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Autore: perpetuum    21/02/2016    1 recensioni
Immobili, incapaci di continuare la danza, si lasciarono cadere sul legno, ansanti. Le loro teste ancora vicine, si sfioravano tremendamente, fu lui per primo a muoversi verso di lei, ansioso di eliminare quella, seppur minima, distanza. Le posò una mano sotto il mento, carezzandole la guancia, guardandola con sguardo languido, affettivo, come se l'avesse sempre vista, come se fosse stato capace di vederla per davvero, di vedere le sue paure, le sue insicurezze, come se sapesse la sua vita e non ne fosse timoroso, non avesse paura di camminare sulla sua strada.
Dedicata ad una persona speciale.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Inspiration

 

 

A Chiara, che sei la mia compagna di avventure, di film mentali, di trip pesi.

A Chiara che riesci a farmi sorridere con una semplice frase scritta “Stiamo tornando!”, che riesci a capirmi anche senza che io dica qualcosa.

A Chiara che mi segui nel mio mondo, nel nostro mondo.

A Chiara perchè sì, perchè sei tu.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I suoi piedi si libravano leggiadri, due dita incerottate, grossi lividi a ricoprire il loro dorso da cima a fondo, tratti inconfondibili per una ballerina. Le note di Do the shout, riempivano la sala, riecheggiando soavemente. Clairie volteggiava nell'aria, gli occhi socchiusi a rilassare i lineamenti dolci del viso ovale, le labbra piene schiuse leggermente a prendere fiato fra una piroetta e l'altra.

Danzava Clairie, danzava perchè non poteva farne a meno, non sapeva fare diversamente. Era come camminare o parlare, era come respirare o sorridere per lei. Come farne a meno? Come vivere senza?

Era sola nell'accademia, rimasta da sola in quell'aula prove, grande abbastanza da farla sentire in mezzo all'infinito, ma così accogliente da farla sentire a casa. La scuola era ormai deserta, l'orologio alla parete batteva mezzanotte, ma lei non poteva smettere, non riusciva a farlo. Il sudore le imperlava la schiena nuda, i capelli castano chiaro legati in una coda alta, ma piccoli ciuffi le sfuggivano dal laccino sfiorandole le spalle. Le lunghe gambe muscolose si fletterono prima di fare un salto, le braccia tese a mantenere l'equilibrio.

Sorrideva libera, senza scrupoli, solo in quelle occasioni riusciva a farlo, solo in quell'aula, solo ballando riusciva a valicare i suoi muri, permettendole di esprimersi appieno, liberamente.

I capelli le volteggiavano intorno al viso al ritmo dei movimenti della sua testa, sentendosi completamente spogliata delle sue restrizioni, dei suoi blocchi. Da sola, da sola con se stessa, con la musica, con la danza. Con la sua vita.

Sul ritornello si lasciò cadere a terra, i pugni a battere sul parquet prima di scivolare sulla schiena, si portò le ginocchia al petto... i movimenti fluidi del suo corpo muscoloso, teso in ogni linea, in ogni piroetta, la riportò in piedi, le guance arrossate dallo sforzo...

La luce lunare filtrava attraverso l'unica finestra della sala, ricamando dolci ghirigori sul suo suo viso nella penombra. Amava quell'atmosfera, amava la notte, amava bagnarsi sotto la luce della luna, amava risplendere sotto di essa, sebbene il suo pallore venisse accentuato, non le importava. Nelle ombre, nel silenzio incondizionato, nel soffice canto di una civetta riusciva a trovare tutta se stessa, riusciva ad emergere per quella che era e non per quella che a volte si costringeva ad apparire per piacere gli altri. Altri che poi nemmeno le piaceva assecondare, ma che doveva frequentare, insegnati, compagni di corso, altri che non voleva nel suo mondo, se non erano disposti a vederla nella profondità del suo io, nella profondità del suo essere.

Continuava a tenere gli occhi chiusi, concentrata sul solo suono di quelle parole, di quella melodia capace di rimanerle in testa per ore, di mandarla in fissa, di canticchiarla in auto ferma in coda al semaforo, di sentirla in loop prima di dormire.

Non si era accorta di una figura, di una longilinea figura maschile che si era avvicinata alla sala, la canotta grigia a coprirgli il petto ampio e muscoloso, un asciugamano avvolto intorno al collo, i capelli castani scuro ancora umidi dalla doccia, gli occhi scuri concentrati, fissi su di lei, su quel corpo avvolto dalla musica. Gli parve di vederla volare, librarsi nell'aria, sospinta dalle note, eterea, come se non fosse vera, come se fosse troppo bella per esse reale, tanto da non crederci di poterla toccare, di poterle parlare, se solo avesse voluto.

