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Autore: bloodredrose_    25/02/2016    4 recensioni
“Cosa significa?”
Sam lo sapeva, ancora prima di voltarsi verso Dean. Sapeva a cosa suo fratello si riferisse, sapeva cosa stringeva tra le mani:
la sua lettera di ammissione a Stanford.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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“Cosa significa?”
 
Sam lo sapeva, ancora prima di voltarsi verso Dean. Sapeva a cosa suo fratello si riferisse, sapeva cosa stringeva tra le mani:
la sua lettera di ammissione a Stanford.
 
“Cosa diavolo significa?”
 
Conosceva Dean e sapeva che la calma nella sua voce era solo apparente.
Si decise a voltarsi verso di lui, prima che Dean si arrabbiasse ancora di più. Semmai fosse stato possibile.
 
Non l’aveva mai visto così…così fuori di se. Neanche il giorno in cui Sam decise di andare a fare un giro con i suoi compagni di classe dopo la scuola senza dirgli niente, Dean si era infuriato tanto.
 
Ma alla fine, il vero significato di quella lettera, non era questo?
I ragazzi della sua età erano liberi di uscire, di andare a prendere un gelato con una ragazza, senza dire nulla a nessuno. Senza paura di essere uccisi da qualcosa. Ma non lui, non Sam.
 
Sam avrebbe prima dovuto avvisare suo padre, suo fratello, perché come diceva John, quei ragazzi non sapevano quello che loro sapevano. Era vero.
 
Sam fece un respiro profondo. Calma. Sapeva che le emozioni di Dean erano un riflesso delle sue. Se Sam avesse iniziato ad alzare la voce, Dean l’avrebbe seguito a ruota. E non voleva questo.
 
“La mia…la mia lettera di ammissione. A Stanford.”
 
“Ammiss…cosa? Stanford?” Dean era perplesso. Aveva letto la lettera, ma sentirlo dire da suo fratello lo rendeva, in qualche modo, reale.
 
“Avevo intenzione di dirlo a papà questa sera”
 
Dean sorrise. Ma non era il solito sorriso. Era spaventoso. Pieno di rabbia…
 
E bellissimo.
 
“Tu non dirai nulla a papà, perché non andrai da nessuna parte”
 
“Non puoi evitarlo Dean.”
 
Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male. Sam aveva ragione. Era vero. Come avrebbe potuto fare? Come avrebbe potuto trattenere Sam? Non poteva.
 
La rabbia si trasformò pian piano in tristezza, disperazione “non puoi lasciarci Sam. Non puoi lasciarmi”
 
Questa volta fu Sam a sorridere “non posso, e non voglio.”
 
La confusione di Dean a questo punto era evidente. Scosse la testa cercando di capire.
 
Sam si avvicinò a lui, tanto, troppo. Non che fosse la prima volta, certo.
 
“Tu verrai con me” Gli occhi di Sam erano lucidi, vivi, come il giorno in cui, quando era un bambino, Dean decise di portarlo al parco, di sera. Senza dire nulla a papà. “Ho trovato un appartamento vicino all’università. Vivremo lì, ti troveremo un lavoro. Potrai farei il meccanico. Avremo una vita normale
 
Dean si sentiva svuotato. La testa gli girava. “questa è la nostra normalità”
 
“è la normalità di papà” Per la prima volta, Sam perse la pazienza. Prese il volto di suo fratello tra le mani “Scappiamo via, io e te. Nessuno saprà chi siamo, cosa abbiamo fatto, cosa facciamo.
 
Dean stava per vomitare. Sapeva che da quel giorno, tutto sarebbe cambiato, qualsiasi decisione avrebbe preso. “Non possiamo. Ti prego…”
 
Potevano, invece.
 
Sam lasciò andare il volto di suo fratello, fingendo un minimo di calma. Come se il suo cuore non stesse in realtà esplodendo “Io ho preso la mia decisione. Ora tocca a te.” Detto questo, lo guardò negli occhi, sperando riuscisse a capire. Prese la giacca, e uscì fuori, lasciando Dean da solo.

 
 
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Lo schermo del cellulare di Sam si illuminò all’improvviso, come il suo viso. Erano passate ore dalla loro discussione, e Sam si era rifugiato in biblioteca, come faceva sempre quando era triste.
“…Dean” disse in un soffio, rispondendo alla chiamata.
 
