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Autore: f9v5    19/02/2016    0 recensioni
[Rosario To Vampire II; post capitolo 14]
Di ritorno dalla Terra delle Yuki-Onna, per Tsukune ed i suoi amici si prospettano tempi duri: Fairy Tale comincia a giocare le sue carte, nuovi nemici giungono dal nulla a minacciare la pace e due nuovi alleati che nascondono le trame di qualcosa di molto più grande.
Davvero è impossibile la speranza di una convivenza pacifica e rispettosa tra esseri umani e youkai?
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Mobius' War'
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Tsukune aveva più volte pensato che gli allenamenti di Ura-Moka lo avrebbero ucciso… ed era certo che, se fossero stati di più i giorni che li separavano dalle vacanze estive, ci sarebbero riusciti e di lui sarebbe rimasto soltanto un mucchietto d’ossa sbriciolate e in tutta onestà non era accaduto anche grazie a Maurice; l’alternanza tra lui e Moka nel fargli da sensei gli aveva fatto guadagnare un briciolo di pietà da parte del mobiano che, constatate le sue condizioni dopo gli esercizi estenuanti con la bella vampira, gli concedeva alcuni minuti di pausa extra.
Non si trattava mai di troppo tempo, Tsukune era stato il primo ad insistere, spinto dal suo desiderio di migliorarsi, ma era sinceramente grato al suo nuovo mentore di quei brevi lassi temporali che gli venivano dati per stendersi e ritemprarsi dalla fatica.
Grazie ad essi aveva anche avuto l’occasione di conoscere meglio il mobiano e rendersi conto di che persona fosse… peccato che tale disegno mentale stesse in quel momento crollando in frantumi di fronte a quella scena patetica: Maurice che frignava come un bambino appoggiato alla spalla di Miles mentre quest’ultimo gli dava delle pacche sulla testa e gli diceva parole confortanti.
-Perché il mare? Perché il mare? Non potevano mandarci in montagna? Li avrei potuto correre spensierato tra i prati.-
“Si, e le caprette ti avrebbero fatto ciao.” pensò Miles con gentile sarcasmo, mentre gli carezzava i capelli e lo rassicurava.
-Su, calmati, ricordati che se non entri in acqua non può accaderti nulla, e comunque sono sicuro che ci saranno molti modi per divertirsi, vedrai che essere in spiaggia non ti creerà problemi.- che cosa gli toccava fare per tenerlo tranquillo e non fargli commettere pazzie.
“I miti ormai crollano ancor prima di nascere.” pensò Tsukune, mentre dava un’occhiata al lungomare, dove, malgrado fosse ancora mattina, vi era già una discreta quantità di persone che, prevedendo il maggior affollamento che sarebbe avvenuto il pomeriggio, avevano evidentemente deciso di approfittare della situazione più quieta offerta dalla prima parte della giornata per godersi la spiaggia in silenzio.
-Dunque, ragazzi, quando dovrebbe arrivare la senpai per accompagnarci all’albergo?- chiese ad un certo punto Kurumu, dando una rapida occhiata all’orologio che Tsukune portava al polso; erano circa le dieci e mezzo.
-In base a quanto dettoci dalla professoressa Nekonome, l’appuntamento era qui attorno alle undici, desu. Siamo arrivati in anticipo, quindi dovremo aspettare un po’, desu.- spiegò Yukari.
Quei minuti d’attesa trascorsero tra le ragazze impegnate a fantasticare su quanto si sarebbero divertite e ai bei momenti che avrebbero passato in compagnia del loro amato Tsukune (con annesse occhiatacce alle rivali e biasimi da parte di Kokoa che ancora non capiva cosa ci vedessero in lui), quest’ultimo che arrossì ad immaginare Moka in costume e Maurice che continuava a disperarsi sulla spalla del suo migliore amico.