Rimase immobile, una spalla appoggiata allo stipite della porta a sostenere il suo corpo, le braccia incrociate al petto, un sorriso sghembo a mezzo volto. La luna rifletteva sulle forme della ragazza disegnando sulle parti del corpo nudo strani motivi, da sembrare tatuaggi, da sembrare pitturati. Gli era capitato di ballare in coppia con Clairie poco volte, ma tutte le volte gli era sembrava una ragazza fresca, genuina, spontanea. Gli era rimasto impresso la sua espressività, la capacità di scavare nell'animo dell'altro con un solo movimento della gamba o del bacino, era stata capace di emozionarlo a tal punto da lasciargli impresso il suo tocco come un'impronta permanente sulla sua pelle. Non sapeva di trovarla ancora in sala prova, non credeva che qualcun altro oltre a lui rimanesse fino a tardi in accademia, non sapeva che qualcun altro condividesse come lui la bellezza della solitudine, del silenzio, della calma.

Non si era ancora accorta della sua presenza, come avrebbe potuto, d'altronde. Completamente immersa nella musica sembrava avere la mente a miglia di distanza. Ma era così bella, così delicata, così passionale che non poteva continuare a fissarla in disparte, non poteva rimanere immobile a guardala.

Lasciò che la musica lo guidasse prima ancora che la mente gli dicesse cosa fare, si lasciò andare sinuoso, come un gatto nero è capace di nascondersi nella notte avvicinandosi quatto alla sua preda, lui si mosse con passi silenziosi, attento a non disturbarla, cacciatore.

Quando le fu alle spalle le posò una mano sul braccio, prendendola con delicatezza. Clairie si voltò per un attimo sobbalzando, l'espressione disturbata, di chi è appena stata interrotta nel momento più intimo della sua vita. E forse era così, sembrava confessarsi in quel ballo, sembrava comunicare i suoi segreti più profondi, i suoi desideri nascosti.

Clairie incrociò gli occhi scuri di Andreas, le era capitato di averci ballato due o tre volte, lo aveva incrociato spesso nei corridoi, negli spogliatoi. Che ci faceva lì, era sicura di esser rimasta da sola nell'accademia. Il ragazzo sembrò capire la sua domanda inespressa e le posò un dito sulle labbra, scatenando in lei una scossa, facendole sprofondare il cuore in fondo alla pancia, poi le prese le mani con gentilezza e la trasportò con sé in mezzo alla sala. All'inizio Clairie rimase tesa fra le sue braccia, ma a poco a poco che riusciva a capire i passi del ragazzo, riusciva anche a muoversi insieme a lui, percependo il suo corpo vicino al proprio e sentendosi elettrizzata. Le sorrideva, sbarazzino, la luna gli illuminava solo le labbra sottili piegate in quel sorriso che le arrivava dritto allo stomaco, facendole mancare l'aria.

Cosa stava succedendo? Cosa le stava succedendo? Si sentiva così attratta da lui, come se fosse nata per ballare con lui, ma oltre a questo, come se fosse l'altra metà esatta della sua anima. Quando aveva ballato con lui in precedenza non aveva sentito quelle vibrazioni, non aveva sentito quel trasporto eppure quella sera non riusciva a smettere di fissarlo, non riusciva a staccarsi da lui. Sebbene i muscoli le bruciassero, sebbene le braccia si fossero indolenzite avrebbe ballato con lui per sempre, se fosse stato possibile. I due corpi si fusero in uno solo, avvicinandosi e poi di nuovo allontanandosi, piroettando vicini, paralleli, occhi negli occhi, dita contro dita, schiena contro schiena.

Clairie saltò in aria, sapendo che Andreas sarebbe stato lì, che l'avrebbe presa. Sentì le sue dita solleticarle la pancia, facendola rabbrividire. La musica sfumò quando ancora volteggiava in aria sospesa dalle braccia di Andreas, la voce soave di Brandon Urie riempì il corpo della ragazza scuotendola di una nuova emozione, le noti eleganti di Death of a Bachelor si impossessarono delle sue membra, facendola danzare a ritmo di tango. Sorrise spontanea al ragazzo, un po' imbarazzata di quella strana sinfonia che si era creata fra loro, incredula che stesse succedendo davvero. Da quanto tempo era che non le capitava di sentirsi così attratta da qualcuno? Da quanto tempo non le succedeva di sentirsi così affine, così complice con qualcuno. Eppure Andreas riusciva a capirla, lo sentiva dentro, lo sentiva attraverso i suoi occhi, lo sentiva nel suo sorriso. Non abbassarono mai lo sguardo, incatenanti in quella melodia, sospinti dai loro battiti impazziti, dai loro respiri soffocati.

L'attirò a sè, facendola aderire contro il suo petto, i loro volti così vicini, gli occhi di Andreas la schiacciarono a terra, ma non per lo sguardo selvaggio che si era aspettata di trovare, tanto per la profondità che ci vide dentro, per il pathos che scorse nelle iridi castane, per l'intensità con cui la sosteneva con le sue mani adagiate su di lei.

Sarebbe stata una folle a dire che non lo trovasse incantevole e tremendamente sexy, i capelli a spazzola ancora bagnati le spruzzavano soffici goccioline sul viso, il suo sorriso obliquo le riscaldava il ventre, le sue mani pudiche la solleticavano dolcemente.

