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Autore: Ari_in_wonderland    25/02/2016    0 recensioni
Lo vide. Vide il frammento di cuore che le aveva rubato il destino.
Era negli occhi di un comico. Aveva lo sguardo del mare, profondo e azzurro.
Uno sguardo che parlava di tante cose..quegli occhi cangianti nascondevano più di quanto volessero mostrare. Indossava la maschera più bella che avesse mai visto, ma forse era talmente perfetta da risultare irreale. La risata che racchiude un oceano di tristezza. Forse era proprio per questo che lo amava.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lo vide. Vide il frammento di cuore che le era stato rubato dal destino molto tempo prima. Era sepolto negli occhi di un comico. Aveva lo sguardo del mare, profondo e azzurro. Narravano tante storie quegli occhi cangianti, celate sotto la fragile ma perfetta maschera del sorriso. Un sorriso sempre presente su quel volto radioso, ma velato di un impalpabile tristezza. Come quella foschia che appanna le luminose mattine d'estate.
Lei, una studente di diciotto anni, amante di qualsiasi genere di lettura -soprattutto quella delle persone- era stata subito attratta da quello strano individuo.
Aveva un certo talento nel cacciarsi nei guai, dopotutto. Ma quella volta, fu la prima storia che non lesse, ma che visse in prima persona.
Per sbaglio, quasi per caso, fu trascinata nel turbine di quella narrazione interminabile, che finì per rubarle il cuore. Un po' come quando ti ritrovi in mano un libro, per il quale senti un inspiegabile attrazione. E diventa doloroso finirlo, quel libro.
Se ci ripensava, le veniva da sorridere. Così.
Però badate, era uno di quei sorrisi nostalgici, che ti lasciano sempre qualcosa di amaro dentro.
L'aveva conosciuto più di un anno prima, per caso, o per volere di qualcuno che si diverte a scrivere la storia del mondo.
Una sua amica le aveva detto di aggiungerlo agli amici sul noto social network azzurro, che era molto simpatico e che aveva presentato un concorso a scuola da loro l'anno prima.
Lei ovviamente l'aveva rimosso quel personaggio, ma ricordava l'altro presentatore perchè aveva delle sopracciglia disegnate che facevano sembrare le sue quelle di un grizzly miope.
Si erano conosciuti scrivendosi di tanto in tanto.
Lei frequentava il liceo artistico, lui lavorava. Il fatto era che aveva anche una famiglia. Moglie e due figli, biondissimi e bellissimi.
Si videro per la prima volta alla premiazione di un concorso sulla magia, sempre organizzato dalla sua scuola.
Quella serata, immersa nella nebbia, e decorata dalle luci natalizie, sapeva proprio di magia.
Si svolse in una magnifica sala barocca, foderata di specchi e affreschi con cornici d'oro. Lui era alto e sfuggente, avvolto in  un completo bianco, con tanto di papillon e brillantini.
Sembrava danzare invece di camminare sul velluto rosso che ricopriva il pavimento. Lei era persa in un altro mondo quella sera: le piaceva immaginarsi la vita delle persone che avevano vissuto in palazzi come quelli, tra bellezze e rarità.
Non vinse nulla, ma il premio lo ebbe in risate. Quella sua amica le fece fare tantissime figure non molto eleganti in una sala con professori, il sindaco e tutte le persone importanti di quella città sperduta nella pianura Padana. Si divertì come non mai anche dopo, a perdersi per i corridoi del teatro che affiancava il palazzo dell'evento.
Il ricordo di quella serata aleggia ancora oggi nella memoria della ragazza, circondato da un alone soffuso e sfocato.
Quello che si scrissero dopo, può essere considerato l'inizio di una storia. Un bel libro con un finale tragicomico, e poi tante pagine bianche.
"Corrado, ma è triste la vita da comico?"
E via con un discorso, alle due di notte -le idee migliori vengono sempre dopo la mezzanotte- su certe sfumature di felicità e tristezza, che poteva aver percepito solo l'occhio acuto di un sorriso.
Lui viveva dei sorrisi della gente. Era l'attimo di felicità e svago che potevano concedersi tutti.
O almeno, questa era l'idea che lei si era fatta di quell'uomo.
La realtà, come sempre, tende ad essere più grigia e banale.
Aveva tanti amici, quella strana ragazza. Amava disegnare, leggere, scrivere e cantare. Però una delle sue passioni più intime era la recitazione: amava entrare nelle vite degli altri.
Tutti questi interessi li coltivava pur non essendo sicura di essere brava. Erano gli altri a dirglielo, anche se non l'avevano mai vista all'opera.
Dicevano che era la luce nei suoi occhi, un brillare che veniva dal cuore.
Secondo lei, la magia esisteva. Spesso però, si perdeva la capacità di vederla nel mondo.
La sua paura più grande?
Crescere.