“Va bene. Andiamo”
 
Sam voleva piangere, per la prima volta in vita sua, di gioia.
 
“Non scherzi, vero? Sul serio?”
 
“Ti farebbero fuori in un giorno, senza di me” E anche questo era Dean. Capace di scherzare anche in una situazione del genere. Ma Sam sapeva che quelle parole non erano accompagnate da un sorriso.
 
“Lo diremo a papà, questa sera. Sto tornando” Riattaccò.
 
 
 
Dean posò il cellulare sul tavolo. Era la decisione giusta la sua? No, assolutamente. Ma era quello che voleva. Non una vita normale, no. Non ne sentiva il bisogno. Ma Sam sì, e Dean lo avrebbe seguito in capo al mondo. Avrebbe fatto di tutto per renderlo felice, anche vivere una vita che, forse, non gli apparteneva. Si coprì il volto con le mani. In quel preciso istante sentì qualcuno alla porta. Qualcuno graffiare la porta.
 
Prese la pistola dal retro dei pantaloni, e si avvicinò piano. Spalancò la porta in un colpo…e rimase fermo lì. Pietrificato.
 
 
-----

 
Sam si precipitò nella stanza con una foga mai vista, e il suo sorriso avrebbe potuto illuminare il motel intero. Il tramonto fuori dalla finestra era nulla, in confronto.
 
Sorriso che si spense, alla vista di Dean seduto al tavolo.
Era strano il loro rapporto. Riuscivano a capirsi anche senza parlare, potevano quasi leggersi il pensiero. Era bello, di solito. Non quella sera.
 
Dean si voltò verso di lui. Sam vide la sua epressione, il suo sguardo, e capì. “No… no” sussurrò incredulo. Dean non sarebbe andato con lui. Lo sapeva. “Perché Dean?  Perché?”
 
Suo fratello di certo non era felice. Non sembrava neanche triste a dire il vero…era di pietra. Come fosse senz’anima.
Indicò con un cenno la porta che separava la cucina dalla camera da letto “Papà…è successo qualcosa. L’hanno ferito. Un lupo mannaro, ovviamente poi è morto” Dean sorrise piano, orgoglioso del padre. Un sorriso che però non mostrava un briciolo di serenità. Non guardò suo fratello, non poteva farlo perché sapeva che avrebbe visto solo disperazione, la stessa che provava lui.
 “Non posso. Sammy. Se non ci fossi stato io papà sarebbe morto dissanguato. Non posso lasciarlo, certo, non sarà il miglior padre del mondo ma da solo perderebbe la testa, solo il cielo sa cosa potrebbe fare.” Le parole erano uscite come un fiume in piena.
 
“Non puoi continuare a sacrificare la tua vita per lui” No, non era un modo per convincerlo. Non c’era più modo, era chiaro.
“Perdonami” Sam non era sicuro Dean l’avesse detto davvero. Aveva solo visto le sue labbra muoversi.
 
Si guardarono negli occhi. Tante parole dentro, parole che non avrebbero mai pronunciato.
 
Sam annuì,  spazzando via le lacrime dal suo volto con una mano. Neanche sapeva quando aveva iniziato a piangere.
 
 Avrebbe aspettato che suo padre si fosse ripreso, poi avrebbe parlato con lui, e sarebbe partito. Lontano da quella vita orrenda. Lontano da tutto.
 
Lontano da Dean. Forse per sempre.











Di solito le note non vengono mai lette, ma ci provo lo stesso.
Salve! Probabilmente a qualcuno il mio nick ricorderà qualcosa, forse, se eravate su efp intorno al 2012. Pubblicai una fan fiction dal titolo "the dark days are over", che cancellai prima di disattivare l'account. Qualcuno l'ha cercata in questi anni (anche io) senza trovarla. Quindi, se siete ancora qui dopo tutto questo tempo, e ricordate la mia vecchia ff, e siete arrabbiati con me adesso potete insultarmi.
Comunque sia, non mi sento di chiamare questa "una storia", è più un modo per vedere se sono ancora capace di scrivere, dopo tutti questi anni. Un modo per togliermi la ruggine dalla testa, ecco.

Passiamo ai ringraziamenti. Se questo fosse un libro, la dedica sarebbe questa "Ringrazio Giulia per avermi fatto tornare la voglia di scrivere". Ma non è un libro, quindi vi dico solo che la colpa è sua, prendetevela con lei.

A presto (si spera)
   
 
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