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Autore: Elizabeth_S_Fubuki    21/02/2016    0 recensioni
«Queste due bambine sono speciali... Non vogliamo che finiscano in mani sbagliate, non è così?»
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**Il titolo potrebbe subire variazioni**
Rachel © _Alyss_
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio, Pisces Aphrodite, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La limousine macinava la strada che separava l'aeroporto dall'orfanotrofio con una velocità quasi impaziente. Al suo interno, protetti dai finestrini oscurati, sedevano tre uomini, uno con lunghi capelli turchesi che stava immobile seduto perfettamente, uno stravaccato sul sedile con una sigaretta in bocca e l'ultimo vestito in giacca e cravatta con una ventiquattr'ore accanto. Tutti e tre si studiavano in silenzio, la tensione era palpabile e si addensava tra il fumo e la puzza di chiuso che impregnava i sedili.

«Siamo sicuri che sia una cosa giusta?»

L'uomo con i capelli azzurri teneva le braccia conserte e gli occhi limpidissimi e sospettosi puntati sull'uomo incravattato. Quest'ultimo si concesse un sorriso privo di allegria.

«Non avete motivo di preoccuparvi, signor Aphrodite, ogni cosa è stata minuziosamente preparata ed organizzata mesi fa»

Se gli sguardi potessero uccidere, in quel momento Aphrodite si sarebbe macchiato di ulteriore sangue.

«Ho avuto modo di vedere personalmente la vostra organizzazione e ho constatato quanto poco efficiente sia!»

Il terzo uomo, quello con la sigaretta, scoppiò a ridere.

«Il mio compare non ha tutti i torti, amico. L'errore che avete commesso non è piccolo, lo sapete benissimo anche voi. Se la bambina fosse andata a Mu invece che ad Aphro ci sarebbero state complicazioni»

Il tono del terzo uomo era calmo, ma tagliente. Il signore incravattato si schiarì la voce, avvertendo la pericolosità della sua situazione e soppesò ogni parola.

«Suvvia, quello fu solo un errore di calcolo, risolto in tempi rapidissimi per giunta! Vedrete che non ci saranno ulteriori ostacoli, né per il signor Aphrodite né per lei, signor DeathMask»

Aphrodite si rilassò sul sedile.

«Sarà meglio. Queste bambine sono entrambe preziose per motivi diversi, se ci consegnerete quelle sbagliate ve ne pentirete»

Il tizio incravattato deglutì, un po' meno sicuro delle sue capacità. Prese in mano la valigetta e l'aprì tirando fuori due cartellette che consegnò ai due uomini.

«Qui troverete tutte le informazioni, corrette ovviamente, che vi servono»

DeathMask spense la sigaretta contro la scomoda moquette che ricopriva l'interno della macchina e prese il plico di fogli scorrendolo rapidamente e con poco interesse. Aphrodite fece solo un cenno della mano, facendo intuire all'uomo che non voleva vedere quello che c'era scritto. Dopo pochi minuti anche DeathMask riconsegno -o meglio, lanciò- la cartelletta all'uomo e si stiracchiò.

«In ogni modo vedremo in poco tempo se queste marmocchiette sono davvero così speciali»

Aphrodite gli lanciò un'occhiata eloquente e tra i tre cadde di nuovo un silenzio che parve infinito. Fu spezzato solo dall'autista che, dopo qualche minuto, abbassò il vetro che lo separava dai passeggeri.

«Signore, ci siamo»

 

Nel mentre all'orfanotrofio stava trascorrendo una giornata di quotidiana amministrazione. Il cortile era colmo di bambini che giocavano spensierati, le loro urla si disperdevano nell'aria ravvivando quel quartiere di solito monotono. Tra le numerose testoline di ragazzini qua e là spuntava anche qualche bambina, sgattaiolata nel giardino per poter giocare indisturbata. In particolare, una bimba dai capelli rossi si stava scatenando inseguendo un povero biondino che tentava di scappare dalle sue grinfie.

«Basta Rae, lasciami in pace! Prometto che non lo farò più..!»

«Ti avevo detto che se mi avresti chiamato con quel nome te l'avrei fatta pagare, Hyoga!»

Ad assistere alla scena, una seconda bambina con le guance piene di lentiggini, osservava la scena dal ramo di un albero.

«Sta volta te la sei cercata, Hyoga»

Il piccolo la fulminò con lo sguardo mentre correva intorno al tronco dell'albero.

«Stai zitta Elizabeth! Sei complice anche tu!»

La piccola rise continuando a godersi la scena, fino a che altri due bambini non si avvicinarono, curiosi di tutto quel fracasso.

«Ehi, Liz, cosa succede?»

La bimba guardò in basso appena sentì da voce di quello che era suo fratello. Rise.

«Cosa vuoi che sia successo Shiryu? Hyoga ha nuovamente chiamato Rachel con il suo secondo nome»

Saltò giù dal ramo, atterrando davanti ai due. Il bambino che era venuto insieme a Shiryu, dotato di splendenti occhi verdi, si lasciò scappare un sorriso.