La sorella mancata di Peter Pan. Anche se si sentiva più come Alice, sempre alla ricerca di un paese delle meraviglie, e di un Cappellaio Matto con cui prendere il the a tutte le ore.
L'aveva trovato, quello strano compagno di sogni. Le sembrava di conoscerlo da una vita, eppure non finiva mai di sorprenderla.
All'inizio erano due perfetti estranei. Niente in comune, a parte una strana complicità nel prendersi costantemente in giro.
Ah, forse ho tralasciato un particolare non insignificante.
Lui aveva una quarantina d'anni.
Ma che volete che vi dica? L'amore non ha età. E forse, nemmeno la magia.
Torniamo a quella sera.
Ne avevano passate tante, ormai. Tanti addii, tanti ritorni. Era persino riuscita a fare la pazzia più grande di tutte: dichiararsi.
La sera di Capodanno, dopo i fuochi di mezzanotte. Tra una risata e l'altra. Così.
"Ah, lo sai che ti amo?"
"Addirittura"
Sempre con quella maschera di felicità, sempre volteggiando sull'asfalto della strada notturna, se n'era andato.
Non la toglieva spesso, quella maschera. Ma lei aveva visto dietro quell'involucro. Aveva udito il canto dolce e straziante di quegli occhi d'oceano.
E lo aveva amato, sia dentro che fuori.
I ricci biondi, gli occhi cerulei, e le mani affusolate da pianista.
Un abile solleticatore dell'avorio di cui sono fatti i sogni. I suoi sogni.
Si perdeva ore intere ad immaginare avventure e vite che non avrebbero mai vissuto.
Immerisioni, recitazione, libri, teatro, musica..
Le cose che prima non avevano in comune si moltiplicavano ogni volta che viveva un pò di più quella storia.
Strano come il tempo ti avvicini a qualcuno che vorresti dimenticare.
---
Nel teatro quella sera, aveva assistito per la prima volta ad un suo spettacolo di cabaret.
-Quando vuoi, sai fare anche ridere..
-Meno male! Quindi? Sono assunto?
-Se fai campanelle..
-Mi dici pure gli sketch da fare ora?!
Lei sorrise soddisfatta. Adorava vederlo perdere la pazienza.
-Dura la vita da comico..
-Maledetta bambina.
-EHI. Dimmi un altra volta bambina e giuro che ti-
Si sentì trascinare attraverso le tende morbide delle quinte, poi vide due perle turchesi fissarla nella penombra.
Un calore familiare si diffuse in tutto il suo corpo, al contatto con quelle labbra sottili, consumate da migliaia di sorrisi.
Si scrutarono per un pò, mentre con la punta delle dita percorrevano tutti i lineamenti dei loro visi, quasi cercando di fissarli nella memoria.
Come il ritornello di una vecchia canzone, o la fine di un libro.
Cerchi di teneri stretti, per evitare che sbiadiscano. Ricordi incisi nel libro della vita.
Profumo, occhi, capelli, pelle, sapore.
Un intreccio caldo di pennallate rosse. Lingue fuse in unico sussurro.
-Devo saperlo, sai?
-Che cosa?
-Che avevi in testa quando ti ho detto quell'assurdità..
-Perchè vorresti saperlo?
-Ormai mi conosci, sono curiosa. Non è più come allora, in qualche modo ora sono protetta, credo. In certi momenti, forse troppi, sono stata disarmata. Fragile.
-Ho pensato a quanto eri fuori di testa..
-Nulla di nuovo quindi.
-Per me.
-Ah.
Lui sorrise, mentre le accarezzava piano i capelli.
-Sei stata tante cose per me.
- Abbiamo cambiato troppe maschere, Corrado.
-Le abbiamo anche tolte, quelle maschere, e rimesse.
-Forse è arrivato il momento di scrivere la parola fine a questa illusione..
-Dopotutto anche Alice si è svegliata..
-Io non sono come Alice. Volevo solo sapere se in tutte quelle parole, c'era nascosto qualcosa..oppure no.
-Sì. Non saremo qui ora..
-Un motivo in più per rompere gli specchi..
-Te sei proprio matta da legare.
-Infatti sono la migliore..e tu il principe degli idioti.
-Ora posso morire felice.
-Non ti dico addio, perchè te ne ho detti troppi. Siamo i burattini preferiti del destino..
-Non capisco come fai a dire certe cose a mezzanotte, comunque arrivederci..
-Ciao..
Una nota a quattro labbra. Uno sguardo dipinto di sogni.
Una fine, o un nuovo inizio?






Angolo sperduto dell'autrice:
Salve gentaglia! Non so bene cosa sia questa storia..è una mezza autobiografia..
Che dire..ci vediamo nei sogni dei pazzi..
o nel quadro di un pittore. Dopotutto, chi non ha voglia di dipingere un ricordo?
  
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