Serie TV > Doctor Who
Segui la storia  |       
Autore: EffeI    19/02/2016    0 recensioni
Sempre quella stessa baia in Norvegia, sempre Rose e sempre il Dottore. Questa volta con la speranza che ci sia qualcosa di diverso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 1, Doctor - 10, Doctor - 10 (human), Rose Tyler
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Quel giorno non si era posto una destinazione vera e propria, in fondo aveva viaggiato troppe volte diretto verso un luogo predestinato. Questa volta aveva deciso di chiudere gli occhi premere tasti e abbassare leve senza un criterio preciso, non domandandosi dove il TARDIS lo avrebbe portato. Era di nuovo solo dopo tanto tempo, dopo aver sconfitto per l’ennesima volta la minaccia dei Dalek, che questa volta si erano impegnati particolarmente per metterlo in difficoltà, ( anche se doveva ammetterlo, più la situazione era critica e pericolosa più lui riusciva a divertirsi, si trattava di una sorta di scarica di adrenalina che gli attraversava tutto il corpo) era stato costretto a riportare Donna a casa. Essere diventata una semplice umana con tutte le conoscenze di un Signore del Tempo era troppo per chiunque, persino per una come Donna Noble. Aveva salutato Martha e tutti gli altri riportandoli sulla terra e nelle loro città. In fine aveva riportato indietro Rose, ed era stata per la seconda volta una delle cose più difficili che in tutti i suoi 900 anni avesse dovuto fare. Il modo in cui si sentiva con lei al suo fianco era inspiegabile. Era come se si sentisse a casa, nonostante avesse perso il suo pianeta e fosse  rimasto l’ultimo e unico Signore del Tempo, se lei era al suo fianco si sentiva completo, non aveva bisogno di altro. 

Dopo essere stato costretto ad abbandonarla in una realtà parallela alla sua si era riproposto di non portare nessuno con se, non affezionarsi più a nessun umano. Ma non ci era riuscito, era più forte di lui. 

Odiava stare da solo, si sentiva vuoto. 

Ma quando condivideva il suo tempo con un essere umano tutto sembrava andar meglio. 

Erano così speciali, mortali eppure così attaccati alla vita. 

Vivevano e si lasciavano guidare dai sentimenti di ogni tipo. Potevano soffrire eppure continuare a sopportare, continuare a lottare pur di sconfiggere quel dolore. Odiavano in maniera così particolare, un odio profondo era spesso la conseguenza di una potente rabbia, di una delusione. Oppure erano convinti di odiare qualcuno quando invece semplicemente era un modo per mascherare il sentimento opposto: l’amore.

Si potevano dire tante cose sui comuni esseri umani, che erano ricchi di sentimenti negativi o positivi, che erano codardi ma al contempo coraggiosi, spaventati ma impavidi, ma c’era una cosa che riuscivano a fare meglio di tutto. Riuscivano ad amare come nessun altra forma di vita nell’intero universo. Può essere un amore che ti fa sentire come la persona più importante e più preziosa di tutte, un’amore che ti completa, che ti fa stare bene ma anche un amore che ti opprime e che ti fa stare male. Eppure non riusciva a non rimanerne affascinato, erano delle forme di vita così complesse caratterizzate da una profondità emotiva e una sensibilità straordinarie. Rose non era da meno. 

Con quella sua verve ironica e la sua irremovibile testardaggine era arrivata nella sua vita in un momento in cui pensava di essere confinato in solitudine, costretto a rivivere all’infinito tutto ciò che aveva vissuto come un Signore del Tempo, a convivere con i rimorsi e il pentimento per ciò che si era lasciato dietro. Gli era stato detto dal creatore dei Dalek che questo era ciò che faceva sempre, correva, correva per lasciarsi dietro tutto quello di cui non sopportava la vista, tutto quello con cui non riusciva a convivere. Era possibile che dopo tutto quel tempo non fosse coraggioso abbastanza?

 Si, prima lo non era. 

Prima di incontrare Rose non aveva mai riflettuto abbastanza sul suo modo di fare. La aveva convinta a seguirlo nella sua cabina della Polizia promettendole un’infinita serie di avventure, ma non si era mai fermato a pensare a ciò che trascinarla in tutto questo potesse significare. Era stato incredibilmente egoista, la verità era  che non ne poteva più di stare solo, così aveva accettato di portare Rose con se e in fin dei conti, nonostante questo lato negativo, era stata una delle cose più belle che avesse mai fatto nella sua lunga esistenza.
Lei gli aveva colorato le giornate, lo aveva fatto sorridere come non faceva da tanto, troppo tempo e gli aveva dato una ragione per lottare, per sfidare se stesso e superarsi. Era sempre stato perfettamente bene da solo, era indipendente ma con il tempo era diventato fragile e insicuro nascondendo tutto questo sotto un’ostentata sicurezza. Poteva sconfiggere un’armata di Dalek o qualunque altro nemico ma rischiare di perdere qualcuno a cui teneva davvero, quella era sempre stata la sua più grande debolezza e Rose era diventata tale fino a quando non la aveva persa e ne era uscito devastato. Aveva persino bruciato un sole pur di vederla un’ultima volta e non era riuscito a dirle quello che provava, così per mesi era rimasto con questo rimpianto che si era aggiunto ai precedenti. Affidarle il Dottore-Donna era stata un’idea brillante ma in fondo sapeva che seppur le avesse assicurato che non ci fosse nulla di diverso, lei se ne sarebbe accorta. Non era facile prendersi gioco di Rose Tyler, era stata coraggiosa abbastanza da guardare dritto nel cuore del TARDIS.

