“Sono incazzato. E' la posizione migliore per osservare le cose" 



“Che vorresti fare da grande?”
Thomas si è sentito fare questa domanda almeno una miriade di volte, durante tutta la sua infanzia, eppure risponde sempre allo stesso modo: il cowboy. Non l'astronauta, l'attore, il cantante o addirittura il Presidente degli Stati Uniti. Ma proprio il cowboy, uno di quelli che indossa speroni, cappello a falde larghe e cavalca uno stallone nella radura di qualche landa sconosciuta. Uno di quelli che ha il distintivo e una pistola sempre carica nella fondina, insomma.
Diventare un cantante, una rock star con tanto di band al seguito, quindi, non è certamente nei suoi piani. Perché fare ore massacranti in studi di registrazione quando si può sparare ai banditi durante le risse nelle locande, come fa sempre John Wayne nei suoi film?
Sissignore, lui sarà un cowboy. Un cowboy con l'accento del Sud che tanto disprezzano i cittadini della giungla di cimento e chi come loro fa parte degli Stati del Nord. .

Ci pensa Elvis a distruggergli tutte le sue fantasie nel Far West. Il Re arriva a Gainesville per girare il suo prossimo film: “Lo sceriffo scalzo”, scegliendo come set proprio quella cittadina sperduta della Florida.
Thomas, undici anni e capello corto biondo, lo incontra per purissimo caso quando suo zio lo porta a visitare il set, siccome lavora lì come tecnico delle luci. Si ritrova davanti nientedimeno che Elvis Presley e tutto quello che gli dice è “Posso stringerti la mano?”. Il Re gli sorride, acconsente, una stretta di mano veloce e poi si dilegua, raggiungendo il regista che lo sta aspettando per girare altre scene.
Nessuno l'ha mai saputo, ma dopo quel giorno, Tom Petty non si è lavato la mano destra per una settimana.
Un mese più tardi e compra una chitarra elettrica con i soldi racimolati aiutando sua madre con le faccende domestiche e dando una mano alla loro vicina ad annaffiare il giardino. La compra, ma manca ancora qualcosa. Manca la scintilla che deve far scattare in lui un certo desidero che ancora non sente.

A farlo ci pensando i Beatles, esattamente tre anni dopo. I quattro di Liverpool approdano in America osannati come degli dei scesi in terra. Sono carini, cantano bene e vendono. Tanto. Così tanto che Ed Sullivan li invita nel suo programma per farli suonare per tutta la serata.
Thomas ne rimane affascinato, meravigliato. Sta lì davanti a quello schermo in bianco e nero, seduto nel bel mezzo del soggiorno, e ha occhi e orecchie solo per quei quattro inglesi.
Gli piace quell'energia che sprigionano, trova divertente quel loro modo di muoversi mentre suonano. Li guarda e capisce.
Eccola, la sua scintilla. E' vero, non è stato mai portato per lo sport – piccoletto e magrolino com'è – ma se invece fosse portato per la musica? Musica. E' un bel suono, deve ammettere.
Potrebbe almeno provare, tanto per vedere se è quello il suo destino, altrimenti c'è sempre opzione b: diventare un cowboy.

Tom Petty non è diventato un cantante né tanto meno un cowboy, bensì una rock star e un cowboy. Due lavori in uno. La selvaggia America si può vedere nei suoi vestiti: cappelli a falde larghe, gilet in frange, stivaletti e giacche scamosciate. Per quanto riguarda il lato da musicista, basta pensare che in tutta la sua carriera ha venduto 80 milioni di dischi in tutto il mondo, facendo di lui uno degli artisti più venduti di sempre.
Dal suonare nei garage è passato a farlo negli stadi e teatri, davanti ad un numero notevole di spettatori. E con lui, fin dal lontano 1976, gli Heartbreakers.
Dall'essere picchiato dal padre è passato dall'essere amato dai suoi fans e dai suoi migliori amici, Stevie Nicks e George Harrison in primis.
Due matrimoni, un divorzio, tre figli e la tecnica di meditazione trascendentale durante il tempo libero, quando non è preso a collezionare cappelli.
A questo punto crede proprio che non tornerà indietro. No. Rimarrà nel suo personale mondo delle Meraviglie, dove al posto della giovane e piccola Alice, c'è lui: Thomas Earl Petty.