Ad un certo punto Miles si sentì toccare gentilmente la spalla, quando voltò lo sguardo si trovò davanti quella che, a giudicare dall’aspetto giovanile e l’altezza di poco superiore alla sua, doveva essere una coetanea sua e di Yukari: una ragazzina dai capelli color ebano che le scendevano fino al collo incorniciandole il volto e due brillanti occhi blu, l’abito azzurro a pallini blu che indossava contribuiva ad enfatizzare il suo aspetto giovanile, dandole quasi l’aspetto di un angelo.
Il primo pensiero di Miles, coadiuvato dalle sue guance leggermente rosse, fu che fosse carina e il timido sorriso che gli rivolse avvallò ulteriormente quel pensiero.
-Posso aiutarti?- le chiese, ma non ricevette risposta, almeno non oralmente, dal momento che la sua nuova interlocutrice gli fece gentilmente cenno di attendere per poi tirare fuori un quaderno ad anelli su cui cominciò a scrivere, portandolo a ipotizzare che probabilmente fosse muta.
-Voi siete gli studenti della Youkai Academy, giusto?- aveva scritto.
-Si, come lo… aspetta un attimo… tu quindi sei…?!-
-Molto piacere, sono Sun Otonashi.- scrisse poi, portando timidamente il quaderno davanti alla bocca; Miles, sinceramente stupito, si scrollò di dosso un Maurice ancora piangente e richiamò l’attenzione del gruppo.
-Ehm, ragazzi, ho… trovato la senpai.-
 
 
 
-Dunque è così che stanno in realtà le cose.-
Nessuno dei membri del club di giornalismo aveva notato, e in caso contrario aveva bellamente ignorato il fatto, dal momento che non era la prima volta che tale eventualità si verificava, un particolare dettaglio prima di salire sul pullman che li avrebbe condotti a destinazione: Ginei Morioka, il presidente del club, era assente.
Ormai avevano tutti perso il conto delle attività del gruppo che il licantropo aveva saltato, ogni volta per motivazioni inerenti a quel lato del suo carattere che lo facevano apparire disgustoso agli occhi delle ragazze: la sua perversione.
Erano molteplici i casi in cui il ragazzo fosse stato colto in flagrante negli spogliatoi femminili a sbirciare le ragazze mentre si cambiavano per scattare loro foto, in certi casi era stato pizzicato in compagnia del suo amico Haiji, studente del terzo anno come lui e capitano del club di lotta della Yokai Academy, a tradirli erano le loro accese discussioni su quali “tipologie” di ragazze fossero le più meritevoli d’attenzioni, che di certo mal s’addicevano ai loro tentativi di non farsi scoprire e li aveva portati spesso a rocambolesche fughe con studentesse infuriate e armate degli oggetti contundenti più disparati al seguito; sicuramente la sua assenza era dovuta nuovamente a tale motivazione, le ragazze del club avrebbero detto tutte così, chi con sfacciataggine (Kurumu) e chi con disgustata ironia (Yukari).
Quella volta, sorprendentemente, il motivo era tutt’altro.
Appostato sul lato passeggero anteriore della vecchia 500 della professoressa Nekonome, il ragazzo dai capelli neri mostrava uno sguardo serio e concentrato che raramente i suoi compagni potevano dire di aver visto, solitamente mascherato dalla sua apparentemente irrefrenabile perversione; in quel momento il ragazzo aveva buttato via ogni parvenza di superficialità, non era il momento di scherzare, considerando quanto fosse importante ciò che gli era stato appena riferito.
-Esattamente. Il preside aveva espressamente detto di tenere segreta la cosa a tutti voi membri del club, tuttavia mi sembrava doveroso, anche a costo di andar contro alle sue disposizioni, informarvi della verità, visto il grande rapporto che avete con Sun.- spiegò col suo tono apparentemente svampito la professoressa, rivolta al lupo mannaro e all’altro passeggero, ovviamente appostato sul sedile posteriore: un ragazzo dalla corporatura massiccia, chiaramente merito di lunghi allenamenti, dai corti e ispidi capelli biondi e occhi neri che ricordavano quelli di un rapace, vestito di una tuta da karate classica con tanto di cintura nera legata alla vita.
