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Autore: L i a r    23/03/2009    5 recensioni
“Tu devi essere Mello, vero?”
Sospirò e annuì, capendo che non l’avrei lasciato in pace.
Si voltò verso di me e gli sorrisi.
Abbassò il capo, come per scusarsi di non poter fare altrettanto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A.: Ebbèèè, un'altra MelloxMatt, questa volta per un contest!*--* Sono molto orgogliosa del mio quinto posto, anche se magari non lo meritavo più di tanto... XD evabhè.
Tutti e tre i capitoli sono stati betati da MellosBarOfChocolate...Grascie <333
Ecco. Buona lettura...Spero ç___ç"














Era lì, ogni giorno seduto sulla stessa panchina.
Stavo in una posizione privilegiata per osservarlo: appoggiato all’albero piantato proprio a due passi da lui, aspettavo i miei clienti.
Avevamo tutti e due un giro infame, di quelli seri, organizzati, da cui non puoi uscire tanto facilmente.
Io spacciavo droga, e la maggior parte delle volte me la cavavo bene; mi capitava di rado di vedermela con soggetti annebbiati dall’astinenza. Ormai non avevo paura: erano due anni che facevo quel mestiere, e avevo il mio amato coltello a portata di mano, pronto ad essere usato.
La sua situazione era peggiore: era una delle puttane più quotate del quartiere.
Aveva una clientela fissa, più qualche porco occasionale.
Non potevo biasimarli del tutto: dopotutto egli possedeva un volto angelico, e per quanto lo osservassi non riuscivo a trovarvi un difetto.
I capelli tagliati in un caschetto corto, che lo faceva sembrare un qualsiasi studente del liceo, i tratti del volto delicati, gli occhi azzurri e profondi, la bocca ridotta sempre a una linea sottile, la fronte nivea perennemente corrucciata.
Aveva un’espressione troppo seria per i suoi diciassette anni: non lo avevo mai visto sorridere.
Un giorno mi sedetti accanto a lui, spinto da chissà quale impulso.
“Ciao” dissi.
Mi osservò per un attimo, come si guarda una foglia marcia, poi tornò a guardare di fronte a sé.
“Io sono Matt”  era il mio pseudonimo, ovviamente. Tutti nel giro ne avevano uno.
“Lo so.” Avrei dovuto immaginarlo; ero il nipote del ‘grande capo’, in fin dei conti.
“Tu devi essere Mello, vero?”
Sospirò e annuì, capendo che non l’avrei lasciato in pace.
Si voltò verso di me e gli sorrisi.
Abbassò il capo, come per scusarsi di non poter fare altrettanto.
 “Che giornata di merda.” Sbottai, quando vidi in lontananza un mio cliente avvicinarsi.
“Già.” Guardò il cielo nuvoloso.
Tirai fuori il pacchetto di sigarette “Vuoi?”
Corrucciò le sopracciglia ancora di più. “No, grazie.”


~


Da quel giorno cominciai a sedermi sempre accanto a lui, constatando con piacere che non mi intimava di allontanarmi.
Presi a parlargli di me, pure se non rispondeva sapevo che mi ascoltava; notai che gli tremavano le gambe, quando discorrevo con lui. Associai questo al fatto che voleva reprimere qualche reazione, o forse le parole che voleva buttar fuori.
“I miei sono crepati quando avevo tredici anni. Non me ne fregò più di tanto: mio padre era un drogato, mia mamma una puttanella da quattro soldi, che non riusciva nemmeno a soddisfare i suoi clienti.”
Mi accesi una sigaretta, notando con la coda dell’occhio che aveva rizzato la schiena curva.
“Allora mio zio mi ha preso con sé. Ricordo che mi teneva sempre chiuso in casa, mi atrofizzava il cervello con i giochi da console.” risi, pensando che quella mania per la ps mi era rimasta.
“Dovetti abbandonare la scuola da fighetti che frequentavo: mi dispiacque, i professori mi dicevano sempre che ero un genio…”
“Perché mi dici tutto questo?” mi chiese, interrompendomi.
Rimasi un attimo interdetto; non mi aspettavo che avrebbe aperto bocca, quasi mi ero dimenticato che fosse in grado di parlare. La sua voce era terribilmente sexy.
Mi diedi dello stupido per quel pensiero e cercai in fretta qualcosa da dire.
Alla fine mi strinsi nelle spalle “Non so.”
Abbassò di nuovo le spalle, quasi fosse deluso dalla mia risposta, come si aspettasse qualcosa di più da me.
  
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