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Autore: PsYkO_Me    24/02/2016    3 recensioni
«Sei sempre stato così sciocco…» Disse avvicinandosi a lui per poi arruffargli la chioma. «E anche tardo.» Rise guardandolo alla sua altezza.
Sora abbassò lo sguardo a quelle parole, sentendosi un idiota confuso, ma Vanitas con due dita gli alzò il mento per incrociare nuovamente i suoi occhi.
«Devo sempre spiegarti tutto, vero?» Sussurrò e sorrise divertito. «Prova a indovinare che cosa sta per accadere, Sora.»
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sora, Vanitas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Quella notte la città era silenziosa. Di tanto in tanto, una macchina passava e lo rompeva col suo motore ma poi svaniva, affievolendosi nell’aria. Sbattendo la porta dell’uscita di un locale, un ragazzo dai capelli castani uscì interrompendo quella calma. I suoi occhi erano lucidi e colmi di agitazione. Probabilmente avrebbe voluto sparire in una nube di vapore. Subito dopo di lui, uscì un secondo ragazzo. Quest’ultimo era corvino e dall’aspetto sembrava avere un carattere forte e deciso. Costui cercò di raggiungere il castano e per farlo dovette aumentare la velocità del passo. Perse la sigaretta dall’orecchio nel farlo, ma in quel momento gli importava solo della persona che aveva davanti. Lo prese per il polso con fermezza, ma l’altro si liberò immediatamente dalla presa. Sembrava rifiutare il suo tocco con timore, di certo quella persona era la causa della sua inquietudine.
«Van… Fai finta di niente, ti prego.»
«Sora-»
«Sono stato un idiota, ti prego, lasciami andare.»
Il corvino però non demorse. Mentre il ragazzo di nome Sora se ne stava di nuovo andando, lui disse: «Mi hai appena dimostrato il tuo coraggio e ora scappi via con la coda tra le gambe? Non ti credevo così codardo.»
Il castano si fermò. Solo guardandolo si potevano intuire i pensieri caotici che gli stavano attraversando la mente. Si voltò, incerto se fosse la cosa giusta da fare e lo guardò dritto negli occhi. Le iridi blu del castano si dischiusero in stupore quando incontrarono il sorriso dell’altro.
«Sei sempre stato così sciocco…» Disse avvicinandosi a lui per poi arruffargli la chioma. «E anche tardo.» Rise guardandolo alla sua altezza.
Sora abbassò lo sguardo a quelle parole, sentendosi un idiota confuso, ma Vanitas con due dita gli alzò il mento per incrociare nuovamente i suoi occhi.
«Devo sempre spiegarti tutto, vero?» Sussurrò e sorrise divertito. «Prova a indovinare che cosa sta per accadere, Sora.»
Il cuore dell’altro prese a battere velocemente. «Io non… non…»
«Non lo sai?»
Gli occhi di Sora risposero al posto della voce.
«…o forse sei così confuso e intimorito da non capire che sto davvero per farlo?»
Sora vide il sorriso sghembo di Vanitas e si concentrò sui suoi occhi ambrati. Erano estremamente limpidi quella notte. Seminascosti dalle ciglia nere, riuscivano comunque a invadergli l’anima con la loro profondità. Li vide socchiudersi ancora, sempre più vicini, poi per lui fu il buio. Labbra morbide e sottili erano arrivate sulle sue, bramose di essere desiderate. Rispose al bacio sentendosi più leggero e avvicinandosi di più. Come se avesse paura che quelle labbra potessero scappare via da lui. Esse invece lo accolsero, lo cercarono, gli offrirono il calore. Sora si avvinghiò, sentendo sotto le dita la giacca di pelle dell’altro. Vanitas di tutta risposta lo prese e lo portò contro il muro. I loro respiri si mescolarono assieme ai loro profumi. Sora sentì l’odore di tabacco e arancio, Vanitas quello del cocco vanigliato. Non ci volle molto per trasformare il loro bacio in passione. Il corvino invase la bocca dell’altro, provocando un piccolo scatto nell’altro che però non si ritirò. Le loro lingue si incontrarono e a quel punto Sora non resistette: aderendo al muro, si diede una veloce spinta per portare le proprie gambe sui fianchi di Vanitas. Il corvino lo prese al volo e lo premette ancor più contro al muro, sentendo il desiderio di possederlo in quell’istante. I loro membri si sfioravano attraverso i pantaloni in modo pericoloso. Il corvino rigettò la sua voglia su quelle labbra tenui e delicate, mordendole e succhiandole con avidità. Entrambi sapevano che cosa avrebbero voluto fare in quel momento.
«Che ne dici se andiamo a casa mia?» Sbottò ad un certo punto Vanitas, mostrando il suo sorriso furbo e malizioso, senza riuscire a trattenere una risata guardando il suo amante completamente preso da lui.
Sora arrossì, ma annuì lasciandosi trasportare dai suoi sentimenti.
 
