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Autore: my_everything    25/02/2016    0 recensioni
Amber Rivera incontra per la prima volta Aron Audley quando, subito dopo aver lasciato il suo ex, nell'intento di dimenticarlo si reca ad una festa. Fra i due scatta subito l'attrazione e per poco non finiscono a letto insieme.
Ma finirà tutto qui?
Ovviamente no, i due si incontrano di nuovo il lunedì dopo a scuola, ma la situazione si capovolge completamente: al posto dell'attrazione nasce un odio incontenibile, e la loro fama a scuola aumenta solo grazie ai loro battibecchi quotidiani.
Eppure... Riusciranno a dimenticarsi del fatto che in realtà nel profondo dei loro cuori sono ancora attratti l'uno dell'altro?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Chapter 1

Probabilmente tutto iniziò una sera.

È pieno autunno, eppure io ho addosso solo un tubino nero striminzito che a malapena mi copre le cosce nude. Non so neanche cosa mi sia preso quando ho chiesto a Sam di prestarmi i suoi tacchi vertiginosi.

Ah già, ora ricordo. Questa è la sera in cui viene attuata la fase del "dimenticare". Certo, quando mi sono proposta quest'obiettivo non avrei mai pensato che mi sarei trovata all'entrata di questa discoteca a congelare dal freddo aspettando di entrare.

Il buttafuori sta litigando con uno dei ragazzi che vogliono entrare e per questo motivo tutta la fila si è bloccata. Nessuno riesce ad entrare.

Lancio l'ennesimo insulto verso il disgraziato che ha deciso proprio oggi di mettersi a discutere con il buttafuori.

«Su con il morale, vedrai che quando entreremo ci sarà da divertirsi.» Sam accanto a me si sfrega le braccia con le mani in un vano tentativo di produrre un po' di calore corporeo.

A differenza mia è una ragazza veramente molto, molto ottimista. Non so come una tipa come lei sia capitata con una tipa come me, ma questa cosa funziona. Insomma, è come se lei riempisse un po' della mia quotidianità con la sua gioia e con il suo vedere sempre il buono in ogni situazione. I suoi capelli sono rossi, ma non quel rosso fuoco, insomma il tipico 'pel di carota' che accompagnano un visino tondo su cui risaltano degli occhioni verdi contornati da lentiggini.

Le lancio un'occhiata di fuoco che lei nemmeno coglie, occupata com'è a tentare di guardare cosa sta succedendo davanti alzandosi sulle punte dei piedi. Per quanto i tacchi glielo permettano.

Devo ammettere che tutto questo è stata una mia idea. Da poco – e per poco intendo ieri – sono tornata nel mondo dei single. Ho beccato Caleb pomiciare con una ragazza che nemmeno sapevo esistesse in un parchetto vicino a scuola. Stavo decisamente per dare di matto, quattro mesi di fidanzamento completamente andati a quel paese perché mentre quello stava con me si faceva un'altra.

Una cliché. Eppure ci sono rimasta parecchio male. Il giorno dopo mi sono presentata in classe sua con il braccialetto che mi aveva regalato e gliel'ho lanciato addosso, urlandogli epiteti poco carini, per poi andarmene e sbattere la porta alle mie spalle.

Non sono di certo il genere di ragazza che dopo aver rotto con qualcuno si piange addosso, anche se dentro di me stavo morendo. Allora ho optato per la scelta più ovvia che io potessi prendere: la vendetta.

Nessuno tratta Amber Rivera in questo modo per poi passarsela liscia, ma penso che questo lui lo sappia già. Mi conosce abbastanza bene.

Improvvisamente vengo distratta dai miei pensieri a causa del mio cellulare che annuncia l'arrivo di un messaggio.

Anche Samantha percepisce quel suono, difatti si volta verso di me guardandomi con aria interrogativa. «Chi è?» mi chiede, unendo le sopracciglia curiosa.

Lo tiro fuori dalla borsetta e controllo il mittente del messaggio. È Xavier, vuole sapere come sta andando la serata.

«Xav.» Le mando una veloce occhiata in risposta mentre lei sbircia il cellulare nelle mie mani.

Decido di rispondergli con la più sincera verità, cioè che fino ad adesso sta andando da schifo.

Xavier è un amico di vecchia data, ci conosciamo praticamente da quando eravamo bambini. Stasera non è potuto venire, a detta sua domani ha una verifica importante e deve assolutamente stare a casa a studiare. Balle. Non ha mai rifiutato di venire ad una festa, ma penso ci sia qualcosa sotto che non mi vuole dire.