-Scusi, professoressa, ma questa faccenda da quanto va avanti ormai?-
-Circa alcuni mesi, Haiji. In realtà la stessa Sun ci aveva pregati di non coinvolgere nessuno nella questione, alla fine ha accettato di ospitare il club di giornalismo nell’hotel in cui lavoro a patto che non venisse rivelato nulla ai suoi membri, a meno che ovviamente non si fosse verificato qualche; diceva che avrebbe provato a cavarsela da sola perché non voleva creare problemi a nessuno.-
Ginei sospirò nel sentire la spiegazione della professoressa; era tipico di Sun, faceva sempre il possibile per gli altri e per tenerli fuori da guai al punto da esporsi completamente a tutti i rischi.
Ma stavolta non gliel’avrebbe permesso, non dopo quello che lei aveva fatto per lui, ed era certo che Haiji la pensasse allo stesso modo; entrambi, ciascuno per sue motivazioni, avevano un grande debito con la ragazza e finalmente si presentava loro l’occasione per ripagarlo; non l’avrebbero lasciata a combattere da sola quella battaglia.
-So che non c’è alcun bisogno di farlo, ma intendo chiedervelo ugualmente pur immaginando già quale sarà la vostra risposta: siete sicuri di volerlo fare?- chiese Shizuka Nekonome, con una serietà che sembrava fuori posto visto il volto piegato nel suo costante sorrisetto felino, ma che al contempo esprimeva tutta l’apprensione che la donna-gatto nutriva al pensiero del probabile pericolo in cui stava mandando i suoi studenti, in un certo senso sperava che le rispondessero negativamente.
Ginei volse lo sguardo dietro di lui, gli bastò scambiarsi un rapida occhiata con l’amico e un breve cenno d’assenso con cui entrambi ribadirono mentalmente all’altro la loro linea di pensiero: nessun tentennamento!
-Certo. Professoressa, ci porti al quartier generale della settima divisione di Fairy Tale!-
 
 
 
Tsukune aveva ormai maturato il presentimento che qualcuno, dall’Alto, avesse deciso che il suo spirito e il suo corpo non dovevano avere neanche un attimo di pace; si era anche illuso che il periodo delle vacanze per lui sarebbe equivalso a placide e tranquille dormite sotto il sole, nuotate rilassanti, gelati e cocomeri in compagnia.
Aveva dimenticato però che l’Estate disponeva di varie “armi”, oltre al calore, che le valevano l’appellativo di “stagione più calda dell’anno” e la spiaggia era il luogo più comune in cui tali “armi” venivano sfoderate e ammirate dagli occhi rapiti degli sventurati (ma che di certo non si lamentavano) maschietti: le ragazze in costume da bagno!
E lui faceva parte di un gruppo composto quasi esclusivamente da rappresentanti del gentil sesso, per giunte tutta cotte e stracotte di lui, esclusa Kokoa… il problema era che la cosa non costituiva un vantaggio, perché la più giovane delle due vampire del gruppo non si sarebbe certo scomodata per aiutarlo in caso di situazione “pericolosa”.
E tra i prorompenti seni di Kurumu, che nemmeno a farlo apposta rimbalzavano come impazzati ad ogni movimento della succubus, la pelle bianca di Mizore che metteva ulteriormente in risalto il suo “fascino nordico”, il costume striminzito (altro che striminzito, era fatto di stringhe, dannatissime stringhe)di Ruby che permetteva all’immaginazione di prendersi una pausa perché non necessaria e Moka che, seppur dal punto di vista fisico fosse la più equilibrata, era pur sempre il centro dei suoi pensieri sentimentali (e si sa che quando si ama una persona questa ci appare più bella di quanto già non sia), e in costume era decisamente un “bel vedere” anche lei, il ragazzo capì che, di lì alla fine dell’Estate, la sua vista era sotto rischio costante.
