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Autore: GiovanniC86    19/02/2016    1 recensioni
Di lei ricordo ogni cosa... tranne il colore dei suoi occhi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Stamattina sono entrato assieme ai miei colleghi in uditorio, elegante, sorridente e pronto sorprendere tutti con la mia parlantina. Mi sedetti in sesta fila, dinnanzi al tavolo dei reggenti all’assemblea, in modo da poter udire bene chiunque avesse voluto prendere parola. Tirai fuori dalla mia valigia una serie di fogli, assieme ad una penna: reggevo a due mani i fogli su cui erano scritti tutti gli argomenti che sarebbero stati trattati in assemblea, ben dieci. Nonostante possano sembrare pochi, ora come allora, posso giurare che non è così. Mezz’ora, tre quarti d’ora, un’ora di tempo era ciò che si impiegava a terminare di trattare una pratica. Passammo dunque così, sin dalla mattina alle otto, tutta una giornata di chiacchiere, discussioni, delusioni e sofferenze. Ero pronto ad affrontare la giornata con lo spirito giusto, carico e determinato, pronto a far valere i principi e i propositi avanzati da me e i miei colleghi di commissione, che hanno lavorato assieme a me nella stesura della pratica. Ero da solo nella mia fila di poltrone, assieme ad una ragazza mia coetanea. Parlai tantissimo con lei; delle pratiche, dei problemi che le riguardavano, delle altre commissioni, ridevamo, chiacchieravamo allegramente di ciò che avevamo passato i giorni precedenti in ufficio, tra direttori stronzi e pessimi risultati. Alternavo dunque lo sguardo tra lei, le commissioni e il tavolo di presidenza, riuscendo comunque a seguire il tutto senza dovermi concentrare troppo o perdere tempo. Passai delle belle ore, non posso negarlo, oltretutto… le cose stavano in modo diverso da come si possa pensare. Quando mi sedetti, fui convinto che avrei passato ore senza pensieri, tutto ciò che non riguardava l’assemblea sarebbe stato per me superfluo. Non fu più così, quando lei si sedette davanti a me. Quella ragazza era nei miei pensieri già da tempo, poiché per giungere in assemblea, pronti a supportare la propria pratica con determinazione, è stato necessario lavorare con la commissione, dunque anche con lei. La notai da subito, il primo giorno. Ha qualcosa di speciale rispetto alle altre e tutt’ora posso solo ipotizzare di cosa si tratti, poiché il mio cervello ancora sta ragionando, mentre il mio cuore aveva già capito tutto allora. Forse per il suo modo di affrontare i problemi, forse per il suo modo di parlare, la sua voce! O forse per il modo in cui si veste, per il modo in cui pensa, per il modo in cui si relaziona con le persone, o molto più semplicemente, per il suo viso. Fu quella la prima cosa che notai davvero ed è la stessa cosa su cui il mio cervello ha smesso di ragionare, per accordarsi con il cuore.                                                                          
Non sono un tipo che mostra agli altri le emozioni più impattanti che prova, riesco sempre a non essere naturale, cosa di cui mi vergogno profondamente. Pertanto continuai a chiacchierare con la ragazza al mio fianco, le cui parole ormai non avevano più peso, le cui fattezze per me avevano assunta una forma imprecisa e sfocata, come tutto il resto dopotutto. Il lavoro svolto dalla mia commissione e da me medesimo, si concretizzò in un’assemblea ricca di contenuti, interventi e dibattiti. Anche lei parlò, per di più al mio fianco! Ogni commissione ha da pronunciare obbligatoriamente due discorsi, guarda caso a me toccò l’iniziale, a lei il finale. Appena alzatici dalle poltrone ci dirigemmo verso le sedie poste vicino al tavolo di presidenza, tutti noi della commissione numero 7. Io e lei sedemmo vicini. Riuscii a mostrarmi calmo e rilassato, per niente teso o…. innamorato. Quel momento era cruciale, poiché per del tempo eravamo tutti noi al centro dell’attenzione, assieme alla nostra pratica, da discutere e difendere. Mi girai verso di lei e la vidi tesa al punto giusto, determinata e preparata. Anche questo mi piace di lei. Avrei voluto fare tutto ciò che era in mio potere per aiutarla, per renderle più facile il lavoro, per dirle quanto l’avrei supportata, per fare in modo che potesse lavorare nelle migliori condizioni. Ma io sono pessimo, sono un disastro nei rapporti. Essere attore, non sempre è utile. Indossi una maschera perenne, giurando a tutti che non è così, che sei tu, che sei originale e sincero, ma vicino a lei, la maschera calava sulla mia faccia automaticamente. Mi sento un idiota, averi potuto dirle tante cose, confortarla in tanti modi, mostrarmi più aperto, più raffinato! Ma oggi, come sempre, è andato tutto a rotoli e il mio cuore incominciava a già a soffrire.