Non ho nemmeno la più pallida idea di come riuscirò a sopravvivere alla serata senza di lui. È lui quello che quando bevo troppo evita che io mi cacci in qualche guaio e mi aiuta a tornare sana e salva a casa. Ma per questa sera confido in Sam.

Finalmente la fila inizia a muoversi e le persone avanzano verso l'entrata della discoteca. La rossa vicino a me se ne accorge e mi manda un'occhiata eccitata, non vede l'ora di entrare e scatenarsi in pista da ballo. E se devo essere sincera, anche io.

Il cellulare nelle mie mani squilla una seconda volta. Xavier mi sta informando del fatto che domani vuole sapere com'è andata.

«Una domanda.» Annuncia Sam che mi sorride curiosa, i suoi occhi luminosi aspettano che io gli rivolga l'attenzione. «In cosa consiste esattamente questa tua 'vendetta'?» mima le virgolette con le dita.

Alzo un angolo della bocca in un mezzo sorriso. «Vedrai, sarà divertente» le rispondo, con una luce che si può definire quasi malvagia negli occhi.

Lei sorride emozionata. «Mi fido.» Annuisce con la testa, al cento per cento convinta.

Guardo un'ultima volta lo schermo spento del mio cellulare per poi infilarlo nella borsa, poco convinta. «Sai perché Xavier non sia venuto questa sera?» le domando, con aria interrogativa.

Il suo sorriso luminoso svanisce dal suo viso per lasciare spazio ad un'espressione maliziosa. «Piccola, innocente Amber.» Sospira scuotendo la testa per poi borbottare qualcosa sulle cazzate di Xav.

La sua risposta è stata davvero illuminante. La guardo ancora più confusa di prima. «Cosa-»

«Ci siamo!» Sam mi fa notare che la fila è finita e finalmente riusciamo ad entrare.

Un odore di fumo ed alcol mi invade le narici non appena varchiamo la soglia. L'ambiente tipico incasinato della discoteca mi accoglie da subito, complice la folla che c'è al suo interno. Ci sono persone ovunque: in pista di ballo, intente a pomiciare con la conquista della serata, a dare spettacolo in piedi sui divanetti, al bancone del bar decisi a bere qualche bicchiere di troppo per godersi la serata, o in corsa verso il bagno consapevoli di un'imminente rigurgito di alcol.

Non riesco nemmeno ad analizzare la festa, che diciamocelo, è davvero riuscita grazie alla notevole grandezza di questo salone, che la sottile mano di Sam mi prende per il polso e mi trascina in pista da ballo, girandosi per un millisecondo per mandarmi uno sguardo malizioso.

Si ferma poi di scatto facendomi quasi volare per terra. Il mio equilibrio è già abbastanza precario grazie ai trampoli che ho in piedi, se poi ci si mette anche lei potrei dire che a fine serata avrò bisogno di un'ambulanza. Entrambe ci mettiamo a ballare, e se devo dirla tutta ho la sensazione che la gente che ci vede pensi che abbiamo qualche rotella fuori posto siccome ogni volta che una di noi imita qualche mossa sensuale scoppiamo a ridere. E non abbiamo nemmeno bevuto.

Mi metto a muovere i fianchi lentamente, schiena a schiena con Sam che a sua volta esegue gli stessi movimenti. A proposito di bere, dopo una buona mezz'oretta di ballo richiamo l'attenzione di Sam toccandole il braccio. «Mi è venuta sete» urlo al suo orecchio in modo che possa sentirmi. Lei annuisce e ci facciamo spazio tra la folla, che nel frattempo era diventata ancor più gremita di prima.

Arrivata al secondo drink, Sam mi guarda con uno strano luccichio negli occhi sorseggiando il suo mojito lentamente – lo sta sorseggiando da quando siamo arrivate al bar, non capirò mai la sua lentezza nel bere – poi si avvicina a me come se stesse per confidarmi un affare di stato. «Un tipo parecchio carino ti sta fissando da quando siamo arrivate al bancone» mi sussurra, trattenendo un sorriso.

La guardo sorpresa, alzando un sopracciglio. Mi giro verso la direzione in cui sta guardando la mia amica, che ridacchia.

Porca miseria se è carino.

