Tartufi bianchi e salsedine


 

Hai camminato verso quella scogliera spogliandoti dei tuoi cliché, allentandoli come se fossero stati una cravatta troppo stretta e facendoli cadere a terra, goccia dopo goccia, un'emorragia di costrizioni sociali che litro dopo litro ti prosciugava.
Hai sbottonato i saluti cordiali, i sorrisi di circostanza, i baci di facciata, te li sei sfilati facendoli indugiare solo un attimo sui tuoi gomiti e poi te li sei fatti crollare ai piedi.
Ti sei lasciato dietro il significato convenzionale della petite mort, persino, che scioglie le ossa dopo l'orgasmo, e ti sei tenuto la sua metamorfosi che ti avrebbe portato nell'Oceano.
Hai combattuto nudo contro un drago e hai preso fuoco, avete preso fuoco, tu e Hannibal fusi in uno, le vostre epidermidi che si confondevano, le articolazioni che si scambiavano, le vertebre che scattavano, i bordi che colavano.
Hai appoggiato la testa sul suo petto e c'era un solo battito, ch'era sia tuo che suo, c'era un battito e un respiro in bilico nel buio.
Siete sprofondati insieme, un unico animale, vi siete trascinati in quella grotta insieme, con le stesse spallate, le stesse contrazioni muscolari, le stesse ferite bruciate dalla salsedine.
Adesso Hannibal ti guarda, ti guarda e tu gli scivoli sopra con tutta l'adrenalina che t'è rimasta.
T'inarchi contro di lui e gli servi le tue costole e assaggi le sue falangi, l'acquolina e l'Atlantico in bocca mentre ti pieghi a sentire le sue nocche coi tuoi incisivi, le fai tremare sotto i canini.
Pensi a quello che si dice sul fatto che una persona sappia di ciò che mangia, a Bedelia e ai tartufi bianchi in tavola, e sei convinto che se mangiassi Hannibal, ora, sarebbe come mangiare anche la tua stessa testa, la tua carne, il tuo cuore.
Sorridi e, mentre goccioli su di lui, ti avvicini al proiettile conficcato nel suo fianco e sigilli le palpebre, inspirando.
Persino il suo sangue sa di voi.
Ti tiri su e gli porti i tuoi occhi come contorno e lui li divora in un secondo, li inghiotte come ha inghiottito te la prima volta che ti ha visto.
Poi ti offre le sue pupille condite con ciglia imbevute nel mare e iridi scottate in anni di solitudine e tu le assapori con tutte le papille gustative, te le fai girare attorno alla lingua finché non ti sembra quasi di sentirla gemere.
Ti abbassi verso di lui, ti abbassi ancora, quasi ogni parte del suo corpo ti tocca, e sfiori le sue labbra, sorridi e non vai oltre, non spingi, non lo baci perché i cliché li hai lasciati in cima alla scogliera.
Rimanete lì a respirarvi e basta, a condividere l'emissione di anidride carbonica, la gola, il diaframma, la circolazione sanguigna, la vita.
Non sai se qualcuno vi troverà, se sopravvivrete, se morirete fra mezz'ora. 
Non lo sai e non t'importa.
T'importa solo di voi, della sua bocca spalancata contro la tua, dei suoi zigomi che sporgono dal tuo volto, della sua ferita che brucia nel tuo fianco, del tuo sangue che esce dal suo petto.
Questo è il vostro disegno.