Tutte le ragazze (con lo solita e già motivata esclusione) per giunta, ogni volta che gli passavano vicino, si ritrovavano “accidentalmente” a inciampare finendo in pose accattivanti e decisamente invitanti per lo sguardo maschile.
“Di questo passo dovrò imparare il braille!” pensò il ragazzo sentendosi gli occhi andare a fuoco.
Cavolo, forse Maurice aveva ragione, era meglio la montagna, certo, ci sarebbero sempre state le ragazze in pose conturbanti con l’intento di accalappiarlo, ma almeno avrebbero avuto più vesti indosso.
L’unico che avrebbe gradito in maniera esplicita quello spettacolo era il senpai Gin… un attimo, lui dov’era? Ora che ci pensava meglio, ma il lupo mannaro era salito sul pullman quella mattina o si era trattenuto per troppo tempo, e per l’ennesima volta, negli spogliatoi delle ragazze?
-Ci siamo dimenticati Gin!- annunciò ad un certo punto, sperando che il loro presidente non si fosse rintanato in un angolo offeso per tale trattamento, conoscendolo probabilmente no, ma non era da escludere neanche quell’opzione.
Il ragazzo sentì ad un certo punto due braccia avvolgergli il busto e due morbidi “cuscini” (cercò forzatamente di convincersi che lo fossero una volta capito cosa stesse accadendo per evitarsi una furiosa epistassi)premergli sulla schiena.
-Meglio così, quel pervertito non potrà spiarci. A proposito, Tsukune, è da tanto che non abbiamo un po’ di tempo per noi, che ne diresti di appartarci soli soletti.- il moro cercò di ignorare le parole divertite di Kurumu, che di certo non erano state pronunciate con intenti molesti o a luci rosse (forse), ma in quel particolare frangente era alquanto difficile riuscire a non fare certi pensieri.
Ecco perché avrebbe preferito che ci fosse stato anche il senpai Gin, invidiando la sua situazione di “beato tra le donne” (anche se, detto sinceramente, Tsukune non si sentiva poi così beato; con quelle scalmanate ogni giorno poteva essere l’ultimo) magari lo avrebbe aiutato a cavarsi d’impiccio da situazioni potenzialmente sconvenienti… tipo quella che cominciò quando la bella succubus si ritrovò afferrata per le spalle e scagliata indietro dalla ragazza più inespressiva del gruppo.
-Fatti da parte, tettona. Io e il mio futuro marito dobbiamo sistemarci sotto una barca e concepire i nostri figli. E nel mentre che ci siamo possiamo anche pensare ai nomi.- quelle di Mizore, dette con tanta naturalezza e prive di qualunque sorta di vergogna, invece si, che erano parole moleste, Tsukune sgranò sempre di più gli occhi e dovette aumentare lo sforzo per non fare pensate oscene.
Ed era anche pronto a scommettere che entro breve si sarebbero aggiunte anche le altre ragazze.
“Qualcuno mi salvi.” Pensò disperato.
 
 
 
-Tsk, come può mia sorella essere caduta così in basso?- si chiese Kokoa con comica delusione, osservando la parente scambiarsi schiaffetti (era decisamente imbarazzante)con le altre ragazze del gruppo per via del loro chiodo fisso, in quel momento sgusciato via con l’evidente speranza di riuscire a trovare un angolo di spiaggia dove le sue “fan” non potessero raggiungerlo o magari una figura amica che lo aiutasse.
Di certo non sarebbe stata lei, l’unica cosa che le importava in quel momento era stare placidamente distesa sul suo asciugamano, all’ombra dell’ombrellone da lei appositamente sistemato perché riuscisse a nascondere totalmente la sua figura ai raggi del sole, a rilassarsi, col fedele Ko-chan appollaiato sulla testa a sonnecchiare.