Quando nota che mi sono girata a guardarlo non distoglie gli occhi da me, anzi, sostiene il mio sguardo come se il fatto che l'ho colto in fragrante non gli importasse veramente. Ed in effetti, ha un'aria alquanto strafottente: ha gli occhi scuri fissi nei miei, i capelli castani tirati su in modo disordinato – che onestamente gli donano un'aria parecchio sexy – e una mano in una tasca dei pantaloni, mentre con l'altra sorregge un bicchiere contente chissà quale alcolico. Sembra completamente ignaro delle occhiate ammiccanti che gli lancia più o meno ogni ragazza che gli passa accanto. O forse ne è perfettamente conscio, ma decide di non dar loro importanza. Mi sta osservando come un predatore con la sua preda prima di azzannarla.

Mi giro velocemente verso Sam, il viso completamente in fiamme. «Uh, mamma.» sussurro con voce flebile dando voce ai miei pensieri. La rossa mi sorride muovendo le sopracciglia su e giù un paio di volte. Inizio ad aspirare con la cannuccia il contenuto del bicchiere che ho in mano forse un po' troppo velocemente, presa dal turbamento.

«Eccolo che arriva» mi avverte lei velocemente, continuando poi a sorseggiare il suo drink dalla cannuccia.

«Scusa, è occupato?» Non ho nemmeno il tempo di metabolizzare la frase che Samantha ha appena pronunciato, che già il moro è dietro di me attendendo un mio segno di vita.

Mi giro verso di lui sorpresa. Mi sta indicando il posto accanto al mio, chiedendo il permesso di sedersi.

«No, siediti pure» gli dico, sorridendogli.

«Vado a rimorchiare quel biondino laggiù, tu divertiti con questo tipo tenebroso» mi dice Sam, dopo essersi avvicinata a me per far sì che il ragazzo non ci senta. «È tremendamente sexy!» Ridacchia ed infine se ne va, non permettendomi nemmeno di replicare e lasciandomi sola con lo sconosciuto.

«Ti va se ti prendo qualcosa da bere?» Il moro nota che ho finito il drink ed interrompe i miei insulti mentali contro Sam donandomi un sorriso che cavolo, mi ritrovo a boccheggiare in cerca di ossigeno. Il suo sorriso bianco è completamente in contrasto con i suoi occhi scuri che ogni volta che si posano su di me sembra vogliano scavarmi nel profondo. So di certo che mi sto facendo mille pare mentali e che è solo una mia impressione, ma chiunque si sentirebbe così se avesse quello sguardo fisso addosso.

«Sì... Sì, grazie» Distolgo lo sguardo da lui e riesco finalmente a respirare. «Io sono Amber» mi presento, decidendo che sarebbe buona cosa se io facessi il primo passo.

Dopo aver ordinato alla barista qualcosa che non sono riuscita a recepire, torna con la sua attenzione su di me. «Aron. Sei di qui?» mi chiede, inarcando un sopracciglio.

Dopo avergli detto il nome del mio college sento i suoi occhi addosso e faccio tremendamente fatica a guardare nella sua direzione, così quando arriva la barista con il mio drink la venero mentalmente. Prendo un lungo sorso dal bicchiere ed il gusto fruttato mi invade il palato facendomi beare per un momento della sensazione dell'alcol misto a succo di frutta che scivola giù per la mia gola. Devo constatare che è esperto in questo campo, chissà in quale altro campo è esperto.

«Anche io studio là... Ma non ti ho mai visto» Assume un'espressione pensierosa. «Aspetta, tu sei la famosa Amber Rivera?» La mia faccia va a fuoco e per poco non soffoco con la mia stessa saliva.

«C-cosa?» Domando, pensando di non aver capito bene.

«Quella che ha lanciato il gessetto in faccia al professore di matematica?» D'un tratto si risveglia, come illuminato dal fatto che si ricorda perché il mio nome gli è suonato familiare. Divento quasi bordeaux, il rossore mi arriva fino alle punte delle orecchie. Sapevo di avere una strana fama nella mia scuola, ma non immaginavo fino a questo punto. La matematica è l'unica materia in cui rischio di avere il debito, e quel professore mi odia dal profondo. Quel giorno ero alla lavagna e stavo risolvendo l'equazione da lui dettata, continuava ad interrompermi con interventi assolutamente inutili, confondendomi ancora di più le idee di quanto non lo fossero già. Così mi sono arrabbiata e ho agito d'istinto, senza pensare nemmeno un secondo alle conseguenze: gli ho lanciato il gesso addosso e lui mi ha cacciato fuori dalla classe, per poco non venivo espulsa. «Ne deduco di sì» Notando la mia reazione a quella domanda si risponde da solo per poi scoppiare in una risata di fronte alla quale mi ritrovo ad abbassare lo sguardo imbarazzata.

