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Autore: Bel Riose    23/03/2009    1 recensioni
Nessuno può sfuggire all'amore, neppure l'immortale ragazzo che non voleva crescere. Pure, ora che ha deciso finalmente di tornare nel nostro mondo alla ricerca dell'unica persona che lui abbia mai amato, Wendy Darling, imparerà una amara lezione: l'amore non concede seconde opportunità. E quando si troverà faccia a faccia ad un imperatore tanto spietato quanto misterioso che sembra sapere su di lui molto più di quanto non voglia far pensare, Peter Pan sarà costretto ad udire la voce di una parte di se cui non aveva mai dato ascolto. Mia prima fanfic in assoluto basata su di un mio universo personale.
Genere: Triste, Science-fiction, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Peter rimase quasi scioccato quando vide una parte della parete della sua cella scomparire per far posto ad una porta, che si aprì subito dopo per far entrare il Generale, ancora una volta scortato da due soldati completamente vestiti di nero, identici a quelli che lo avevano catturato.
Fu quasi per istinto che, non appena li vide entrare, Peter si appiattì contro la parete opposta.
Il Generale gli si avvicinò, sul volto sempre quel sorrisetto malizioso: - Devi venire con noi, ora.-
Peter non si mosse.
Il Generale scosse il capo al vedere la reticenza del ragazzo, poi fece dietro-front, e si fermò davanti la soglia.
Nuovamente, come al momento della cattura, senza però voltarsi a guardare Peter, con un gesto della mano destra ordinò ai due soldati di prenderlo.
Stavolta, però, nonostante tutto, Peter non cercò di sfuggire: sapeva che era impossibile.
Così, i due lo presero di peso per le braccia e lo trascinarono fuori, per un lungo corridoio, anch’esso, come la cella, completamente bianco.
Dopo una decina di minuti, uscirono infine dall’edificio e si ritrovarono in uno spiazzo molto grande, al centro del quale, ad aspettarli, stava un velivolo dalla livrea incredibilmente elegante.
Il Generale vi salì per primo, seguito poi a ruota dagli altri tre.
Peter non ebbe neppure il tempo di guardarsi attorno che già si ritrovò seduto su di un sedile, circondato dai soldati ed immobilizzato da una sorta di campo energetico.
L’unica consolazione era la presenza di un vetro accanto a lui che gli permetteva di vedere l’esterno.
Pochi minuti, il tempo per tutti di sistemarsi al proprio posto, con il Generale che si sedette di fronte a Peter, di tanto in tanto guardandolo freddamente, ed il velivolo iniziò le fasi di decollo e si librò nell’aria per qualche secondo prima di accelerare bruscamente in avanti.
Nei quindici minuti che seguirono Peter potè vedere stendersi dinanzi a se qualcosa che non aveva mai neppure immaginato: una metropoli immensa, sconfinata, i cui altissimi grattacieli risplendevano alla luce del giorno come fossero di cristallo; migliaia di velivoli scorrevano febbrilmente tra di essi.
Ma la cosa che colpì più di tutte le altre il ragazzo fu il fatto che ogni edifico, ogni strada era completamente avvolta dal verde: terrazze, giardini, viali alberati, tutto era un tripudio di natura, perfettamente inglobata nelle meraviglie artificiali.
Infine, si giunse dinanzi ad un edificio colossale, a tal punto che il grattacielo più alto che Peter aveva visto fino ad ora sembrava ben poca cosa in confronto: era semplicemente enorme ed altissimo, tanto che la parte più alta risultava completamente avvolta dalle nubi.
Il velivolo si portò verso l’edificio, un hangar si aprì e vi entrò, atterrando con grazia su di una piattaforma.
Il Generale si alzò, con lui i soldati, e nuovamente Peter si ritrovò ad essere trascinato fuori.
Non ci volle molto prima che il gruppetto giungesse nella Sala del Trono. Quando furono davanti all'enorme ingresso, il Generale lo fece aprire, poi si fece rispettosamente indietro, indicando il buio della sala a Peter:- Entra.-disse.
Il ragazzo venne spinto dentro, e subito le porte si richiusero alle sue spalle, lasciandolo solo, nella semi-oscurità.
Più per una strana curiosità che per altro, iniziò ad avanzare, ma non fece in tempo a compiere qualche passo che venne bruscamente interrotto dalla voce proveniente dal trono:- Ma guarda chi si vede: Peter Pan nel mio palazzo. Quale onore.-
Il tono era chiaramente ironico, ma di una ironia che strideva con la freddezza della voce, rendendo il tutto estremamente inquietante.
Peter si diresse verso l'origine della voce:- Chi sei?Cosa vuoi da me?- chiese.