D’altronde in vacanza ci si andava appositamente per quella ragione, quindi peggio per loro se non riuscivano a godersi quell’ambiente paradisiaco; era quasi mezzogiorno, a giudicare dalla posizione in cui vide il sole quando sbirciò per verificare, la spiaggia aveva cominciato a riempirsi di bagnanti, ma per fortuna non avevano raggiunto un quantitativo tale da costituire un fattore di disturbo con il loro vociare e fintanto che sarebbe stata alla larga dall’acqua non ci sarebbe stato nessun problema per lei.
Kokoa riuscì finalmente a concedersi un lieve sorriso rilassato.
-Un po’ di pace finalmente!- durò addirittura due secondi, prima che una piccola figura cadesse a pochi centimetri da lei ricoprendola di sabbia, per giunta in quel momento aveva anche la bocca aperta per sospirare, cosa che la costrinse ad alzarsi di colpo e sputacchiare un po’ ovunque per liberare la sua lingua da quei fastidiosi granelli.
La piccola Yukari, messasi a sedere, si diede due schiaffetti per riprendersi dal giramento di testa, cominciando poi ad inviare maledizioni a raffica nei confronti di una certa succubus.
-Non potranno impedire l’inevitabile: Tsukune e Moka si metteranno insieme… e io sarà la loro amante perché li amo entrambi!- dichiarò furiosa e alzando l’indice al cielo la streghetta, causando uno sbuffo contrariato nella vampira che le stava di fianco e che aveva visto gettati alle ortiche ogni speranza di passare qualche momento nel più assoluto relax.
-Sì, le solite storie, ormai le sappiamo a memoria. Piuttosto, che sta facendo il tuo tanto temuto rivale?- le chiese poi, indicando incuriosita il ragazzino biondo che, pochi metri più in là, stava timidamente e gentilmente chiedendo ad alcuni bagnanti di spostarsi.
-Perché me lo chiedi, desu?- controbatté la castana, non mancando di scoccare un’occhiataccia a Miles nel vedere due ragazze accettare la sua richiesta non prima di aver dichiarato quanto fosse “carino e coccoloso”, causandogli un arrossamento di gote per l’imbarazzo; sulla tempia di Yukari si gonfiò comicamente una vena.
“Ma guarda come se la tira, desu!”
-Perché magari così comincerai ad ammorbare lui e io potrò godermi l’ombra… una volta che mi sarò liberata di questi fastidiosi granelli.- concluse la vampira dagli occhi verdi, senza peli sulla lingua, non si era mai fatta scrupoli con nessuno di loro; brutale ma sincera.
Nel mentre, appurato di avere finalmente lo spazio di cui necessitava, il ragazzino usò il bastoncino di legno che teneva in mano per tracciare un piccolo solco sulla sabbia, ricavandone infine un rettangolo; a quel punto però, involontariamente, fece improrogabilmente scattare la molla della curiosità nella sua coetanea.
Lasciata Kokoa finalmente da sola (-Accidenti, mi sa che mi è entrata anche nel costume.- la sentì mormorare, infastidita), decise che effettivamente, Tsukune poteva aspettare, Moka se la sarebbe cavata anche senza di lei, e focalizzare le sue attenzione sul mobiano più giovane.
-Ehy.- la salutò quando si accorse di lei.
-Che stai architettando, se posso chiedere, desu?-
Il mobiano squadrò attentamente la figura che aveva tracciato come a volersela stampare bene in testa, poi le rivolse un sorriso gentile. -Avevo pensato di dilettarmi nella comune, ma a mio parere sempre divertente, arte della costruzione di castelli di sabbia, ho già un’idea in mente su cosa realizzare, ho analizzato attentamente la zona e ho segnato, come tu stessa hai potuto vedere, lo spazio di cui necessito, ovviamente anche in base alla sua conformità. Ti va di darmi una mano?- le chiese poi con gentilezza e fu lì che l’immaginazione di Yukari riprese a galoppare.