«Se l'è cercata» borbotto tra me e me tornando con le labbra sul bicchiere.

Quando finisce di ridere, di nuovo si sofferma su di me più a lungo del dovuto. «Ogni tanto sento i miei amici parlare di te, ma non mi aspettavo che tu fossi così»

«Cioè?» gli domando confusa, cercando di non soffermarmi troppo sulla prima parte della frase.

«Mi aspettavo una bisbetica zitella, ma a quanto pare mi sbagliavo» conclude, sogghignando. Gli sorrido anche io maliziosa, concedendomi finalmente ti analizzarlo interamente: l'alcol sta iniziando ad avere effetto su di me. Delle larghe spalle accompagnano un busto scolpito coperto solo da un'inutile t-shirt bianca attillata che mi fa venire un'irrefrenabile voglia di strappargliela di dosso, il braccio muscoloso appoggiato sul bancone del bar mentre l'altro è infilato in tasca.

Mi sposto tutti i capelli su una spalla perché il caldo sta iniziando ad invadermi il corpo, poi finisco il mio drink. Mi irrigidisco all'istante quando sento la sua mano poggiarsi su una mia gamba, e quando mi giro verso di lui mi sorprendo vedendo che non è più sulla sua sedia, ma in piedi davanti alla mia, fissandomi con uno sguardo famelico. Si avvicina lentamente al mio viso che è leggermente più in alto del suo siccome io sono seduta sulla sedia alta del bar mentre lui è in pedi. Chiudo gli occhi beandomi del suo profumo e senza nemmeno accorgermene sono già con le labbra sulle sue, l'alcol mi sta offuscando la mente ed ormai il danno è fatto. Sono venuta qua con uno scopo e lo porterò a termine.

Lui ricambia immediatamente il bacio, scivolando con la mani dalle cosce sui fianchi. Lascio la borsetta sul bancone fregandomene del fatto che chiunque possa rubarla in qualsiasi momento ed allaccio le mani dietro al suo collo attirandolo a me così che i nostri corpi combacino perfettamente. Porta le mani sulla mia schiena facendole salire ed accarezzandola in tutta la sua lunghezza, per poi riportarle avanti ed arrivare fino a sotto al seno.

Gemo piano, inarcando leggermente la schiena quando lui scende con le labbra sul mio collo che prende a baciare con trasporto, riesco a sentire il suo respiro accelerato su di esso. Mi stringe improvvisamente un seno facendomi rimanere per un secondo senza sospiro per la sorpresa ma anche per il desiderio.

Torna poi con le labbra sulle mie e con le mani sotto le mie cosce che allaccia al suo busto. Quasi non mi accorgo del fatto che una persona sta tossicchiando per attirare la mia attenzione se non fosse per Aron che si scosta da me ancora ansimando e si volta verso la direzione dalla quale proviene il suono.

Ritorno con i piedi per terra vedendo che Sam è di fronte a me e sta per scoppiare a ridere davanti a noi. Le mando un'occhiataccia, intimandole di tacere.

«Non volevo disturbarvi ma si è fatto tardi ed io dovrei portare Amber a casa» Si morde un labbro tra i denti bianchi mentre io ed il moro ci lanciamo una veloce occhiata.

«Sì-» La voce di Aron risulta roca, quindi tossisce un paio di volte prima di riprendere a parlare. «Sì... Ci vediamo»

Gli sorrido maliziosa per poi ributtarmi sulle sue labbra lasciandogli un ultimo bacio, ed infine mi allontano da lui con Sam che mi tiene a braccetto per evitare di farmi crollare o – più certo – farmi scappare tra le braccia del moro tenebroso.

«Saam» richiamo la sua attenzione, concentrandomi a portare un passo davanti all'altro. «Cos'è tutta questa fretta?» le chiedo unendo le sopracciglia confusa, continuando a tenere la testa bassa sui miei passi. È più difficile di quanto sembri.

«Veramente siamo già fuori orario, poi non volevo passare nella lista nera di tua madre» ridacchia, tenendomi per un gomito quando vede che stavo iniziando a perdere l'equilibrio. «Bene, eccoci» annuncia quando siamo arrivate davanti alla sua macchina. Mi aiuta ad entrare per poi girare attorno alla macchina e salirci.

«Allora, com'è andata?» Mi domanda dopo un momento di silenzio lanciandomi uno sguardo curioso.

«Vaffanculo Cal...» Borbotto fra me e me con voce flebile, facendo scuotere la testa divertita alla rossa, che mi guarda appoggiare la testa al finestrino per poi cadere nel sonno.


 

   
 
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