Nell’oscurità, i respiri caldi e profondi riempivano la camera. Ormai nessuno dei due avrebbe potuto misurare il tempo, poiché erano così presi l’uno dall’altro da non badare ad altro che ai loro corpi intrecciati e sudati. Quando Sora inarcò la schiena, Vanitas udì uscire da quelle labbra un orgasmo che arrivò alle sue orecchie come una melodia di cui non sarebbe mai stato sazio. Lo accompagnò fino a fargli raggiungere il culmine, poi si riversò dentro di lui e lo abbracciò.
Restarono a lungo in silenzio, ascoltando i loro battiti affievolirsi lentamente insieme ai respiri. Sora si sentiva confuso ma sapeva che anche Vanitas in quel momento si stava permettendo di avere qualche riflessione. Quando il corvino si allontanò, Sora provò una scossa di preoccupazione, sostituita poi da stupore. Vanitas aveva infatti iniziato a ridere con gusto, senza riuscire a calmarsi.
«Van?!»
«Ah, Sora… Chi l’avrebbe mai detto che saresti stato tu a fare il primo passo.» Disse alla fine passandosi una mano nei capelli e guardando il soffitto.
Sora non rispose, sentendosi imbarazzato. Vanitas si girò a guardarlo e rise ancora.
«Esatto. È proprio questo che intendevo.» Si avvicinò leccandogli il collo. Sora deglutì, avvampando nello stesso istante. «Sei talmente sensibile… Ho voglia di mangiarti ancora.» Sorrise e lo guardò malizioso. «Ma attenderò ancora un po’… Ora son curioso.» Mostrò la dentatura bianca e perfetta. «Cosa ti è preso al locale? Perché mi hai baciato?»
Sora provò a mettere da parte l’imbarazzo e cercò di rispondere. «Perché…» Deglutì. «Non lo so. L’ho sentito dentro di me. Il mio corpo si è mosso da solo.»
«Lo ammetto, è difficile resistermi!»
Quella frase egocentrica riuscì a calmare Sora e riuscì anche a farlo sorridere. Vanitas lo prese tra le sue braccia e lo fece rotolare sul letto per andargli addosso. I capelli corvini accarezzavano la fronte di Sora, mentre le iridi color ambra lo osservavano con perverso piacere.
«Ricordati però, Sora, che ora non ti lascerò più andare. Ora che conosco il tuo sapore, vorrò assaggiarti ancora e ancora. Sei cosciente di ciò?»
Sora annuì. «Non sarei qui altrimenti…»
Il sorriso famelico si ampliò sul viso di Vanitas.


____________
Note dell'Autrice.
Una fic molto leggera scritta durante una notte insonne.
Nel caso che qualcuno di voi la trovasse simile alla precedente fic (eliminata) "Confessions", la risposta è: sì, l'altra non era di mio gusto, dunque ho ributtato giù l'idea in modo differente. 

 
   
 
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