Il respiro affannoso del ragazzo le accarezzò il collo facendola rabbrividire, posò il suo sguardo sulla sua bocca mezza aperta, le sue labbra sottili si piegarono di nuovo in una linea curva, sorridendo imbarazzato. La loro vicinanza era sconcertante per entrambi, ma non riuscivano ad allontanarsi, non riuscivano a smettere di osservarsi a vicenda, studiandosi, respirandosi, sentendosi.

Clairie si chiese se solo a lei battesse così forte il cuore da farle male allo sterno, si chiese se anche Andreas percepisse l'elettricità fra di loro, percepisse quel legame che lei aveva sentito dal primo passo che avevano fatto insieme.

Immobili, incapaci di continuare la danza, si lasciarono cadere sul legno, ansanti. Le loro teste ancora vicine, si sfioravano tremendamente, fu lui per primo a muoversi verso di lei, ansioso di eliminare quella, seppur minima, distanza. Le posò una mano sotto il mento, carezzandole la guancia, guardandola con sguardo languido, affettivo, come se l'avesse sempre vista, come se fosse stato capace di vederla per davvero, di vedere le sue paure, le sue insicurezze, come se sapesse la sua vita e non ne fosse timoroso, non avesse paura di camminare sulla sua strada.

Gli occhi di Clairie si spalancarono quando sentì le labbra morbide di lui posarsi sulle proprie, fu come se stesse vivendo la scena da fuori, come se potesse uscire dal suo corpo e vedersi dall'esterno. Forse la sua anima si era staccata davvero dal corpo, forse quel bacio a fior di labbra era stato capace di aprire la porta della sua anima e l'aveva liberata estasiata da quel tocco, dal suo sapore virile, ma a tratti delicato, fanciullesco. Non lo sapeva, non sapeva cosa fosse successo fra loro due, non lo sapeva, ma le andava bene così. Rispose al bacio con impeto, chiudendo gli occhi, incapace di continuare a sostenere quello sguardo, incapace di reggere la sua di anima, incapace di respirare sotto di lui.

Si lasciò andare totalmente, non le capitava da tanto, ma non le importava, sentiva di essere felice, come non lo era mai stata, una felicità, una gioia mai provata. Ed era stupido, lo sapeva, era la solita cretina che amava sognare, era la solita eterna romantica. Poteva già sentire i commenti degli altri, ipocriti disillusi, credi al colpo di fulmine, credi a queste cazzate? L'amore non esiste...

Poteva sentire le loro voci velenose, poteva sentirle, ma la bocca di Andreas sulla propria era capace di trasportarla in un nuovo mondo, in un mondo tutto loro, un mondo fatto di amore, sogni, fantasie, passione... un amore dove le parole di coloro che erano incapaci di sognare, di vivere, diventavano vane, nulle.

Si aggrappò a lui, sentendosi mancar l'aria, si abbandonò contro di lui, posando le sue mani intorno al suo collo, stringendolo con forza come se temesse potesse scapparle di mano, come se potesse andarsene se solo avesse allentato la presa.

Sospirò contro la sua bocca, avvicinandosi sempre di più, sentendosi febbricitante di desiderio, mentre le sue mani si serravano sui suoi fianchi, stringendola a sè.

Si fermarono un secondo per riprendere fiato, gli sguardi lucidi riflessi l'uno nell'altra, le loro labbra che si sfioravano, le fronti appoggiate. Si sorrisero con gli occhi, entrambi stupiti, entrambi emozionati ed imbarazzati...

«Cosa stiamo facendo...» sussurrò lei a fior di labbra, stupendosi per un attimo della sua stessa voce arrochita che non le parve nemmeno la propria. Andreas le sorrise, arrossendo lievemente, solo per un secondo, prima di prenderle il volto e affogare quella sua lecita domanda in un altro bacio. Un bacio più imprudente del primo, le loro lingue a rincorrersi selvagge, danzando anch'esse come i loro corpi avevano fatto in precedenza, con passione, con vigore.

La musica continuava a fuoriuscire dalle casse irradiando la sala di note delicate, coprendo quei due corpi sudati, non più tanto dalla danza di prima, ma bensì dai loro sentimenti, dai loro istinti, fondendosi insieme in un solo corpo, in un'unica massa di passioni, vibrazioni. Le loro mani correvano veloci sulle parti l'uno dell'altra, curiose, alla ricerca di qualcosa di invisibile agli occhi, ma di essenziale... Andreas la fece stendere sul pavimento, le guance di Clairie si tinsero di rosso quando i suoi occhi famelici si soffermarono ad osservare il suo corpo, ma non le importava della vergogna, non le importava di niente, annebbiata com'era dal desiderio di assaggiare ancora un po' di lui, del suo corpo, delle sue labbra, della sua anima.

Si strinsero l'uno sull'altra, ansimando nel silenzio della sala, la musica a ricoprire i loro gemiti, le note a scaldare i loro corpi più di quanto già non fossero, creando loro stessi una nuova melodia, una nuova canzone.

La luce lunare li tinse di sfumature giallastre un'ultima volta prima di sparire dietro una nuvola, lasciandoli nell'oscurità dell'intimità.

 

 

   
 
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