Si udì una gelida risatina:- Cosa voglio io? No, non è importante cosa voglio io. Quello che importa è cosa vuoi tu.-
-Che vuoi dire?-
-Perchè sei qui?-
-Perchè mi ci avete trascinato.-
- Risposta sbagliata.-
A questo punto, Peter tacque; non riusciva proprio a comprendere il senso di quel discorso.
Ora riusciva a vedere gli occhi grigio perla.
La voce continuò:- Non capisci, vero? Non c'è da stupirsene, d'altronde. Sei così ottuso da non riuscire a vedere un centimetro oltre il tuo naso.- poi aggiunse, sottovoce:- Disattivazione oscuramento vetrate.-
Lentamente, i raggi del sole iniziarono ad illuminare la sala, provenendo da delle enormi vetrate poste a destra di Peter; lentamente, il ragazzo potè vedere il suo interlocutore.
Era un giovane di non più di venti anni, dai capelli biondissimi che incorniciavano un volto quasi pallido. Era seduto su di un trono completamente d'oro, ed indossava una uniforme completamente nera.
Peter stette per un pò a guardarlo, quel giovane, e fissando il suo sguardo, ora potè leggervi una nota di profonda tristezza racchiusa in un involucro di freddo distacco, come se cercasse di non provare alcuna emozione pur di non mostrare quella mestizia.
Il giovane riprese la parola:- Bene, vorrà dire che ci arriveremo poco per volta…nel frattempo vedrò di regolare i conti con te una volta per tutte…-
Il tono di voce era talmente glaciale che un brivido percorse tutto Peter:- Ma si può sapere cosa vuoi?- chiese.
Il suo interlocutore non rispose.
Invece, si alzò e scese qualche gradino della scalinata sulla quale poggiava il suo trono, lo sguardo sempre inespressivo:- Attivare proiettare.- disse poi ad alta voce.
Immediatamente, al centro della sala, a pochi metri da Peter, comparve come dal nulla una grande proiezione olografica, che rappresentava una sorta di arcipelago.
Per Peter fu quasi automatico voltarsi a guardare.
Rimase come pietrificato: uno sguardo gli bastò per riconoscere luoghi che conosceva fin troppo bene.
Il villaggio degli indiani, il Jolly Roger, la grotta delle sirene…tutto questo Peter poteva vedere ora accanto a sé; ed mentre li guardava, sempre più provava un senso di orrore, come presentimento di qualcosa di imminente ed orribile.
-Mi sembra inutile dirti cosa è questo- riprese il giovane:- Ma sono sicuro che invece vorrai sapere perché te lo sto mostrando, vero?-
Peter non rispose; rimase a guardare quell’immagine, prodotto da una tecnologia che non aveva mia visto prima.
Il giovane sospirò:- Questo è tutto quello che entro poco tempo scomparirà per sempre, cancellato una volta per tutte dalla faccia dell’universo.-
Peter si voltò a guardarlo, ma ancora una volta non ebbe la forza di dire alcunché, mentre l’interlocutore gli ricambiava lo sguardo:- Sei stupito, forse? O spaventato?- chiese, con tono chiaramente ironico, di una ironia che aveva un chè di malefico.
Finalmente, Peter si decise a parlare:- Cosa vuoi fare?-.
La sua voce somigliava più ad un flebile sibilo.
- Penso che sia evidente..- fu la risposta:- Ma ora ti mostrerò più nel dettaglio.- poi, nuovamente ad alta voce:- Mostrare piano d’attacco.-
La rappresentazione olografica si riempì di colpo di tante immagini: sul mare quelle che sembravano navi da guerra, sulla terraferma enormi camminatori e carri armati; in alto, nel cielo, enormi vascelli fluttuanti nell’aria.
Tutti i vari pezzi si disposero velocemente in schieramento, e il giovane aggiunse:- Mostrare risultato previsto.-
La rappresentazione si riempì di quelle che sembravano essere esplosioni, innumerevoli esplosioni, alcune di grandiosa entità, e ben presto Peter vide svanire il villaggio degli indiani, crollare la grotta delle sirene, disintegrarsi il Jolly Roger.
Rimase inorridito.
L’altro tornò a guardarlo:- Allora, che te ne pare? Non è meraviglioso? Ma devi sapere che tutto questo è solo il termine di un processo molto più lungo e laborioso.-
- A cosa ti riferisci?- ora la voce di Peter era quasi un urlo, un urlo di disperazione mascherato da una nota di arroganza.
Il suo interlocutore rimase, come sempre, impassibile:- Dovresti imparare che ci sono modi più educati per chiedere qualcosa. Ma non mi stupisco di questo tuo atteggiamento…gli animali diventano più aggressivi quando si sentono in trappola…comunque sia, te lo dirò ugualmente: io non ho solo intenzione di spazzare via l’Isola che non c’è e tutto quello che vi è sopra, ho anche intenzione di farla morire lentamente, insieme a te….molto lentamente.-
  
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