- Personaggi: Mika + Marco Mengoni;
- Coppia: Mirco;
- Prompt: songfic;
- Gruppo: 2 || He's got looks that book take pages to tell;
- Genere: angst;
- Rating: giallo.
Diceva che era tutto okay, ma ogni volta che lo guardavo in quelle iridi color cioccolato, abbassava lo sguardo.
Diceva di stare bene, ma quando con 40° cercai di alzargli una manica della felpa, lui si allontanò.
Diceva di non avere nessun problema, ma i miei inviti non li accettava mai.
Ed io fingevo di credergli e lui fingeva di credermi e noi fingevamo di stare bene.
Ed era strano, io non capii mai come facesse: aveva sempre un sorriso stampato in faccia, non lo avevo mai visto piangere, scherzava sempre, diceva di stare bene.
Ed io fingevo di credergli.
Aveva quello sguardo perso, tormentato, fuori da qualsiasi pianeta.
Aveva lo sguardo di quei ragazzi usciti da quei romanzi grossi come pietre, che solo trecento di quelle pagine descrivono il personaggio; e ti abbaglia, ti affascina, ti straccia il cuore, ti fa innamorare, disperare, soffrire.
Solo una volta vidi i suoi occhi brillare, ma brillare davvero. E oh Dio, il suo corpo iniziò a non reggersi più in piedi, sembrava in procinto di crollare.
Come dicevo, lui aveva perennemente gli angoli delle labbra in sù.
Un uomo una volta lo chiamò finocchio e lui sorrise e alzò le spalle, ma fui l'unico a notare il sangue scorrere dalla cuticola del suo pollice sinistro che straziava con un'unghia.
La prima e l'ultima volta in cui vidi una strana felicità invadergli il volto fu quando gli dissi di amarlo.
Poi corse via e non lo vidi più.
Ero seduto su uno sporco marciapiede con Marco tra le braccia.
Presi un fazzoletto e gli asciugai le lacrime che gli bagnavano la pelle, ma poi vidi una macchia scura sul pantalone beige ormai troppo largo per le sue gambe scheletriche.
Era un coglione.
Toccava le cosce, perché se puntava alle braccia rischiava di essere scoperto.
Mi alzai a fatica con la vista offuscata e lo portai di peso fino a casa mia.
Tredici passi.
Aveva intenzione di venire a trovarmi.
Diceva di stare bene, ma quando con 40° cercai di alzargli una manica della felpa, lui si allontanò.
Diceva di non avere nessun problema, ma i miei inviti non li accettava mai.
Ed io fingevo di credergli e lui fingeva di credermi e noi fingevamo di stare bene.
Ed era strano, io non capii mai come facesse: aveva sempre un sorriso stampato in faccia, non lo avevo mai visto piangere, scherzava sempre, diceva di stare bene.
Ed io fingevo di credergli.
Aveva quello sguardo perso, tormentato, fuori da qualsiasi pianeta.
Aveva lo sguardo di quei ragazzi usciti da quei romanzi grossi come pietre, che solo trecento di quelle pagine descrivono il personaggio; e ti abbaglia, ti affascina, ti straccia il cuore, ti fa innamorare, disperare, soffrire.
Solo una volta vidi i suoi occhi brillare, ma brillare davvero. E oh Dio, il suo corpo iniziò a non reggersi più in piedi, sembrava in procinto di crollare.
Come dicevo, lui aveva perennemente gli angoli delle labbra in sù.
Un uomo una volta lo chiamò finocchio e lui sorrise e alzò le spalle, ma fui l'unico a notare il sangue scorrere dalla cuticola del suo pollice sinistro che straziava con un'unghia.
La prima e l'ultima volta in cui vidi una strana felicità invadergli il volto fu quando gli dissi di amarlo.
Poi corse via e non lo vidi più.
Ero seduto su uno sporco marciapiede con Marco tra le braccia.
Presi un fazzoletto e gli asciugai le lacrime che gli bagnavano la pelle, ma poi vidi una macchia scura sul pantalone beige ormai troppo largo per le sue gambe scheletriche.
Era un coglione.
Toccava le cosce, perché se puntava alle braccia rischiava di essere scoperto.
Mi alzai a fatica con la vista offuscata e lo portai di peso fino a casa mia.
Tredici passi.
Aveva intenzione di venire a trovarmi.
E rieeeeccomi.
So che è una flashfic senza capo né coda, in cui
si capisce ben poco, triste, ma non me n'è mai
importato e mai mi importerà.
Se sto male scrivo, se sto bene scrivo.
Pensare che è l'ultima "opera" del contest
mi spiace un po' bc è il primo a cui partecipo
e mi ha divertito molto, quindi, care
So che è una flashfic senza capo né coda, in cui
si capisce ben poco, triste, ma non me n'è mai
importato e mai mi importerà.
Se sto male scrivo, se sto bene scrivo.
Pensare che è l'ultima "opera" del contest
mi spiace un po' bc è il primo a cui partecipo
e mi ha divertito molto, quindi, care
VE SE AMAAAA
xo
xo