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Autore: carachiel    22/02/2016    4 recensioni
Ambientata dopo la sconfitta di Four contro Shark nel WDC, si può considerare, in quanto a toni e lessico, la gemella di Refused.
Dal testo:
“Sei inutile.”
Non appena le labbra di Five sputarono fuori queste parole, colme di astio e rabbia, il Puppet Master avvertì nitidamente un sonoro “crack” da qualche parte nel petto.
Il rumore di tutte le sue speranze che andavano il frantumi davanti a quella sentenza dura, aspra e inevitabile.
Era inutile continuare a illudersi:
Five non l’avrebbe mai accettato per com’era, troppo diverso da lui.
A questo punto sarebbe bastato che rinnegasse il legame che li univa e avrebbe saputo di avere firmato la loro condanna.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Christopher Arclight/ Five, Thomas Arclight/ Four
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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∞ Between these lines of dust ∞


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Il ragazzo che una volta era stato Thomas Arclight fissò per l’ennesima volta il batacchio di metallo della porta di casa sua. 
Non sapeva bene come, dopo il boato dell’ attacco decisivo di Shark, e il dolore che si era propagato nel suo corpo dopo il duro impatto col suolo, fosse riuscito comunque a rialzarsi e a tornare, seppur barcollante, a casa.
Sapeva bene ciò che lo attendeva dall’ altra parte. 
Avrebbe potuto andarsene, ma sapeva che rimandare quella sentenza sarebbe stato quanto inutile quanto insensato.

Si fece forza, aprì la porta ed entrò.

In mezzo al corridoio, immobile come una statua, c’era ad attenderlo Five.

“Hai perso, non è vero?”

“Five…-“

“Fai sempre così. Dici che ce la farai, che arriverai al top, ma puntualmente arrivi sempre troppo in alto. Non te l’avevo detto forse più e più volte che l’arroganza sarebbe stata il tuo tallone d’Achille?”

“Five, ti prego, ascoltami… E’ vero, ma è stata colpa di Tron, è lui che mi ha distratto dal duello e…” tentò di replicare il fratello, prevedendo ciò che si stava prefilando.

“…E andrai avanti così, incolpando qualcun altro per i tuoi stessi errori.” rispose il maggiore, gli occhi blu che lampeggiavano pericolosamente “Non so quando imparerai che devi crescere e prenderti le tue responsabilità ma, quando avverrà avvertimi che farò una festa.” aggiunse senza celare il tono sarcastico delle proprie parole.

Four tacque, sapendo che quando Five diventava sarcastico era solo l’inizio di una tempesta.

“Ma, soprattutto, non so quando imparerai a mostrare il dovuto rispetto per Tron.”

“Dovuto, uh?”

“Sì, Four, dovuto. Anzi, per quello che fa, tu-… anzi, tutti noi, dovremmo strisciare ai suoi piedi.”

“Non mi ridurrei mai così in basso, e nemmeno tu, orgoglioso come sei.” replicò Four alzando le spalle.

“Non ho detto che lo farei, ma io almeno mostro un po’ di riconoscenza nei suoi confronti, al contrario di te, talmente preso da te stesso che a stento ti accorgi del mondo esterno.”

“Ma guarda chi parla, quello che la mattina passa ore in bagno col solo scopo di ammansire quello scopettone che ti ritrovi in testa…!”

Dopo questa risposta Four seppe di aver oltrepassato il limite. 
Ferire nell’amor proprio Five equivaleva a buttarsi in pasto ad un leone.
Un suicidio
.

La reazione del maggiore non tardò ad arrivare. 
In un istante gli fu addosso, una mano attorno al suo mento, gli occhi blu scuro che dardeggiavano come tizzoni accesi, unico segno di vita in quel viso altrimenti impassibile.
“Cos’hai detto?” gli domandò, il tono pericolosamente calmo.

“Hai sentito benissimo, Raperonzolo.” replicò il duellante dagli occhi carminio ridacchiando.

Five con forza gli conficcò le unghie nel mento e gli sollevò il viso.
“Taci, e ringrazia il cielo che ci sia io qui, a sentire le tue sciocchezze, e non Tron, altrimenti ti assicuro che sarebbe stato molto meno gentile di quanto non lo sia io…!” disse rafforzando la stretta.

“No, ma infatti Tron in confronto a te è un gentiluomo, per come ci tratta…” replicò Four mordendosi un labbro per non emettere neppure un gemito, non gli avrebbe dato la soddisfazione di sentirlo urlare.

“Taci, che tu non hai nemmeno diritto di nominarlo, per quello che non fai…”

“Come puoi ancora difenderlo?” domandò il diciassettenne guardando fisso il consanguineo, chiedendosi come potesse essere così cieco davanti a tutto che Tron aveva fatto.

“Forse perché è l’unico modo per andare avanti.” ringhiò Five in risposta.

Four per tutta risposta gli mostrò la cicatrice che gli sfregiava parte del viso 
“Ti pare un buon modo questo? 
Avanti, rispondimi, voglio proprio sentire. Dimmi se per te ferire e umiliare è davvero un modo di andare avanti!”

“Sangue chiama sangue. E non c’è tributo che non possa essere pagato se non con il sacrificio.” Rispose il maggiore, gli occhi blu tanto vuoti da sembrare quelli di una bambola.

Perché lui in fondo non era altro un burattino a cui erano stati tagliati i fili.

Peccato che Four non accettasse affatto di essere una bambola di pezza. Lui voleva solo tornare padrone della sua vita, pur misera che fosse e non gli sembrava che fosse una pretesa così insensata.
Ma per il suo problema non v’era soluzione: era vittima di un destino crudele che all’apparenza non aveva alcun senso, quello stesso destino che beffardamente l’aveva legato a persone che non poteva fare a meno di deludere.

Five intanto seguitava a guardarlo, e il diciassettenne sentiva su di sé il peso di quegli occhi, di tutto il dissenso e la delusione che vi leggeva dentro.

“Sei inutile.”

Non appena le labbra di Five sputarono fuori queste parole, colme di astio e rabbia, il Puppet Master avvertì nitidamente un sonoro “crack” da qualche parte nel petto.

Il rumore di tutte le sue speranze che andavano il frantumi davanti a quella sentenza dura, aspra e inevitabile. 
Era inutile continuare a illudersi: Five non l’avrebbe mai accettato per com’era, troppo diverso da lui. 
A questo punto sarebbe bastato che rinnegasse il legame che li univa e avrebbe saputo di avere firmato la loro condanna.

Four, privato di tutte le forze da quel giudizio così netto, si appoggiò a una parete, per poi lasciarsi cadere a terra.

Five gli lanciò un ultimo sguardo carico di disprezzo e se ne andò, lasciandolo lì a terra, a crogiolarsi nella sua infelicità, seduto tra quelle linee di polvere, ultimo cimelio del suo cuore spezzato.

(889 parole)

   
 
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