Immerso in queste sue riflessioni si era lentamente spostato al piano superiore e guardandosi intorno notò con la coda dell’occhio qualcosa di blu. 

Era a terra, sgualcito, rimasto lì per tutto quel tempo. 

Apparteneva a lei, il suo giacchetto blu. Si avvicinò e si chinò a terra per raccoglierlo ma quando  stava per toccarne il tessuto esitò per un breve momento.

Cosa avrebbe fatto se lo avesse raccolto? 

Non poteva riportarglielo, non poteva indossarlo, non c’era nulla che potesse fare se non lasciarlo lì, così come era rimasto nascosto fino ad allora poteva sparire fino ad essere dimenticato di nuovo. Poi realizzò che quell’indumento non era solo un indumento, quello era Rose. 

Se non era riuscito a dimenticarla, a nasconderla nei meandri della sua memoria come poteva pretendere di ignorare quello?

Rassegnato allungò la mano e ne toccò il tessuto, lo afferrò per tirarlo su e vide che c’era qualcosa che pendeva dalla tasca destra. Sembrava un filo,lo tirò ed usci uno di quei lettori mp3 per la musica con le cuffie ancora attaccate. Sembrava come se non fosse passato nemmeno un minuto, poteva essere un giorno qualunque in cui lei si era messa le cuffie e aveva ascoltato la sua musica preferita. Preso da un momento di malinconia si infilò le cuffie a sua volta e accese il lettore facendo partire una canzone:

 

Hello, hello anybody out there? 'Cause I don't hear a sound.

Alone, alone I don't really know where the world is, but I miss it now.

I'm out on the edge and I'm screaming my name like a fool at the top of my lungs.

Sometimes when I close my eyes I pretend I'm all right but it's never enough.

'Cause my echo, echo is the only voice coming back.

My shadow, shadow is the only friend that I have. 

[..]

I don't wanna be an island and I just wanna feel alive and get to see your face again.

I don't wanna be an island and I just wanna feel alive and get to see your face again.

Just my echo, Oh, my shadow, you're my only friend.*

 

In quel momento pensò che la vita fosse qualcosa di semplicemente straordinario, era incredibile come in un secondo una cosa, persino la più insignificante potesse mutare.  Quella canzone lo rappresentava  in tutto e per tutto, sembrava fosse stata scritta  per lui.

Un essere solitario, immortale, circondato dal vuoto dell’universo, da curve e pieghe nella materia del tempo. Spinto da quelle parole corse verso la porta del TARDIS, la spalancò e trovò davanti a se un panorama di vuoto, il tessuto dell’universo dalle mille striature di colore. Doveva essere lontano dal Sistema Solare. 

Senza pensarci due volte si protese oltre la soglia e guardando fuori urlò il nome di Rose.

Urlò con tutta l’aria che aveva nei polmoni, con tutto l’ossigeno che i suoi due cuori pompavano nelle sue vene. Proprio quando si era detto di aver fatto un’assurdità, non poteva la sua voce risuonare in uno spazio così vasto, la sentì. Era un eco lontana, leggera, quasi impercettibile eppure c’era. 

Scoppiò a ridere. 

Rise con tutta l’euforia che aveva per quella minuscola onda sonora che era tornata indietro, seppur con una forza infinitesimale di quella che lui aveva impiegato per pronunciarla. Non riusciva a smettere di ridere, continuava a guardare l’universo fuori da quella cabina con il suo sorriso sul viso. Abbassò la testa e guardando il giacchetto che teneva in mano disse:

“Sei nell’intero universo Rose Tyler. Il tuo nome risuona tra le pieghe del tempo e dello spazio, sei letteralmente intrisa nel tessuto dell’intero universo! Straordinario! Ahahahahahah Rose Tyler tu sei nell’intero universo! Mi senti Rose? Mi senti? TU SEI NELL’UNIVERSO, ROSE TYLER!”

Improvvisamente gli mancò il fiato, Il TARDIS virò bruscamente a sinistra  chiudendo violentemente le porte e scaraventandolo dalla parte opposta. Non riusciva a capire cose fosse successo, poi il familiare formicolio alla mano gli fece capire che si stava rigenerando. 

Una parte di se non voleva, infondo gli piaceva chi era con quel corpo e soprattutto quei capelli. Anche Rose amava tanto quei capelli, non seppe perché ma pensare a lei lo tranquillizzò e lo distrasse. L’ultima immagine che gli apparve prima di abbandonarsi al tepore dell’energia che lo stava avvolgendo, fu il suo volto. 

Rose che gli sorrideva, con il suo sorriso più bello che sapeva di gioia, felicità. 

Sapeva di Rose.




                                                                                                                                                                                                     * Echo - Jason Walker



Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Ecco il secondo capitolo, spero che vi piaccia :) Ho preso le parole citate da una canzone che ho contrassegnato con l'asterisco, non appena l'ho ascoltata ho subito notato  la somiglianza con il Dottore e il suo viaggiare nel tempo.
Buona lettura :D
Alla prossima
EffeI

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: EffeI