“Oh certo, credi non abbia inteso il tuo pensiero, desu. Vuoi rabbonirmi con una comunissima attività da spiaggia, mi farai costruire un ponte di sabbia, poi con una scusa mi ci farai appostare di sotto e me lo farai crollare addosso, vero, desu?” l’essersi ritrovata davanti un altro genio l’aveva decisamente resa paranoica e il sorrisetto traballante, unito al tic all’occhio, che mostrava in quel momento avrebbe fatto formulare tale tesi a chiunque.
-Non vedo perché no, desu.-
-Grazie.-
E armatasi di paletta e secchiello, la castana affiancò il biondo in quella che per lui sarebbe stata semplicemente una tranquilla attività per passare il tempo ma che per lei assumeva invece i contorni di un’assurda guerra psicologica.
-A proposito, dov’è finito il tuo migliore amico/fratello?-
-Maurice?! Le ho provate tutte per convincerlo, ma non ha proprio voluto saperne di scendere in spiaggia, ha detto che andava a farsi un giro in città, mi ha promesso che non avrebbe cercato di svignarsela; quando promette mantiene, quindi sono sicuro che tornerà.-
 
 
 
Dal terrazzino del modesto albergo, Sun Otonashi osservava i suoi kohai con un leggero sorriso, sinceramente contenta che si stessero divertendo e al contempo si sentiva tremendamente in colpa per aver accettato di farli soggiornare lì, visto il rischio di coinvolgerli in quella faccenda che, lo aveva giurato, avrebbe fatto il possibile per sistemare da sola.
-Dunque questi sono gli studenti che abbiamo accettato di ospitare. Sembrano un gruppo decisamente bizzarro.- disse una voce pacata, appartenente ad una donna sulla quarantina che affiancò la ragazza, poggiando le braccia sul cornicione.
-Marin, va tutto bene?- scrisse la mora sul suo bloc-notes, notando un breve istante in cui gli occhi neri e costantemente assonnati (o almeno questa era l’impressione che dava il fatto che fossero perennemente socchiusi) della donna sembrarono incupirsi; questa si limitò a scostarsi una ciocca bionda e sorridere affabile alla ragazza.
-Niente che tu già non sappia, Sun. La situazione è quella che è, possiamo solo fare del nostro meglio e sperare che la fortuna sia dalla nostra.- non c’era traccia di arrendevolezza nelle parole della donna, ma il sincero desiderio di tentare fino alla fine… e Sun sapeva da cosa derivasse la forza d’animo di colei che, da quando era arrivata nel mondo umano, era stata più una madre per lei che una datrice di lavoro, fattore che la faceva sentire ulteriormente colpevole di non averle mai rivelato chi lei fosse davvero.
Ma d’altronde le regole del mondo youkai erano chiare: gli umani non devono sapere dell’esistenza dei mostri!
La ragazza era comunque conscia del fatto che, in ogni caso, non avrebbe lo stesso avuto la forza per dirglielo, dal suo punto di vista, nel meno grave delle ipotesi, le avrebbe causato unno svenimento.
-Beh, sarà il caso di mettersi all’opera: è quasi ora di pranzo e, anche se pochi, ci sono clienti da servire.-
Sun annuì con un triste sorriso, prima di seguirla, pensando al contempo quanto fosse ingiusto che, malgrado tutto l’impegno che aveva sempre messo in ciò che faceva, Marin sarebbe stata costretta a rinunciare al suo sogno.
 
 
 
Non ci poteva assolutamente credere, ma che problemi avevano i giapponesi? Niente chili-dog, ma erano completamente impazziti in quel paese? Non una singola rosticceria, ne un carretto ambulante, ne un ristorante, in nessun posto avevano idea di cosa fosse un chili-dog.
“Blasfemi miscredenti, Chaos vi sterminerà tutti!” li maledì Maurice, trangugiando il quarto spiedino di dango consecutivo e buttando lo stecchino nel primo cestino della spazzatura disponibile; considerando che a breve sarebbe stata ora di pranzo forse avrebbe fatto meglio a tenere lo stomaco vuoto, ma la terribile realizzazione che il suo cibo preferito fosse pressoché conosciuto in Giappone, o per lo meno in quel quartiere, gli causò un ulteriore svuotamento dell’organo che si occupava della digestione, portandolo a fermarsi alla prima “stazione di rifornimento” disponibile e ordinare la prima pietanza che avesse adocchiato; i chili-dog erano comunque la cosa migliore che avesse mai mangiato.