Tornammo alle poltrone delusi tutti quanti per il fallimento della nostra pratica. Non riuscivo a vederla in faccia, poiché potevo ben osservare solo la sua lunga chioma castana, che dava una fantastica sensazione di morbidezza. Passarono altre ore, in cui cercammo di attaccare altre pratica, smontarle, mettere in discussione i loro punti e tra chiacchiere irrilevanti con la ragazza al mio fianco, commenti, interventi, appunti sulle pratiche, mi accorsi della condizione in cui lei giaceva. Seduta sulla poltrona, affranta, oppressa dalle terribili coincidenze, dal fato inesorabile e dal tempo che incedeva vorace. Io soffrivo tanto quanto lei. Avrei voluto che lo sapesse, ma non sarebbe stato possibile.
L’assemblea è sciolta, i delegati si alzano, si preparano ed escono dall’uditorio. Passarono venti minuti di saluti, congratulazioni, chiacchiere, foto e spuntini. Lo giuro, furono i venti minuti più strani della mia vita. La cercavo sempre, tra la folla di delegati, vicino ai tavoli, all’uscita, ai distributori automatici di bevande e di cibi, vicino alla mia commissione, fuori dall’edificio, cercavo il suo sguardo, cercavo al sua chioma, cercavo il suo viso. La trovai e non la lasciai più. Non la seguivo, poiché non sarebbe stato piacevole, ma riuscivo sempre a stare vicino a lei, per un motivo o per un altro. Ricordo di aver scansato una mia collega di un’altra commissione, che voleva chiacchierare, solo per vedere cosa stava facendo lei. Stava chiacchierando con un altro delegato. Fu li che il mio corpo capì, fu li che il mio cervello si mise definitivamente d’accordo con il cuore. la gelosia è un sintomo inequivocabile di uno dei sentimenti più immediati e semplici del nostro essere: l’Amore.
Ormai avevo deciso, volevo parlare con lei, anche solo per poco o di cose… irrilevanti! Mi bastava udire il suono della sua voce, mi bastava guardarla negli occhi, nei suoi fantastici i occhi color… color…
Sono un pollo.
Ci salutammo all’uscita, eravamo soli e stavamo camminando quasi fianco a fianco, bastò una parola a rattristarmi, bastò quel “ciao” a convincermi inconsciamente che avevo ormai sprecato le più grandi occasioni che avevo. Dovetti andare a sbrigare delle commissioni in alcune agenzie prima di tornare a casa. Non facevo altro che pensare lei, ovviamente.
Ora sono a casa, ho il mio telefono in mano, le ho mandato un messaggio poco fa. Dovevo farlo, dovevo comunicare con lei ancora una volta, seppur mantenendo perennemente indossata la mia maschera e continuando a trovare vie traverse per farlo, nella paura di usare anche solo una parola sbagliata, che avrebbe potuto compromettere tutto. Lei ha risposto immediatamente. Il mio sorriso ha illuminato la stanza. Ora però con il telefono dinnanzi a me… non so cosa dirle. Sono passare tre ore e non so cosa dirle, non ho motivi per parlarle?
E invece si. Ce li ho, e sono i motivi più belli del mondo. Devo farmi coraggio, devo riuscire ad esprimere quello che provo senza essere impulsivo, invadente o affrettato. Devo confessarlo, credo che ci sia stato un contatto fra noi. Fu il tempo di uno sguardo, che riuscii a percepire mezzo secondo prima che voltasse il capo. Sorrisi anche allora, rinfrancato nell’animo.
Spero di riuscire a rispondere, spero di riuscire a levarmi questa maschera che indosso perennemente e di riuscire a guardare il suo viso ancora una volta, per poi guardarla negli occhi e scoprire di che colore sono. 
   
 
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