25/02/2016
0 recensioni“C’è una ragazza sola che da sempre aspetta il ballo.”
Ed è lì, al centro della sala, ma nessuno prende la sua mano, nessuno guida i suoi passi, nessuno sguardo si incatena al suo.
E forse è il momento di uscire di scena, pensa, forse tutto questo non fa per me.
“Sogni di principessa che non posso cucirmi addosso”
Guarda su, il lampadario brilla come mille stelle in un cielo estivo.
Ad illuminarlo, la luce di una luna piena che non trova riflesso negli occhi di lui: opachi, trasparenti, impercettibili, si posano su di lei.
Qualcuno avrebbe detto di aver visto un frammento di luna infrangersi sulla sua guancia e scivolare lento, fino al mento.
Ma l’unica cosa (in)visibile era una mano, che sfiorava la ragazza, forte di un desiderio di poterla stringere ormai divenuto solo un mero pensiero, nero di dolore, stanco di solitudine.
E lui vorrebbe essere il suo principe, in quel buio castello che non ha nient’altro di loro se non disperazione, silenzio, lutto.
E in quel silenzio, lui si muove.
E lei si accascia alla parete, le labbra spalancate nel grido muto di chi ha visto sparire la sua vita nel giro di un valzer.
È stato un malanno, forse veleno, non potevamo nulla. Dicevano.
E intanto le sue labbra, secche di quel freddo che aveva raggelato il suo cuore, tremano per un attimo: un contatto, lieve, come un petalo sulla pelle. Non percettibile dallo sguardo, sensibile sulla cute.
C’è un odore familiare, di amore, di un’antica felicità.
Il ricordo di una promessa:
“Accompagnami per sempre in questo ballo che è la nostra vita”
E si muove, volteggia nella sala, sul suo volto il sorriso di allora.
E lui le gira attorno, le stringe la vita tra le mani, le bacia la fronte.
E per una notte la sala si colora delle loro danze.
Per una notte, le mani della principessa ritrovano quelle del suo principe.