della prima guerra mondiale, avvicinandosi di più a lei.

«E chi era? Quella snob di Patricia Walker che dava spettacolo alle matricole?» Elyna reprime una risata scrivendole un nome sul banco.

Milton.

«Chi è?» Sussurra Kendra corrugando la fronte. Kendra è la so-tutto-io versione gossip della coppia. Sa chi si accoppia e chi si scoppia ancor prima che lo sappiano loro, conosce il nome della reginetta del ballo prima ancora che venga eletta e praticamente ogni studente del loro liceo ha uno schedario che farebbe invidia alla CIA nel suo cervello, quindi sì... Elyna si sente piuttosto delusa nello scoprire che l'amica dai riccioli d'oro non conosca il nome di quel ragazzo.

«Era carino?» Già, lo era? Elyna non ci aveva riflettuto, non sul momento, troppo presa da quella musica così interiore, così personale, dai tratti dolci, ma aggressivi al tempo stesso, che le era parsa la sola ed unica cosa davvero importante.

Fa spallucce. Non le interessa e prima che la professoressa possa riprenderle fa segno a Kendra di smettere di parlare.

 

Generalmente è Kendra a riportarla a casa in auto dal momento che Elyna divide la macchina con la madre che è quasi sempre via per lavoro e di conseguenza si ritrova costantemente a piedi. Quel giorno però, l'amica ha un appuntamento con un gruppo di studio per la lezione di biologia che Elyna non frequenta e non può accompagnarla. Si salutano nel cortile della scuola, un bacio frettoloso a fior di labbra - incuranti degli sguardi maliziosi che spesso le persone lanciano loro quando le vedono baciarsi - un sorriso di saluto e zaino in spalla.

Elyna si stringe nel suo giacchetto, il vento gelido le fa arrossare il naso e le guance mentre si incammina verso casa. Non è molto lontana da scuola e anche se lo fosse non le importerebbe, ama camminare, sarebbe disposta a girare il mondo a piedi. Le macchine le sfrecciano vicine, qualcuno suona il clacson, altri fischiano, Elyna è abituata a questo genere di cose. Sebbene non si trovi particolarmente bella, sa di piacere a molti ragazzi, ma non le è mai importato. Insomma può piacere a tante persone, ma se non piace al ragazzo di cui è innamorata da anni, che importanza ha?

Freneticamente digita sul telefono un messaggio:

Posso venire a pranzo da te? Mamma è via per non so quanto, di nuovo.”

Elyna alza lo sguardo azzurro sul mondo, sospirando. Sa di sbagliare, sa di farsi male continuando a vedere Liam, sa che così non aiuta il suo cuore debole e innamorato, ma al tempo stesso non riesce a smettere. Come con le sigarette, esattamente come le sigarette.

Sono da Tony, fra poco dovrei essere a casa, aspettami.”

Lei sorride, anche se non vorrebbe perchè non c'è niente di cui sorridere. Rimette il telefono dentro la tasca del giacchetto tirando su il cappuccio sperando che questo possa bastare per nascondersi dal mondo che la circonda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa storia è tutto, davvero tutto per me.

È nata così per scherzo, per gioco, un modo per sfociare la mia follia sognatrice, ma poi ha preso forma sotto le mie dita, diventando come un'estensione del mio corpo, quindi trattatela bene, ma soprattutto lasciate un commento, una traccia del vostro passaggio, mi farebbe davvero tanto felice.

È solo il prologo, spero vi piaccia, per il resto mi trovate su facebook per qualunque cosa io ci sono :)

 



A te, Jog, perchè questa storia non ci sarebbe mai stata se non ci fossi stata anche tu.

   
 
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