E, come ulteriore incentivo per dargli fastidio, non poteva nemmeno correre a velocità supersonica, almeno non senza avere a disposizione un vicolo da cui partire e un altro in cui rifugiarsi, così che i passanti scambiassero il suo passaggio con una folata di vento improvvisa.
Forse era davvero il caso di tornare all’albergo, almeno sarebbe stato in compagnia lì, avrebbe sicuramente trovato qualcosa da fare, tenendosi a debita distanza dal mare naturalmente; quando si convinse che sarebbe effettivamente stata la scelta migliore ecco che spuntò fuori qualcosa, o meglio qualcuno, che attirò il suo interesse.
Una ragazza stava camminando nella direzione opposta alla sua, venendogli dunque incontro, quello che lo incuriosì di lei fu l’abbigliamento che decisamente era impossibile non notare malgrado il marasma di gente che passeggiava: un abito bianco lungo con lo spacco laterale che paradossalmente si intonava bene con la sua pelle scura, stivali bianchi col tacco basso e una tiara (si chiamava in quel modo?) tra i capelli color biondo chiaro.
Insomma, lui non era certo un esperto d’abbigliamento, ma per quanto ne sapeva un vestiario del genere sarebbe risultato idoneo ad una serata di gala o roba simile, non certo per una passeggiata in città, per giunta in una zona marittima dove molte persone giravano in pantaloncini e infradito.
Si guardava in giro con aria confusa, come se non sapesse dove andare o se fosse finita lì per caso, gli occhi, di un insolito rosso vermiglio, saettavano confusi ovunque; doveva essersi persa.
Forse avrebbe dovuto aiutarla, non sarebbe certo stato emozionante come affrontare un mostro potentissimo sbucato fuori all’improvviso, ma l’indole dell’eroe insita in lui non necessitava certo della prospettiva di futuri elogi da parte del popolo (anche se ribadivano quanto fosse figo) per far scattare la molla dell’altruismo, il problema era decisamente un altro: quella ragazza chiaramente necessitava di indicazioni e lui in quel momento era proprio l’ultima scelta a cui rivolgersi per chiederne, quindi forse avrebbe fatto meglio ad accantonare il suo bisogno di mettersi in mostra e lasciar perdere.
Poi però, non appena si incrociarono, lei inciampò in una piega del suo lungo vestito e l’esito scontato sarebbe stato un incontro spiacevole tra il suo volto e il marciapiede.
Maurice lasciò posto all’istinto, scattò e l’afferrò appena in tempo, ritrovandosela tra le braccia.
-Va tutto bene?-
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Ed ecco che i nostri eroi danno ufficialmente il via alle loro vacanze estive, ma posso garantirvi che, almeno all’inizio, avranno ben poco di che divertirsi visto che a breve cominceranno i problemi, quelli seri.
E mentre i ragazzi si godono questi primi momenti di pace Ginei e Haiji si dirigono a far casino, non garantisco che ne usciranno con tutte le ossa intatte (o che ne usciranno), ma avranno modo di dimostrare la loro pericolosità in combattimento.
E per giunta il nostro Maurice/Sonic ha appena fatto una conoscenza che avrà una certa rilevanza per lui, perché… nah, perché farvi spoiler.
Cosa nasconde Sun Otonashi? Ginei e Haiji riusciranno a sgominare da soli il quartier generale della settima divisione di Fairy Tale? E Yukari riuscirà ad andare d’accordo con Miles/Tails senza farsi assurdi filmini in cui lui tenta di ucciderla?
Tutto questo e molto altro ai prossimi capitoli.
Ci si vede gente!


 
  
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