«Non ci credo! Eppure è risaputo che chiamare Rae Anàis è tabù»

Hyoga intanto era tornato sui suoi passi, sempre più stanco di correre.

«Shun, salvami tu..!!»

E si rifugiò alle spalle del bimbo con gli occhi verdi. Rachel arrivò poco dopo, ancora irritata e con un broncio da record stampato in viso.

«Per questa volta te la cavi... Ma la prossima volt-»

«Ehi!!»

La ramanzina di Rachel fu interrotta da un quarto bambino che si faceva strada verso di loro con lo sguardo di chi ha appena visto un fantasma.

«Ikki, cosa succede?»

Si fermò ansimando e guardò le due bambine.

«Il direttore vuole vedervi... Pare ci siano due signori che chiedono di voi...»

 

Rachel ed Elizabeth furono portare nell'ufficio del direttore dell'orfanotrofio, seguite a distanza di sicurezza dai loro amici. Appena entrarono nella stanza grigia, un senso di gelo catturò entrambe. Seduto alla sua scrivania stava il direttore, un tizio goffo e burbero con la faccia quadrata che non mostrava mai la minima gioia nell'occuparsi di bambini bisognosi. Accanto a lui, uno per lato, stavano due omaccioni alti e robusti e talmente rigidi da sembrare statue. Elizabeth afferrò il braccio di Rachel non appena i suoi occhietti azzurri si posarono su quelli che evidentemente erano i due signori che avevano chiesto di loro. Non avevano nulla di male ad una prima occhiata, ma l'aura che si era creata alle loro spalle fece perdere qualsiasi tipo di energia alle due bambine. Il direttore spostò la sedia.

«Bene, bene, bene... Eccole qui, le nostre fortunelle...»

Si fece passare tra le dita due plichi di fogli su cui erano scritte parole che né Rachel né Elizabeth riuscirono a leggere.

«Questi due distinti signori vi vogliono portar... Vi vogliono adottare»

Sfoggiò un sorriso fintissimo mentre faceva segno verso i due figuri semi nascosti dall'ombra provocata dal sole che iniziava pigramente a tramontare.

«Non vi preoccupate, mie piccole gemme, vi tratteranno con tutti i riguardi. Hanno in mente grandi cose per voi...»

Rachel si irrigidì di colpo e sentì che Elizabeth aveva cominciato a tremare. Avevano già sentito di bambini che venivano "adottati" da strane persone, ma al contrario di quello che succedeva di solito, non tornavano più a salutare. Qualcosa di losco girava per quell'orfanotrofio e adesso anche loro due ci erano finite dentro.

«Partirete con loro immediatamente. I vostri effetti personali sono già stati raccolti e messi nel veicolo di questi signori, quindi non dovrete scomodarvi»

Si alzò con un colpo secco della sedia e si rivolse ai due omoni ai suoi lati sussurrando qualcosa. Le due capirono solo qualche frase.

«... dal retro. Nessuno le vedrà. Come al solito»

I due uomini annuirono e si diressero verso le bambine. Uno afferrò Rachel, l'altro Elizabeth e le trascinarono fuori passando proprio davanti a dove i bambini si erano messi ad origliare. Shiryu scattò subito in piedi.

«Ehi! Non potete portare via la mia sorellina!! Ehi, fermatevi!»

In tutta risposta, l'uomo che trascinava Elizabeth lo spinse contro il muro senza neanche fermarsi.

«Fratellone!!»

La bimba era in lacrime e tentava di liberarsi strattonando il polso bloccato dalla presa d'acciaio dell'uomo, ma fu tutto inutile. Presto scomparve dalla vista del fratello, seguita da Rachel che aveva assistito ammutolita alla scena. Hyoga, Ikki e Shun furono subito vicini all'amico.

«N-Non possono portarle via così..!»

«Pare che i bambini che vengono presi dagli uomini neri non tornano più...»

«Ehi!!»

Dal corridoio arrivò una voce familiare e un bambino con i capelli castani e numerose ammaccature in faccia li raggiunse.

«Ditemi che gli uomini neri non hanno preso nessuno di noi..!»

Nessuno rispose.

Intanto, nell'ufficio, le ultime cose venivano sistemate.

«Vi assicuro che questa volta non ci sono errori di nessun tipo. E mi scuso ancora per l'incompetenza dei miei collaboratori»

DeathMask si accese una sigaretta.

«Sì sì... Va bene così, basta blaterare inutili scuse.- soffiò una boccata di fumo -Le bambine ci sono, questo ci basta»

Aphrodite fissava la foto di Rachel attaccata sulla sua cartella.

«Come da patti, nessuno dovrà più sentir parlare di loro in questa zona. Ora ce ne occuperemo noi»

Si congedarono e uscirono dalla porta che dava sul cortile sul retro, dove la macchina era ferma ad aspettarli. Le bambine, già sedute sui sedili posteriori, piangevano e si agitavano per tentare di liberarsi e tornare dentro. Da quel momento iniziava la loro nuova vita.

   
 
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